Emily Greene Balch. Premio Nobel per la Pace

Emily Greene Balch, cittadina statunitense, pacifista, scrittrice ed economista, attivista poliedrica, nel 1946, all’età di settantanove anni, è la terza donna a ricevere il Premio Nobel per la Pace su trentanove premi assegnati dal 1901, con la motivazione «per il suo lavoro permanente alla causa della pace». Dal 1936 era la Presidente onoraria internazionale della Women’s International League for Peace and Freedom. 

Emily Greene Balch

Le donne attiviste, nel corso del tempo, nella maggior parte dei casi hanno avuto radici in ambienti borghesi illuminati, evangelici protestanti e quaccheri, ambienti nei quali le più determinate hanno potuto ottenere, non senza fatica, quella preparazione e consapevolezza necessarie per riuscire a superare tutti gli ostacoli posti al genere femminile per far sentire la propria voce nel dibattito politico dominato dagli uomini. Emily Greene Balch nasce in una facoltosa famiglia yankee l’8 gennaio del 1867 a Jamaica Plain, ora quartiere di Boston; il padre Francis V., avvocato di successo, è per un periodo segretario di un senatore degli Stati Uniti. Emily è tra le prime ragazze ad avere la possibilità di dedicarsi a studi di economia e sociologia in Europa e negli Stati Uniti. La “rete” tra donne caratterizza l’intera esperienza umana e professionale di Balch iniziando dalla madre, Ellen M. Noyes, dalla quale apprende l’amore per lo studio. Catherine Innes Ireland, di cui frequenta la scuola a Boston intorno ai tredici anni, le trasmette la fiducia nella possibilità delle donne di promuovere il cambiamento nelle comunità. Qui incontra quella che sarà l’amica di tutta la vita, Helen Cheever, anche se Emily in seguito rifiuterà la convivenza proposta da Helen per essere libera da legami di qualsiasi genere. 

Si laurea a Parigi e nel 1893 pubblica la sua ricerca Public Assistance of the Poor in France, che la introduce al lavoro accademico. Prosegue gli studi a Londra, Chicago e Berlino. All’università di quest’ultima città, prima donna ammessa a frequentarla, ha modo di osservare gli uomini il cui comportamento prevaricatore tanto le risulta insopportabile da farle rifiutare in seguito di lavorare in gruppi misti. Dal 1897 diventa docente di Economia politica e Scienze sociali nel college femminile d’élite “Wellesley” nel Massachusetts. Nel 1910 pubblica Our Slavic Felow-Citizensuno studio delle principali concentrazioni di genti slave in America e delle aree da cui erano emigrate. 

Jane Addams ( dietro la P in PEACE ) ed Emily Greene Balch ( dietro la E finale ) a bordo della Noordam nell’aprile 1915

Dal 1915, dopo aver partecipato all’Aja al Congresso internazionale delle donne per la Pace, fonda insieme a Jane Addams una associazione di donne unite per opporsi alla guerra. Si avvicina anche a organizzazioni radicali in opposizione al governo tanto da essere accusata di propaganda anti-americana. Nel gennaio del 1919 il suo nome compare nella lista delle persone sovversive più pericolose d’America, la qual cosa porta il college “Wellesley” a rimuoverla dall’incarico. Questo non solo mina le sue ambizioni accademiche ma rappresenta anche l’impossibilità di raggiungere i ventuno anni di servizio necessari per ottenere la pensione. In una lettera al presidente del college, Emily scrive: «dovremmo seguire le vie di Gesù. L’economia americana è lontana dall’essere in armonia con i principi di Gesù che professiamo». Partecipa a due consigli comunali sull’infanzia e sull’urbanistica e a due commissioni statali sull’educazione industriale, sull’immigrazione e sul salario minimo per le donne; a movimenti per il suffragio femminile, per la giustizia razziale, per il controllo del lavoro minorile, per migliori salari e condizioni di lavoro. Rimasta senza una occupazione stabile, entra a far parte della redazione di una nota rivista di commento politico a indirizzo liberale: The Nation.

Emily Greene Balch

Nel 1919 l’associazione fondata con Jane Addams si trasferisce a Ginevra vicino alla Società delle Nazioni; la Women’s International League for Peace and Freedom (Wilpf) è una organizzazione internazionale di donne pacifistepronte a far sentire la propria voce. La segretaria internazionale e tesoriera deve essere libera da impegni familiari e lavorativi, affidabile, efficiente, disposta a trasferirsi a Ginevra. Emily, candidata ideale, è dunque a Ginevra dal 1919 al 1922, succedendo, dal 1936, a Jane Addams come Presidente internazionale onoraria assumendone la guida locale e internazionale.  Totalmente dedita agli impegni politici e sociali non lascia nella sua vita alcun tempo e spazio privato salvo concedersi di tanto in tanto il piacere di dipingere e di scrivere versi, fra cui quelli raccolti nella pubblicazione Il miracolo della vita. L’amica di sempre Helen Cheever nell’estate del 1921 la aiuta a uscire dall’esaurimento dovuto al pesante lavoro presso la segreteria della Wilpf. In quello stesso periodo Emily ha contatti con una comunità di quaccheri alla quale aderisce e dichiara che la religione è una delle cose più importanti della vita e il culto quacchero le appare quello che dà più spazio alla condivisione tra esseri umani. 

Si batte per l’uguaglianza razziale, per migliorare le condizioni di lavoratrici e lavoratori, delle persone immigrate, delle minoranze, delle donne, contro il lavoro minorile e contro la coscrizione obbligatoria. Contribuisce alla creazione di scuole indirizzate all’educazione alla pace con filiali in oltre cinquanta Paesi. Si impegna contro il razzismo pubblicando una serie di studi sull’immigrazione, la democrazia e la politica estera degli Stati Uniti verso Haiti e la Liberia. Critica pure le democrazie occidentali per non aver cercato di fermare l’espansionismo violento e le ideologie di Hitler in Germania e di Mussolini in Italia. Affronta un doloroso conflitto interiore quando gli eccessi aggressivi della politica nazista la portano a teorizzare la necessità di difendere i «diritti umani fondamentali spada alla mano».

Emily Greene Balch

Nel 1942 a Filadelfia, durante la cena dei suoi settantacinque anni, rimodula l’idea di pace che dice deve essere una pratica per comprendere e correggere le cause della guerra insite in un sistema socio-economico basato su principi imperialistici. Emily mette le proprie capacità intellettuali e accademiche al servizio dell’umanità mirando con la mediazione, il lavoro diplomatico e il riformismo ragionato, a richiedere tutele internazionali per una giusta distribuzione della ricchezza e dei prodotti necessari al benessere umano. La “cittadinanza globale” e l’apprendimento della cooperazione sono infatti, a suo dire, la base per superare i conflitti. Riceve il Nobel per la Pace nel 1946. Per motivi di salute lo ritira nel 1948 e loaccetta come riconoscimento a tutta la Wilpf cui donerà i soldi ricevuti. Nel discorso di accettazione ribadisce la necessità di superare i nazionalismi per raggiungere la pace internazionale; la sola possibilità per assicurare al mondo una pace duratura risiede nella capacità di interazione fra gli esseri umani. Afferma: «Non ci viene chiesto di credere in una qualche utopia o che un mondo perfetto sia appena dietro l’angolo. Ci viene chiesto di essere pazienti, poiché sulla strada innanzi a noi incontreremo inevitabilmente un progresso lento e incerto e di essere pronti a compiere un passo in avanti ogni qualvolta questo diviene possibile».

Francobollo in memoria di Emily Greene Balch

Dopo la Seconda guerra mondiale sostiene la creazione dell’Onu e dell’Unesco. L’amica Helen Cheever intanto le aveva fatto dono del corrispettivo annuo della pensione che Emily altrimenti non avrebbe mai ricevuto. Muore a Cambridge (Usa) a novantaquattro anni appena compiuti, il 9 gennaio 1961.

Qui le traduzioni in francese, inglese, spagnolo e ucraino.

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Articolo di Antonella Gargano

Da sempre viaggiatrice solitaria nei luoghi delle emozioni e dei sentimenti che non sa dire a voce alta.  Eremita dello scrivere, ha Eremita dello scrivere, ha vissuto la vita di una sconosciuta e a sessant’anni ha cominciato a vivere la sua senza neanche volerlo. Il suo simbolo: il cactus. Segni particolari: nessuno. Osserva l’essere con sguardo disincantato e ironico. Le passioni non sono il suo mestiere.

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