Mastre vetraie

A Perugia esiste un laboratorio museo gestito da donne che da tre generazioni regalano colori e immagini alla luce del sole.
Lo Studio di vetrate artistiche Moretti Caselli fu fondato nel 1858 da Francesco Moretti. L’attività del laboratorio fu poi portata avanti dal nipote Lodovico Caselli. Alla sua morte nel 1922 si trovarono sulle spalle la responsabilità dello studio le figlie Rosa e Cecilia, rispettivamente di 26 e 17 anni. Erano cresciute nel laboratorio, ne avevano appreso l’arte, ma da quel momento dovettero gestire tutto da sole.

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Per prima cosa terminarono i lavori iniziati dal padre ad Assisi nella Chiesa Inferiore di San Francesco, a Bastia Umbra e a Sinalunga, e nello stesso tempo realizzarono numerose vetrate per la Basilica di Santa Chiara, quella di San Francesco e la Chiesa Nuova in Assisi, per la Chiesa di San Fortunato a Todi, la Cattedrale di Camerino, il Duomo di Arezzo, il Seminario di Perugia.
Tra il 1925 e il 1930, eseguirono l’opera più impegnativa della loro vita, il loro capolavoro: la vetrata che riproduce l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci a grandezza naturale (40 mq) per il cimitero di Glendale (Los Angeles, California).
Prepararono i cartoni e per dipingere i disegni sul vetro lavorarono anche di notte con lampade azzurre che riproducono l’effetto della luce solare, per verificare durante l’esecuzione del lavoro la resa dei colori. Rosa eseguì tutte le teste e Cecilia tutti gli abiti degli apostoli.
La tecnica messa a punto da Francesco Moretti è quella della vetrata dipinta a fuoco. La lastra di vetro viene usata come una tela su cui dare il colore col pennello. Il colore viene fissato attraverso la cottura in forno. Per ottenere il risultato finale sono necessarie più mani di colore e ogni volta, prima di dare lo strato di colore successivo, il vetro deve passare in forno. Ogni singolo pezzo di vetro è cotto e dipinto più volte e ogni volta c’è il rischio che la delicata lastra esca dal forno irrimediabilmente spezzata.
Le due sorelle erano ossessionate dalle rotture del vetro, perché per ogni pezzo spaccato bisognava ricominciare da capo, ma alla fine, dopo cinque anni di duro lavoro, poterono consegnare la vetrata finita.
Rosa e Cecilia avevano un carattere molto riservato, soprattutto Cecilia. Rosa curava i rapporti esterni dello studio ed ebbe una vita sociale e di relazione abbastanza intensa, prendendo parte a diverse associazioni cittadine, tuttavia entrambe non si allontanarono mai da Perugia. Trascorsero la maggior parte della loro vita all’interno del bell’edificio quattrocentesco ancora oggi sede del laboratorio – museo. Tutt’al più uscivano per una passeggiata nel giardinetto vicino che oggi porta il loro nome.
Rosa e Cecilia hanno passato il testimone alla pronipote Anna Matilde Falsettini che nel 1977 ha interrotto la sua carriera di docente di plastica e disegno per dedicarsi interamente all’attività di famiglia. Tra le sue numerose opere sono da ricordare le vetrate della chiesa parrocchiale di Passaggio di Bettona (PG) e le vetrate della chiesa parrocchiale di San Marco (PG).
Con Maddalena Forenza, figlia di Anna, siamo oggi alla terza generazione al femminile. Di lei  si possono apprezzare a Perugia la vetrata sulla controfacciata della chiesa di Santo Spirito e quelle del Castello Lemmo Rossi Scotti in località Santa Petronilla, oppure la si può ammirare al lavoro nello studio di famiglia.
Maddalena ha frequentato il laboratorio prima ancora di nascere, in grembo alla madre, poi ha seguito le attività di Anna guardandola dalla rete del box. Lo studio era la sua sala giochi e lei si muoveva con naturalezza tra armature, mani e piedi di gesso, colori, mortai, forni, disegni, cartoni e vetrate. Piano piano ha cominciato ad aiutare la mamma e infine è nato l’amore per questo lavoro, sostenuto da anni di studio.

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Restauro Incoronazione

 Il procedimento è lungo e complesso, ci vogliono la passione e la consapevolezza di dover tutelare e salvare qualcosa di unico.

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Per realizzare una vetrata prima si fa il disegno, poi si ingrandisce, poi si fanno i cartoni, poi si taglia il vetro considerando i punti dove inserire la trafila di piombo.

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Maddalena legatura a piombo

 A questo punto si uniscono i vetri in un telaio di supporto in verticale, i pezzi sono tenuti uniti con i cerini, cioè dei fili di cotone impregnati di cera. Si dipinge la vetrata in verticale, contro la luce naturale. Poi si toglie la cera e si passa tutto al forno, poi si rimette la cera e si ripetono tutti questi passaggi per almeno quattro volte. Alla fine si ricompone sul tavolo di legno la vetrata, incastonando i pezzi di vetro col piombo, si fanno le saldature e, se necessario, si aggiunge un telaio di ferro. È un lavoro da uomini? Maddalena risponde che c’è bisogno di una figura maschile, fabbro o muratore, solo per le cose particolarmente pesanti come spostare un telaio, montare una vetrata, per il resto «possiamo fare tutto da sole, non c’è bisogno di un uomo».
Lo Studio di vetrate artistiche Moretti Caselli fa parte del circuito museale della regione.

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Perugia. Giardini Rosa e Cecilia Caselli Moretti. Foto di Paola Spinelli

 

Articolo di Paola Spinelli

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Ex insegnante, ex magra, ex sindacalista, vive a Perugia alle prese con quattro gatti e i suoi innumerevoli hobby, ma è in grado di stare bene anche senza fare niente.

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