Oltre Greta Thunberg

Tutte e tutti conosciamo ormai Greta Thunberg, la ragazza svedese che con caparbietà e determinazione lotta per salvare il pianeta dal cambiamento climatico e per il rispetto dell’ambiente. La sua lotta è iniziata, alla fine del 2018, davanti al Parlamento del suo Paese, la Svezia, fino ad arrivare al Parlamento Europeo dove, senza alcun timore reverenziale, ha redarguito i parlamentari con queste parole: «Avete l’obbligo morale e politico di diventare leader mondiali del clima. Voi stessi avete dichiarato che ci troviamo in un’emergenza climatica, avete detto che si tratta di una minaccia esistenziale. Adesso dovete dimostrare che fate sul serio».  A Greta , il mese scorso, è stato dedicato un francobollo. La società postale svedese PostNord ha creato una serie di francobolli dedicati ai temi ambientali ed uno di questi ritrae proprio Greta affacciata su una scogliera mentre osserva le rondini.

L’anno successivo, altre piccole Greta hanno iniziato a protestare e a far sentire la loro voce in diversi angoli della terra, ma la loro storia ed il loro impegno non ha avuto la stessa risonanza mediatica. Piccole donne che hanno deciso di mettersi sulle spalle un grande problema, una grande sfida, una grande lotta. Piccole donne dal cuore grande. Chi sono?

Iniziamo dalla meno nota: Adriana Salazar, boliviana. A diciannove anni ha deciso di chiedere a tutti i governi del mondo di riconoscere formalmente “i diritti della Terra”. Ha dichiarato: «La Terra deve essere riconosciuta come un soggetto giuridico, non come un oggetto». Adriana studia Legge ed è nata in una piccola comunità indigena delle Ande. Intorno a lei si sono radunati tanti e tante giovani che la sostengono e che raccolgono fondi per il “Green Climate Fund” che aiuta i Paesi in via di sviluppo nella riduzione di emissione dei gas serra.

Cambiamo latitudine ed in Thailandia  troviamo Ralyn Satidtamasar, chiamata  Lilly la “Greta Thai”. A dodici anni, nel 2019, ha iniziato, ogni venerdì, a salire sulla sua canoa e a raccogliere i sacchetti di plastica nei canali della sua Bangkok, dichiarando «Quando gli adulti non fanno niente sta a noi bambini agire». Una persona thailandese utilizza in media tremila sacchetti di plastica all’anno e, secondo una ricerca effettuata da Greenpeace, la Thailandia è al sesto posto nella classifica mondiale per l’inquinamento degli oceani. Già all’età di otto anni Lilly aveva constatato amaramente quanta immondizia ci fosse sulle bellissime spiagge della sua nazione e crescendo è maturata la consapevolezza di non poter restare indifferente a quello scempio. Doveva assolutamente fare qualcosa per sensibilizzare la gente al problema. Coadiuvata dalla madre si è recata nelle sedi di alcune società che gestiscono supermercati e attività commerciali, convincendo gli amministratori ad eliminare o ridurre la quantità di sacchetti monouso adoperati nei loro punti vendita. E ci è riuscita, dopo tanti rifiuti e poca considerazione. Si è sempre definita “una bambina in guerra” ed adesso la sua battaglia è quella di far inserire nei programmi scolastici gli studi per la salvaguardia dell’ambiente.

Spostandoci in Africa troviamo in Uganda, a Kampala, Namugerwa Leah, classe 2004, una ragazzina combattiva e determinata che, seguendo l’esempio di Greta Thunberg, ha iniziato, da sola, a scioperare per chiedere al Presidente Yoweri Museveni la messa al bando delle buste di plastica e il rispetto dell’ambiente. Adesso la sua campagna è sostenuta da migliaia di giovani che lottano contro l’inquinamento dell’aria, gli abusi ambientali, la deforestazione, il degrado delle zone umide e che ogni venerdì scendono in piazza a protestare. Ricordiamo che in Uganda non è semplice dare vita a scioperi, proteste e manifestazioni pubbliche, ma Leah non si arrende. Ha creato l’iniziativa della “Celebrazione del compleanno degli alberi” dichiarando: «Sprechiamo molto cibo per festeggiare il nostro compleanno ma non celebriamo quello del pianeta, pur dipendendo completamente dalle sue risorse. Ecco perché voglio lanciare il “Birthdaytrees”». Suggerisce a tutti/e di piantare un albero il giorno del proprio compleanno. È un regalo alla Terra ma è anche un regalo che ciascuna fa a sé stessa.

In un’intervista ha dichiarato: «Ho sempre avuto un’attenzione particolare per l’ambiente. Sin da quando sono bambina le questioni legate all’inquinamento e al riciclaggio mi hanno sempre interessata. Non ho mai sopportato la sporcizia nelle strade e quando ho visto cosa stava facendo Greta, a quel punto, anche io non ho avuto più dubbi: dovevo scendere in strada e fare la mia parte». Inizialmente, tramite un’insegnante sensibile alla tematica, ha avuto l’appoggio della scuola ma poi le assenze diventarono problematiche sia per i docenti che per i suoi familiari. Leah ha così trovato la soluzione dimostrando la sua grande maturità: «Ho trovato un accordo. Mio padre e mia madre mi sostengono e mi concedono di andare avanti a protestare fin tanto che conseguo ottimi risultati a scuola. Con la scuola invece, per colmare le mie assenze, frequento dei corsi pomeridiani e delle lezioni integrative per recuperare il tempo sottratto alla didattica». E conclude: «Il mondo pensa che noi africani viviamo isolati rispetto a quello che avviene negli altri continenti. Nulla di più sbagliato. Abbiamo internet, abbiamo smartphone e computer e siamo consapevoli di quello che avviene nel mondo. È bene quindi che anche il pianeta si interessi maggiormente a quanto avviene in Africa».

I dati forniti dalle Nazioni Unite evidenziano come più della metà degli 8 milioni di tonnellate di plastica che oggi finiscono negli oceani provengono dal continente africano. Questo scempio deve assolutamente essere arginato se non vogliamo che la situazione diventi irreversibile. Le persone adulte non lo hanno capito. Queste ragazze invece continuano a chiedere un mondo migliore e con le loro piccole mani uniscono i Continenti. Abbracciano amorevolmente l’intero pianeta di cui ci ostiniamo a non avere più cura.

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Articolo di Ester Rizzo

a5GPeso3Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra edit. ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo, Le Ricamatrici e Donne disobbedienti.

 

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