In memoria di Bianca Garavelli, a un anno dalla scomparsa

«Ho insegnato italiano e latino nel triennio del liceo classico di Vigevano, le mie classi si trovavano nel primo corridoio a destra, al ‘piano nobile’ dell’edificio. Tra le classi notevoli ricordo quella in cui erano la Bianca e la Patrizia (uso, secondo la consuetudine lombarda, il determinativo per nominarle), due fanciulle esili sedute in un banco dell’ultima fila, a sinistra per me che guardavo, in una posizione ‘anomala’: due paia d’occhi luminosi e attentissimi, quando spiegavo Dante; e Bianca aveva anche un sorriso arguto, perché era arguta e ironica». Così Maria Forni, amatissima insegnante del Liceo Benedetto Cairoli, ricorda Bianca Garavelli e l’amica di lei Patrizia Bellati.
E prosegue: «Voglio pensare che la radice di quello che Bianca ha fatto poi per tanti anni sia cominciata qui», perché la giovane, che già nel 1974 non perdeva neppure una sillaba della Commedia, è divenuta poi dantista di fama internazionale. 

Bianca, che ci manca ormai da un anno, è stata ricordata da un gruppo di amici e amiche il 17 dicembre scorso, a Vigevano, per iniziativa dell’associazione La Barriera, che ha sostenuto la stampa di un romanzo di fantascienza dell’autrice, l’inedito Occhi invisibili, per la cura di Laura Coci e Roberto Del Piano: «un evento con le testimonianze di chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene» – recita la locandina –, coordinato dall’amica Fiorella Lino e nel quale hanno preso la parola Carlo Santagostino (presidente della Barriera), Maria Forni, Roberto Del Piano e Laura Coci, Patrizia Bellati. 

Locandina dell’evento di presentazione del libro di Bianca Garavelli Occhi invisibili, Vigevano, 17 dicembre 2022; l’immagine di copertina è un dono di Gino Andrea Carosini 

Santagostino, già sindaco di Vigevano negli anni Ottanta, ha ricordato il rapporto di collaborazione con Bianca, l’organizzazione del Premio Mastronardi per opere inedite di giovani autori centrate sulla provincia italiana, il debito che la città ha nei confronti dell’intellettuale scomparsa. Garavelli, narratrice e dantista, era nata infatti a Vigevano il 23 agosto 1958, da padre vigevanese e madre mantovana, e qui aveva vissuto la propria vita, gravitando però anche su Pavia e Milano. All’Università di Pavia aveva frequentato la facoltà di Lettere moderne con Patrizia e con me, ed era stata allieva di Maria Corti, con la quale si era laureata con una tesi sulla Vita nuova di Dante; presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in anni più tardi, era stata dottore di ricerca, e nella città metropolitana aveva collaborato con il quotidiano «Avvenire» alla pagina di critica letteraria; ma in tutta Italia era stata divulgatrice dell’opera di Dante attraverso conferenze e lezioni spettacolo. 

«Alternandolo con lo storico Sapegno, utilizzo per le mie letture il commento redatto da Bianca, con la supervisione di Maria Corti, per Bompiani: meraviglioso e rigoroso insieme, ricco di commenti filologici ma anche di suggestioni poetiche», aggiunge Maria Forni. A quello straordinario commento – del 1993, su di esso si sono formate generazioni di mie e miei studenti – ne è seguito un secondo, più agile, per Rizzoli, tra il 2015 e il 2021, che purtroppo si è fermato alla seconda cantica, senza giungere al Paradiso. E nello stesso 2021 – ultimo della sua vita come il 1321 lo fu per il poeta –la studiosa ha pubblicato per Giunti Dante. Così lontano, così vicino. Forni ha menzionato anche il romanzo più celebre di Garavelli, Le terzine perdute di Dante, opera dalla trama complessa, che alterna presente e passato attraverso i personaggi di Riccardo e di Dante stesso, e che presenta «un modello di femminilità vera, né sguaiata né languida, che riporta a Beatrice». 

Vigevano, 17 dicembre 2022, da sinistra: Patrizia Bellati, Carlo Santagostino, Maria Forni (dalla ripresa video di Roberto Liberali) 

Bianca è stata infatti non solo saggista, ma autrice di romanzi e libri di racconti, sovente con atmosfere di tensione, gotiche e noir, tra cui Il mistero di Gatta Bianca (Laterza 2000), Beatrice (Moretti & Vitali 2002), L’oscurità degli angeli (Ladolfi 2013; Premio Città di Fabriano 2013), Il passo della dea (Emma Books 2014), Il dono della tigre (Ladolfi 2020) e, appunto, Le terzine perdute di Dante (Rizzoli BUR 2015, seconda edizione 2021; Premio Prata 2016). Ma ha scritto anche racconti di fantascienza –ne è stato pubblicato uno solo, Lettera allo spazio più buio (Lietocollelibri 1996), riproposto sul n. 11 della rivista Un’ambigua utopia dell’ottobre 2021 – e naturalmente il romanzo presentato a Vigevano il 17 dicembre, Occhi invisibili

Roberto Del Piano ha illustrato la genesi della pubblicazione: un pranzo a casa di Patrizia e Franco, con Bianca, nel novembre 2021, al quale anche noi, Roberto e io, eravamo presenti, nel quale si parlò di Fantascienza, un genere (femminile), la serie che stavo scrivendo per Vitamine vaganti. Da questa conversazione, il ricordo del «romanzone» redatto poco dopo la metà degli anni Novanta, che lei aveva dimenticato e che avrebbe cercato nel proprio archivio, il suo ritrovamento e, dopo avercelo affidato, il desiderio di riprenderlo con la consulenza di Roberto. Il destino ha voluto diversamente, perché la nostra amica è mancata all’alba del 29 dicembre 2021, a sessantatré anni, tre giorni prima che Vitamine Vaganti pubblicasse il mio contributo su di lei. Chissà che non lo abbia letto «sù nel terzo giro / dal sommo grado», ove ora conversa con Dante… 

Qui sulla Terra, purtroppo, le sue carte sono andate perdute e l’appello affinché fossero affidate al Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, che fu fondato da Maria Corti per accogliere la documentazione di grandi scrittori e scrittrici, è rimasto inascoltato. Ma si è salvato Occhi invisibili, un romanzo fantastico (in tutti i sensi) che Garavelli ci ha lasciato in dono e che ora è accessibile a chi lo vorrà leggere. 

Vigevano, 17 dicembre 2022, da sinistra: Fiorella Lino, Laura Coci, Roberto Del Piano (dalla ripresa video di Roberto Liberali)

 «Ho amato la fantascienza, fin da bambina: – aveva dichiarato Bianca nella sua ultima intervista, che proprio a me aveva rilasciato il 12 dicembre 2021 – il mio papà mi ha insegnato a leggere, prima che frequentassi la scuola elementare, sulla sua collezione di romanzi Urania, che popolavano il nostro piccolo appartamento. Mi ricordo le bellissime copertine di Karel Thole, disegni impressionanti che spiccavano in cerchi sullo sfondo bianco». E a me è toccato presentare il testo nel quale, dopo un inizio che non lascia affatto presagire il futuro sviluppo fantascientifico, il protagonista è letteralmente trasportato su un altro pianeta, un mondo per molti versi simile, per altri straordinariamente differente, rispetto a Terra, il mondo di Erart (che non a caso di Terra è anagramma), del quale progressivamente si scopre la storia e il destino. Erart è un’entità a suo modo vivente, che tuttavia non trae nutrimento da una stella, ma gode di una luce diffusa in un limpido cielo di colore verde, pur alternando serie (cicli) di luce e di ombra, che esercitano un influsso potente e tangibile sulle sue abitanti, le Origini, le quali vivono rigidamente separate dai maschi della propria specie, i Seguenti. Grazie alla creazione di Erart, Bianca Garavelli si colloca nella grande tradizione della science fiction scritta da donne, per la maggior parte di lingua inglese, che ha concepito mondi alternativi a quelli maschili e patriarcali: eppure, con saggezza, l’amica e autrice sembra suggerire che le alterità non possono che incontrarsi, ascoltarsi, parlarsi: donne e uomini, persone non binarie, umani e non umani. E sa evocare, infine, un’atmosfera ricca di suggestioni del Paradiso di Dante, la cantica della luce, dell’amore di Dio per il creato, che dà senso profondo a ogni cosa che sia necessaria, e anche contingente, al di là dello spazio e del tempo. 

L’amore per la bellezza, come motore della vita e dell’attività intellettuale, è stato ricordato infine da Patrizia Bellati, l’amica di sempre che è rimasta accanto a Bianca Garavelli fino alla fine. «Racconterò come Bianca si è rispecchiata nei miei occhi», ha detto Patrizia, condividendo i propri ricordi con un uditorio attentissimo, i ricordi di due ragazzine che, dopo la fine delle lezioni, correvano nei corridoi dell’istituto scolastico di cui Renzo Garavelli era custode e avevano accesso libero e incondizionato alla biblioteca: «l’innamoramento, la passione intellettuale animavano la mia ‘amica intelligente’, – ha proseguito –che alle medie già scriveva il suo primo romanzo, un romanzo di fantascienza in cui vi era una macchina del tempo, su una Olivetti a nastro». 

La III A del liceo classico Benedetto Cairoli di Vigevano nella foto di classe dell’ultimo anno di corso 1976/77: Patrizia Bellati (in prima fila, seconda da sinistra), Bianca Garavelli (in prima fila, terza da sinistra), Maria Forni (in prima fila, seconda da destra), Laura Coci (in seconda fila, prima da destra [archivio Laura Coci]) 

La fantascienza, dunque, è stato il primo e l’ultimo amore di Bianca, in un cerchio che idealmente si è chiuso il 29 dicembre 2021: «È una circonferenza, ricorda: la fine e l’inizio sono fusi. Questo ha un significato: il passato e il futuro sono una cosa sola», così parla Asra (e con questo nome Bianca ricordò mia figlia) a Erine in Occhi invisibili

O forse no: se quel cerchio si è chiuso, un altro si traccia, e apre, «foscolianamente» (ancora risuona, a quarantacinque anni di distanza, la lezione di Maria Forni sui Sepolcri), al dono della memoria. 

In copertina: Bianca Garavelli componente della giuria durante la premiazione del concorso letterario La provincia in giallo, il 19 maggio 2014 (archivio Bianca Garavelli).  

***

Articolo di Laura Coci

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Fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Dopo aver insegnato letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

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