Il male che le donne si fanno da sole. Analisi di un post fb

Troviamo all’inizio un bambino che chiede alla mamma il motivo del suo pianto. La madre gli risponde che piange perché è una donna; il piccolo non comprende la risposta, la mamma lo abbraccia, e gli dice che non potrà mai capire; il bambino fa la stessa domanda al padre che gli risponde che tutte le donne piangono senza ragione. 
Già quadra male che una “bellissima storia” non presenti una mamma con il sorriso, allegra, ma in lacrime! Da subito quindi si attribuisce il pianto, ossia l’esternazione emotiva di un sentimento, esclusivamente al genere femminile, e in poche righe lo si ribadisce altre due volte: dal punto di vista della donna lacrimante, che afferma che il figlio non potrà mai capire, in quanto maschio, e dal punto di vista dell’uomo padre, che generalizza, sostenendo che tutte le donne non solo piangono ma, povere sceme, verrebbe da aggiungere, piangono senza ragione. Altra piccola nota in queste poche righe è l’abbraccio: la madre abbraccia, il padre no. Quindi si mette in rilievo che nell’educazione di un bambino anche l’affettività corporea è di pertinenza materna, altro luogo comune.

Quando il bambino diventa adulto fa la stessa domanda a Dio che gli risponde di avere dato alla donna spalle forti per portare i pesi del mondo e morbide per essere confortevoli; la forza di donare la vita; la forza di accettare le umiliazioni che spesso vengono proprio da coloro che dovrebbero amarla di più; di continuare quando tutti la abbandonano; di farsi carico della sua famiglia senza pensare alla malattia e alla fatica; di amare i suoi beni di un amore incondizionato anche quando essi la feriscono duramente; di sopportare gli amici nelle loro debolezze; e lacrime da versare quando ne sente il bisogno. 
A parte lessico e sintassi che lasciano alquanto a desiderare, sono i doni che il buon Dio avrebbe fatto alla donna che mi sconcertano: ma davvero i pesi del mondo devono stare tutti sulle spalle delle donne? E su quelle degli uomini che mettiamo, fiorellini? E perché confortevoli solamente le loro, di spalle, e non anche quelle maschili? Per quel che riguarda la forza di donare la vita, invece, non ho nulla da obiettare, avendo partorito tre volte e senza nemmeno uno straccetto di epidurale, ma su quello che viene dopo non si può scherzare: si sostiene che Dio ha donato alla donna la forza di dovere farsi carico lei, ed esclusivamente lei, della famiglia. Non le è concesso neanche lo stare male: i piatti sporchi, i pavimenti da lavare le toccano mentre il marito, si suppone, può starsene comodo in poltrona e i figli maschi in camera loro. E tutto questo mentre da anni e anni anche in un piccolo ma tanto importante ambito come quello dei lavori domestici si è lottato per una parità non ancora raggiunta: sono troppo poche le famiglie dove le incombenze vengono espletate in due e più da chi ha più tempo. 
Ma soprattutto Dio ha donato alla donna la forza di accettare le umiliazioni che spesso vengono da coloro che dovrebbero amarla maggiormente, i mariti, insomma, i compagni, i fidanzati, i padri. Persone che insieme ai figli vengono poi definite “beni” da amare di un amore incondizionato anche quando la feriscono duramente. Questo è il passo peggiore di tutta la “bellissima storia”. Io non credo proprio che Dio sia dalla parte di tutti quegli uomini che hanno ucciso e stanno continuando a uccidere donne. Credo piuttosto che se qualcuna di loro, invece di avere avuto la forza di accettare le umiliazioni avesse avuto quella di fuggire, ribellarsi, denunciare, probabilmente oggi sarebbe protagonista di un destino diverso. L’amore incondizionato per un uomo non esiste. L’amore è sempre a patto che non ci siano state quelle dure ferite che l’hanno ucciso.

Dio continua a spiegare e rivela che la bellezza di una donna non è nei suoi abiti o nei capelli, ma negli occhi che sono la porta d’entrata del suo cuore, la porta dove risiede l’amore. Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore. 
«Ah! Com’è commovente questa bellissima storia». Questo hanno certo pensato le donne che l’hanno commentata con un cuore o un mi piace su Fb.
Io trovo indegno invece che circoli uno scritto con l’epiteto di “bellissima storia” che educa alla sopportazione, al silenzio, al non lamentarsi mai, alla remissione, al nascondere le percosse ricevute se le si sono ricevute e al piangere in silenzio, visto che tra i doni che Dio ha fatto alla donna ci sono le lacrime.

Educhiamo le nostre bambine al sorriso e soprattutto al senso della giustizia: non tutto va sopportato. Educhiamole all’idea che il loro valore di donna dovrà essere subordinato a come saranno state in grado di costruire la propria persona, conseguendo una propria indipendenza sia economica che culturale, indipendentemente dal divenire o no, madre. E che, nel caso, non deve essere la madre la sola “architrave della famiglia” (definizione dell’attuale Presidente del Consiglio) perché se la famiglia è il luogo dell’amore, sono i cuori che la compongono a reggerla insieme. Educhiamo i nostri bambini a piangere quando ne hanno il bisogno.

Educhiamoli al rispetto reciproco, a riscrivere questa storia cominciandola: «Un bambino chiede alla mamma: «Perché ridi?».

In appendice il testo Bellissima storia:

«Un bambino chiede alla mamma: “Perché piangi?” 
“Perché sono una donna” gli risponde. 
“Non capisco” dice il bambino. 
La mamma lo stringe a sé e gli dice: 
“non potrai mai capire”. 
Più tardi il bambino chiede al papà: 
“Perché la mamma piange?” 
“Tutte le donne piangono senza ragione” 
fu tutto quello che il papà seppe dirgli.
Diventato adulto 
il bambino chiese a Dio: “Signore, 
perché le donne piangono così facilmente?” 
E Dio rispose: “Quando l’ho creata 
la donna doveva essere speciale. 
Le ho dato spalle abbastanza forti per 
portare i pesi del mondo 
e abbastanza morbide per renderle confortevoli. 
Le ho dato la forza di donare la vita, 
quella di accettare le umiliazioni che spesso vengono proprio da coloro che invece dovrebbero amarla di più. 
Le ho dato la forza per permetterle di continuare 
quando tutti gli altri la abbandonano. 
Quella di farsi carico della sua famiglia 
senza pensare alla malattia e alla fatica. 
Le ho dato la forza di amare i suoi cari di un amore incondizionato 
anche quando essi la feriscono duramente.
Le ho dato la forza di sopportare gli amici nelle loro debolezze
e di stare al loro fianco senza cedere.
Le ho dato lacrime da versare quando ne sente il bisogno.
Vedi figlio mio,
la bellezza di una donna non è sempre nei vestiti che indossa,
nel suo viso… o nella sua capigliatura… 
La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi.
È la porta d’entrata del suo cuore,
la porta dove risiede l’amore.
Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore”».

***

Articolo di Norma Stramucci

Laureata in Lettere con Perfezionamento in Scienze e Storia della Letteratura e Dottorato in Filologia, è stata docente di Letteratura e Storia fino al settembre 2019, occupandosi anche di formazione docenti. Ha al suo attivo, oltre a un sito personale, numerosi articoli, recensioni e pubblicazioni, tra cui Lettera da una professoressa, Se mi lasci ti uccido, Soli 3 + (quell’altro).

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...