Con le Paralimpiadi estive del 1984 si giunge alla settima edizione dei Giochi. Quell’anno le competizioni tuttavia si svolgono in due luoghi separati: infatti le gare per atleti e atlete su sedia a rotelle con lesioni spinali si tengono a Stoke Mandeville, Inghilterra; tutti gli altri eventi sono ospitati invece presso il Mitchel Athletic Complex e la Hofstra University di Long Island, a New York, Stati Uniti.
Come per le Olimpiadi estive dello stesso anno, l’Unione Sovietica e altri Paesi satelliti (a eccezione di Cina, Germania Est, Ungheria, Polonia e Jugoslavia) boicottano i Giochi Paralimpici, a causa delle tensioni dovute alla Guerra fredda.

Tra le nuove discipline inserite in programma troviamo la maratona su sedia a rotelle, la boccia maschile (specialità leggermente diversa dalle bocce, già tra gli sport paralimpici da qualche anno) e l’equitazione (negli eventi del dressage e del salto a ostacoli). Tra le prime medaglie d’oro nella maratona annoveriamo quella della velocista australiana Jan Randles (1945), oro nella categoria femminile di grado 4 e bronzo nei 5000 metri. L’atleta si impone sull’irlandese Kay McShane (1948-2019), medaglia d’argento, e doppio bronzo a Seoul quattro anni dopo, rispettivamente nella maratona e negli 800 metri. McShane è inoltre ricordata per un importante record: è la prima a vincere la Maratona di Londra su sedia a rotelle per tre edizioni consecutive, dal 1984 al 1986.
Interessanti i risultati delle atlete nell’equitazione, altra disciplina mista in cui uomini e donne competono insieme. Qui si afferma nel test del dressage (categoria passo/trotto grado 4-5) la britannica Jane Stidever (1966), in un podio tutto al femminile; è seguita infatti dalla statunitense Cynthia Good e dall’amazzone canadese Chene la Rochelle, che ottiene a New York due bronzi. Stidever, pur avendo conquistato un oro importantissimo nell’equitazione, sceglie in un secondo momento di cambiare disciplina e dedicarsi al nuoto. E proprio in vasca ottiene i maggiori risultati; il suo palmarès conta quattordici medaglie in questo sport (in eventi differenti): quattro ori, cinque argenti e cinque bronzi tra il 1984 e il 2004.


Nel 1988, dopo ventiquattro anni, i Giochi Paralimpici tornano a essere ospitati nella stessa città delle Olimpiadi e si svolgono dunque a Seoul, Corea del Sud; per la prima volta il termine “Paralimpiadi” diventa ufficiale. Il numero di sport cresce: vengono inseriti per i soli uomini il ciclismo, il calcio a sette, il judo e il sollevamento pesi. Per atleti e atlete viene introdotto, come evento dimostrativo, il tennis su sedia a rotelle; si arriva in questo modo a un totale di diciassette discipline diverse. Nel tennis femminile l’Olanda risulta essere vincente. Provengono dai Paesi Bassi infatti le due finaliste: si tratta di Chantal Vandierendonck (1965) e Monique Van Den Bosch (1964). Vandierendonck, oltre a ottenere la vittoria nella primissima finale del singolo, conquista altre medaglie paralimpiche, nel 1992 e nel 1996. Van Den Bosch invece, già detentrice di medaglie nel tennis tavolo a New York, dove ottiene un oro e un bronzo, nel 1988 si classifica seconda nel tennis su sedia a rotelle (perdendo contro la connazionale), ma nelle edizioni successive si dimostra la campionessa che è. A Barcellona nel 1992 e ad Atlanta nel 1996 ottiene diverse medaglie, tra cui tre ori nel singolo e nel doppio femminile e due argenti nel singolare.

Il 1992 è l’anno della nona edizione dei Giochi Paralimpici, il cui teatro è la città spagnola di Barcellona. Tra gli sport in programma vengono eliminate le bocce e il biliardo, mentre il tennis su sedia a rotelle diventa ufficialmente una disciplina dell’evento. Il ciclismo inoltre si apre alle donne, con due gare: una femminile ed una mista. Nei 5 chilometri a cronometro femminile (classe Div 3) il podio è composto dall’americana Erika Benjamin e dalle due canadesi Monique Glasgow e Agnes Meszaros.
Nella specialità del tandem misto invece risulta vincitrice la squadra spagnola, composta da Ignacio Rodriguez e Belen Perez (1973). Perez è ipovedente e nella sua carriera colleziona altre due medaglie ad Atlanta, un argento nel tandem misto 60/70k e un bronzo nell’inseguimento su tandem misto.

Quattro anni dopo è la città di Atlanta, Stati Uniti, a ospitare le Paralimpiadi. Le novità in questa decima edizione sono varie: vengono inseriti altri tre sport dimostrativi aperti a uomini e donne: la racquetball, la vela e il rugby su sedia a rotelle. Per la prima volta tuttavia, pur trattandosi di dimostrazioni, sono assegnate le medaglie anche per queste tre nuove specialità miste. Nell’equitazione si riscontra il dominio assoluto delle atlete: tutte le medaglie d’oro dei nove eventi previsti sono state infatti vinte esclusivamente da amazzoni, dimostrando ancora una volta l’inclinazione delle donne verso questa disciplina. Nello specifico si ricorda il successo della norvegese Anne Cecilie Ore (1978) che ad Atlanta vince nel dressage tecnico e freestyle di grado 3 e a Sydney, nel 2000, conquista un argento nella stessa categoria e un bronzo a squadre. Le altre medaglie d’oro nell’equitazione di Atlanta sono quelle della danese Brita Andersen (dressage, grado 1), della statunitense Vicki Sweigart (dressage, grado 2), dell’inglese Joanna Jackson (dressage, grado 4) e della tedesca Birgit Dreiszis (dressage freestyle, grado 1).


L’undicesima edizione dei Giochi Paralimpici si sposta a Sydney, Australia. La modifica più rilevante di questo evento sportivo è l’eliminazione di quattro gare nel tennis tavolo, tre nel tiro a segno e altre tre nel ciclismo. Il programma per le disabilità intellettive viene invece ampliato: sono infatti aggiunte ben quattordici specialità nell’atletica leggera, diciotto nel nuoto e due nel tennis tavolo. Una grande novità è l’apertura alle donne nel sollevamento pesi con dieci categorie dedicate. Il rugby su sedia a rotelle e la vela diventano infine ufficialmente sport paralimpici.

Nel powerlifting (o, appunto, sollevamento pesi) debutta meravigliosamente la cinese Bian Jianxin che vince non solo a Sydney, ma si ripete anche ad Atene nel 2004 e a Pechino nel 2008, rispettivamente nelle categorie dei 40, 48 e 60 chili. Un’altra campionessa interessante è Fatma Omar (1973), dall’Egitto. Omar è un punto di riferimento per questo sport; nella sua carriera ottiene quattro ori e un argento in quattro edizioni consecutive: da Sydney 2000 a Londra 2012. Nell’atletica sono numerose le atlete che si distinguono, una di queste è l’australiana Lisa McIntosh (1982) che proprio in patria stravince in tre categorie della corsa: è infatti oro nei 100, nei 200 e nei 400 metri. Quattro anni dopo ad Atene conquista un argento e un bronzo nei 200 e 100 metri e a Pechino 2008 torna a vincere sia nei 100 che nei 200 metri. Nel suo palmarés si contano anche diverse vittorie nei Campionati del mondo e nei Giochi del Commonwealth.
In copertina: cerimonia di apertura di Seoul.
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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!