La vita e l’opera di Alice Bradley Sheldon, alias James Tiptree Jr., alias Raccoona Sheldon. Parte prima.
«È un uomo la cui amicizia è un onore e una gioia». Così, a proposito di James Tiptree Jr., Ursula Le Guin, a ragione tra le autrici più celebri della science fiction femminista, e non solo. «Ma – subito dopo – la cosa più bella, di lui, è che è, anche, Alice Sheldon».
La rivelazione data al 1977: James Tiptree Jr., già vincitore di due premi Hugo (tributati dal pubblico di appassionati di fantascienza presente al WorldCon, World Science Fiction Convention) per il miglior romanzo breve e di due premi Nebula (assegnati dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America) pure per il miglior romanzo breve, è una donna.
«Si è insinuato che Tiptree sia una donna – scrive, nella prefazione alla raccolta di racconti Warm Worlds and Otherwise, pubblicata nel febbraio 1975, Robert Silverberg (che Le Guin definisce «una delle menti più sottili e acute della fantascienza») – un’ipotesi assurda, poiché per me c’è qualcosa d’ineluttabilmente maschile nel suo modo di scrivere».
Esiste una modalità di narrazione e di scrittura che possa definirsi ‘maschile’ o, viceversa, ‘femminile’?
Se negli anni Venti del Novecento James Joyce era persuaso che ogni artista fosse womanly man o manly woman, cinquant’anni più tardi Ursula Le Guin invita a scardinare pregiudizi e destrutturare stereotipi: «Ultimamente, gente che conosco è venuta a dirmi che certi loro amici vanno in giro dicendo: “Ho sempre saputo che Tiptree era una donna. Lo s’indovinava dallo stile della sua prosa”, oppure “dai suoi personaggi maschili”, o “dai suoi personaggi femminili”, o anche “da quella sua particolare atmosfera”. Io non conosco nessuno di questi tipi che l’hanno sempre saputo; non hanno mai detto granché in proposito, per qualche ragione, non gli è mai capitato, neppure per caso, di accennare al fatto che lo sapevano, fino a quando anche il resto di noi l’ha saputo. Noi (il resto di noi) l’abbiamo saputo piuttosto all’improvviso, del tutto inaspettatamente. Credo di non essere mai stata così sorpresa in tutta la mia vita, o così felice. Tutto ciò che posso dire è che sono felice di non averlo saputo da sempre, poiché in tal caso mi sarei perso il meraviglioso trauma della rivelazione».
Alice nasce a Chicago il 24 agosto 1915 da Herbert Bradley, avvocato e naturalista, e da Mary Hastings Bradley, scrittrice di narrativa e di libri di viaggio; a sei anni segue i genitori nell’avventura africana alla ricerca dei gorilla di montagna, nell’allora Congo Belga: è la bimba bionda e sorridente ritratta in una serie di scatti in bianco e nero, sulla riva di un fiume, all’apertura di una tenda da campo, schierata con un piccolo gruppo di guerrieri kikuyu (popolo bantu dell’Africa orientale) in assetto da combattimento; ed è la protagonista dei libri materni a lei intitolati: Alice in Jungleland (1927) e Alice in Elephantland (1929).

Dissolvenza… Nel 1934, a diciannove anni, Alli (così è affettuosamente chiamata) è ormai una ‘debuttante’, una giovane donna dell’alta borghesia che compie il suo ingresso in società: «Pensai allora di trovarmi sul blocco di pietra degli schiavi [the slave block, ove gli schiavi destinati alla vendita erano posti in piedi per essere meglio esaminati dai possibili acquirenti] per essere data in moglie, così sposai il primo ragazzo che me lo chiese, tre giorni più tardi» (dalla ricca biografia di Julie Phillips dedicata a James Tiptree Jr., dall’eloquente sottotitolo The double life of Alice B. Sheldon, edita nel 2006). The first boy who asked me è William Davey: dopo un’interruzione volontaria di gravidanza che ha per conseguenza la sterilità di Alice, la coppia divorzierà nel 1941.

Negli anni Trenta, la giovane donna diviene un’artista piuttosto affermata: espone nella sede prestigiosa della Corcoran Gallery di Washington DC e spesso firma le proprie opere – oli e acquarelli – come Alice Hastings, adottando il cognome materno (Julie Phillips dà notizia di una serie di acquarelli, tra i quali ne spicca uno che raffigura «soldiers marching beneath a monstrous caricature of Hitler»).

Nel 1942 entra a far parte del Women’s Army Corps degli Stati Uniti, in forza al servizio di ricognizione fotografica dell’aviazione militare, raggiungendo il grado di maggiore, «a high rank for a woman»; verso la fine della guerra, a Parigi, incontra l’uomo che diverrà l’amatissimo secondo marito, Huntington ‘Ting’ Sheldon, pure di stanza nelle forze armate alleate: nel 1945, in settembre, il matrimonio e la luna di miele ad Antibes, in Costa Azzurra.
La vita di Alice è segnata dall’inquietudine: nel 1946 apre una piccola azienda in società con il marito; nel 1952, pure con il marito, collabora alla nascita della Central Intelligence Agency, stabilendosi prima a Washington, poi a McLean in Virginia; nel 1955 si dimette per riprendere gli studi universitari: ottiene il Bachelor of Arts alla American University nel 1959 e il dottorato di ricerca in psicologia sperimentale alla George Washington University nel 1967 – lo stesso anno in cui inizia a scrivere racconti di fantascienza – con una dissertazione sulle reazioni degli animali a nuovi stimoli in contesti differenziati, che, come nota Isaac Asimov, «è stata proposta come la migliore dell’anno ed è diventata un classico nel suo ambito».

Donna non più giovanissima, l’accademia non la accoglie e non le permette la carriera forse sognata; nel 1969 così scrive all’amico Rudolf Arnheim: «Quante volte nella vita di una persona si apre una via di fuga totale, di assoluta novità? Ero così scoraggiata e depressa… E improvvisamente mi vidi al centro di una luce diversa, ero una nuova me stessa: prima il bello scherzo di diventare qualcun altro, poi le storie – andavano e venivano… – e l’inizio di una vera amicizia con persone deliziose la cui lingua – cruda, infantile, ironica, razionale – era la mia».
L’espressione delightful people si riferisce a un selezionato gruppo di autori e autrici di science fiction: tra loro Philip Dick e Harlan Ellison, Ursula Le Guin e Joanna Russ. Con lo pseudonimo di James Tiptree Jr., da un paio d’anni Alli ha iniziato a pubblicare, con successo, splendidi racconti e romanzi brevi (le misure a lei più congeniali): «Un nome da uomo mi pareva una buona mimetizzazione. Avevo la sensazione che un uomo sarebbe passato inosservato. Ho avuto anche troppe esperienze nella mia vita dovute al fatto di essere la prima donna a fare qualche dannato lavoro». Lo pseudonimo assume come nome proprio un probabile nome di famiglia, come cognome un villaggio dell’Essex, in Inghilterra – sede dell’azienda agricola Wilkin & Sons, produttrice di prelibatissime conserves and jams apprezzate dalla famiglia Sheldon –, mentre il termine ‘Junior’ è suggerito dal marito Ting.
Il nome di James Tiptree Jr. cela con successo Alice Sheldon per dieci anni: nel 1973 esce la sua prima raccolta di racconti, Ten Thousand Light-Years from Home, nel 1975 la già ricordata Warm Worlds and Otherwise. Pur corrispondendo con i ‘grandi’ della fantascienza, e con estimatori appassionati, Alli declina abilmente ogni invito che possa presentarla e rivelarla al pubblico: per esempio, nel 1974 non si presenta a ritirare i premi Hugo e Nebula (che le sono attribuiti per il miglior romanzo breve edito nell’anno precedente), vinti rispettivamente con The Girl Who Was Plugged In (La ragazza collegata) e Love is the Plan, the Plan is Death (Amore è il progetto, il progetto è morte); di lei è noto soltanto il numero di una casella postale a McLean, in Virginia. Quando il narratore e sceneggiatore David Gerrold si presenta all’indirizzo corrispondente, è accolto da una donna elegante e minuta, che dichiara di non sapere chi sia James Tiptree Jr. È Alice, naturalmente, che ama però disseminare piccoli indizi sulla propria vita; uno di questi, suo malgrado, permette il disvelamento: «aveva rivelato alcuni particolari su sua madre, che aveva descritto come un’esploratrice residente a Chicago. – scrive Ted Gioia nel profilo dedicato alla Donna più misteriosa nella storia della fantascienza – Un fan utilizzò quest’informazione per scovare un necrologio sul “Chicago Tribune”, che identificava Alice B. Sheldon come unica erede di Mary Hastings Bradley, nota scrittrice di viaggi. I dettagli sulla deceduta corrispondevano alla descrizione che Tiptree aveva dato della madre». Mary Hastings Bradley muore il 25 ottobre 1976, a novantaquattro anni; Alice è la sua unica figlia.
Al di là delle ragioni ‘oggettive’ (timore di nuocere alla propria carriera universitaria, presa d’atto che il pubblico di riferimento del genere science fiction è costituito prevalentemente da uomini, consapevolezza del pregiudizio sociale nei confronti delle donne), la verità profonda della scelta di uno pseudonimo maschile risiede nel gusto di Alli di coltivare una propria ‘identità segreta’. E nel giocare con l’ambiguità di genere: «Ciò che la gente ritiene maschile o femminile non dipende da me», dichiara dopo aver ammesso pubblicamente di essere James Tiptree Jr. Nel 1977 vince comunque sia il premio Hugo sia il Nebula con lo straordinario romanzo breve Houston, Houston, do you read? (Houston, Houston, ci sentite?); l’anno successivo ancora il Nebula con il racconto The Screwfly Solution (La soluzione Screwfly), che firma con l’alias Raccoona Sheldon (Raccoona è femminile d’invenzione di raccoon, procione). Pure nel 1978 dà alle stampe la raccolta Star Songs of an Old Primate (titolo italiano, decisamente più scialbo, Racconti di un vecchio primate); nello stesso anno pubblica il suo primo romanzo, Up the Walls of the World (La via delle stelle); nel 1981 ancora una silloge, la penultima, Out of the Everywhere and Other Extraordinary Visions; quindi, nel 1985, il secondo romanzo, Brightness Falls from the Air (E sarà la luce), fino al congedo, nel 1986, con la raccolta Starry Rift (titolo italiano Il fiume delle stelle); postuma (2001) l’antologia di saggi Meet Me At Infinity.
I racconti e romanzi brevi di Alice sono bellissimi: sono sessantacinque, dei quali soltanto ventisei tradotti in italiano e di ardua reperibilità. «Storie intensamente tristi, vere, divertenti. Storie molto belle», come le ha definite Ursula Le Guin; espressione di una «narrativa forte, senza compromessi e qualche volta acre», come scrive il compianto Giuseppe Lippi. Racconti e romanzi brevi dei quali non è possibile non tornare a scrivere: sono una folgorazione, così come la conoscenza della vicenda biografica di lei, «dolente, ma non rassegnata» (ancora Giuseppe Lippi a proposito del romanzo breve The Women Men Don’t See, del 1973, Le donne che gli uomini non vedono, tradotto in italiano con il titolo Le donne invisibili).

Il 20 maggio 1987, il “Washington Post” annuncia che il giorno precedente, il 19 maggio, «the bodies of Alice Sheldon, who wrote under the pseudonym James Tiptree Jr., and her husband Huntington Sheldon, a former CIA analyst, were discovered in their bedroom with bullet wounds in their heads». Già il 28 dicembre 1976, in una lettera a Robert Silverberg, Alice aveva scritto: «Ho sempre avuto intenzione di uscire di scena con grazia, quando fossi ancora me stessa. E ora so che non mi è possibile, perché significherebbe lasciare lui solo». Ma ora che Ting è malato, cieco, costretto a letto, Alli onora l’antico patto di morte stipulato con lui: gli spara due colpi alla testa, telefona all’avvocato di famiglia informandolo dell’accaduto, si spara a sua volta un colpo alla testa. Lei ha settantun anni, lui ottantaquattro. La polizia li trova distesi a letto, mano nella mano. Non oltre è dato andare nella fine di Alice Sheldon.
In copertina. Antibes, settembre 1945: Alice intenta a ritoccare una fotografia. Lo scatto, effettuato durante la luna di miele, si deve probabilmente al marito Huntington Sheldon (courtesy of Jeff Smith e Jeanne Gomoll, in Julie Phillips, James Tiptree Jr. The double life of Alice B. Sheldon, 2006; fotografie originali anche in http://www.jamestiptreejr.com, a cura della stessa Julie Phillips, e in https://us.macmillan.com/books/9780312426941).
Articolo di Laura Coci
Fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Insegna letteratura italiana e storia ed è presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
Caspita,sono un appassionato di fantascienza ma non avevo mai saputo di questa autrice. Vado subito a documentarmi.
Grazie Laura.
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Grazie a te, caro Gianni (ricevo ora il tuo commento).
Laura
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Grazie infinite per questa preziosa testimonianza, si è sempre parlato troppo poco in Italia di questa splendida autrice.
Spero con tutto il cuore che veda la luce quanto prima l’opera omnia dei suoi racconti, magari anche sull’onda di questo articolo.
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Leggo ora il commento.
Grazie per l’apprezzamento, condivido l’auspicio di una pubblicazione italiana dei racconti di Alice.
Laura Coci
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