Carriera strepitosa quella di Montserrat Caballé, che a una voce di soprano potente, versatile ed espressiva, unica nei celebri “pianissimo”, ha unito la capacità rara di non prendersi troppo sul serio e di superare lo stereotipo del canto lirico riservato a una élite. Certe sue presenze alle prove, accanto a maestri come Abbado e Muti, la rendono umana, simpatica, allegra quando non smette di ridere dopo un piccolo equivoco con la direzione o non riesce a sintonizzarsi con le richieste. La sua risata era contagiosa, testimone di un buonumore evidente persino in palcoscenico quando non disdegnò negli anni Duemila di comparire in uno spassoso cameo nel ruolo della Duchessa di Krakentorp nella Figlia del reggimento. Oggi tutto questo lascia una traccia ben visibile su You Tube e in generale su internet, quindi il mistero che avvolgeva in passato le figure mitiche di soprani, tenori, baritoni è finito per sempre. D’altronde di loro rimangono solo graffianti registrazioni su disco, foto sbiadite, ricordi lasciati su carta, come abbiamo raccontato ad esempio in relazione a Maria Labia (Vv n.205). Ma ora si può ammirare il talento dal vivo, vedere e sentire le esibizioni tutte le volte che si desidera, per apprezzarne fino in fondo il valore.
Iniziamo dal nome altisonante: Maria de Montserrat Viviana Concepción Caballé y Folch, abbreviato poi per evidenti motivi; era nata a Barcellona il 12 aprile 1933, ne celebriamo dunque i novanta anni; nel capoluogo catalano morì il 6 ottobre 2018 per l’aggravarsi delle precarie condizioni di salute. Nel 1997 aveva rivelato con franchezza di avere da dodici anni un tumore al cervello con il quale conviveva visto che l’intervento sarebbe stato invasivo e avrebbe senz’altro compromesso la sua potenza vocale, ma i pareri medici erano stati all’epoca sconfortanti, le avevano dato due-tre anni di vita, invece, eccetto qualche mal di testa, la situazione era sotto controllo; d’altra parte la sua esistenza senza il canto non avrebbe più avuto senso, così dichiarò alla stampa. Un altro serio problema metabolico la portò all’aumento di peso contro il quale dovette rinunciare a combattere, ma da grande professionista cercava di essere sempre precisa e puntuale sulle scene, specie per non deludere le schiere di fan in tutto il mondo.

Nata da famiglia operaia, fino da piccola Montserrat rivelò eccezionali doti ed entrò precocemente in conservatorio, sotto la guida del direttore italiano Annovazzi e dei soprani Conchita Badea ed Eugenia Kemeny. Dopo il diploma ottenuto con lode nel 1954 si trasferì prima a Milano per il perfezionamento e poi in Svizzera; nel periodo 1956-62 si esibì a Brema e a Basilea nei ruoli operistici più vari, nel repertorio italiano e tedesco, ma anche fuori dall’Europa per farsi conoscere e cercare la giusta occasione. Rientrata a Barcellona debuttò al celebre Teatro del Liceu dove poi sarà ospite frequente, con oltre 200 recite in carriera. Come non di rado càpita nel mondo teatrale, la sua fortuna nacque per caso quando si trovò a sostituire una collega indisposta: era il 1965 ed ebbe il ruolo di protagonista in Lucrezia Borgia di Donizetti, alla Carnegie Hall di New York. Venticinque minuti di applausi. Il trionfo fu tale da lanciarla nel panorama mondiale e da farle aprire le porte dei massimi templi della lirica, fra cui il Colón di Buenos Aires, l’Arena di Verona, l’Opera House di San Francisco. Fu così che le eroine donizettiane divennero suoi cavalli di battaglia, mentre si esibiva sempre più frequentemente al Metropolitan di New York, dove cantò fino al 1988, e nei festival più prestigiosi. Nel 1967 debuttò in Italia, a Firenze, nel ruolo di Imogene nell’opera Il pirata di Bellini, a cui seguì un’edizione memorabile del Trovatore; da allora iniziò una bella collaborazione anche con la Rai e registrò diverse opere, fra cui alcune rarità.
Fu finalmente la volta di Norma, uno dei suoi clamorosi successi, accolta con entusiasmo pure dai nostalgici di Maria Callas alla Scala di Milano nel 1972, dove era arrivata due anni prima con Lucrezia Borgia. E ancora Ernani, Luisa Miller, Un ballo in maschera, La donna del lago, fino al 1987, con Salomè di Richard Strauss. Negli anni Settanta fu più volte a Londra e Parigi, mentre entravano nel suo immenso repertorio La forza del destino di Verdi e La Gioconda di Ponchielli con le loro drammatiche protagoniste.

Se si scorre l’intera sua carriera come fosse un album e si riflette sui ruoli che ha interpretato magistralmente si rimane senza parole: in qualche opera è stata perfino su due parti diverse, secondo l’età e l’edizione; ad esempio in Norma di Bellini è stata sia Norma stessa, sia Adalgisa, in Turandot di Puccini sia la gelida principessa sia la dolce Liù. Ho contato circa novanta ruoli in ottanta opere che spaziano per epoca, nazionalità, lingua, genere; si va dalla Sicilia di Cavalleria rusticana musicata da Mascagni a Wagner, dai capolavori verdiani alla leggerezza del belcanto rossiniano, dal barocco di Purcell alle gentili eroine pucciniane, da Mozart a Massenet, per un totale di circa 4000 rappresentazioni.
Compositori italiani, francesi, tedeschi, inglesi, cechi (come Dvorák), russi (Borodin): ciascuno con le proprie peculiarità artistiche, con un proprio stile, con una propria diversa musicalità, ma a tutti loro Montserrat ha dato qualcosa di sé e del suo immenso talento, fino al 2013, quando abbandonò definitivamente le scene.
Nella lunga e luminosa carriera un posto privilegiato lo hanno avuto anche le canzoni popolari della sua terra e le arie composte per le operette tipiche spagnole chiamate Zarzuela; su You Tube la potete ascoltare in avvincenti duetti con l’amico e collega José Carreras. Ma nel 1988 arrivò il momento del successo planetario come partner di Freddie Mercury: insieme crearono una curiosa alchimia che dette come risultato un capolavoro pop: l’lp Barcelona. Il singolo omonimo divenne poi l’inno delle Olimpiadi del 1992. È ancora oggi incredibile vedere e sentire nel concerto dal vivo un affascinante Mercury, senza baffi, tutto elegante in smoking azzurro a fianco di una imponente Montserrat, avvolta in un abito di velo celeste ornato di paillette, sorridente e disinvolta mentre accenna qualche passo di danza e sfoggia la potenza eccezionale della sua voce meravigliosa. Ma i due avevano debuttato facendo furore a Ibiza, al Ku Club, nel 1987, in questo inedito connubio fra lirica e rock, quando Mercury toccò in un acuto un re della quarta ottava, gareggiando con l’estensione della divina partner.
Ma come si erano incontrati? Il leader dei Queen era appassionato di tutti i generi musicali, lirica compresa, e aveva ascoltato dal vivo Caballé in coppia con Domingo, nel 1983, ed era rimasto folgorato; la riteneva il suo idolo e senza mezzi termini la giudicava una leggenda. Quando dunque nacque l’idea del disco, ne fu onorato: era per lui la realizzazione di un sogno.


Nello stesso anno dei Giochi la cantante pubblicò un altro album con i tenori Carreras e Domingo, mentre nel 1997 continuò con il genere pop grazie al disco Friends for life, in cui si esibiva in brani di musica leggera con vari interpreti.
Parallelamente alla carriera artistica, Montserrat Caballé si era formata una propria famiglia, sposando nel 1964 un collega spagnolo, il tenore Bernabé Martí (1928-2022), e aveva avuto il figlio Bernabé nel 1966 e la figlia Montserrat nel 1972, nota come Montsita, anche lei soprano. Si era distinta pure in attività umanitarie come ambasciatrice dell’Unesco e come benefattrice dell’infanzia abbandonata della sua città.
La sua discografia è sterminata e inizia nel 1966 con Lucrezia Borgia per concludersi nel 1984 con i ruoli di Adalgisa nella Norma e di Maddalena nell’Andrea Chénier, sempre accanto ai cantanti più famosi e con direzioni prestigiose. Memorabili sono rimasti i suoi recital, in gran parte riversati su disco, dedicati a musiche di Rossini, Bizet, Puccini, Verdi, ma anche alle arie spagnole. Lunghissimo l’elenco dei riconoscimenti ricevuti in patria e all’estero: dalla medaglia d’oro della Generalitat de Catalunya al Premio nazionale della musica, da Dama di Gran croce dell’ordine civile al Premio Principe delle Asturie, dalla Legione d’onore francese a Cavaliera di gran croce della Repubblica italiana (2009). Alla sua morte, al cordoglio unanime anche la Casa Reale di Spagna si è unita dedicandole un doveroso omaggio con parole fuori di retorica. Il collega Carreras le ha fatto un grandissimo complimento affermando che, di tutti i soprani ascoltati nella sua vita, e certo erano tanti, «nessuno era come lei».


Ci congediamo con le parole di una nota intervista del 2014: «Non mi considero una leggenda dell’opera, né l’ultima diva, come a volte i giornalisti scrivono. Ogni epoca ha le sue stelle, e nel mio caso l’unico merito è di aver fatto bene il mio lavoro, nel miglior modo possibile, al più alto livello».
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.