
Lo scorso 6 marzo 2023, presso l’Archivio di Stato di Pescia, si è tenuta una conferenza sulla figura e l’opera di Annie Vivanti organizzata da Storia e Storie al Femminile, la sezione speciale dell’Istituto Storico Lucchese nata nel 2001 per volontà di Vincenza Papini, una delle prime istituzioni italiane a occuparsi di studi e ricerche di genere. Dopo i saluti della dott.ssa Silvia Cecchi, a nome della direttrice dell’Archivio, e quelli del sindaco di Pescia Oreste Giurlani, l’assessora Fiorella Grossi ha brevemente riferito sugli eventi organizzati dall’amministrazione per l’8 marzo, mentre la vostra cronista ha ringraziato il pubblico presente a nome di Toponomastica femminile e ha informato sulle prossime intitolazioni in provincia. La neo-direttrice della sezione, prof.ssa Laura Melosi, ha quindi introdotto Chiara Tognarelli, ricercatrice presso il Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa ed esperta di studi carducciani.



Il tema della serata era Scrivere di sé. Forme dell’autobiografia nell’opera di Annie Vivanti e dunque il taglio della conversazione era chiaro: quanto di sé, del suo vissuto, la poeta e scrittrice ha inserito nella propria produzione, pur limitando la trattazione a due opere significative, che segnano punti di svolta. Tognarelli infatti ha scelto di partire dalla raccolta di poesie intitolata Lirica (1890), con prefazione di Carducci, per arrivare al romanzo I divoratori (1911), traduzione della stessa autrice del testo inglese The devourers. Ma per entrare meglio nel personaggio, su cui per molto tempo è sceso l’oblio anche a causa di giudizi sferzanti di certa critica (Croce), facciamo un passo indietro e vediamo meglio chi fu realmente Anna Emilia Vivanti, detta Annie (all’inglese), una autentica cosmopolita, che pensò e scrisse in varie lingue, che visse in Paesi diversi, ricca di talento, eccentrica, originale, di difficile collocazione. Era nata il 7 aprile 1866 a Norwood, presso Londra; il padre Anselmo era un patriota mazziniano, che si era rifugiato in Gran Bretagna, la madre Anna Lindau era una nota scrittrice tedesca appartenente a una illustre famiglia di intellettuali. La bambina imparò subito il tedesco e l’inglese e passò la giovinezza fra Usa, Svizzera, Gran Bretagna, Italia.

Debuttò in ambito letterario con la raccolta Lirica, che nell’edizione originale aveva sulla copertina pure uno pseudonimo: George Marion, e che lei tuttavia voleva intitolare Per amore. L’anno successivo uscì il romanzo Marion artista di caffè concerto, ispirato ai suoi trascorsi giovanili come sciantosa e cantante, a cui seguì il matrimonio con il giornalista e uomo d’affari irlandese John Chartres (1862-1927). Per circa venti anni Vivanti visse fuori dall’Italia, fra Usa e Gran Bretagna, ma non abbandonò la carriera letteraria, infatti scrisse in inglese racconti, drammi, romanzi. Una eccezione è rappresentata dal testo teatrale in italiano La rosa azzurra che debuttò nel 1898 e fu messo in scena una sola sera, a causa dell’esito disastroso, unico insuccesso di una carriera fortunata. Nel 1893 nacque la figlia Vivien che divenne da giovinetta una prodigiosa violinista e la madre la seguì da vicino nella formazione a Praga e poi nelle sue esibizioni; nel 1906 Annie, voce ascoltata e nota sia in Germania sia in Gran Bretagna, si impegnò attivamente per promuovere l’assegnazione del Premio Nobel a Carducci, di cui era sincera amica, con lettere rivolte a vari influenti intellettuali; se sia merito suo, non è dato sapere, ma certo il poeta italiano, ormai stanco e malato, ricevette l’ambìto riconoscimento poco prima della morte.

Rientrata in Italia riprese in pieno l’attività coronata da successi di pubblico e di critica e da traduzioni in tutta Europa, in particolare grazie al romanzo uscito nel 1911 I divoratori, su cui fra poco ci soffermeremo. Si susseguono i romanzi Circe, Vae victis!, Naja tripudians, Mea culpa, drammi, raccolte di novelle, saggi critici, reportage di viaggi (Terra di Cleopatra), libri per l’infanzia (Sua altezza, Il viaggio incantato). Scrisse proprio di tutto: anche versi per canzoni (Baci mortali, Viole bianche). Dopo la Prima guerra mondiale si avvicinò alla causa dei Paesi oppressi dal colonialismo o da un potere straniero, per cui fiancheggiò con il marito la causa dell’indipendenza irlandese, e mostrò qualche simpatia per il nascente movimento fascista. Anni dopo, nel 1941, mentre era sempre attivissima e molto stimata, con la svolta politica del regime divenuto fortemente antibritannico, ormai in guerra e legato alle scelte del Reich, fu colpita ad Arezzo da un provvedimento restrittivo in quanto cittadina inglese ed ebrea da parte di padre. Su intervento di Mussolini poté ritornare a Torino, ma la salute stava peggiorando e il dolore per il suicidio della figlia ― insieme al secondo marito ― avvenuto nell’autunno precedente in Gran Bretagna, a Hove, la portò alla conversione al cattolicesimo e in breve alla morte avvenuta il 20 febbraio 1942. Sulla tomba, nel cimitero monumentale di Torino, sono riportati due versi di Carducci: «Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori /Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie».

Ritornando al chiaro e coinvolgente intervento della prof.ssa Tognarelli, che ha più volte ribadito l’originalità del personaggio e la difficoltà di collocare Vivanti in un qualsiasi movimento artistico-letterario, va spesa qualche parola per la raccolta d’esordio: Lirica. Di grande interesse sapere come, giovanissima ed emozionata, trovò il coraggio di andare a casa di Carducci a Bologna, come fu accolta e come poi la prefazione andò a buon fine, con somma soddisfazione dell’editore Treves. Si tratta di 50 poesie piene di passione, in cui Annie è sempre protagonista, anche quando non appare; nella lirica di apertura: Ego (titolo che è tutto un programma) dialoga con il Mondo ed esprime lucidamente il proprio ruolo attraverso una composizione, come le altre del resto, dallo stile fruibile, immediato, antiaccademico. Non manca di autoironia e proclama la propria indipendenza, ad esempio nella seconda poesia, Nuova, in cui afferma con franchezza «voglio un nuovo canto, audace e forte». Nonostante l’età, è sicura di sé, esigente (anche in amore), conta sulle proprie capacità e non teme l’esaltazione dell’io.

Come abbiamo accennato, la seconda opera trattata è il romanzo I divoratori, uscito presso Treves, e presto divenuto un best-seller europeo, la cui esegesi hanotevolmente colpito il pubblico presente. Di cosa si sta parlando infatti? Il testo era stato scritto e pubblicato in lingua inglese, ma era stato preceduto dal racconto del 1905 The true story of a Wunderkind, e segna la svolta dell’autrice verso la prosa e verso la produzione più matura. Al centro si trova un tema caro a Vivanti e autobiografico, vista la sua esperienza di madre, ovvero quello della gestione di una bambina prodigio. Si potrebbe pensare che sia una gioia e una grande soddisfazione, e la dedica iniziale alla figlia Vivien e poi alla successiva generazione potrebbe trarci in inganno. La Prefazione invece lascia spazio allo sgomento: in modo metaforico, attraverso crudeli esempi dal mondo animale, l’autrice indica chiaramente che un figlio o una figlia geniale possono distruggere le velleità di una madre che desidera a sua volta realizzare il proprio genio. Un figlio o una figlia, che pretendono continue attenzioni, “divorano” chi li ha messi al mondo. Questo vuol dire affrontare a viso aperto un tabù: quello della maternità, sacra e istintiva per l’opinione comune, specie a quell’epoca, ma non per lei. E siamo nel 1911! Il romanzo, tutto al femminile e affascinante per le variegate ambientazioni, si sviluppa attraverso l’esistenza di tre donne che diventano madri, ma devono rinunciare alle proprie carriere di poeta e di violinista (se non è autobiografico questo…). Tre generazioni che hanno lo stesso destino: Valeria è la madre di Nancy, Nancy è la madre di Anne-marie, Anne-marie a sua volta partorisce, e qui il romanzo si chiude, ma niente fa sperare che la sorte cambi. Anche a lei toccherà allevare un piccolo genio. La maternità annienta le aspirazioni; non possiamo qui non vedere il contrasto, insito nella mente e nel cuore di Vivanti, fra istinto materno e desiderio di autoaffermazione. Tema modernissimo, del resto, e sempre attuale per ogni donna che voglia fare carriera.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.