Le grandi assenti. Anna Maria Sibylla Merian

La relazione che lega le specie animali e quelle vegetali che vivono sul nostro pianeta fu intuita per la prima volta da un’adolescente vissuta nel diciassettesimo secolo, ammirata per il coraggio, apprezzata per la finezza artistica e per il rigore scientifico, ma poi dimenticata, sepolta nell’oblio. È stata riscoperta solo nel ventesimo secolo, quando la sua ricerca appare ancora più rilevante, visto che il mondo degli insetti e delle piante che ha catturato nel suo lavoro è in via di estinzione, anche se alcune delle sue osservazioni oggi non sono più valide.

Grande studiosa di insetti, che disegnava in maniera rigorosa dopo averli osservati in ogni dettaglio, Anna Maria Sibylla Merian ha sfidato le idee della sua epoca sui ruoli sociali delle donne, diventando un’importante entomologa, viaggiatrice, imprenditrice. Donna di lucida razionalità e notevole talento artistico, oltre ad aver teorizzato e documentato il ciclo di vita degli insetti in quattro fasi, dall’uovo, attraverso la larva e la pupa, all’ultimo stadio della loro metamorfosi, quello adulto, ha anche creato suggestive illustrazioni che hanno dato sostegno scientifico alle sue osservazioni.

Dal bruco alla farfalla, Maria Sibylla Merian

Nasce a Francoforte nel 1647 in una famiglia di artisti, figlia del famoso incisore di vedute Matthaeus Merian il Vecchio, che muore quando Sibylla ha tre anni. La madre si risposa con il pittore di fiori Jakob Marrell. Aver potuto frequentare il laboratorio del padre incisore e del patrigno pittore le consente di apprendere precocemente tante tecniche grafiche, incisorie e pittoriche.

Già a tredici anni comincia a osservare la nascita e la metamorfosi dei bruchi da bozzolo a farfalla, certo non il genere di interesse che nella sua epoca si concepisse per una ragazzina, e nonostante la credenza popolare della sua epoca che riteneva gli insetti esseri abominevoli. La chiesa cattolica consigliava addirittura degli esorcismi contro quelle che definiva “bestie di Satana”, altri credevano che le farfalle fossero streghe che all’occorrenza si trasformavano. E ricordiamo che il XVII secolo fu un’epoca pericolosa per le donne e alimentò la follia della caccia alle streghe, con innumerevoli condanne a morte. Fortunatamente, però, nuovi sviluppi tecnologici permettevano all’umanità di vedere le cose in base alla realtà, come le lenti di ingrandimento, che aprivano al mondo dell’infinitamente piccolo e consentivano lo studio ravvicinato degli insetti. Sfidando i pregiudizi del suo tempo, Sibylla raccoglie instancabilmente i suoi bruchi, li porta in laboratorio, li osserva scrupolosamente, scopre che quegli strani insetti nascevano dalle uova deposte dalle farfalle, e le farfalle dalle crisalidi. Nessuno prima di lei aveva mai messo in relazione bruchi e farfalle.

Dopo un apprendistato dal pittore di fiori Mignon, a ventotto anni Maria pubblica il suo primo libro, che non è dedicato alle farfalle, bensì ai fiori.

Fiori colorati (sin.) -Tre tulipani (dex), Maria Sibylla Merian

Trasferitasi a Norimberga col marito apre una scuola di pittura e ricamo per ricche signore, che per i loro lavori prendono a modello i fiori descritti nei suoi libri. Suo marito guadagna poco come pittore e Maria Sibylla è costretta a mantenere la famiglia arrotondando con l’insegnamento e una piccola attività commerciale di colori e attrezzi per dipingere. Finalmente nel 1679 riesce a pubblicare il suo libro sui bruchi, La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori, un testo innovativo dove illustra gli stadi di sviluppo di 176 specie di farfalle e dei fiori di cui esse si nutrono. Accanto alle cinquanta tavole sono riportate le sue osservazioni sulla vita di ogni insetto, con la descrizione del processo di trasformazione.

Fiori e farfalle in differenti stati, Maria Sibylla Merian
Fiori di ibisco (sin)-Rosa con farfalla in differenti stati, Maria Sibylla Merian

Tornata temporaneamente a Francoforte per il deteriorarsi del suo matrimonio, entra in una comunità spirituale in cui i beni sono in comune e i diritti delle donne sono pari a quelli degli uomini; riprende il cognome da ragazza (che userà per il resto della sua vita), ma la rigida condotta di vita imposta alla comunità la convince a lasciarla. Si trasferisce ad Amsterdam con le due figlie; essendo ormai un’artista affermata può far fronte agli impegni economici e viene accettata nella cerchia degli studiosi della città olandese. Qui ha facile accesso a tutte le collezioni di farfalle e insetti, alle serre, alle aranciere e al giardino botanico.

Farfalle, bruchi e melograno (sin.) – Ananas e farfalle (dex), Maria Sibylla Merian

Ma le farfalle morte le sembravano insignificanti. Aveva bisogno di sapere qual era il loro contesto naturale, di quali piante si nutrivano, quanto a lungo vivevano, quanto tempo occorreva per la loro trasformazione.

Così, nel 1699, grazie ai fondi raccolti vendendo le sue opere e ad un finanziamento della città, all’età di cinquantadue anni, parte con la figlia ventunenne per il Suriname: un viaggio faticoso e lungo per un paese caldo e umido, ma lì può studiare le piante “ospiti” delle farfalle, le loro uova, bruchi e crisalidi. Sono le prime donne esploratici e con l’aiuto soprattutto di schiave nere e indigene, madre e figlia raccolgono in classificazioni nuove e preziose il materiale osservato, spostandosi faticosamente nella foresta tropicale.

Lucertole e farfalle (sin.) – Ragni (dex), Maria Sibylla Merian

Con l’aiuto delle lenti d’ingrandimento dell’epoca e di un rozzo microscopio può osservare i più piccoli dettagli dei bruchi, che descrive con una fermezza di mano straordinaria.  I particolari di ogni pianta sono resi in modo straordinariamente minuzioso e i colori sono reali, imitati alla perfezione, grazie alla sua straordinaria conoscenza dei pigmenti.

Si interessa anche alle proprietà medicinali delle piante, ne studia una in particolare che usano le donne del posto. «I semi sono usati dalle donne che hanno le doglie per accelerare il travaglio. Le indiane, che sono maltrattate dagli olandesi presso i quali sono a servizio, li usano per abortire affinché le loro creature non nascano schiave come loro».

Dopo due anni e un attacco di febbre gialla, ritorna ad Amsterdam con un carico di bruchi vivi, uova, serpenti e altri animali sotto spirito, bulbi di fiori, disegni e diari. Raccoglie tutte le sue conoscenze in Metamorfosi Insectorum Surinamensium, con sessanta tavole incise secondo i suoi disegni, che pubblica nel 1705. Avendo da giovane studiato il latino, scrive il testo bilingue, in olandese e latino, per assicurarsi un pubblico internazionale, ma il libro non vende tanto da sollevare Sibylla dalle ristrettezze economiche.

Molte delle illustrazioni del libro raffigurano non solo farfalle ma mostruosi insetti, come tarantole, rane, lucertole, rettili e uccelli. E un alligatore alle prese con un serpente velenoso.

Rane, Maria Sibylla Merian
Un coccodrillo in lotta con un serpente, Maria Sibylla Merian

Da una parte il suo interesse per gli insetti sfidava l’idea del suo tempo che gli insetti fossero sporchi parassiti, dall’altra era anche decisamente una donna del suo tempo. Scrive, infatti: «Non cercare di lodare e onorare me per questo lavoro, ma piuttosto Dio, glorificandolo come il creatore anche del più piccolo e insignificante di questi vermi».

Sibylla muore nel 1717 a Amsterdam, in povertà.

La sua vita non fu facile e la fama raggiunta non le impedì di vivere e di morire in grandi ristrettezze economiche. La sua storia è la storia avventurosa di una donna che ha affrontato un difficile percorso di indipendenza economica e culturale attraverso diversi cambiamenti, o meglio, metamorfosi, come quella dei suoi bruchi.

Per il suo comportamento insolito per una donna del diciassettesimo secolo, avrebbe potuto essere considerata una pazza, se non una strega; invece fu lodata per l’«instancabile dedizione». Nel tempo molti lepidotterologi confermarono le sue scoperte. Nel 1995, in Donne ai margini, la storica Natalie Zemon Davis la descrive come una «pioniera» dell’ecologia: «Curiosa, caparbia, riservata, eclettica, guidata nelle sue vicissitudini religiose e familiari da un’appassionata ricerca delle interconnessioni e della bellezza della natura».

In copertina: Anna Maria Sibylla Merian e le sue illustrazioni.

***

Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

Un commento

  1. Bellissimo articolo. Il 28 marzo 2023 nel nostro circolo Auser Basso Isonzo di Padova, ho presentato, all’interno del progetto che perdura tutt’ora di Storie di donne straordinarie, questa artista poco conosciuta. L’incontro aveva per titolo “Attraverso i secoli, quattro artiste ispirate dalla natura”, (Giovana Garzoni, Mari Sibylla Merian, Georgia O’Keefe e una artista giovane padovana in arte SAMI).

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