«Il viola porpora è il colore della regalità e rappresenta il sangue regale che scorre nelle vene di ogni suffragetta. L’istinto per la libertà e la dignità. Il bianco è simbolo di purezza nella vita pubblica e privata, e il verde è il colore della speranza». Quando si parla di suffragette, (i cui colori erano il viola il bianco e il verde) termine dispregiativo rispetto a suffragiste, vien da pensare a Emmeline Pankhurst, l’indomita attivista inglese per il diritto di voto alle donne, autrice dell’autobiografia Suffragette, impersonata da Meryl Streep nel film omonimo di Sarah Gavron. Delle tante figure femminili che hanno animato questo importante Movimento però non si sa molto e un libro che può servire a dare loro la visibilità meritata è senza dubbio Le mie suffragette, di Paola Bono. Tra le fondatrici della Società Italiana delle Letterate, di cui è stata la prima Presidente, l’autrice del libro ha insegnato a lungo letteratura, cultura e Teatro britannico al DAMS dell’Università di Roma Tre.
L’originalità di questo romanzo sta nell’essere scritto in prima persona e nell’aver dato voce a una ragazza accolta, orfana di madre dopo un’infanzia di stenti, in casa Pankhurst a lavorare, inizialmente come donna delle pulizie. Nellie racconta le lotte delle suffragette con un linguaggio semplice, a volte anche volutamente sgrammaticato,con effetti comici, ed uno sguardo insolito. L’affresco che ne esce è corale e comprende tante storie e tanti eventi, che ci avvicinano alle moltissime attiviste, la cui storia è stata spesso offuscata. Oltre a Emmeline e alle figlie Sylvia, Christabel e Adela, incontriamo lo sfortunato figlio Harry, che morirà prima della madre e accompagniamo le donne emancipazioniste in tutte le loro battaglie.
Nel contempo seguiamo la formazione di questa ragazza poverissima e dalle umili origini e il suo percorso di consapevolezza che discende dalla frequentazione con i Pankhurst, marito e moglie, che la trattano con rispetto e grande considerazione del suo lavoro. Il libro inizia nel 1928, quando finalmente le donne hanno raggiunto il diritto di voto in Gran Bretagna e Emmeline Pankhurst non c’è più e ripercorre a ritroso le lotte delle suffragette, ostacolate dal potere con ogni mezzo. La prima figura che ci viene presentata dalla voce narrante, è Miss Kitty (Kitty Marion), antesignana del Me Too, una cantante di varietà, arrivata in Inghilterra dalla Germania, scappata da un padre che la maltrattava, a fare la governante dei figli di una zia e presto entrata nel mondo del music hall, pieno di «maiali di agenti e impresari», molestatori a tutti gli effetti che lei si era impegnata a denunciare. In un discorso aveva osato dire: «A me non danno lavoro perché mi rifiuto di baciarli» ma, nonostante gli applausi, questa sua denuncia le aveva portato soltanto ostacoli e difficoltà maggiori. Ascoltiamo come Nellie descrive la sua scelta di aderire al Movimento «di quelle pazze delle suffragette», la Wspu: «Lei lo sapeva che pagava le tasse e però non poteva votare, ma certe cattiverie riguardo a chi venivano affidati i bambini se un matrimonio andava male, e le regole tutte diverse per uomini e donne per poter divorziare, e certe ingiustizie per cui facevi lo stesso, ma proprio lo stesso lavoro di un uomo, ma ti pagavano di meno – ecco quelle non le conosceva». Kitty Marion finirà moltissime volte in carcere dove farà lo sciopero della fame e sarà tra le prime a subire l’alimentazione forzata (più di duecento volte) «con il tormento di avere il cibo forzato giù per il naso e la bocca». Un’attivista e militante esemplare.
Un’altra figura interessante è Annie Kenney, la prima a disturbare i comizi e gli incontri del partito liberale con la domanda: «Se il partito liberale vince le elezioni, si adopererà per dare il voto alle donne?». Quei personaggi che si definivano liberali erano dei reazionari odiosi, racconta Nellie e descrive le azioni organizzate da questa giovane operaia per la Wspu, la sua grande amicizia/amore con Christabel Pankhurst e molto altro. Anche Lady Con, come l’Unione chiamava Lady Constance Lytton, aristocratica che si fece arrestare con un travestimento da cucitrice per denunciare il diverso trattamento adottato dal governo a seconda dello status sociale delle prigioniere, è descritta con parole che evidenziano la grande stima che la giovane ragazza ha per lei.
Il libro segue le battaglie delle suffragette a Manchester e a Londra, prima tese ad instaurare un dialogo con i politici, senza mai ottenere risultati, poi passando a metodi sempre più radicali, come incendiare il villino delle vacanze di Lloyd George ,fino all’interruzione delle proteste e della militanza quando stava per cominciare la prima guerra mondiale. Il libro ha un grande pregio: dare voce alle tante donne che si sono impegnate per il diritto di voto e l’emancipazione femminile, le donne di un movimento spesso liquidato in poche righe nei Manuali scolastici, ma dietro il quale chi leggerà il racconto accompagnato dalle riflessioni e dai pensieri di Nellie scoprirà moltissimi nomi. Tra le tante, Emmeline Pethick Lawrence, che con il marito si era scambiata il cognome e insieme si chiamavano coi due cognomi( scelta coraggiosa e impensabile in Italia ancora oggi!) la tesoriera delle suffragette, grande organizzatrice della manifestazione a Hyde Park del 21 giugno 1908 e redattrice, insieme al marito, della rivista Votes for Women, Wolstelholme Elmy, ottantenne pioniera dei diritti delle donne e antesignana delle battaglie per l’istruzione delle ragazze, Flora Drummond, detta il Generale, Mary Leigh e Edith New, tra le prime a compiere atti vandalici e a incatenarsi per farsi ascoltare, Mary Gawthorpe, abilissima argomentatrice, Esther Roper e Eva Gore-Both, fondatrici di Urania, rivista che parlava di genere e sessualità e tante altre figure femminili , tra cui Mary Phillips e Marion Wallace-Dunlop, Rose Billinghurst, l’attivista malmenata dalla polizia anche se sulla sedia a rotelle a cui furono sgonfiate le ruote e che lo denunciò, Mary Maloney, che ai comizi di Churchill era sempre presente e suonava una campana per non farlo parlare.
Emmeline Pankhurst rimane il punto di riferimento di Nellie, che ricorda i suoi giudizi e le sue parole per tutto il libro, a partire dalle prime che colpiscono la ragazza e la fanno riflettere insieme a noi su che cosa significhi nascere in una famiglia stimolante: «Uno dei miei primi ricordi è di un grande bazar organizzato per raccogliere fondi a favore degli ex schiavi che erano stati da poco emancipati negli Stati Uniti. Mi ci portò mia madre che avevo appena cinque anni, ma conoscevo già il significato di parole come schiavitù e emancipazione perché in casa i miei con i loro amici ne discutevano spesso, se noi facevamo domande non ci mettevano a tacere ma cercavano di rispondere in modo semplice e però completo». Il rapporto con il marito, improntato a una vera parità, rappresenta un modello per la giovane orfana, che assiste ai dissidi tra Pankhurst e la figlia Sylvia e a quelli tra alcune donne della Wspu relative ai metodi sempre più radicali adottati del Movimento a causa del mancato ascolto da parte dei politici delle loro legittime rivendicazioni. Anche Christabel Pankhurst, laureata in legge ed abile affabulatrice, è descritta con ammirazione dalla nostra narratrice e verso la fine del libro anche Sylvia.
Un capitolo molto interessante de Le mie suffragette riguarda la descrizione della manifestazione delle suffragette a Hyde Park, il 21 giugno del 1908. Quanto lavoro e quanti sacrifici per prepararla!
Nel libro troviamo accenni a Eleanor Marx, allo stesso Marx e ai bolscevichi, a Virginia Woolf e a Churchill, dal comportamento odioso verso le donne e la fortissima frase pronunciata da George Bernard Shaw in una intervista all’Herald Tribune: «Le donne dovrebbero fare la rivoluzione, dovrebbero sparare, uccidere, mutilare e distruggere finché non viene dato loro il voto». Interessante il richiamo alla politica della legge del gatto e del topo, che lascio a chi leggerà il libro approfondire, adottata dal governo britannico quando gli arresti delle suffragette erano diventati troppi e rischiavano di avere troppa risonanza.

“The Suffragette”
Meritano altrettanta attenzione sia la “dissertazione” su Le amazzoni del suffrajitsu – il metodo per imparare a difendersi dalle botte delle forze dell’ordine durante le manifestazioni – sia il capitolo che ha lo stesso titolo di una parte importante dell’autobiografia di Emmeline Pankhurst, La rivoluzione delle donne, che ricorda la tortura dell’alimentazione forzata nei confronti delle tante suffragette che facevano lo sciopero della fame e si dichiaravano da tempo prigioniere politiche. La scissione all’interno della Wspu tra i Pethick Lawrence, contrari ad azioni fortemente radicali e le Pankhurst , con la separazione della rivista Vote for women dalla rivista Suffragette ci vengono ben raccontate da Nellie, mentre il libro si chiude con l’inizio della prima guerra mondiale, che tutto ridimensiona e blocca la battaglia per il voto alle donne, che ormai consisteva nel mettere bombe nelle chiese vuote, nel fare a pezzi le mummie egizie nel British Museum e in atti di furia e disperazione. Nellie, a cui la vita riserverà una sorpresa che darà una svolta alla sua esistenza, troverà un uomo a cui accompagnarsi, uno dei tanti che nel libro si mostrano, a diversi livelli, vicini alle richieste delle donne. Decideranno di non sposarsi e di non avere figli, concordando che «era meglio cercare piuttosto di aiutare quelle tante creaturine che già ci sono e che vivono in condizioni così brutte o addirittura che restano senza nessuno», come era capitato a Nellie e al suo compagno di vita. «Perché il bene che si riceve si deve ridare » e impegnarsi per migliorare la vita di tutti e tutte è forse la strada migliore. Il libro Le mie suffragette, in cui si respira la profonda conoscenza dell’autrice del Movimento guidato da Emmeline Pankhurst, ha il pregio di stimolare la curiosità di chi legge per la vita delle tante figure femminili che lo hanno animato e per comprendere il lungo percorso che ha portato alla conquista del diritto di voto attraverso proposte di legge sempre promesse e per troppo tempo non approvate. Una lettura da consigliare soprattutto a scuola, per incuriosire le e gli studenti e per spingerli alla scoperta di quanto le donne hanno combattuto e sofferto per dare loro quei diritti che sembrano oggi scontati e per toccare con mano quanta misoginia sia da sempre presente nelle nostre società, nessuna esclusa. La descrizione del Black Friday e del modo in cui le donne che chiedevano il diritto di voto sono state malmenate con pugni in faccia, sulle spalle e sul seno, «rigirando, pizzicando mordendo o tenendo premuto il petto in modo da umiliarle il più possibile», «mentre (le forze di polizia n.d.r.) dicevano cose sporche» come risulta dal Documento della Commissione di Conciliazione che indagò sui fatti, ricorda in modo inquietante quanto accade in questi giorni alle donne iraniane che manifestano per la loro libertà. E ci induce a pensare che davvero siamo tutte figlie delle suffragette, perché molte delle frasi fatte, dei pregiudizi, delle umiliazioni che in luoghi, modi e lingue diverse oggi le donne subiscono quando rivendicano i loro diritti sono state vissute sulla propria pelle da queste splendide e coraggiose guerriere, da ammirare per la creatività dei loro gesti di protesta e verso cui essere grate. E quando si arriva all’ultima pagina del libro, si ha come la sensazione che le tante donne che abbiamo incontrato siano ancora al nostro fianco per guidarci lungo il difficile cammino verso la parità. Se questo era lo scopo del libro, l’autrice lo ha brillantemente
raggiunto.

Paola Bono
Le mie suffragette
Iacobellieditore, Roma, 2022
pp. 221
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Articolo di Sara Marsico

Abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLIL. È stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donne. È appassionata di corsa e montagna.