Spirito libero e sangue caldo

Questo libro è il bottino scovato nella caccia al tesoro di una bancarella, quando le dita sporche di polvere danno il conto dei minuti passati a stanare, cercare, afferrare, anche con le mani che non riescono più a tenere in equilibrio ciò che hanno ormai abbracciato. La concitazione di quei momenti è preziosa: si ha sempre il timore che possa sfuggire qualcosa di valore che poi sarebbe difficile trovare di nuovo.
A chiamare, con una voce ben più grossa dei volumi sotto cui era sepolto, è stato il titolo: sembrava raccontare un proposito, una speranza, ciò che io stessa vorrei essere. E invece Spirito libero e sangue caldo è un dato di fatto. È la definizione che descrive, perfettamente, l’autrice e protagonista del racconto: Marianna A., una donna rom. E se pensate di trovare, tra queste pagine, conferme o ribaltamenti di giudizio riguardo un intero popolo, vi sbagliate. Perché questa è la storia di una donna, una storia personale, che ha la sua collettività nel fatto che le donne, indipendentemente dal luogo o dall’appartenenza, subiscono le medesime violenze, le medesime angherie, gli stessi pregiudizi e imposizioni.
Leggere questo libro, quindi, non è facile. E non per lo stile, che pure non conosce alcun tipo di velleità letteraria. Non una parola sprecata né adornata né troppo imbastita. Uno scrivere secco e solitario, esattamente come la polvere sollevata dalla gonna di una danza gitana senza spettatori. Uno stile che non è stile, in realtà. Non c’è volontà in esso. O ricercatezza. O laboriosità. C’è piuttosto una sgrammaticatura costante e inevitabile che rispecchia, forse più di qualsiasi altra cosa, la vita che Marianna A. ha deciso di donarci in memoria. E se l’editore ha fatto un, seppur minimo, lavoro di sistemazione del testo, senza però snaturarlo, edulcorarlo o accordarlo secondo il suono, le regole, gli usi dello scrivere, così il narrare quanto accaduto sembra aiutare l’autrice a fare ordine nel proprio passato, del proprio passato, evitando che questo possa impedirle oggi di essere felice.

Leggere questo libro non è facile, si diceva. E non è facile perché, in realtà, non si sta leggendo: si sta ascoltando. E quindi via i filtri, la distanza, le pause che potremmo, di tanto in tanto, permetterci. Ogni pagina è una confidenza inciampata, uno sfogo sussurrato e gridato da chi non può, per mera sopravvivenza, fare a meno di condividere.
Marianna racconta, Marianna respira.
A noi, invece, il fiato diventa corto e lo sguardo scuro, a ogni riga e pagina che ci fanno proseguire nella storia. Nonostante ciò non possiamo fermarci. Non possiamo interrompere questo flusso di dolore, di accadimenti, speranze e paure. Non possiamo fare un torto a Marianna che, costretta, nolente più che volente, a una dromomania imposta di luoghi e di vita, si è ora finalmente seduta a riposare e raccontare.

Durante la lettura me la sono immaginata tante volte. L’editore la descrive minuta, con una voce da «brezza della sera». Io invece tra queste righe ho sentito il suono che hanno le parole notturne davanti al fuoco. Parole che mettono angoscia, dalle quali non riesci a staccarti, che non vorresti sentire così, circondata dal buio, ma che ti costringi a conoscere perché sai che, in fondo, dicono anche un po’ di te, di ciò che sei, di ciò che non vorresti essere mai.

Spirito libero e sangue caldo è dunque un libro potente. È un libro che ci obbliga a fare i conti con i nostri pregiudizi; che ci obbliga a farci carico del bene e del male; che ci strozza l’aria in gola ma che, alla fine, ci fa tirare un respiro profondo di liberazione.
Perché Marianna ha potuto scrivere. Perché Marianna si è affrancata, è viva. E a Marianna impariamo, tra queste pagine, a voler bene: il suo spirito e il suo sangue, caldi e liberi entrambi, hanno salvato anche noi.

Marianna A., a cura di Luigi Nacci
Spirito libero e sangue caldo
Ediciclo editore, Portogruaro, 2021
pp. 128

***

Articolo di Sara Balzerano

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Laureata in Scienze Umanistiche e laureata in Filologia Moderna, ha collaborato con articoli, racconti e recensioni a diverse pagine web. Ama i romanzi d’amore e i grandi cantautori italiani, la poesia, i gatti e la pizza. Il suo obiettivo principale è quello di continuare a chiedere Shomèr ma mi llailah (“sentinella, quanto [resta] della notte”)? Perché domandare e avere dubbi significa non fermarsi mai. Studia per sfida, legge per sopravvivenza, scrive per essere felice.

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