I Quaderni di Alma Sabatini. I linguaggi della scrittura

A un anno di distanza dall’uscita del primo Quaderno, il Centro di Documentazione Internazionale Alma Sabatini ha pubblicato, in formato e-book, il secondo titolo, I linguaggi della scrittura, a cura di Laura Fortini. In questa pubblicazione, che ripercorre e sintetizza gli incontri del 2022 organizzati dal Centro stesso, si intrecciano molte voci che danno forma a una riflessione collettiva, molto variegata e ricca di spunti, su temi legati alla lingua, alla critica letteraria, al femminismo.

In Fra prosa e poesia ovvero il normale caos delle forme (amate) vengono ripercorse, insieme a Sara De Simone, le riflessioni di Elvira Seminara, scrittrice e giornalista, e Viola Lo Moro, poeta, sulle differenze e le convergenze tra linguaggio poetico e prosaico, riflessioni che evidenziano la difficoltà di stabilire dei confini, di distinguere nettamente tra bianco e nero. Questa difficoltà, che è una conseguenza della “fertile confusione” data dalla prosa che diventa poesia, e dalla poesia che si organizza in prosa, ci ricorda l’esigenza, sempre più sentita, di non ragionare in termini binari. Nella letteratura come nella lingua. Perché una delle sfide attuali è proprio quella di riuscire a trovare una lingua adatta a nominare e nominarsi, anche se, come sottolinea Laura Frontini, questa non è unicamente «questione di semplice declinazione linguistica, ma si innerva su rappresentazioni delle differenze ritenute importanti per raccontarsi al mondo e scriverne, anche» (Fortini, p. 14). Si tratta di trovare dunque una lingua che esprima anche in un modo strutturale, cioè attraverso la sua morfologia e grammatica e non solo lessicale, la molteplicità dei percorsi individuali e letterari. 

I tre resoconti dell’incontro con la scrittrice Giulia Caminito da parte di alcune e alcuni studenti (Giovanna Anastasia, Sofia Peleggi, Davide Valentino) raccolti nel capitolo Scrivere (da) critica, scrivere la differenza. Riflessioni a partire da un incontro con studenti universitari a Roma Tre ci ricordano la necessità di trovare una soluzione non imposta, non calata dall’alto e, allo stesso tempo, l’importanza di porsi delle domande piuttosto che darsi risposte definitive e assolute, pur perseguendo sempre lo scopo di riconoscere e di eradicare le connotazioni misogine impresse nella tradizione linguistica, come aveva compiuto Alma Sabatini. 

Dalla discussione, e anche dal testo in forma di dialogo di Maria Isabella Giovani e Emma Scaricamazza, è emerso che oggi non si può affrontare il discorso del sessismo nella lingua senza considerare il non binario e che non esiste una soluzione più corretta di un’altra per una lingua inclusiva e va tenuto presente che, a seconda dei casi, le soluzioni linguistiche da adottare potranno essere diverse: «Non esiste una soluzione univoca per rendere la diversità […]. L’attenzione a non usare il maschile assoluto e l’utilizzo di forme alternative possono riportare l’attenzione sulle norme linguistiche che quotidianamente mettiamo in pratica. Esplorare le possibilità (e i limiti) di una nuova convenzione nella scrittura, mantenendo un approccio sperimentale e provvisorio, potrebbe diffonderne non tanto l’uso quanto la consapevolezza delle possibilità» (Valentino, p. 21). 

Consapevolezza è una delle parole chiave che emerge da questo volume: essere consapevoli del fatto che il modo in cui ci esprimiamo è importante per l’interlocutore-interlocutrice ma che dice anche molto sui nostri pensieri, sulla forma del nostro approccio alla vita. Per (ri)svegliare (e studiare) questa consapevolezza nel potere delle parole, Giulia Caminito ha elaborato un questionario al quale chi legge può collaborare inviando le proprie risposte all’indirizzo e-mail del Centro Studi Alma Sabatini. Per compilare il questionario (Caminito, pp. 24-25) è necessario riflettere e la riflessione porta a porsi domande e ad avere ben presente qualcosa di cui non sempre siamo consapevoli quando leggiamo o scriviamo. Riflessione e consapevolezza.    

Il secondo incontro con le scrittrici e poete Maria Grazia Calandrone e Elisa Ruotolo, sempre a cura di Sara De Simone, si china sulla lingua in relazione alla creazione artistica, che è uno spazio identitariamente mobile e cangiante: «chi scrive diventa le cose che non è, per il tanto che dura la scrittura. E dunque uomo, donna, gatto, mela. Topo?», scrive Maria Grazia Calandrone (p. 44). Il luogo della scrittura è dunque quel luogo che accoglie «il maschile e il femminile, e le loro altre infinite forme e possibilità si affiancano senza il peso di sovrastrutture ancestrali. La poesia è, e può essere, tutto: maschio, femmina, altro. Forse anche neutra, qualora lo desiderasse» come conclude Elisa Ruotolo. Ma ben sottolinea De Simone: «Come tenere assieme una scrittura sessuata, con la sua “origine puntualmente psichica e corporea”, in cui – seppure con alcune differenze – ambedue le intervistate sostengono di riconoscersi e che dichiarano di praticare, con il regno dell’indefinito, del possibile e del mutevole che, pure, ammettono di abitare al momento della creazione? Sono interrogativi che la critica letteraria femminista si pone da tempo e per cui, di volta in volta, sono state proposte nuove e diverse soluzioni, mai definitive, sempre in movimento» (De Simone, p. 42).

Sarebbe comunque interessante indagare questo aspetto anche con scrittori/trici che si identificano in altri generi sessuali, perché porsi le domande, darsi delle risposte magari non definitive, ascoltare le altre opinioni, serve all’evoluzione della società. Una società che sta vivendo momenti di grande difficoltà e angoscia a causa della guerra in Ucraina e della pandemia di Covid-19, temi sui quali si sofferma Bianca Pomeranzi, da una prospettiva femminista, in Oltre le catastrofi di pandemia e guerra: il coraggio di reinventare il mondo. Ci si potrebbe chiedere cosa lega le riflessioni sulla lingua a quelle sulla pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina. A ben guardare, soffermarsi a discutere di sessismo nella lingua ha in fondo lo scopo di far emergere, e dunque di contrastare, l’intolleranza alla diversità di genere che genera disparità e tensione sociale. “Allenarsi” a riconoscere il sessismo nella lingua aiuta a essere consapevoli che la lingua può servire per manipolare, per veicolare stereotipi di genere e retoriche paternaliste ma può diventare anche l’antidoto a tutto ciò: «la disinformazione bellica, dall’uno e dall’altro lato, ha a lungo utilizzato le contrapposizioni legate alle polarizzazioni delle identità. Una retorica funzionale al dominio maschile e alla scomparsa delle donne come soggetti politici e sociali, che favorisce lo scontro tra culture patriarcali, ma occulta e ritarda le possibilità di pace e le risposte alla catastrofe umanitaria formulate dalle femministe» (Pomeranzi, p. 32).

I due capitoli su Rita Macrelli (Rina Macrelli. Un ritratto e di Alessandra Pigliaru e Rina Macrelli nel lesbofemminismo di Elena Biagini) ci portano indietro nel tempo e ci fanno (ri)scoprire una figura non a tutti nota ma che ha vissuto il femminismo attraverso il cinema, la letteratura, la lotta politica per i diritti civili. Il filo che lega questi capitoli agli altri è l’esercizio di un pensiero critico finalizzato a nutrire la riflessione con punti di vista diversi sulla consapevolezza dell’esistenza di una retorica maschilista e di un uso sessista della lingua e ad alimentare l’approccio creativo delle donne, perché, come ricorda Laura Fortini nell’Introduzione riprendendo le parole di Alma Sabatini, è importante stimolare «la creatività individuale a trovare altre soluzioni [linguistiche, n.d.a.], con lo scopo non di “limitare” e “prescrivere” il proprio modo di parlare e scrivere, ma al contrario di liberarsi dagli schemi che la lingua stessa e l’abitudine ci “impongono”» (da Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, Roma, Commissione Pari Opportunità-Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1993, p.99).

Creatività nell’uso della lingua letteraria, creatività nel trovare soluzioni a conflitti devastanti, creatività nell’inventarsi il proprio cammino.

Alma Sabatini
I linguaggi della scrittura
Iacobelli editore, Roma 2022
pp. 70

***

Articolo di Lorenza Pescia De Lellis

Nata e cresciuta nel Canton ticino, sono stata assistente al Romanisches Seminar di Zurigo e ho collaborato all’edizione degli Scritti linguistici di Carlo Salvioni. Attualmente vivo negli Stati Uniti e sono visiting scholar all’Institute for Advanced Study di Princeton. Tra i miei interessi di ricerca ci sono il linguaggio di genere, il multilinguismo e la politica linguistica, l’analisi del discorso, la storia della linguistica.

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