Rosalyn Sussman Yalow. Nobel per la medicina

Donna, studente, studiosa, insegnante, scienziata, biofisica, moglie, madre, vincitrice del Premio Nobel nel 1977 per la scoperta della tecnica di dosaggio radioimmunologico (Radio Immuno Assay) attraverso cui è oggi possibile misurare qualsiasi composto immunogenetico. Una lista di nomi comuni di persona organizzata secondo una precisa successione e terminata con un’informazione che battezza il riconoscimento di Rosalyn Sussman Yalow. Sono le parole che, applicate come post-it su un’identità inizialmente neutra, permettono di sintetizzare la storia di un essere umano; la scelta dei termini giusti appare complessa poiché essi permettono a chi legge di costruire nella propria mente una determinata immagine della persona interessata. A seguito di questa considerazione è possibile introdurre un ulteriore nome da associare a Rosalyn Sussman Yalow: genio

In una pubblicità degli anni Sessanta viene domandato alla scienziata americana cosa occorra per poter essere un genio; sorridente nel suo camice bianco Rosalyn risponde: «Non so cosa sia un genio ma penso di poter riconoscere chi lo sia stato in questo mondo: Einstein, Curie… Persone con talento per le nuove scoperte e che hanno portato al mondo ciò che prima non esisteva. Le informazioni che un genio ha sono le stesse di una qualsiasi persona ma, modellandole, egli crea all’improvviso un mondo nuovo».

È con questa consapevolezza che ci si accinge a ripercorrere alcune tappe fondamentali della vita e della carriera di Rosalyn Sussman. Nata a New York nel 1921 in una famiglia di origini ebraiche, inizia gli studi presso la Walton High School. Qualche anno più tardi si sposta dal distretto del Bronx per giungere a Manhattan e frequentare l’Hunter College: università pubblica esclusivamente femminile in cui vennero ammessi uomini soltanto dal 1946. È qui che Rosalyn inizia ad appassionarsi alle materie scientifiche mostrando particolare interesse per la fisica quantistica. Conscia dell’impossibilità di poter ottenere una borsa di studio che le permetta di proseguire la sua formazione presso l’Università della Columbia, sfrutta le sue competenze di dattilografa per lavorare come segretaria presso gli uffici di due biochimici e insegnanti dell’Istituzione americana: Rudolf Schoenheimer e Michael Heidelberger. Nel 1941 si laurea all’Hunter College e le viene offerto il ruolo di insegnante-assistente in Fisica all’Università dell’Illinois.

Proprio in questa occasione il Preside della Facoltà si congratula con lei per aver conquistato il primato di genere all’interno di una sede composta da quattrocento uomini; è importante ricordare che negli stessi anni si combatte la Seconda guerra mondiale e per tale ragione molti docenti abbandonavano le cattedre per imbracciare le armi.

Diverso tempo dopo aver conseguito il dottorato in Fisica nucleare, la studiosa torna nel Bronx per lavorare all’ospedale del distretto. È già sposata con Aaron Yalow quando conosce Solomon Berson, collega con cui stringe un rapporto professionale fondato sulla stima reciproca, e con cui collabora all’interno del laboratorio di ricerca radioisotopica. In seguito, le sperimentazioni avanzate dai due ricercatori portano alla scoperta della Radio Immuno Assay (Ria): una tecnica che consente la misurazione dell’insulina, dell’ipertensione, di patologie e di possibili sostanze stupefacenti presenti nel sangue. Un apporto alla scienza fondamentale, quello di Yalow e Berson, che spiega il conferimento di prestigiosi premi negli anni a venire. L’idillio professionale s’interrompe con l’improvvisa scomparsa del collega e amico nel 1972, anno in cui la scoperta dei due studiosi ottiene il Dickson Prize per la medicina. Prima del doloroso evento, Yalow e Berson avevano deciso di non brevettare il metodo col fine di renderlo economicamente fruibile anche nei Paesi più poveri. 

Anche a seguito dei riconoscimenti ricevuti dal Biomedical Laboratory Research and Development Service (1972), dalla Endocrine Society (1972) e dall’American Medical Association (1975) Rosalyn continua la sua attività di ricercatrice nell’ambito dell’endocrinologia – branca della medicina interna che studia il sistema endocrino – e forma nuovi/e giovani ricercatori e ricercatrici; il suo contributo lungo l’intera carriera le è valso il titolo di “madre dell’endocrinologia”. Ma il riconoscimento che ha consacrato l’operato di Rosalyn Yalow nel mondo della Medicina è il Nobel del 1977, a un anno esatto dal premio Albert Lasker, per lo studio condotto insieme a Berson. Dopo anni di ricerche in istituzioni perlopiù governate da uomini e sotto lo sguardo critico di una parte di donne che osservavano con sospetto la sua posizione di scienziata, Yalow afferma: «Non dobbiamo aspettarci che nell’immediato futuro tutte le donne possano ottenere piena uguaglianza e pari opportunità, dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo». È con queste parole che si congeda dal ricevimento di consegna del premio.

Nonostante Yalow sia stata protagonista di una serie di primati per il genere femminile, appare allarmante constatare che dei duecentoventiquattro Premi Nobel per la Medicina consegnati dal 1901, solo dodici sono stati vinti da donne; inoltre, undici di questi sono stati condivisi con altri studiosi. L’eccezione è qui data da Barbara McClintock, insignita del Nobel nel 1983 per aver scoperto l’esistenza di porzioni di Dna in grado di spostarsi da un cromosoma all’altro.

Altre volte Rosalyn è tornata a esprimersi su questioni di genere, prendendo una posizione singolare rispetto alla tendenza movimentista dell’epoca in cui ha vissuto. «Mi infastidisce sapere che ci siano adesso organizzazioni per le donne nella scienza, ciò significa che esse debbano essere trattate differentemente dagli uomini. Non lo approvo». E ancora: «L’unica differenza tra uomini e donne nella scienza è che le donne hanno dei figli. Ciò può rendere la loro carriera più difficile… Ma è soltanto un’altra battaglia da superare». Non ha mai fatto mistero infatti dell’aver vissuto in contesti totalmente maschili in cui la dedizione per la scienza non dava spazio a disquisizioni di altro tipo. La biografia di Yalow ci offre adesso delle risposte alla domanda poc’anzi posta su cosa occorra per essere un genio: passione, tenacia e amore per il sapere.

Qui le traduzioni in francese, inglese, spagnolo e ucraino.

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Articolo di Giuliana De Luca

Pianista e laureanda alla facoltà di musicologia di Cremona, insegnante di pianoforte e di educazione musicale alle scuole medie. Crede nella musica al di là del genere e dell’autore, per questa ragione la coltiva nella prassi e nella teoria. Dal 2021 scrive per documentare eventi musicali e per riportare alla luce protagoniste femminili che hanno contribuito a fare la storia della musica. 

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