Dame bianche e Banshee

La dama bianca, come la strega, è una figura presente in diverse culture anche se è preponderante nel folclore germanico. Affonda le sue radici negli Spiriti della Natura e nella figura di Holda, dea del focolare e dell’inverno che vegliava sulla fertilità e sui nascituri ed era matrona delle filatrici. Prevalentemente viene raffigurata come uno spirito etereo, avvolto da una luminosità smorzata, senza né occhi né bocca né naso e che, sovente, appartiene ad una donna morta in seguito ad una vicenda tragica. La sua apparizione sarebbe premonitrice di eventi luttuosi e ne troviamo traccia scritta negli annali della casata degli Hohenzollern. Le dame bianche si manifestavano portando con loro delle candele accese con grosse gocce di cera. Le gocce, poi, erano fatte cadere sulle criniere dei cavalli per intrecciarle. Secondo alcuni studi che hanno raccolto le tradizioni orali, le apparizioni delle dame bianche sarebbero avvenute in luoghi appartati nella natura, accanto ad una sorgente d’acqua dove poter sciacquare la propria biancheria. Chi le incontrava poteva ricevere una richiesta di collaborazione in tale compito e,  se il malcapitato o la malcapitata avessero negato l’aiuto, le dame bianche, dispettose e stizzite, avrebbero rotto  loro le braccia. Per altri studiosi, e sono la maggior parte, questi esseri sovrannaturali apparirebbero invece nelle dimore nobiliari e sarebbero fantasmi di donne appartenute a quel ceto.
Tra le dame bianche più famose ricordiamo la contessa Agnese di Orlamunde che non aveva esitato ad uccidere i suoi figli per seguire l’uomo di cui si era innamorata. Location della sua apparizione il castello di Bayreuth in Germania e di lei troviamo traccia nell’epistolario di Erasmo da Rotterdam. Un’altra è Perchta von Rosenberg con le sue apparizioni più frequenti nel castello, sorto nel 1200, di Cesky Krumlov, cittadina patrimonio dell’Unesco della Boemia meridionale nella Repubblica Ceca. Quando gli svedesi occuparono il castello, lei li spaventò con le sue apparizioni e intimò loro di continuare la tradizione, che lei stessa aveva istituito, di dar da mangiare ai più poveri un piatto di minestra. Perchta, si dice, è destinata a rimanere in Purgatorio fin quando esisterà il castello. Noi pensiamo che quindi si troverà ancora là, visto che il castello è ancora visitato ogni anno da migliaia di turisti.
Le dame bianche, quando si intrufolavano nelle sfarzose sale dei castelli o nelle stanze dei palazzi nobiliari, appena le balie si assopivano, iniziavano a cullare i/le bambini/e. Come accennavamo prima, la loro presenza si manifestava anche prima della morte di qualche nobile e appariva vestita di nero, ma c’è anche chi giura di averle viste, però vestite di bianco, prima di eventi lieti come nascite o matrimoni.
Sono donne un po’ streghe ed un po’ fate. Se le si lasciano indisturbate ad aprire o chiudere, a piacimento, le porte dei luoghi in cui dimorano, non daranno problemi, ma se sentono qualcuno bestemmiare, iniziano a colpirlo con una fitta sassaiola.
Avvistamenti di dame bianche vengono ricordati anche nel castello di Schönbrunn e in un altro castello austriaco, quello di Bernstein. In quest’ultimo la donna che appare è Giovanna de’ Frescobaldi, discendente della nobile famiglia fiorentina, vissuta alla fine del 1400, a cui il marito uccise l’amante. Di lei si perse ogni traccia e svanì misteriosamente nel nulla. Ed ancora Biancamaria Martinengo che morì gettata dal marito geloso Bernardino nel fossato del castello di Padernello, in Lombardia, a Borgo San Giacomo in provincia di Brescia. Sempre in Italia, a Duino, in Friuli, nel famoso castello si aggira il fantasma di una dama bianca. Secondo alcuni è una nobildonna uccisa dal marito castellano che la gettò sulla roccia a strapiombo sul mare.
Ma è il Piemonte la regione in cui abbiamo riscontrato innumerevoli visioni di questi esseri sovrannaturali. Fra le rovine del castello di Trana appaiono ben due dame bianche. Ad Avigliana, il cui castello fu teatro di atroci combattimenti, tra le tante figure misteriose che si manifestano, c’è quella di una dama bianca, giovane ed elegante, con i capelli biondi raccolti da un filo di perle, che appare sempre accompagnata da due damigelle. Nei pressi di Alessandria troviamo il castelletto Molina dove viveva la contessa Ottavia Thea Porta, ricordata come «bella, saggia e di carattere fermo». Vissuta in quel maniero alla fine del 1600, pare sia rimasta affezionata al luogo e, di tanto in tanto, la si incontra seduta su una poltrona, come se fosse in meditazione.
Nel castello di Caluso, costruito intorno al 1200, si aggirerebbe l’inquieto fantasma di Diana Bazoches che fu l’amante del marchese Gian Giacomo di Monferrato e restò alla storia per la sua «indole spavalda e libertina». Altre dame bianche vengono segnalate sul Monte Bianco, sul Monte Rosa ed in varie località delle Alpi: luoghi spesso vicini a quelli che conobbero la feroce persecuzione delle streghe.

Banshee
Banshee

La Banshee è invece una figura leggendaria che troviamo nei miti irlandesi e scozzesi. È uno spirito femminile ancestrale che ha le proprie radici nella tradizione celtica, probabilmente un’antica dea protettrice del territorio e della comunità che, in seguito all’avvento del Cristianesimo, diventò strega, spaventosa megera portatrice di sventura da cui era meglio stare alla larga. Infatti la troviamo spesso classificata tra gli spiriti maligni come una vecchia e brutta strega dallo sguardo terrificante. Entità sovrannaturale, è dotata di poteri magici e profetici. Viene descritta in vari modi e varie forme da chi sostiene di averla incontrata. Secondo alcuni/e ha una triplice raffigurazione: o di giovane e bella ragazza, o di donna matura, o di vecchina. Si aggira fra le nebbie di quelle terre vicino alle sorgenti o lungo le rive dei fiumi. Può, comunque, dimorare anche nei cimiteri, muovendosi leggera ed eterea fra le lapidi. A volte si nasconde negli anfratti dei muri o tra le intricate radici degli alberi secolari. La descrizione più frequente la vede abbigliata con un mantello grigio, i capelli lunghissimi, bianchi, grigi o argentati e gli occhi gonfi e arrossati per il pianto. I suoi gemiti e i lamenti incutono terrore.
La parola Banshee deriva dalla forma anglicizzata dell’irlandese Beansì(d) che significa “Donna del Sidhe” (il colle delle Fate). Nella tradizione scozzese, la Banshee più famosa si chiamava Aibhill e proteggeva la famiglia O’Brian (ogni famiglia importante era protetta da una o più Banshee). Aibhill fu punita dal padre perché incontrava di nascosto il suo innamorato nei boschi. Scoperta, fu rinchiusa in una gabbia di cristallo e costretta a vedere il suo amante ferocemente giustiziato, nonostante le sue urla e le sue pietose suppliche. Da quel terribile giorno, Aibhill impazzì e i suoi lamenti furono così acuti che incrinarono le lastre di cristallo e lei riuscì a fuggire vagando per sempre nei boschi.
In Irlanda c’è la credenza che nelle notti di luna piena si senta il suo pianto straziante. Chi lo ode rimane terrorizzato «poiché in quelle urla è racchiuso tutto il dolore del mondo». Così spesso viene percepita come simbolo di sfortuna e di malaugurio.
Secondo altre teorie le Banshee rappresenterebbero gli spiriti delle donne uccise o morte durante il parto. Questi esseri sovrannaturali hanno anche qualche collegamento con le Prefiche, poiché si ritiene che si aggirassero nelle case dove era morto qualcuno e ne piangevano la triste sorte per tre giorni. Dame bianche e Banshee, citate dal Pitrè nel capitolo dedicato alle “Donne di fuora”, è indubbio che si riallaccino alle antiche figure delle Dee Madri che le religioni cristiane cercarono di cancellare in tutti i modi, soprattutto con la persecuzione delle streghe. Le loro tracce sono comunque giunte fino a noi, dal Nord Europa alla Sicilia, ma anche di questo parleremo una prossima volta.

 

 

Articolo di Ester Rizzo

a5GPeso3Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo e di Le Ricamatrici e Donne disobbedienti.

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