«Que deviendra maintenant Pauline Garcia? Personne ne doute de son avenir; son succès est certain. […] mais que fera-t-elle? La garderons-nous? Ira-t-elle, comme sa soeur, se montrer en Allemagne, en Angleterre, en Italie? Quelques poignées de louis de plus ou de moins lui feront-elle courir le monde? Cherchera-t-elle sa gloire ailleurs ou saurons-nous la lui donner?» (Chi diventerà ora Pauline Garcia? Nessuno dubita del suo avvenire; il suo successo è sicuro […] ma che farà? La terremo? Andrà, come sua sorella, a esibirsi in Germania, in Inghilterra, in Italia? Qualche manciata di luigi in più o meno la faranno viaggiare per il mondo? Cercherà lei stessa la gloria o saremo noi a procurarla?).
Alfred de Musset, Concert de Mlle Garcia, Revues des Deux Mondes, 1er janvier 1839, p. 100.
Tutte le traduzioni in lingua italiana sono a cura della scrivente.
Il poeta Alfred de Musset sintetizza mediante alcuni interrogativi, dettati non solo da curiosità, quale potrà essere l’iter artistico di Michelle Ferdinande Pauline Viardot nata García all’indomani del suo debutto parigino come cantante (1838) al Thèâtre de la Rénaissance. Fornire un suo ritratto in breve è operazione semplice e complessa al tempo stesso, vista la sua personalità decisamente poliedrica in ambito musicale, e non solo.
Pauline nasce a Parigi il 14 luglio 1821, in una famiglia di musicisti. Un giorno piuttosto importante, a pensarci bene, visto che è l’anniversario della presa della Bastiglia. Il suo padrino è una personalità del mondo musicale: si tratta del compositore Ferdinando Paër, mentre la madrina è la principessa Praskovia Galitzina, nobildonna di origine russa che a Parigi ha un importante salotto e intrattiene molteplici rapporti con intellettuali, incoraggiando inoltre gli artisti. Il padre, il tenore Manuel García, è piuttosto famoso; si esibisce nei maggiori teatri europei, dedicandosi anche alla composizione. All’età di 4 anni la piccola, insieme alla famiglia, si imbarca per gli Stati Uniti ove a New York, complice anche il librettista mozartiano Lorenzo Da Ponte, si terrà la prima de Il barbiere di Siviglia di Rossini. García senior interpreterà il conte Almaviva, ruolo scritto appositamente per lui, il fratello Manuel quello di Figaro e la madre, Joaquina Stitchez, quello di Berta, governante, mentre Maria sarà Rosina.
A cinque anni Pauline riceve le prime lezioni di pianoforte da Marcos Vega, organista della cattedrale di Città del Messico, durante la tournée americana della famiglia, e parla già correntemente non solo il francese ma anche lo spagnolo, l’inglese, l’italiano, in seguito il tedesco e il russo. Rientrata in patria, proseguirà la sua formazione pianistica con Charles Meysenberg e al Conservatorio di Parigi studierà contrappunto e composizione con Anton Reicha. Un curriculum studiorum di tutto rispetto, in particolare per una donna, in quei tempi. La ragazza sogna di diventare una pianista, calcare le scene dei teatri e delle sale da concerto più importanti in Europa, similmente alla sua cara amica Clara Wieck Schumann, con la quale si esibirà anche in duo pianistico a quattro mani, o Marie Trautmann Jaëll.

A parte la presenza piuttosto ingombrante del padre, che morirà improvvisamente nel 1832, Pauline è sorella di una delle cantanti più celebri del tempo, Maria, il cui marito, Francois Eugène Malibran, è un uomo facoltoso conosciuto durante la tournée a New York, diventando così per tutti «la Malibran» e, di conseguenza, Pauline «la sorella della Malibran» o «la figlia di García», come scrive, ad esempio de Musset: «l’intéressant soeur de la diva Malibran» o «la Malibran est revenue au monde», quasi un doppio della sorella, mancata a soli 28 anni.
La morte del genitore provoca un improvviso e repentino cambio di rotta nella vita di Pauline, in quanto la madre, ascoltandola cantare un’aria di Rossini, decide che dovrà studiare canto e abbandonare il pianoforte, pur avendo preso lezioni da uno dei più celebri pianisti del tempo, Franz Liszt. Alla base di tale scelta sussistono anche ragioni di ordine economico e la ragazza deve piegarsi alla volontà della madre. Il rapporto con il maestro ungherese proseguirà negli anni tanto che egli le dedicherà un intenso ritratto nella rivista fondata da Robert Schumann e poi dal 1834 diretta da Franz Brendel, la Neue Zeitschrift für Musik, nel numero del 28 gennaio 1859.
A conferma di ciò, riporto un breve passo di una lettera che Pauline scrive a Liszt come ringraziamento il 17 febbraio 1859: «Mon bien cher maître, je viens de recevoir la Zeitschrift für Musik, et je veux sans tarder un moment vous remercier de tout mon cœur du magnifique souvenir que vous avez bien voulu m’y donner. J’en suis bien fière et profondément touchée. L’artiste remercie le poète et la femme remercie l’ami. Jamais, depuis le commencement de ma carrière, je n’ai rien lu sur moi qui m’ait fait un aussi grand plaisir, qui m’ait communiqué un nouvel élan d’enthousiasme sérieux comme celui que j’éprouve» (Mio caro e buon maestro, ho appena ricevuto la Zeitschrift für Musik e non voglio tardare nemmeno un momento a ringraziarvi di tutto cuore del magnifico ricordo che avete voluto donarmi. Ne sono molto fiera e profondamente colpita. L’artista ringrazia il poeta e la donna l’uomo. Mai, dall’inizio della mia carriera, ho letto qualcosa su di me che mi abbia fatto un così grande piacere, che mi abbia comunicato un nuovo slancio di serio entusiasmo come quello che sto provando).
Nel 1834 Pauline debutta a Londra interpretando il ruolo di Desdemona nell’Otello di Rossini con un successo straordinario. L’evento più singolare della sua carriera di cantante è l’aver ricoperto per ben 150 volte il ruolo en travesti di Orfeo nell’Orphée et Euridice di Gluck. A tal proposito Hector Berlioz, musicista, scrittore, ed estensore di cronache di spettacoli musicali, dalle colonne del famoso Journal des Débats scrive un giudizio su Pauline, in particolare sulla sua ampia estensione vocale, terminando con la riflessione che la giovane è la cantante su cui risiedono molte speranze. «Pour parler maintenant de Mme Viardot, c’est toute une étude à faire. Son talent est si complet, si varié, il touche à tant de points de l’art, il réunit à tant de science une si entraînante spontanéité, qu’il produit à la fois l’étonnement et l’émotion ; il frappe et attendrit ; il impose et persuade. Sa voix, d’une étendue exceptionnelle, est au service de la plus savante vocalisation et d’un art de phraser le chant large dont les exemples sont bien rares aujourd’hui. Elle réunit à une verve indomptable, entraînante, despotique, une sensibilité profonde et des facultés presque déplorables pour exprimer les immenses douleurs. Son geste est sobre, noble autant que vrai, et l’expression de son visage, toujours si puissante, l’est plus encore dans les scènes muettes que dans celles où elle doit renforcer l’accentuation du chant». (Per parlare ora di madame Viardot, c’è da fare uno studio. Il suo talento è così completo, così vario, tocca tanti aspetti dell’arte, combina così tanta scienza con una spontaneità così viva che produce insieme stordimento ed emozione; colpisce e ammorbidisce; si impone e persuade. La sua voce, di eccezionale estensione, è al servizio della vocalità più sapiente e di un’arte del fraseggio del canto di cui oggi gli esempi sono assai rari. Ad una verve indomita, trascinante, dispotica, si aggiunge una profonda sensibilità e facoltà quasi deplorevoli per esprimere immensi dolori. Il suo gesto è sobrio, nobile quanto vero, e l’espressione del suo volto, sempre così potente, lo è ancor più nelle scene mute rispetto a quelle in cui deve rinforzare l’accentuazione del canto). Hector Berlioz, Première représentation d’Orphée, opéra de Gluck—Mme Pauline Viardot, Journal Des Débats, 22 novembre 1859, p. 1).
Un concerto parigino le offre l’occasione di conoscere Louis Viardot, uomo di lettere, ispanista, collezionista di opere d’arte e direttore del Théâtre Italien, nonché fondatore, insieme a George Sand e Pierre Leroux, della Revue Indépendante. Lo stesso Viardot le presenta la Sand, allora compagna di Chopin. Fra le due donne si instaurerà un rapporto amicale molto forte, nonostante la differenza d’età. George Sand consiglierà di convolare a nozze con Viardot, benché più grande di Pauline ben 21 anni. La volontà di Sand prevarrà in quanto nel 1840, il 18 aprile, i due si sposeranno, provocando ira e gelosia in Alfred de Musset che, invano, aveva chiesto la mano di Pauline, ricevendone un netto rifiuto.
Il legame tra George e Pauline è testimoniato da un epistolario piuttosto interessante, ancora poco esaminato in Italia, ricordando, inoltre che la Viardot sarà la musa ispiratrice per Consuelo, romanzo della Sand pubblicato a puntate (1842-1843) sulla Revue indépendante. La protagonista è una giovane spagnola dalla bellissima voce. Giunge a Venezia a metà XVIII secolo assurgendo al ruolo di primadonna nei vari teatri europei e dedicandosi all’arte del canto, tanto da rifiutare legami amorosi. Alcuni giudizi di Sand sulla giovane amica sono inequivocabili. Il primo è tratto da una lettera del 22 giugno 1841: «Je puis bien dire que vous êtes l’être le plus parfait que je connaisse et que j’aye jamais connu. Quand je vous vois seulement une heure, tout le poids de ma vie s’en va comme si j’étais née d’hier avec vous et comme si je vivais de toute la plénitude et de toute la douceur qui sont en vous» (Posso ben dire che siete l’essere più perfetto che conosco e che abbia mai conosciuto. Quando vi vedo soltanto un’ora tutto il peso della mia vita se ne va come se fossi nata ieri con voi e come se vivessi di tutta la pienezza e di tutta la dolcezza che sono in voi), mentre il seguente sembra una summa con valenza di panegirico (25 maggio 1842): «Vous êtes ma jeunesse, ma gloire et mon avenir» (Siete la mia giovinezza, la mia gloria e il mio avvenire ).
Dal legame fra le due donne non resta immune Chopin che spesso discute con Pauline delle sue musiche, anche se non resterà troppo contento quando la musicista canterà alcune sue Mazurke, su testo di Louis Pomey, poi pubblicate (1864-65).
Viardot effettuerà importanti tournées nelle seguenti città: Londra, Madrid, Berlino, Vienna, San Pietroburgo, Mosca ecc., raccogliendo un’ampia messe di consensi. In particolare, a San Pietroburgo frequenta non solo la società amante della musica, pur avendo un legame d’amicizia con Alexis Lvov, direttore della Cappella Imperiale e compositore e con i fratelli Wielhorski, uno violoncellista e l’altro compositore, ma anche, per esempio, il poeta ucraino Taras Ševčenko e lo scrittore Nikolaj Gogol’. Proprio in questa città avverrà l’incontro con un intellettuale che le dedicherà tutta la sua vita fino alla morte (1883) avvenuta lo stesso anno del marito: lo scrittore Ivan Turgenev che proverà per Pauline un’adorazione e una passione smisurata, la seguirà a Parigi, vivrà con i Viardot, ma tale rapporto non incrinerà il matrimonio, pur sembrando una situazione non consueta.

Similmente a Fanny Mendelssohn Hensel e ad altre musiciste, Pauline era una salonnière, in quanto ogni giovedì sera si riunivano dai Viardot amici musicisti ed eseguivano loro composizioni o parlavano di musica, come Fanny la domenica mattina si metteva al pianoforte ed eseguiva musiche con altri amici. A tal proposito il «Journal des débats» riporta un delizioso aneddoto di una messa in scena di un’operetta di Pauline L’Ogre, su testo di Turgenev, a Baden-Baden, dove la famiglia Viardot si era trasferita dal 1862. La loro dimora privata apre, come di consueto, le porte a vari ospiti. In questo caso gli spettatori che assistono alla rappresentazione sono di alto lignaggio: la regina di Prussia, la granduchessa di Bade, S.A.R la principessa Guillaume, S.A. la principessa di Sayn-Wittgenstein, la principessa Kotschulzy, la principessa Belloselsky, e molte altre personalità che appartengono all’aristocrazia europea. Turgenev impersona la parte dell’orco, Pauline il principe Saphir, ruolo en travesti, mademoiselle de Baillody la principessa Aleli, Claudia, Marianne Viardot e il piccolo Paul, i figli di Pauline e Louis, cantano mentre Eckert, maestro di cappella di Stoccarda, suona il pianoforte dirigendo un coretto formato da 9 allievi di Pauline.
Il repertorio affrontato dalla Viardot nel corso della sua carriera come cantante è piuttosto ampio: La Sonnambula, L’Elisir d’amore, Norma, Le prophète, La Cenerentola, Semiramide, Tancredi, Gli Orazi e i Curiazi, Robert le Diable, Saffo, Don Giovanni, I Capuleti e i Montecchi, Don Pasquale, Maria di Rohan, La favorite, Les Huguenots, Il Trovatore, ecc. Pauline è anche compositrice. Il corpus delle sue opere è piuttosto nutrito, avendo affrontato vari generi, senza trascurare la redazione di un trattato sull’arte del canto per voce femminile, a uso del conservatorio parigino, ove insegna svariati anni.

Segnalo una raccolta di cinque canti per voce e pianoforte, i cui testi sono in lingua italiana, dal titolo Canti popolari toscani (o Poésies Toscanes) il cui tema è principalmente amoroso. Probabilmente l’autore dei testi è l’abate pistoiese Giuseppe Tigri che a metà Ottocento pubblica i Canti popolari toscani raccolti e annotati e sembra che da qui Pauline abbia attinto, ma una ricerca più compiuta ne attesterà l’esatta origine. Questi lavori, editi dalla casa francese Gérard nel 1878, recano il testo in italiano e in francese, quest’ultimo curato dal poeta e pittore Louis Pomey, ma sappiamo che esiste anche un’edizione in lingua russa. Pauline utilizzerà altre poesie toscane, probabilmente un omaggio alla città di Firenze ove aveva soggiornato durante il suo viaggio di nozze, come sostiene Orlando Figes. Per concludere, una vexata quaestio, molto frequente su lemmi al femminile, in questo caso relativa a dizionari ed enciclopedie musicali. I musicologi e gli storici della musica hanno ordito una sorta di “congiura del silenzio” nei confronti di Pauline, congiura che si trasformerà, inevitabilmente, in damnatio memoriae, come spesso è successo ad altre donne musiciste. Cito, come esempio per tutti, che nel monumentale Dictionnaire Biographique di Fétis, edito a metà Ottocento, non esiste una voce a lei dedicata pur essendovene una per il padre, per la sorella Maria, sotto la lettera M (Malibran), e per il fratello Manuel. Dopo la viva protesta dei curatori del Dictionnaire Larousse nel Supplement Fétis apporrà una voce su Pauline secondo la prassi del tempo, ovvero alla lettera V: «Viardot, Michelle-Pauline Garcia, épouse» e non alla G, il cognome di nascita. Una donna, anzi, une femme illustre che vivrà fino al 1910, su cui resta ancora molto da indagare in campo storico e musicologico, in particolare riguardo all’analisi delle sue opere musicali e letterarie.
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Articolo di Lucia Navarrini

Laureata in lettere presso l’Università di Firenze (summa cum laude) e in pianoforte, ha conseguito un master di II livello in Paleografia e Filologia musicale. Autrice della prima monografia a livello europeo su una direttrice d’orchestra, Carmen Càmpori: una donna direttore d’orchestra (2002), ha studiato figure dimenticate di donne musiciste, in particolare dell’Ottocento. È socia della SIdM e dell’Accademia Petrarca di Arezzo.