Il Report annuale sulla parità di genere dell’Unione Europea segue un approccio schematico, frammentando grandi problemi, come la violenza di genere e gli stereotipi, in singole unità minori.

Si deve tener conto, affinché il progresso verso una società europea paritaria si attui, di tutte le forme in cui le donne soffrono una situazione sbilanciata: dalle molestie sul lavoro e la violenza informatica di genere, sempre più diffusa, alla tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. La violenza di genere è ancora pervasiva in tutta l’Unione Europea ed è radicata profondamente nelle disuguaglianze sociali e nelle diseguali relazioni di potere tra uomini e donne.
Eventi globali, quali la pandemia COVID-19 o l’invasione russa dell’Ucraina, hanno rallentato il percorso verso la parità. Durante il lockdown, donne e bambini sono spesso rimasti chiusi in casa con i loro aggressori, isolati dai contatti sociali e dalle reti di supporto, facendo registrare un forte aumento dei casi di violenza in tutta l’UE. Le donne vittime di discriminazione intersezionale sono state le più a rischio di violenza di genere. Per discriminazione intersezionale di genere si intende quella basata sulla combinazione di sesso, razza o etnia, religione, credo, disabilità, età o orientamento sessuale. Le categorie più colpite sono state le donne disabili e anziane, secondo un Rapporto di Amnesty International.
È anche vero, però, che recentemente si sono compiuti passi in avanti decisivi: il Consiglio dei ministri Ue ha deciso di accelerare la ratifica dell’UE alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, anche se non c’è l’accordo di tutti gli Stati membri, secondo quanto affermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e la presidenza svedese dello stesso ne ha fatto una delle sue priorità. Adesso tocca al Parlamento europeo, il cui consenso è richiesto per l’adesione agli accordi internazionali. Sono stati compiuti progressi anche nei negoziati sulla proposta di direttiva della Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che mira a fornire agli Stati Membri una serie di norme minime, per criminalizzare i comportamenti che offendono le donne e sono qualificabili come reati.

La direttiva include forme di violenza contro le donne che includono lo stupro, le mutilazioni genitali e un problema che, purtroppo, è sempre più all’ordine del giorno: la violenza informatica di genere. Con l’aumento dell’uso di internet e dei social media, questa assume forme sempre nuove, come il cyberstalking, il cyber bullying, il doxing (la pratica di cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private (come ad es. nome e cognome, indirizzo, numero di telefono etc. o altri dati riguardanti una donna, di solito per farle del male) il voyeurismo digitale, le cyber molestie , la condivisione non consensuale di foto o materiale intimo anche manipolato, l’incitamento informatico all’odio e alla violenza che poi può sfociare nella violenza offline. Sebbene sia le donne che gli uomini possano esserne vittime, i dati mostrano che le prime sono nettamente più esposte al rischio e che spesso finiscono per ritirarsi dalla sfera digitale, mettendosi a tacere e isolandosi. Nonostante manchi ancora una disciplina completa, nel novembre 2022 è entrato in vigore il Regolamento sul mercato unico dei servizi digitali, creato allo scopo di garantire un ambiente online più sicuro, per fornire assistenza alle vittime e un adeguato accesso alla giustizia.
La proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, una volta approvata, dovrebbe modificare l’articolo 83 del Tfeu, inserendovi anche il discorso di odio (hate speech) e il reato di odio (hate crime). e occuparsi anche delle molestie sessuali sul lavoro, aggiungendo alla legislazione esistente norme sul sostegno alle vittime, sul loro accesso alla giustizia e sulla prevenzione del problema. Gli Stati Membri dovrebbero affrontare questo tema nelle politiche nazionali e stabilire azioni mirate, come campagne di sensibilizzazione e programmi di ricerca e istruzione per i settori più esposti.
Un altro problema, profondamente radicato nelle disuguaglianze di genere, è la tratta di essere umani a scopo di sfruttamento sessuale, contro cui la Commissione ha tenuto conto, nel dicembre 2022, di uno studio di valutazione sulla Direttiva UE anti-tratta del 2011 e ha approvato la proposta di revisione e aggiornamento della stessa, azione chiave nell’ambito della strategia 2021-2025, sulla lotta alla tratta di esseri umani.
Uno dei modi più importanti per combattere la violenza di genere, è offrire un sostegno alle vittime che sia adeguato e che permetta a chi ne ha bisogno di rivolgersi alle autorità, partecipare ai procedimenti giudiziari, chiedere un risarcimento e riprendersi dalla violenza subita. Anche di questo si occupa la proposta di Direttiva.
La Commissione, nel novembre 2022, ha riservato il 116 016 come numero di assistenza, armonizzato a livello europeo, per le donne vittime di violenza. Il numero sarà disponibile nei 15 Stati Membri che si sono impegnati a fornire il servizio a partire dal 30 aprile 2023.
L’8 marzo 2023, la Commissione ha lanciato una campagna di comunicazione, per sfidare gli stereotipi di genere in diverse sfere della vita, dalle scelte di carriera all’equilibrio tra lavoro e vita privata. Il rapporto che stiamo esaminando riporta le campagne e i progetti più interessanti su questi temi realizzati dai diversi Stati membri, tra cui l’italiano Free to … Live”sul tema della Cybersicurezza come risposta alla dimensione digitale della violenza di genere o altri destinati alla prevenzione dei comportamenti maschili violenti.
Gli stereotipi di genere promuovono una percezione delle donne come subordinate agli uomini e conducono, ancora troppo spesso, alla violenza; sono convinzioni dannose, profondamente radicate nella collettività, che limitano la capacità di donne e uomini, ragazze e ragazzi, nella loro specificità, di intraprendere carriere professionali o percorsi di vita e di partecipare liberamente nella società.
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Articolo di Chiara Giacomelli

Laureanda in Management presso l’Università di Pavia. Ama le cene in compagnia e leggere un libro che la tenga incollata fino ad addormentarcisi sopra. Ha tanti sogni nel cassetto, ma non sa da quale cominciare… perciò per adesso si limita a “fare la fuorisede” e a scrivere la tesi, sempre in compagnia delle sue cuffiette, da cui non si separa mai, e di una tazza di tè fumante.