L’evasione nella rêverie di Emma Bovary

Nel 2021 ho conseguito la laurea in Lingue e culture moderne e in occasione del bicentenario della nascita di Gustave Flaubert, ho deciso di analizzare uno dei suoi più grandi capolavori, Madame Bovary.
Mi sono concentrata soprattutto sul malessere della protagonista, Emma. La ricerca delle relazioni appassionate e ossessive che scopre nei suoi libri le provoca una terribile e costante insoddisfazione emotiva.

Il romanzo del 1857 rivela la situazione socio-economica delle donne alienate dalla loro educazione, escluse dalla vita pubblica, dai poteri decisionali, ridotte al tradizionale ruolo di mogli e madri, confinate nelle loro case, condannate dal destino alla monotonia dell’esistenza. Dunque una società del disagio, anche del “non-essere”, che è il significato del personaggio femminile, condannata al sogno del viaggio, della terra del non ritorno e del comportamento illusorio.

La prima parte dell’elaborato è concentrata sulla sindrome di Madame Bovary, o bovarismo, una tendenza del comportamento sorta subito dopo la pubblicazione dei romanzi romantici del XIX secolo. Da allora, l’idealizzazione dell’amore ha condotto migliaia di persone, soprattutto donne, a una continua frustrazione e delusione. La ricerca dell’amore ideale, però, finisce sempre per scontrarsi con la percezione realistica di un rapporto di coppia. Questo fenomeno è descritto per la prima volta nel 1892 dal filosofo Jules de Gaultier. Nel suo saggio, basato sull’opera di Flaubert, fa riferimento alla figura della sua protagonista, come il perfetto stereotipo della persona che soffre di quello che chiamò “un’insoddisfazione affettiva cronica”. Generalmente, de Gaultier inizia le sue analisi sul bovarismo dai casi patologici, morbosi, descritti da Flaubert, per poi scoprire, al di sotto di questi, la normale fisiologia del meccanismo bovaristico, fino a farne una legge essenziale della specie umana, ponendola come causa e mezzo imprescindibile dell’evoluzione umana. Al fondo di questa malattia c’è la debolezza della personalità, un principio di suggestione che li costringe a immaginarsi differenti da quello che sono. Dunque, da una parte la faiblesse spinge questi personaggi a scegliersi, o a immaginare un carattere diverso; dall’altra, invece, l’impuissance impedisce loro anche solo di sperare di poter assomigliare al proprio modello. Interviene, a questo punto, un nuovo elemento: l’amour-propre, grazie al quale essi non si renderanno mai conto dell’impossibilità di diventare ciò che si erano prefissati. È a causa di questo accecamento che si identificano con il modello sostituto della loro persona e cercano di rendere questa identificazione il più reale possibile, dando il via a una imitazione senza tregua, a una parodia incessante: imitano tutto ciò che è possibile del personaggio che hanno deciso di incarnare. La tendenza, secondo de Gaultier, “isterica”, che domina la donna, il male che la governa la spingono a vivere in una eterna menzogna la cui legge necessaria è la finzione, l’irreale, il falso. Il principio frenetico dominante è quello dell’insaziabilità, della rottura di ogni forma di equilibrio, della fuga; l’odio si confonde, in lei, con la stessa capacità di credersi diversa, la confusione è tale da rendere impossibile stabilire quale delle due tendenze generi l’altra. La morte viene vista come uno scotto della mancanza di spirito critico, come una sorta di punizione della presunzione idealistica che spinge la donna al tentativo di modificare la realtà in base ai suoi sogni e fantasie. Secondo de Gaultier, non solo il suicidio di Emma, ma il dolore o il ridicolo di tutti i personaggi in preda di questa falsa concezione di sé, sono vendette della vita nei confronti della menzogna, sono espiazioni che la realtà pretende da tutte le vittime, più o meno incoscienti, del proprio essere chimerico.

Nel XX sec. il bovarysme rientra nella psicopatologia. Emma diventa un caso clinico; dà il nome a pazienti analizzati da psichiatri, che caratterizzano la “malattia dell’anima”. The Bovarysm, così come è stato concepito dal suo autore, ha per vocazione primaria quella di isolare una patologia, di nominarla e di darle basi teoriche. Pertanto il bovarismo designerà sia una patologia, per esempio Emma Bovary diventerà il prototipo di “bovarismo patologico” e un fenomeno psicologico. La problematica della discordanza tra reale e immaginario, nonché la questione del disturbo della funzione del reale, attirano l’attenzione degli psichiatri. Tra le cause della malattia di Emma ce n’è una, la lettura, che molto spesso viene invocata. Generazioni di lettori hanno riconosciuto nella protagonista colei che, proprio come loro, legge. Un’intera tradizione critica l’ha resa il paradigma del lettore/lettrice. Così, la lettura, come causa dei disturbi di Emma, è diventata una delle spiegazioni più condivise. “Emma ha letto”, ecco dove viene spiegata tutta “l’inadeguatezza alla realtà” che lei mostra.

In questo lavoro ho anche analizzato il ruolo dello spazio che è fondamentale nello svolgersi della storia perché riflette e spiega i personaggi. Nonostante l’intero romanzo sia ambientato in Normandia, ci sono varie divisioni spaziali che hanno un valore simbolico, inoltre, i movimenti dei personaggi, i cambiamenti e le metamorfosi spaziali supportano e amplificano alcuni temi integrali. La casa di Charles ed Emma, per esempio, è simbolica, è un modello ricorrente di ristrettezza. Emma lì si sente soffocata fisicamente ed emotivamente, spesso deve andare alla finestra per respirare e calmare il turbine dei suoi pensieri. Questa finestra rappresenta contemporaneamente l’apertura e la chiusura, la fuga e la barriera. Il fatto di affacciarsi da lì le lascia la possibilità di sostenere i suoi sogni, che da soli, alla fine, le danno la forza di vivere. Se il presente temporale non è accettabile per Emma, sono gli spazi dei sogni o il passato che preoccupano l’eroina. Ricorda con nostalgia il suo convento perché questo luogo, come una prigione, aveva bloccato la realtà della vita fuori. Il convento figura nel testo come il luogo tipico dell’illusione e del sogno, dell’intorpidimento della coscienza in contrasto con il risveglio dell’intelligenza che permetterebbe l’osservazione e l’apprendimento della realtà. Non smette mai di rimpiangere i sogni ingenui della sua giovinezza. Dopo aver assaporato la vita coniugale e due relazioni adulterine, preferisce ancora lo spazio protetto e irrealistico del convento.

L’invito a Vaubyessard è uno degli eventi che temporaneamente rompe lo stretto cerchio in cui Emma si sente intrappolata; non è un cambiamento qualitativo duraturo, al contrario, è vissuto come un episodio insolito, accaduto per caso e che consente l’accesso a un altrove fino a quel momento proibito, o almeno ne dà l’illusione. L’area di Vaubyessard corrisponde anche al rimpianto per il passato e alle esperienze per il futuro. Al castello, Emma sperimenta per la prima volta il piacere del lusso e dell’esotismo: è questo spazio che realizza i suoi sogni di ragazzina. La raffinatezza dell’atmosfera, i piatti squisiti ed esotici, la società aristocratica. Tutto è diametralmente opposto alla celebrazione più grande e più recente della sua vita: il matrimonio. È sedotta da questo lusso, l’alta società la affascina ed è molto sensibile al divario tra la sua vita e l’atmosfera inebriante del castello. Emma adotta il mondo di Vaubyessard come il suo ambiente predestinato: è qui che nasce il suo bovarismo, il suo desiderio di essere altro da quello che è.

Nonostante sia difficile farsi un’idea positiva della protagonista, è possibile comprenderla ed entrare in empatia con lei, giustificando le sue azioni e i suoi pensieri. Anzi, potrebbe perfino risultare ingenua in quanto vittima di sé stessa, degli individui che l’hanno circondata e ingannata e della società borghese del periodo.

Dunque, per quale ragione è importante leggere Madame Bovary nel XXI secolo? Emma innesca un processo di emancipazione dal suo personaggio e ci permette di riconoscere gli obblighi imposti dalla società alle donne, dicendoci che oggi, come un tempo, sono ancora private della possibilità di muoversi liberamente e decidere per sé stesse, giudicate e condannate, inadatte per i ruoli scelti per loro dagli uomini. Le donne, ancora oggi, si scontrano con i pregiudizi dell’inferiorità sessuale femminile divenendo spesso donne-oggetto, un’immagine che forse troppo spesso viene sminuita anche in altri campi. Molti fatti di cronaca riportano avvenimenti tragici di donne intrappolate da questa società che cerca di dare la colpa alla vittima per non responsabilizzare un genere, quello maschile, di un problema culturale che fa di ogni donna un potenziale oggetto. Si nota come la vita privata, soprattutto di una donna, diventi frequentemente affar pubblico e come le scelte di ognuna riescano ancora a misurare il loro valore, come se tutti noi nel decidere il nostro futuro o nel fare determinate cose, dovessimo sempre tenere in conto le conseguenze. Come se per ogni sua azione, una donna, dovesse considerare la possibilità di essere giudicata, colpevolizzata e punita.

Da questo punto di vista, le donne hanno bisogno di confrontarsi con Madame Bovary, per rivendicare il diritto di non essere o di essere lei, scegliendo per sé stesse un finale diverso.

Qui si può trovare la pubblicazione della tesi integrale.

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Articolo di Roberta De Luca

Nata a Siracusa il 7 Maggio 1997, dopo la laurea triennale in Lingue e culture moderne, inizia la magistrale in Informazione, Editoria e Giornalismo a Roma Tre. È appassionata di musica, arte e animali.

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