Ugo Foscolo e il suo moderno sguardo sulle donne

Può stupire il fatto che nel 2023 si parli di Ugo Foscolo come di un proto-femminista e che si scopra dopo quasi due secoli un articolo praticamente sconosciuto in cui riflette sulla condizione della donna e si ispira a figure femminili esemplari. Eppure è proprio così. Durante il convegno rivolto agli istituti superiori Donne tra passato e presente. Un viaggio dalla letteratura foscoliana fino alla toponomastica femminile e alla psicologia moderna, tenutosi a Pistoia presso il Piccolo Teatro Bolognini il 31 marzo scorso nell’ambito delle manifestazioni correlate alla Giornata internazionale della donna, il prof.Andrea Pellegrini è intervenuto illustrando il testo di Foscolo, dal titolo Le donne italiane. In attesa di parlare di Toponomastica femminile, ho ascoltato con interesse e ho appreso qualcosa che ignoravo, nonostante i miei studi e i tanti anni di insegnamento di Materie letterarie, ennesima dimostrazione che non si finisce mai di imparare e che ogni occasione è buona per avere nuove sollecitazioni e fare scoperte.

Che il sommo letterato abbia vissuto in Gran Bretagna dal 1816 fino alla morte prematura avvenuta a Londra il 16 settembre 1827 si sa bene, e si sa inoltre che in quel travagliato periodo di salute malferma dà lezioni private, collabora a riviste, scrive saggi su Dante e Boccaccio, procede all’edizione definitiva dell’Ortis, porta avanti Le Grazie e completa la Lettera apologetica. È in gravi difficoltà economiche e finisce persino in carcere per debiti, ma nonostante ciò ha una gran voglia di fare ed evidentemente è anche curioso, attento, aggiornato non solo sugli eventi a lui tanto cari della situazione politica italiana, ma pure sui personaggi più brillanti del suo tempo. Così appare sul London Magazine del 1°ottobre 1826, un anno prima della morte, il pamphlet The Women of Italy, che al tempo stesso è un vero e proprio saggio storico-politico di grande lucidità, incentrato sulla anacronistica condizione in cui versano le donne italiane, costrette a matrimoni combinati con uomini che soddisfano le esigenze dei padri, non le loro, obbligate all’ignoranza, soggette a una famiglia, quella di nascita prima, quella del marito dopo, in attesa di un cognome che dia loro un minimo spazio di libertà e la rispettabilità, anche se poi non manca l’usanza deplorevole dei cicisbei o “cavalier serventi”. Non c’è da meravigliarsi che, appena possibile, sfuggendo alla sorveglianza assidua e ai mariti vecchi e sgraditi, le giovani spose cerchino alternative altrove, fra le braccia di uomini prestanti di cui sono davvero innamorate, senza badare alla dote e alle convenienze sociali. Foscolo parla ovviamente delle donne borghesi o di alto ceto, perché tutto sommato le popolane vivevano esistenze senz’altro faticose e difficili, fra lavori domestici e prole numerosa, ma avevano maggiore indipendenza nel muoversi in città come in campagna, nel fare la spesa, nell’incontrarsi con altre donne al mercato o al lavatoio; insomma la povertà rendeva paradossalmente più libere. Lo scrittore trae una conclusione amara, ma veritiera: quanta ipocrisia! E una società basata sulla bugia, sull’inganno, sulle apparenze, in cui le aspirazioni femminili non contano, i sentimenti sono soffocati, le speranze deluse e le donne sono costrette a “rubare” la propria istruzione di nascosto, non può che essere condannata alla decadenza.

Tornando alla recente edizione italiana, che comprende anche l’originale inglese tradotto da Silvia Franzoni, va detto che in appendice presenta un breve saggio del curatore Pellegrini, dal titolo allusivo: «Vi ha ingannato, madama, chi mi ha dipinto come un libertino», che riprende parole dello stesso Foscolo e che ripercorre la carriera amorosa di un uomo che le donne le conobbe bene, fino da giovanissimo; non era particolarmente bello, era rosso di capelli, con gli occhi scintillanti e la fronte alta, vestiva in modo trascurato ma appariva seducente, vivace ed espressivo, aveva una gran parlantina e fu amante appassionato. La sfilza delle sue conquiste è lunga: da Isabella Teotochi Albrizzi (di cui divenne amante a soli 16 anni) ad Antonietta Fagnani Arese, da Sophia Hamilton (che gli diede la figlia Mary, da lui chiamata Floriana) a Quirina Mocenni, da Teresa Pikler, affascinante attrice moglie del poeta Vincenzo Monti, a Isabella Roncioni. E si potrebbe continuare, quasi come il catalogo di don Giovanni cantato da Leporello.

Laura Bassi

Questo breve testo ha un altro aspetto di notevole interesse che non può non appassionare noi toponomaste, sempre alla ricerca di donne esemplari da conoscere e valorizzare. Foscolo infatti fa concreti esempi di figure eccezionali del suo tempo o appena precedenti che rappresentano dei modelli di vita, di cultura, di affermazione personale e che è bello scoprire. Probabilmente non le conobbe di persona, ma notizie precise gli devono essere pervenute sia da amicizie e confidenze sia dalla fama che le circondava. Due di loro sono piuttosto note ancora oggi, mi riferisco soprattutto alla bolognese Laura Bassi (1711-1778), celebrata fisica sperimentale, maestra di Spallanzani, fra le prime laureate e insegnanti universitarie al mondo, a cui sono state intitolate scuole, strade, un asteroide, un cratere su Venere e in anni recenti persino la prima nave rompighiaccio italiana. L’altra è Maria Maddalena Morelli, letterata pistoiese che arrivò agli onori della corte di Vienna, detta in Arcadia Corilla Olimpica (1727-1800), a cui una via è stata dedicata in città. A Roma fu incoronata Poeta laureata e le fu conferito l’ambìto titolo di Nobile romana; fu lei a ispirare a Madame de Staël il suo romanzo Corinne o l’Italie.

Monumento funebre a Clotilde Tambroni

Mi vorrei dunque soffermare su altre tre, iniziando da un personaggio incredibile: Clotilde Tambroni, bolognese, nata nel 1758 e morta nel 1817. Il prof. Pellegrini ha spiegato che questa bambina geniale e di famiglia modesta non poteva studiare, ma ascoltava nascosta in un angolino le lezioni private del celebre prof. Emanuele Aponte che era a pigione in casa sua. La piccola aveva una capacità di apprendimento fuori del comune, tanto che, quando fu intorno ai 15 anni, l’ospite si rese conto che aveva imparato il greco antico come fosse la lingua madre, lo parlava addirittura, così si prestò a insegnarle personalmente anche il latino. Dopo essere entrata in Arcadia con lo pseudonimo Doriclea Sicionia, Clotilde, con una audacia impensabile per il suo tempo, si presentò all’esame pubblico all’Archiginnasio, divenendo nel 1793 la prima donna docente nella prima cattedra di Eloquenza greca di Bologna, senza avere una laurea, visto che le era stata preclusa la frequenza universitaria. Sapeva pure padroneggiare le lingue moderne: spagnolo, francese, inglese. Con l’arrivo del dominio napoleonico, Clotilde perse il lavoro perché rifiutò di giurare fedeltà alla Repubblica cisalpina; si ritirò in Spagna, entrando nella Real Academia Española, ma nel 1799 per decreto di Napoleone poté ritornare in patria e riprendere l’insegnamento fino al 1808, quando la cattedra di Lingua e letteratura greca fu abolita. Di lei ci rimangono lettere e componimenti vari in italiano e in greco, come l’Elegia in onore di Giambattista Bodoni, celebre tipografo. Il suo imponente sepolcro si trova nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna. Nella regione d’origine viene ricordata da alcune intitolazioni di scuole e da tre strade: una nella sua città, le altre a Rimini e a Parma.

Maria Dalle Donne

L’illustre ginecologa Maria Dalle Donne (1778-1842)  vanta altrettanti primati, fu infatti fra le primissime laureate in Medicina e la seconda donna, dopo Laura Bassi, ammessa al prestigioso ordine dei Benedettini Accademici Pensionati; fu pure la prima docente nella scuola ostetrica di Bologna. Figlia di modesti braccianti, le fu risparmiata la fatica del lavoro manuale a causa di una lieve malformazione a una spalla; fu dunque affidata a uno zio sacerdote che la avviò agli studi e poi la presentò a un medico, Luigi Rodati, che ne comprese le doti eccezionali: a 11 anni già parlava e scriveva in latino. Cominciò così la sua formazione sia in campo umanistico sia in campo medico; non solo divenne una apprezzata poeta, ma pure suonava l’organo quando si trasferì nel capoluogo ed ebbe un nuovo maestro, Sebastiano Canterzani, che la formò in àmbito filosofico, fisico, matematico. Il 19 dicembre 1799, a soli 21 anni, Maria si presentò all’Archiginnasio (accompagnata da Clotilde Tambroni) e discusse pubblicamente con gli accademici con tale disinvoltura da ottenere il dottorato in Filosofia e Medicina e poter esercitare la professione medica. In breve ottenne pure l’abilitazione all’insegnamento grazie a dottissime dissertazioni in latino e infatti insegnò per quasi un quarantennio nella scuola di formazione di levatrici e ostetriche, professioni che da allora ricevettero una idonea istruzione per assistere al meglio le partorienti e le donne in generale. A Maria sono state intitolate alcune scuole e due sculture la raffigurano, nel palazzo comunale del paese natale, Loiano, mentre una lapide indica la sua tomba nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

Lapide tombale di Maria Dalle Donne

Da Bologna, sede della prima università del mondo e dagli esempi appena fatti più aperta verso le donne rispetto ad altre, con Maria Angela Ardinghelli (1728-1825) ci spostiamo a Napoli, dove la versatile studiosa nacque, si formò, visse una lunghissima esistenza e morì. In un’epoca in cui le donne erano relegate in casa e senza cultura, Maria Angela ricevette una ampia e varia formazione grazie alla premura dei genitori: Caterina e Niccolò, un nobile decaduto di origini toscane. Studiò filosofia, retorica, geometria, calcolo infinitesimale, matematica, fisica, latino di cui si impadronì con grande disinvoltura tanto che giovanissima già componeva in prosa e in poesia. Fece parte di un circolo intellettuale che si occupava in maniera innovativa di esperimenti di fisica e di elettricità e che disponeva pure di laboratori e di una biblioteca, intitolata al fondatore, principe di Tarsia, e aperta al pubblico.

D’altra parte siamo nella piena fioritura dell’Illuminismo partenopeo che vide emergere personalità come Galiani, Filangeri, Genovesi, ispirati da Mario Pagano e coinvolti direttamente nel rinnovamento sociale e politico. Maria Angela, i cui interessi spaziavano in ogni campo del sapere, aveva padronanza anche delle lingue moderne, francese e inglese, fu così che si dedicò tutta la vita a traduzioni specie in ambito botanico e chimico. Intrattenne numerosi rapporti epistolari con matematici, cosmologi, scienziati illustri come Buffon, Clairaut e l’abate Nollet, che le dedicò la prima delle sue Lettere sull’elettricità e a sua volta tradusse in francese lettere di argomento naturalistico ricevute dall’amica. Della studiosa rimangono due preziose pubblicazioni relative a traduzioni dall’inglese di opere del celebre chimico e fisiologo Stephen Hales che si occupò fra l’altro di esperienze idrauliche, statica degli animali viventi e analisi dell’aria intorno alla metà del secolo XVIII. Non ci resta che ringraziare lo studioso Andrea Pellegrini, docente di Materie letterarie e già autore di Piccole indecenze, romanzo sugli amori giovanili di Ugo Foscolo, per averci offerto l’opportunità di conoscere Le donne italiane, saggio di grande modernità che allarga il nostro sguardo sull’attività letteraria dello scrittore e ce ne fa scoprire aspetti inediti.

***

Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

Un commento

  1. grazie per aver condiviso questo articolo che allarga la conoscenza del pensiero foscoliano e non solo: grazie a intercessioni di menti aperte e attente alle genialità in bocciolo si sono formate donne illuminate che hanno aperto porte sino ad allora sprangate al mondo femminile. Donne da ringraziare perchè la nostra libertà è un’eredità che arriva dal loro impegno e volontà.

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