Pippa Bacca e la sua amica Silva Moro erano partite, in abito da sposa, l’8 marzo 2008 da Milano verso Gerusalemme. Il loro obiettivo era attraversare 11 Paesi in guerra (Slovenia, Croazia, Bosnia, Bulgaria, Turchia, Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania, Israele) per portare simbolicamente la pace e la fiducia attraverso l’idea del matrimonio tra i popoli. Pippa si era separata dalla sua amica il 20 marzo a Istanbul dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria; avrebbero dovuto rivedersi qualche giorno dopo a Beirut. Il viaggio si svolgeva esclusivamente in autostop. Ma in Libano Pippa non ci sarebbe mai arrivata poiché, durante uno di questi passaggi, presso Gezbe la persona che l’aveva accolta nella sua auto la rapì, la violentò e la uccise. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato solo l’11 di aprile.
Ricordo quando venne data al telegiornale la notizia delle Spose in viaggio, era questo il titolo della performance itinerante, che ai più sembrò davvero una iniziativa pericolosa e forse anche un po’ troppo ingenua e stravagante affidarsi senza nessuna precauzione alla strada, viaggiando in Paesi lontani, fra gente sconosciuta. Chi non conosce Pippa Bacca può cercare sui social le sue foto e rendersi conto di chi stiamo parlando. Vedrete una donna sorridente dallo sguardo fanciullo, con una coroncina di fiori in testa e un bizzarro vestito bianco, a forma di giglio, cucito con 11 veli, tanti quanti le regioni da attraversare. In questi giorni sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche un cortometraggio dal titolo Mi sono innamorato di Pippa Bacca realizzato da Simone Manetti con il desiderio «di non permettere alla memoria di dissolversi».
L’ultimo fotogramma che abbiamo di lei, la ritrae sorridente sul ciglio di una strada sterrata di campagna mentre aspetta il suo prossimo passaggio. Confesso che trovare la misura giusta per scrivere di questa donna, mentre siamo tutti rinchiusi in casa a causa del Covid19, mi riesce molto difficile poiché non vorrei consegnare né un ritratto eccessivamente addolcito da un gesto romantico, né alimentare un giudizio negativo di quanti potrebbero pensare: ma chi gliel’ha fatto fare? Questa è la frase ricorrente che stigmatizza ogni comportamento femminile, come dire: se l’è cercata.
Così voglio partire dalla parola “fiducia”. È una parola che deriva dal latino e significa avere fede. Il dizionario Treccani la definisce: «atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.» La fiducia è un atteggiamento radicale, senza via di mezzo, per questa ragione è molto rischiosa, ma se così non fosse sarebbe qualcosa di annacquato. La fiducia è ben definita nel Salmo 22 che recita: «Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza». Eccola nella sua nudità la fiducia che si incarna nelle fenditure della fragilità umana: è come una persona che deve camminare bendata ma sa che non smarrirà la strada perché la fede la sostiene e in virtù di questa forza invisibile può rischiare la vita.
Nell’attuale momento di smarrimento, non abbiamo bisogno proprio di questo? Non di qualcuno che ci rassicuri ma di togliere sassi e detriti per trovare una sorgente accogliente dentro di noi in grado di indicarci la strada, giorno per giorno, in questo tempo improvvisamente interrotto.
Dichiara Pippa Bacca poco prima di partire :«il mio gesto è un modo di dare fiducia al prossimo, per dimostrare che se tu riesci a dare fiducia, ricevi solo bene. Io non ho paura…l’abito da sposa creerà più problemi, ma sono certa che andrà bene.
Il nostro sogno è di percorrere in autostop quei Paesi che sono stati sconvolti da guerre recenti e non sempre completamente sedate, un viaggio un po’ ardito, lo so, quello di due bellissime spose vestite per un matrimonio. Un matrimonio che forse è già avvenuto e che forse non avverrà, o che forse è rappresentato dal viaggio stesso».
Di tutta la terribile vicenda, io trovo in queste parole la luce di una donna capace di un gesto sconvolgente e rivoluzionario. Se riflettiamo per un momento, proprio adesso il superamento della pandemia è legato proprio alla fiducia che ciascuno di noi deve avere in sé stesso e negli altri nel mantenere atteggiamenti responsabili nei riguardi dell’umanità. L’omicida di Pippa Bacca si nasconde in ciascuno/a di noi quando infrangiamo delle regole solo per il gusto di farlo, quando non ci rendiamo conto che tutti/e noi siamo un unico grande organismo che respira, cresce e vive assieme agli altri e alla natura. Ciascuno/a di noi è Pippa Bacca quando, nonostante tutto, scommette sulla fiducia perché intanto ha illuminato parte della bellezza umana.
Dichiara Simone Manetti: «mi piace raccontare le donne perché provo un forte senso di ammirazione e fascinazione per il modo che hanno di rapportarsi con il mondo e mi piace narrare, soprattutto, di donne che affrontano temi forti o grandi problematiche. Sono quindi ammaliato dalla maniera potente e struggente, al tempo stesso, che hanno di relazionarsi con la loro vita».
Pippa compie un gesto molto commovente quando si inginocchia davanti alle ostetriche che lavorano nei Paesi in guerra: lava loro i piedi e li asciuga con i veli del suo abito da sposa. Cosa ci voleva dire? Voleva rendere visibile la gratitudine che dobbiamo avere nei confronti di chi aiuta la vita a venire al mondo, in condizioni precarie, e ne accoglie, con mani amorose, i primi vagiti: madri e figli/e.
«Lei mi manca tantissimo», confida la mamma Elena. «La morte di un figlio strappa via una parte di te in modo violento e irrimediabile. Io sono cambiata tanto dal giorno della sua morte. Ma nel fatto che Dio abbia permesso questa tragedia, abbiamo visto la sua volontà di dare un’eco immensa al messaggio di Pippa. Oggi ancora ci sono persone che nel mondo ascoltano, raccontano e portano avanti il messaggio di Pippa. Pippa è viva, dappertutto. E noi con Pippa a volte ci parliamo, pensiamo che sia qui, un po’ ironica, sempre pronta a fare qualche scherzetto dei suoi. La sentiamo volare nell’aria intorno a noi».
Con Pippa ricordiamo che la guerra è sempre inutile, chi la promuove, chi a volte l’ha invocata come una specie di catarsi; ci si rende conto, oggi più che mai, quanto sia straniante questa vita barricata in casa, questo silenzio per le strade, questo non potersi toccare. Tutto quello che è lontano da noi sembra non esistere e non appartenerci, Pippa Bacca voleva ricordarci che non è così. Adesso lo stiamo sperimentando. Quando il coronavirus riguardava la Cina, guardavamo distrattamente il telegiornale e le nostre vite erano ben definite da una quotidianità. Poi è arrivato in Italia e poi in Europa e abbiamo capito che esiste davvero. Forse capiremo che è tempo di un’altra umanità e che Pippa Bacca era stata una profetessa.
In questi giorni, avendo la fortuna di avere un piccolo giardino, osservo le mie piante, il cielo e il mio cane. In realtà la vita è blindata solo per noi, tutti loro continuano nel loro ciclo naturale. Le rose si preparano alla fioritura, le foglie nuove sono già sanguigne, un fiore di campo violaceo è fiorito in un angolo arrivando da chissà dove, il cinguettio degli uccelli non è coperto dal frastuono delle macchine, il mio cane continua a sonnecchiare al sole. Ho come l’impressione che la natura si stia disintossicando da noi, anche l’aria è più pulita.
Pippa Bacca, avendo come meta Gerusalemme, ci ha mostrato la via di una laica resurrezione. La sua breve vita è stata l’annuncio della primavera che sempre arriva per chi la sa aspettare, vedere e accogliere. Cosa contiene, infatti, in sé una bacca se non i semi dei frutti che verranno?
Articolo di Giovanna Nastasi
Giovanna Nastasi è nata a Carlentini, vive a Catania. Si è laureata in Pedagogia e Storia contemporanea e insegna Lettere negli istituti secondari di II grado. La sua passione è la scrittura. Ha pubblicato un romanzo, Le stanze del piacere (Algra editore).
Avevo rimosso questo episodio, grazie per averlo riportato alla luce
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Grazie a te per la lettura
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