Si dice comunemente che le streghe non hanno biblioteche.
In un opuscolo del Women’s Liberation americano leggiamo: «Sfortunatamente le streghe, prive di beni materiali e aliene dalla cultura ufficiale, non ci hanno lasciato la loro storia, che ci è stata invece riferita, come tutta la storia del resto, dall’elite che possedeva la cultura. Perciò oggi conosciamo le streghe solo attraverso gli occhi di chi le ha perseguitate ed uccise».
Le streghe non hanno mai scritto di sé stesse, né hanno descritto la loro storia o le loro arti ma per più di venticinque secoli scrittori e poeti, giuristi e filosofi ci hanno raccontato la loro verità. Basta citare Omero, Apuleio, Orazio, e poi Lutero e i santi Agostino e Tommaso, financo Goethe e Shakespeare per citarne alcuni. E così oggi possediamo variegate informazioni sulle streghe, storiche o fantastiche, letterarie o folkloristiche. Questi scrittori ci hanno minuziosamente descritto il loro aspetto, i loro rituali, i rapporti con Satana e con le divinità degli inferi.
Accanto a questa immagine del mondo classico, ne esiste un’altra che emerge nella mitologia nordica, in un culto antico e precristiano, i cui riti, in parte, sarebbero stati assorbiti dalla religione celtica. Troviamo tracce di ciò in alcuni romanzi medioevali, nelle saghe germaniche ed in varie tradizioni.
Possiamo comunque affermare che per tutto il Medioevo, fino al Rinascimento le streghe furono collegate alla Società di Diana i cui riti deriverebbero dalla Old Religion, l’antica religione al cui centro figurava Morrigan, la Grande Madre, che in seguito si trasformerà nella Fata Morgana. Nella religione celtica erano presenti per amministrare il culto sia i Druidi che le Druidesse. Ma quando il Cristianesimo penetrò nelle terre abitate dai Celti, subito non vide di buon occhio le sacerdotesse, in quanto il sacerdozio era considerato esclusivamente prerogativa maschile. E fu così che queste “pagane” furono bollate con il marchio di streghe e additate come fonti di disgrazia, dissolutezza e malvagità. E la strega diventò la serva di Satana, fornicatrice demoniaca, apportatrice di sciagure, assassina spietata e spesso infanticida.
Del resto, tutt’oggi, basta pronunciare la parola strega e si aprono fantasie spaventose e paure ancestrali: il loro cammino si snoda ambiguo e tortuoso attraverso i secoli.
Ma per iniziare a parlare di streghe, dobbiamo parlare di fate.
L’accostamento può sembrare azzardato e bizzarro ma non lo è, in quanto all’origine sia alle fate che alle streghe si attribuivano connotati e poteri ambivalenti. Streghe e fate simboli di un mondo soprannaturale e misterioso. Le fate si intromettevano nella realtà umana a volte per portare giovamento a volte nocumento, erano un po’ la personificazione delle forze della natura, dei capricci del destino. Quindi erano anche un po’ streghe e le attività di entrambe non erano rigidamente divise e classificate, erano figure archetipe fortemente ambivalenti. Un esempio può essere Diana che, oltre ad essere la dea della notte, presiedeva ai riti di fertilità, o la Morgana della leggenda bretone.
A un certo punto le streghe e le fate intraprendono un cammino diverso: le prime si avviano sulla strada della notte, del buio, della cattiveria, della malvagità mentre le fate si avviano su sentieri luminosi, colme di bontà e del potere di donare benefici ed esaudire desideri.
E così divise non si incontreranno più!
La strega racchiude in sé un universo simbolico così complesso che è difficile renderne i contorni netti. Ma in questo mondo fluido, sfuggente ed evanescente esiste una certezza: la strega è il simbolo in cui è confluito l’aspetto negativo, pernicioso, oscuro ed anche castrante del genere maschile nei riguardi dell’archetipo femminile. Ed allora non è possibile che possa esistere una donna libera, spesso affascinante e seduttiva, che riesce ad ottenere ciò che vuole. Per eliminare tale possibilità c’è un solo modo: mandarla al rogo affinché le fiamme brucino questa intollerabile ambizione.
Una curiosità che abbiamo notato nel cercare le definizioni di strega e stregone è quella della discriminazione sessista nell’uso di questi due termini. La prima definizione di strega nell’Enciclopedia Treccani è la seguente:«secondo la mitologia popolare essere soprannaturale… che svolge attività di magia nera». Per il termine stregone la prima definizione è uguale.
Nella seconda definizione riportata inizia la discriminazione.
Stregone: «uomo al quale sono attribuite facoltà straordinarie, di cui si serve per svolgere un’attività di magia bianca.»
Strega: «donna o ragazza cattiva e maligna, donna vecchia e dall’aspetto sgradevole».
Ma c’è una terza definizione di stregone che ci fa ancor più riflettere: «uomo dotato di particolari capacità (acume, intuito…) o di eccezionale abilità in un determinato campo».
Ogni altra considerazione è superflua.
La prima strega mandata al rogo di cui si ha notizia è una donna bruciata a Tolosa nel 1275, ma di lei non conosciamo il nome. Quelle fiamme hanno continuato per secoli ad ardere e annientare i corpi e le ambizioni delle donne. Ma gli assassini di allora non potevano prevedere che quel fuoco non si sarebbe spento mai e, per beffarda ironia della sorte, continua ad illuminare le menti di tante studiose (e qualche studioso) che pian piano stanno rendendo giustizia alle streghe.
In copertina. Genova, foto di Rossella Sommariva
Articolo di Ester Rizzo
Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo e di Le Ricamatrici e Donne disobbedienti.
Articolo interessante, grazie
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