Máiréad Corrigan. Nobel per la pace

«Se vogliamo raccogliere il raccolto di pace e giustizia in futuro, dovremo seminare semi di nonviolenza, qui e ora, nel presente»: così ha detto Máiréad Corrigan, Premio Nobel per la Pace nel 1976 congiuntamente con Betty Williams. Il Premio è stato assegnato con la seguente motivazione: «per i coraggiosi sforzi nel fondare un movimento per porre fine al violento conflitto in Irlanda del Nord» e lo ha ottenuto a soli 32 anni, la più giovane prima di Malala Yousafzai. 

Máiréad Corrigan è nata a Belfast, nell’Irlanda del Nord, il 27 gennaio 1944, seconda di otto figli di famiglia modesta. Nel settembre 1981 sposò Jackie Maguire, vedovo di sua sorella Anne, che non si era ripresa mai dopo la tragica perdita dei figli e si suicidò nel gennaio 1980; è dunque la matrigna di Joanne, John e Andrew e in seguito la madre di John Francis (nato nel 1982) e Luke (nato nel 1984).

Máiréad Corrigan nel 1976

Máiréad (anglicizzato Margaret) Corrigan è cresciuta a West Belfast, una zona della capitale nordirlandese popolata principalmente da persone cattoliche, molte delle quali repubblicane. La famiglia d’origine tanto numerosa non era cosa insolita presso i cattolici irlandesi di allora. Suo padre era un lavavetri e sua madre era occupata a tempo pieno come casalinga. L’infanzia di Máiréad, così ha raccontato, è stata felice e la sua esperienza educativa decennale presso il sistema scolastico segregato dell’Irlanda del Nord sembra non aver lasciato molte cicatrici. Nonostante fosse coetanea della prima generazione di gioventù cattolica a frequentare l’università, non riuscì a finire gli studi secondari. Frequentò una scuola cattolica privata fino all’età di quattordici anni quando fu costretta ad abbandonare gli studi perché la sua famiglia non era più in grado di pagare la retta. Lavorando come assistente all’infanzia in un centro comunitario cattolico, riuscì a risparmiare abbastanza danaro che le permise di iscriversi a un istituto commerciale, così poté essere assunta come impiegata in uno stabilimento tessile di Belfast, lavoro che abbandonò in seguito per un posto più sicuro nel leggendario birrificio Guinness. Visse a lungo presso i genitori (fino al 1981) il che significa che i suoi guadagni le permisero un certo grado di indipendenza e la libertà di rispondere ai comportamenti violenti sia dei paramilitari sia dei soldati che si aggiravano nelle strade intorno a casa sua. Nel 1973 pensò di arruolarsi in un’organizzazione paramilitare perché aveva trascorso diversi anni, insieme a circa due milioni di abitanti delle “Sei contee1“, come partecipante riluttante ai “problemi” della provincia e, se non fosse stato per un evento drammatico che le sconvolse la vita, è probabile che sarebbe rimasta nell’anonimato.

Máiréad Corrigan da giovane

L’appartenenza a un’associazione religiosa, la Legione di Maria, la mise in contatto immediato con i “problemi” fino dal 1969. Corrigan, capogruppo della Legione, lavorò con l’infanzia di Andersonstown, allora un tetro ghetto cattolico privo di servizi, per impedire che fosse risucchiata sempre dai disordini. È stata co-responsabile della prima scuola materna della zona e di un locale centro ricreativo per bambine/i portatori di handicap. Il suo lavoro con la Legione di Maria le ha permesso di viaggiare in Russia, dove ha girato un documentario sugli stili di vita delle persone di fede cattolica, e come delegata ha partecipato alla Conferenza Mondiale delle Chiese in Thailandia. Negli anni prima che il Nobel del 1976 potesse rendere il suo nome familiare, fu una delle legionarie che mantennero stretti contatti con la popolazione cattolica tenuta nel campo di prigionia di Long Kesh, una vecchia struttura penale riportata frettolosamente in vita nel 1971 per trattenere gli individui sospettati di sentimenti anti-establishment. Alcuni suoi amici intimi furono uccisi e in più di un’occasione, quando tentò di aiutare coloro che venivano molestati dai soldati, fu aggredita lei stessa.

Il 10 agosto 1976 la sorella Anne Corrigan-Maguire stava portando la sua bambina e i suoi due bambini piccoli a fare una passeggiata in una strada suburbana quando un’auto si schiantò contro di loro, ferendo gravemente la stessa Anne e uccidendo tutti e tre i figli: Joanne, di 8 anni, John, di 3, e Andrew di 6 settimane. In un macabro esempio della tragica assurdità di gran parte dell’incubo nordirlandese, si scoprì in seguito che il terrorista al volante dell’auto rubata era già morto, essendo stato colpito dai soldati britannici pochi istanti prima dell’incidente durante uno scontro a fuoco. L’amica e futura Nobel Betty Williams, che viveva nelle vicinanze, assisté alla tragedia. Fu proprio lei a promuovere, subito dopo questo massacro, una petizione che chiedeva all’Ira (Irish Republican Army) di cessare la sua campagna violenta, una petizione firmata da diverse migliaia di cittadine/i di Belfast. Máiréad, la rappresentante più eloquente della famiglia Corrigan-Maguire, contribuì a organizzare la massiccia manifestazione pubblica che ebbe luogo il giorno dopo il funerale. Fu uno spettacolo di indignazione pubblica insolito in quanto le donne cattoliche di West Belfast furono raggiunte da donne protestanti di altre aree della città. Era insolito anche per la profondità e la forza della sua espressione di opposizione contro le attività di tutti i gruppi paramilitari, qualunque fosse la loro “fede”, che avevano adottato strategie terroristiche. Già nel 1970 il movimento Women Together, ancora una volta un’iniziativa intercomunitaria nella società divisa dell’Irlanda del Nord, aveva tentato con scarso successo di intercedere tra le fazioni combattenti che agivano in un mondo maschile tradizionale e di mediare con le autorità politiche e militari. Ma il movimento che seguì la morte dei tre Maguire differiva dagli sforzi precedenti, non solo per la sua determinazione a resistere e avere successo, ma anche per la sua opposizione inequivocabile e determinata alle truppe paramilitari in una società governata in gran parte da loro, in cui il terrorismo era diventato lo stile di vita predominante. Il coraggio  di coloro che guidavano e componevano il movimento Peace People, insieme al dichiarato rifiuto della finalità politica dei paramilitari, rappresentava la prima vera minaccia al sostegno popolare da cui dipendeva la posizione morale del terrorismo.

Máiréad Corrigan e Betty Williams, co-fondatrice del Peace People Movement

In queste circostanze, come la sera in cui l’esercito britannico gettò dei lacrimogeni dentro la chiesa dove si teneva una riunione della Legione, a Corrigan si presentò la scelta davanti alla quale si trovarono tutte/i coloro che soffrivano nell’Irlanda del Nord di allora: rispondere alla violenza con la violenza, rimanere in disparte oppure optare per una terza via. Nonostante fosse cattolica, la famiglia di Corrigan non era palesemente repubblicana. Come molti dei suoi antenati, Máiréad pensava che sarebbe stato più semplice, meno complicato sublimare i suoi impulsi politici, per quanto forti, nella passività religiosa. Successivamente i suoi incontri con alcuni repubblicani detenuti a Long Kesh la convinsero dell’assurdità, della futilità e del senso di smarrimento vissuti da coloro che ricorrevano alla violenza. Il suo senso di identità personale valicava le divisioni considerate “normali” nell’Irlanda del Nord dell’epoca: Corrigan non era interessata alla revoca del Trattato anglo-irlandese del 1921 in base al quale l’isola fu divisa in due entità politiche. Come molti cattolici e cattoliche, era profondamente consapevole delle differenze culturali e attitudinali tra lei e i correligionari che popolavano la Repubblica irlandese. Diversamente dalla maggioranza, sentiva un forte legame con la popolazione protestante della città. Non si considerava né britannica né irlandese, ma semplicemente nordirlandese, una espressione identitaria forte e autonoma.

A parte un ambiente simile e la profonda preoccupazione per la spaventosa qualità della vita nella travagliata Irlanda del Nord, c’era poco a legare Betty Williams e Máiréad Corrigan; meno ancora tra loro due e il terzo co-fondatore del movimento, Ciaran McKeown2. Nate a pochi anni l’una dall’altra a Belfast, entrambe provenivano da ambienti cattolici (sebbene Williams fosse di estrazione mista cattolico-protestante-ebraica) ed erano state istruite presso le scuole cattoliche. Verso la metà degli anni Settanta, Betty Williams si era sposata con un marinaio presbiteriano inglese; dopo il divorzio si trasferì in Florida, dove sposò un uomo d’affari, e fu molto attiva negli Stati Uniti. Nel 2004 fece ritorno in patria dove riprese la collaborazione con Corrigan. Nel 2006 hanno costituito la Nobel Women’s Initiative, insieme alle altre premiate per la pace Shirin Ebadi, Wangari Maathai, Jody Williams e Rigoberta Menchú Tum. Queste sei donne, in rappresentanza dell’America del Nord e del Sud, del Medio Oriente, dell’Europa e dell’Africa, hanno messo le loro esperienze a disposizione di una lotta congiunta per la pace, la giustizia e l’uguaglianza. Il loro comune obiettivo è di contribuire a rafforzare il lavoro svolto a sostegno dei diritti delle donne in tutto il mondo. 

Máiréad Corrigan durante un azione non violenta in Israele

Nel 2007 ha partecipato a una manifestazione in Israele contro la costruzione di un muro divisorio presso il villaggio palestinese di Bil’in, in cui venne ferita, e in varie occasioni si è battuta pacificamente contro le violenze perpetrate ai danni della popolazione della striscia di Gaza; due anni dopo si è dichiarata contro il Nobel per la Pace assegnato al presidente Obama che, a suo dire, praticava una politica militarista e aggressiva. Continua ad attivarsi contro ogni forma di dittatura e privazione dei diritti, operando a favore delle persone perseguitate in Paesi come Turchia, Cina, Myanmar. Cattolica intransigente, oggi fa parte di movimenti pro-life, contro l’aborto, l’eutanasia e la pena di morte. Oltre al Premio Nobel per la Pace, ha ricevuto le seguenti onorificenze: dottorato ad honorem dall’Università di Yale, Usa; premio del Popolo Norvegese per la Pace (1976); medaglia Carl von Ossietzky (1976); premio Pacem in Terris, in ricordo dell’omonima enciclica di papa Giovanni XXIII (1990).

Note:

  1. Antrim, Armagh, Derry/Londonderry, Down, Fermanagh e Tyrone.  Le altre tre contee dell’Ulster che si trovano nella Repubblica d’Irlanda sono Cavan, Donegal e Monaghan.
  2. Nessun resoconto dei ruoli di Corrigan e Williams sarebbe completo (perfino comprensibile) senza considerare la parte svolta da Ciaran McKeown. Nato nel 1943 dalla stessa generazione delle due co-fondatrici del movimento per la pace, McKeown condivideva con loro l’etica di un’educazione cattolica, sebbene fosse cresciuto a Derry/Londonderry. Uno degli alunni più brillanti usciti dalle scuole cattoliche dei Christian Brothers, fu tra i primi cattolici a frequentare la Queen’s University di Belfast dove si laureò in filosofia. Svolse un ruolo attivo nella politica studentesca dell’ateneo, battendosi a favore dell’unità dei rappresentanti degli studenti e divenne presidente del consiglio studentesco irlandese nel 1966. Durante la creazione del movimento per i diritti civili dell’Ulster, McKeown si sposò e cominciò a lavorare come giornalista professionale. Considerando la sua identità cattolica come una responsabilità e non un semplice incidente di nascita, si sforzò di raccontare nel modo più imparziale possibile le realtà della situazione Nordirlandese e perché chiunque potesse comprendere gli events. McKeown aveva un profondo rispetto per la vita umana e un’avversione per coloro che la liquidavano senza pensarci. Come giornalista preferiva, quando intervistava i paramilitari, parlare coi i “saldati semplici” piuttosto che coi leader. McKeown, infastidito dalle continue notizie di morte e spargimento di sangue di cui era costretto a scrivere, aveva deciso di abbandonare questo tipo di giornalismo a favore di una scrittura più gentile o più accademico quando fu mandato a seguire l’uccisione del bambini Maguire nell’agosto 1976. Il suo rapporto con Corrigan e Williams fu istantaneo e insieme i tre fondarono il movimento Peace People, strutturato in maniera piuttosto approssimativa.

Qui le traduzioni in francese, inglese, spagnolo e ucraino

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Articolo di Kay McCarthy

Nata a Dublino e italiana d’adozione, insegnante, traduttrice e musicista, è da oltre quarant’anni portavoce della tradizione musicale irlandese in Europa. Con uno stile proprio, unico e inconfondibile, trae la sua ispirazione da radicati elementi costitutivi della terra d’origine. Il suo repertorio è composto da brani di musica tradizionale ai quali si aggiungono pezzi originali firmati dalla stessa vocalist.

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