A Siena con Dina

A Piazza del Campo, tra i meravigliosi mattoni rossi di Siena, mi aspetta Dina Ferri, poetessa oggi dimenticata dai manuali di letteratura.

Buongiorno Dina, come stai? Mi viene spontaneo darti del “tu”, visto che siamo coetanee!
Assolutamente. Tutto bene, ti ringrazio, sono felice di essere venuta a Siena oggi, amo questa città.

Ah, non sei di qui?
No, magari! Sono nata ad Anqua, una frazione del paesino di Radicondoli, ma quand’ero piccolina i miei si sono trasferiti in un podere a Ciciano, poco distante da Chiusdino. Eravamo vicini a Siena, ma la vicinanza a quei tempi era molto relativa… Non si poteva venire spesso in città.

Come ricordi la tua infanzia?
Come la tipica infanzia dei figli dei contadini: avevo pochi anni quando mi hanno mandata a pascolare le pecore.

Non sei andata a scuola, quindi?
In principio no, ma a 9 anni ho cominciato la scuola elementare. Poi, purtroppo, a casa serviva aiuto e son dovuta tornare nei campi… Non sai che dispiacere! Io amavo studiare, tanto che mi vedevo di nascosto con una mia compagna per farmi spiegare quello che facevano a scuola.

E come è nata in te la passione per la poesia, se sei sempre stata tenuta lontana dall’istruzione?
Mi è nata nel fondo del cuore, in maniera totalmente spontanea. Pascolare le pecore fin dalla tenera età aveva messo la mia anima in totale connessione con la natura in cui ero immersa: la bellezza mi travolgeva e avevo bisogno di una valvola di sfogo che mi permettesse di provare ad esprimerla a parole. Comunque, poi a scuola ci sono tornata!

Ah sì?
Beh, a seguito di una disgrazia, di cui però vediamo il lato positivo! Infatti, a 16 anni mi sono trinciata di netto tre dita della mano mentre lavoravo, allora i miei, per vedermi contenta, mi hanno fatto completare il primo ciclo di studi. Ero talmente dedita alla scuola che per andarci facevo ogni giorno 10km a piedi, ma non mi pesava affatto… Per me era un privilegio!

E quando sei riuscita a cambiare vita, Dina?
Nel 1927 vinsi un sussidio annuo e mi sono trasferita in collegio a Siena. Mi è cambiata la vita! Ho potuto studiare all’Istituto Magistrale di Santa Caterina e frequentare ambienti intellettuali, come il teatro. La svolta è arrivata l’anno successivo, quando il critico Aldo Lusini scelse alcune mie poesie da pubblicare su La Diana. Rassegna d’arte e vita senese.

So già che, purtroppo, Dina non può raccontarmi molto di più. A soli 22 anni la morte è andata a prenderla sul letto dell’Ospedale di Siena, dove era stata ricoverata a seguito di un’influenza.
È un gran peccato che la “poetessa-pastorella”, così era nota al pubblico, non abbia potuto continuare a far sognare i suoi lettori con la sua voce tenera e limpida. Ci avrebbe riservato sicuramente meravigliose sorprese.

DINA FERRI: nata ad Anqua di Radicondoli il 29 settembre del 1908, è stata una poetessa italiana, scomparsa prematuramente a Siena nel 1930.
Originaria di un’umile famiglia contadina, ha lavorato a lungo nei campi, prima di poter frequentare la scuola. Nel 1928 venne scoperta da Aldo Lusini, che pubblicò alcune sue poesia su una rivista senese, ma purtroppo Dina Ferri morì solo due anni dopo. Portava sempre con sé un quaderno su cui appuntare pensieri e poesie: da qui è nato Quaderno del nulla, la sua raccolta uscita postuma nel 1931.

***

Articolo di Emma de Pasquale

82266907_464813557755100_6601637314051440640_nEmma de Pasquale è nata a Roma nel 1997 ed è laureata in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente frequenta la magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre. Ha interesse per il giornalismo e l’editoria, soprattutto se volti a mettere in evidenza le criticità dei nostri tempi in un’ottica di genere.

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