Era il 1914 quando l’undicenne Anaïs, sul piroscafo che la conduceva a New York insieme alla madre e ai fratellini, inaugurò l’opera che molti anni dopo l’avrebbe resa celebre. Era stata abbandonata dal padre, che aveva lasciato la famiglia per unirsi a una giovane donna, e lei gli scrisse in quell’occasione una lunga, nostalgica lettera. Non fu mai spedita, ma costituì la prima pagina del famoso diario che accompagnò la scrittrice per tutta la vita. Un’opera monumentale, costituita da 35.000 cartelle e 150 volumi che Anaïs Nin si trascinò dietro da un trasloco all’altro e da una parte all’altra dell’Oceano, tra gli Stati Uniti e l’Europa. A un certo punto erano diventati così ingombranti, in tutti i sensi, che l’autrice, dietro il consiglio del suo psicanalista, pensò di liberarsene. Poi per fortuna non lo fece.
Il web, affamato di “frasi celebri”, vi ha trovato una miniera di aforismi da saccheggiare. Ma chi vuole andare oltre alle frasi ad effetto per capire chi siano state la donna e la scrittrice, per poco che si inoltri nella rete alla ricerca di un giudizio critico, si impelaga in una serie così sfaccettata e contradditoria di opinioni che per farsi un’idea deve decidere di passare a una lettura personale. Una cosa però è sicura, che questa controversa scrittrice, cui capitò di diventare a più di sessant’anni un simbolo della rivoluzione sessuale e, suo malgrado, una delle prime icone femministe internazionali (ma le femministe americane non l’amavano affatto, peraltro ricambiate) è stata la prima donna a scrivere in modo esplicito dell’erotismo femminile e ad affrontare temi che in precedenza nessuna mai aveva osato trattare.
Anaïs Nin, all’anagrafe Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell, viene alla luce 120 anni fa (il 21 febbraio 1903) in Francia, a Neuilly-sur-Seine, da due artisti nati a Cuba ma di origine europea, che lavoravano muovendosi fra Parigi e la Spagna: il padre, Joaquin Nin, era pianista; la madre, Rosa Culmell, cantante. Dopo la separazione Rosa parte per Barcellona con la bambina e i due figli più piccoli, poi decide di tagliare i ponti con l’Europa e raggiunge New York. Qui Anaïs a sedici anni lascia la scuola per fare la modella e aiutare la madre a tirare avanti la famiglia. Si sposa a vent’anni, a Cuba, con Hugh Parker Guiler, bancario di professione e destinato a una fortunata carriera lavorativa, ma anche grafico e aspirante regista, e con lui dopo qualche anno torna in Francia.
Parigi negli anni ’20 e ’30 è la capitale mondiale della cultura. Chi cerca un riconoscimento per il proprio lavoro intellettuale, chi si sente affine alle avanguardie artistiche e letterarie che vi fioriscono, chi ha l’ambizione di crescere culturalmente e spera di farsi conoscere va a Parigi, crogiolo di idee e occasione di notorietà. Anaïs Nin vi giunge nel 1929 con il marito in carriera, si stabilisce in una splendida casa a Louveciennes, vicino a Parigi, già dimora della Du Barry, dove tiene generosamente corte, e nel fervido clima intellettuale della città si sente del tutto a suo agio. Meno a suo agio si trova nel proprio matrimonio perché, pur volendo molto bene a Hugh, con cui continuerà a essere sposata per tutta la vita, non sopporta l’obbligo della monogamia e da tempo lo tradisce. A Parigi incontra Henry Miller, e sarà per entrambi un colpo di fulmine. Lei ha 28 anni ed è bellissima, lui ne ha 40 ed è uno scrittore sconosciuto e squattrinato che tira avanti malamente con qualche prestito da parte degli amici, ma come lei è innamorato della scrittura. Sta scrivendo il suo Tropico del Cancro, il libro che avrà una storia travagliata ma finirà per renderlo uno scrittore famoso. Anaïs stringe con lui un intenso legame erotico-letterario, che si trasformerà in un triangolo amoroso quando a Parigi arriverà la seconda moglie di Miller, la bella e perversa June: l’avventura a tre nel 1990 sarà il soggetto del film Henry & June di Philip Kaufman, che ne farà un simbolo bohémien. I due scrittori si apprezzano tantissimo e si sostengono a vicenda nella difficile impresa di trovare un editore per i loro scritti; lei ha significativamente iniziato la sua carriera con un saggio su D.H. Lawrence, l’autore di L’amante di Lady Chatterley, (il romanzo, uscito in Francia nel 1929, l’ha folgorata), ma aspira a essere riconosciuta nel mondo letterario per la qualità della propria scrittura e il denaro di Hugh, che lei passa a Miller, permetterà a lui di pagare l’affitto e terminare il suo romanzo di rottura. Intanto Anaïs intraprende un percorso analitico con Otto Rank, allievo di Freud e noto psicanalista, con cui intreccia una relazione. Quando Rank, tornato in America, le propone di lavorare con lui, il genuino interesse per la psicanalisi e il desiderio di autonomia economica la convincono ad accettare la proposta. Nel 1934 parte per gli States decisa a giocare la nuova carta, ma presto si rende conto di confondere la propria realtà con quella dei pazienti, così rinuncia alla carriera di psicoanalista e torna in Francia; sarà costretta ad allontanarsene definitivamente nel 1939, a causa della guerra, quando insieme al marito dovrà ripartire alla volta di New York. Il tempo, la guerra, la lontananza attenuano la bruciante passione divampata tra la scrittrice e Miller. Tornato anche lui in patria, dopo aver divorziato da June, Henry sposa in piena guerra la terza delle sue cinque mogli, una ventenne di origine polacca; Anaïs dal canto suo si guarda bene dal lasciare il devoto Hugh per unirsi a un uomo troppo simile a lei. L’amore finisce ma l’amicizia, la stima, l’ammirazione reciproca rimangono.
Nel 1947 Nin, che ha continuato a intrecciare relazioni extraconiugali, tra cui quella con Gore Vidal, si innamora di Richard Pole, molto più giovane di lei, e inizia a dividersi tra New York e Los Angeles, dove lui vive. Nel 1955 lo sposa in Arizona, senza però divorziare da Hugh, ed è abile a giostrarsi tra i due, sostenendo con Guiler che va a riposare in Messico, nella Sierra Madre, e dicendo a Pole che va a lavorare a Broadway. Fino a che, nel 1966, i problemi che incontra con il fisco le consigliano di far annullare il secondo matrimonio. Un annullamento solo formale: quando lei si ammalerà sarà Pole ad assisterla e a restarle vicino fino alla fine. La scrittrice muore a Los Angeles nel gennaio del 1977, dopo aver nominato Pole esecutore testamentario per la sua opera letteraria, con la clausola che i diari potranno uscire integralmente soltanto dopo la morte di suo marito Hugh. Sinceramente affezionata e riconoscente nei suoi confronti, Anaïs vuole evitargli l’umiliazione che gli deriverebbe dalla diffusione dei diari non emendati.
In effetti così avviene e solo nel 1985, una volta morto Guiler, Pole permette che esca in versione integrale il primo dei Diari di Anaïs, già pubblicati in diversi volumi in una precedente edizione purgata a partire dal 1966. Come Henry Miller aveva intuito, con un di più di generoso entusiasmo (secondo lui la sua amica sarebbe rimasta nella storia della letteratura accanto ai grandi autobiografisti dell’Occidente come Proust e Sant’Agostino), il meglio dell’opera di Nin è costituito dai suoi Diari e dall’epistolario, e non dai romanzi e dai racconti erotici che volle pubblicare, e spesso fu costretta ad autopubblicare, nel tentativo di ottenere il riconoscimento ardentemente desiderato, che però il mondo editoriale e l’ambiente intellettuale le negarono a lungo. Tra i libri di racconti, il più noto è Il delta di Venere, pubblicato postumo in Italia. Qui come altrove, però, come è stato notato, la sua scrittura, fluente, vitale e coinvolgente nei Diari e nelle lettere, perde di intensità. Lei stessa se ne accorse. In un’intervista concessa al Guardian nel 1970, disse che a suo parere la fiction non era in grado di rendere davvero ciò che le interessava indagare, cioè la verità interiore, che poteva essere espressa nella sua immediatezza solo in una tipologia testuale più spontanea. È infatti dai suoi Diari che emerge, vivo e vitale, il mondo intellettuale e artistico che la scrittrice frequentò, quello della Parigi degli anni Trenta e della New York del dopoguerra, ed è leggendo i Diari che si può riflettere su argomenti di cui prima di lei nessun’autrice aveva mai osato scrivere.
Interessante anche la raccolta delle lettere scambiate con Miller, uscita in Italia alla fine degli anni ’80 per Bompiani, l’editore che ha pubblicato anche i Diari, con il titolo Anais Nin e Henry Miller. Storia di una passione. Vi si coglie la parabola alla fine un po’ malinconica di un rapporto iniziato sotto il segno di un’intensità intellettuale ed emotiva d’eccezione, il cui ricordo, come scrisse Natalia Aspesi in una bella recensione su Repubblica, suscita nella scrittrice «il rimpianto per una meraviglia che è stata spezzata dagli stessi protagonisti, dalla vita, e che oggi, finalmente rivelata dalle loro lettere, appare preziosa e carica di incanto».
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Articolo di Loretta Junck

Già docente di lettere nei licei, fa parte del “Comitato dei lettori” del Premio letterario Italo Calvino ed è referente di Toponomastica femminile per il Piemonte. Nel 2014 ha organizzato il III Convegno di Toponomastica femminile, curandone gli atti. Ha collaborato alla stesura di Le Mille. I primati delle donne e scritto per diverse testate (L’Indice dei libri del mese, Noi Donne, Dol’s ecc.)