Hanno ottenuto menzioni speciali per ottimi progetti negli ambiti del lavoro e dell’istruzione femminile, nonché di uno spazio di visibilità da ottenere per le donne, tre percorsi didattici provenienti da Torino, Bobbio, in provincia di Piacenza, e Merate, in provincia di Lecco, partecipanti alla Sezione C-Percorsi di vita, lavoro e memoria del Concorso Sulle vie della parità IX edizione.
Le sigaraie è il progetto della classe IV A, a.s. 21/22, del Liceo scientifico delle scienze applicate “Amedeo Avogadro” di Torino. Le docenti referenti, Carmela Palma e Maria Quaglia, hanno guidato la classe attraverso una prima fase preparatoria, con tre videoconferenze tenute da rappresentanti dell’associazione nazionale Toponomastica femminile su problematiche di genere, una seconda fase di progettazione e documentazione, per giungere infine alla fase operativa di sintesi e rielaborazione dei materiali, curata dalle/dagli studenti. Le tre fasi di lavoro hanno portato la classe, si legge nella scheda di presentazione del progetto, ad acquisire autonomia nella ricerca delle fonti, con successiva rielaborazione, alla capacità di trasposizione creativa delle conoscenze acquisite e alla consapevolezza dei percorsi compiuti per l’acquisizione di diritti collettivi e di genere. È stata avanzata richiesta formale, all’ufficio Toponomastica del Comune, di intitolazione di uno spazio pubblico della città di Torino alle sigaraie.

Il video (visibile qui) ha avuto questo apprezzamento dalla giuria del concorso: «Intitolato Le sigaraie, la realizzazione multimediale mette in luce il ruolo della manodopera femminile all’interno della Manifattura tabacchi di Torino, attiva per oltre due secoli. Benché costruito sulla scorta di un’unica fonte, una tesi di laurea in storia economica, il video si segnala per l’accuratezza dell’allestimento, in particolare per la scelta delle immagini e per la qualità grafica: si ritiene pertanto meritevole di uno speciale riconoscimento».


La classe IV AS, a.s. 21/22 dell’Istituto omnicomprensivo tecnico-commerciale “San Colombano” di Bobbio aveva già mostrato l’anno precedente motivazione e collaborazione nel realizzare alcune presentazioni di figure femminili importanti nella storia d’Europa e nel mettere a fuoco personalità di spicco nell’area economica, inaugurando anche una “panchina rossa”, per dare visibilità alle donne nella sfera pubblica, diffondere il senso di responsabilità volto a contrastare stereotipi e atteggiamenti non corretti verso le donne, informare sul contributo dato dalle donne alla civiltà. In seguito, nel panorama della parità di genere, il curriculo si è arricchito grazie alla scoperta e conoscenza di una figura femminile non nata nella comunità locale, ma che a diritto ne ha acquisito la cittadinanza stabilendosi in paese per quindici anni e dando un contributo rilevante come insegnante di lettere e pedagogia nella Scuola Superiore. Quindi il progetto Giovanna Bertòla, tra patriottismo ed emancipazione si è concentrato sulla maestra e giornalista Giovanna Maria Cunegonda Bertòla, fondatrice di scuole, direttrice, ispettrice, giornalista, femminista, che ha dato un grande contributo all’Italia della seconda metà dell’Ottocento e dei primi del Novecento, sempre, con onestà e decisione, dalla parte di chi era più oppresso e debole, come lo erano le ragazze a quell’epoca.

Fonderà la rivista La voce delle Donne a Parma nel 1865, gesto molto audace ai tempi in cui la vita della donna era scandita dalle regole/divieti del “Codice della famiglia”, col sostegno del clero e dei conservatori che la accettavano solo come madre e moglie. Sulla sua rivista e in altri scritti difenderà i diritti delle donne, collaborando con personalità quali Anna Maria Mozzoni e alcuni anni dopo la pedagogista Maria Montessori.
In biblioteca, si legge nella descrizione della ricerca, Giovanna leggeva libri proibiti, illuminati, che parlavano di un mondo nuovo da costruire, di nuovi orizzonti per le donne che avevano i medesimi diritti degli uomini e sostenevano che l’inferiorità subita era un’invenzione. Questa figura femminile, così sicura dei suoi principi e amica dei garibaldini, può essere proposta come una rappresentante della storia del Risorgimento che ha dato un contributo alla pari dei patrioti più conosciuti, una ribelle dello status quo che sogna il cambiamento verso un mondo migliore, un mondo dove c’è libero accesso all’istruzione per tutti e dove le donne contano. Così nasceva la ribellione e la speranza e che anche le donne potessero lottare e rivendicare i propri diritti per diventare donne prima di essere mogli e madri. La storia può essere riscritta sempre, dando spazio alle voci delle donne che emergono piano e lentamente dal silenzio a cui sono state costrette e che spesso hanno subito per soggezione e scarsa autostima. In qualità di maestra che ha ricevuto un’educazione garantita dalla famiglia benestante, Giovanna Bertòla comprende che l’istruzione, l’educazione e il lavoro sono di primaria importanza, possono cambiare la condizione di vita che nella seconda metà del 1800 è misera, le donne sono tenute nell’ignoranza, costrette a lavori umili o alla strada.

La classe ha anche intervistato un parente, che ha suggerito letture interessanti per il lavoro. Quando sorgevano difficoltà e disaccordi, seguiva un dibattito che vedeva le parti mettere in discussione i pro e contro sia di contenuto che di realizzazione grafica del lavoro, per arrivare al pieno consenso. Gli atteggiamenti tra maschi e femmine sono stati corretti, afferma la docente referente Eugenia Ballerini, e ognuna/o ha collaborato forse eliminando qualche pregiudizio sulle donne della nostra storia.
Questa la motivazione del premio: «La ricerca si presenta ben documentata per la bibliografia, con una ricca documentazione che illustra in modo significativo l’operato sociale e politico di una figura femminile importante per le prime conquiste sul versante dell’istruzione e dell’emancipazione delle donne. Rilevante il metodo dell’intervista a chi risulta una fonte orale diretta e lodevole l’intento dell’intitolazione in uno spazio pubblico».


Seconde a nessuno è il titolo del prodotto digitale e fotografico presentato dalle classi 4A (Amministrazione, Finanza e Marketing) e 5I (Tecnologico-grafico) dell’Istituto tecnico statale “Francesco Viganò” di Merate, guidate dalle docenti Lucilla Barassi, Nicoletta Sala e Serena Ratti. Le fasi del lavoro hanno riguardato inizialmente la riflessione in classe sul tema della violenza di genere; successivamente un incontro di due ore con una psicologa sulla correttezza delle relazioni; un incontro con le volontarie dell’associazione L’altra metà del cielo; la partecipazione allo spettacolo teatrale Storia di un no di e con Annalisa Arione; la riflessione e la scelta delle biografie; la predisposizione dello spazio sul sito dell’Istituto; la preparazione grafica delle targhe; la stampa e l’apposizione delle stesse.
La decisione delle classi è stata quella di intitolare tutte le aule dell’Istituto a una figura di donna. Hanno quindi scelto e preparato le biografie delle donne che si sono distinte nei diversi ambiti, predisponendo schede grafiche, la stampa e la messa a dimora delle targhe davanti a ciascuna aula, compresi i laboratori e la palestra. Inoltre hanno predisposto uno spazio sul sito dell’Istituto a cui le targhe rimandano per un approfondimento sulle biografie.

In questo modo studenti non solo delle classi, ma di tutto l’Istituto, compresi genitori e chiunque attraversi i corridoi, hanno acquisito una grande consapevolezza su quante donne si siano distinte negli ambiti più vari e di cui probabilmente solo poche persone erano a conoscenza.
Questa la motivazione del premio: «La creazione di targhe da apporre davanti a ogni aula con QRcode, che rimanda al sito scolastico, con una pagina dedicata alle biografie delle donne studiate, è un’idea e un lavoro di grande impatto non solo all’interno della scuola, ma anche per i genitori e la cittadinanza tutta».
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.