“Buongiorno signora Markandaya1!”
“Buongiorno! Ti prego… Markandaya è solo uno pseudonimo, chiamami semplicemente Kamala.”
“Qual è il suo vero cognome?”
“Purnaiya.”
“Le dispiace se le faccio qualche domanda?”
“Non amo le interviste, ma se vogliamo farci una chiacchierata davanti a un tè mi fa piacere!”
“Per me è perfetto, la seguo!”
Arrivate nella sua sala da tè preferita, mi rendo conto che, pur conoscendola da pochi minuti, mi trasmette una sensazione particolare. Dietro una riservatezza quasi eccessiva, sembra nascondersi una rabbia potentissima che scalpita per uscire.
“Cos’è che la spinge a scrivere, Kamala?”
“Vorrei risponderti con le classiche cose… Ma la verità è una e una sola: la scrittura è il mio più grande sfogo.”
“Sfogo di cosa?”
“Di rabbia. Non riesco a scrivere di cose che non mi abbiano profondamente indignato.”
“È per questo che ambienta tutti i suoi racconti in India?
“Non riesco ad ambientarli da un’altra parte. Ci ho provato, ma non riesco, è più forte di me. Sinceramente, provo dolore a vedere le condizioni in cui versa la gente del mio Paese.”
“Eppure ha passato più tempo qui in Inghilterra che in India… Sente ancora un legame così forte?”
“Ho passato molto più tempo qui: mi sono trasferita a Londra nel 1948, a 24 anni, per inseguire il mio sogno di fare la scrittrice, dopo aver frequentato la facoltà di storia all’Università di Madras. Eppure, il mio cuore appartiene all’India.”
“E quali sono le contraddizioni della società indiana di cui ha più sentito l’esigenza di parlare?”
“Principalmente la situazione post-coloniale, la riscoperta della propria identità al di fuori del dominio inglese e la rigidità della gerarchia sociale indiana, le condizioni di miseria delle classi più povere. In particolar modo, mi ha sempre atterrito il contrasto che c’è tra le zone urbane e rurali.”
“La vita nelle campagne indiane mi sembra una tematica prevalente soprattutto in Nettare in un setaccio, non trova?”
“Assolutamente. Rukumani, la protagonista, si scontra con i cambiamenti dell’India post-coloniale e con le difficoltà della vita rurale. Inoltre, la costruzione di una conceria nei pressi del villaggio in cui vive cambia drasticamente la vita della sua famiglia, che, dopo la morte di uno dei bambini, decide di trasferirsi in città.”
“Ma non trova quello che si aspettava…”
“Tutt’altro: si scontra con una realtà ancora più dura e difficile, in cui emergere dalla povertà è ancora più complicato e cadere nei meandri della piccola criminalità sembra l’unica via.”
“Lei cosa pensa del rapporto tra India e Gran Bretagna? Dopo l’indipendenza del ’47 crede che ci siano stati dei cambiamenti importanti per l’India?”
“Guarda, credo che dopo anni e anni di colonizzazione l’India abbia bisogno di uscire drasticamente dal dominio e dall’influenza inglese, soprattutto dal punto di vista socioculturale. Non ci possono essere vie di mezzo, si appartiene o a una parte o all’altra e non c’è bisogno di prendere posizione: è il nostro corpo, il nostro volto, il nostro accento a parlare.”
“Questa necessità di distaccarsi dal Regno Unito è chiara soprattutto in Some Inner Fury a mio parere. Lei che ne pensa?”
“Ovviamente! Quando Mira, la protagonista, decide di lasciare suo marito, un inglese, per ricongiungersi alla sua gente è una scelta più grande di quello che sembra. È una scelta identitaria, un bisogno primordiale di tornare alle proprie origini.”
“E lei? Questo bisogno lo ha sentito?”
“Dopo la morte di mio marito sono tornata spesso in India, ho sentito la necessità di tornare dalla mia gente. Per il resto, la porto dentro di me e la riverso in ogni singola cosa che scrivo.”
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KAMALA MARKANDAYA: Nata a Mahisur, in India, nel 1924 è stata una scrittrice e una giornalista indiana. Dopo la laurea in Storia, ha cominciato la sua carriera da scrittrice pubblicando una serie di racconti su giornali indiani.
Successivamente al 1947, anno dell’Indipendenza indiana, si è trasferita a Londra, dove si è sposata ed ha trascorso il resto della sua vita, mantenendo saldo il suo senso di appartenenza al suo paese d’origine.
Ha pubblicato dieci romanzi, a partire da Nectar in a Sieve (tradotto in italiano con il titolo Nettare in un setaccio), libro che la portò al successo, pubblicato nel 1955.
È morta a Londra nel 2004.
Articolo di Emma de Pasquale
Emma de Pasquale è nata a Roma nel 1997 ed è laureata in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente frequenta la magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre. Ha interesse per il giornalismo e l’editoria, soprattutto se volti a mettere in evidenza le criticità dei nostri tempi in un’ottica di genere.