In viaggio con Fatima Mernissi

La terrazza proibita: comprai quel libro, tanti anni fa, attirata dal titolo e dalle origini della sua autrice, Fatima Mernissi.

Fatima era nata nel 1940 a Fez, una delle quattro splendide città imperiali del Marocco, ed ha sempre preso, coraggiosamente, posizione a favore della libertà delle donne, affermando che tale libertà è perfettamente compatibile con i precetti imposti dal Corano.

È morta a Rabat il 30 novembre del 2015.

Fatima Mernissi

Quel libro mi affascinò sin da subito e lo lessi tutto d’un fiato.

È autobiografico e vi si descrive l’harem in cui lei nacque e visse. La sua è una casa «ricca di cortili fioriti e fontane, di stanze ovattate da tendaggi e tappeti», dove convivono le famiglie di due fratelli. Una casa «piena di donne e di serve», splendida e sfarzosa. Ma è un luogo in cui le donne sono sottomesse a regole precise imposte dagli uomini. La prima e inderogabile regola è quella «di non varcare i sacri confini delle mura domestiche». Anche la terrazza di questa casa è un luogo proibito ma le donne la raggiungono segretamente, a costo di incorrere in severe punizioni, per respirare il cielo e le stelle.

Così quello spazio diventa un luogo magico che regala aliti di libertà.

Le pagine del libro sono sempre seducenti ma spesso diventano provocatorie.

Esemplificativo del contrasto fra tradizione e innovazione è il dialogo riportato nell’ultimo capitolo quando Fatima ricorda come da piccolina, sempre su quella terrazza, chiede ad una donna adulta perché i maschi e le femmine non possono continuare a giocare insieme quando crescono. Questa la risposta: «Gli uomini non capiscono le donne e le donne non capiscono gli uomini, e tutto comincia quando i bambini vengono separati dalle bambine all’hammam. Allora una frontiera cosmica spacca il pianeta a metà. E la frontiera indica la linea del potere, perché ovunque esista una frontiera, ci sono due categorie di esseri che si muovono sulla terra di Allah: i potenti da una parte e i senza potere dall’altra».

Fatima chiese allora su quale metà del pianeta si doveva collocare. La risposta fu rapida, breve e chiara: «Se non puoi uscire, sei dalla parte di quelli che non hanno potere».

Fatima riporta, tra le pagine, quello che le diceva sua madre: «I tempi si vanno facendo migliori, ora, per le donne. Tu e tua sorella riceverete una buona istruzione, camminerete libere per le strade e scoprirete il mondo. Voglio che diventiate indipendenti, autonome e felici. Voglio vedervi splendere come la luna. Ma vi dovete impegnare. I muscoli per la libertà e la felicità vanno sviluppati come si fa con quelli che servono a camminare e respirare».

Medina

La storia di Fatima e della sua conquista faticosa di libertà si intreccia con i ricordi ed i divieti della sua infanzia. La descrizione dei luoghi in cui visse è così vivida che, finita la lettura, promisi a me stessa che prima o poi mi sarei recata a Fez alla ricerca di quelle atmosfere.

E così fu. Erano passati più di dieci anni e finalmente riuscii a programmare un itinerario di viaggio in Marocco in auto. Mi imbarcai dalla spagnola Algeciras e in poco tempo arrivai in Africa. La prima tappa fu Tangeri per iniziare a respirare quelle atmosfere che mi avevano così tanto conquistato. Da lì, direttamente a Fez (in copertina).

Ricordo ancora l’emozione dell’arrivo.

Non so se ancora esiste, perché non ne ricordo il nome, ma fuori dalle mura della medina, che è la più grande del Marocco, su una piccola altura e proprio di fronte ad una delle porte d’accesso c’era un antico palazzo di un sultano trasformato in hotel di lusso. Un po’ preoccupata per i costi decisi comunque di informarmi sul prezzo perché la tentazione di pernottare lì era troppo forte. Uno dei vantaggi di viaggiare “in autonomia” è proprio quello di poter approfittare, soprattutto in bassa stagione, di prezzi congrui al costo del tenore di vita di quel territorio. Con poco più di 100 euro mi offrirono una favolosa suite con terrazza e giardino privato, cena e colazione incluse. Ero al settimo cielo!

Dalla mia terrazza la vista era proprio sulle terrazze delle case della medina. Non sapevo quale fosse stata quella di Fatima Mernissi ma non aveva alcuna importanza. Ricordo che dormii pochissimo e all’alba ero già sveglia per vedere sorgere il sole sui tetti ed ascoltare il canto del muezzin. Difficile descrivere quelle sensazioni.

Quella stessa mattina decisi di visitare la medina. In albergo mi consigliarono di andarci con una guida che parlava italiano per evitare di perdermi e soprattutto per ottimizzare la visita dei luoghi più importanti. Accettai ed entrai in quel mondo caotico, pieno di colori e di polvere e soprattutto, in certe zone, pervaso dal profumo delle spezie. Ad un certo punto chiesi alla guida se conosceva la casa in cui aveva vissuto Fatima Mernissi. Questa la sua risposta: «Fatima Mernissi? No, no… non è una donna buona, nessuno la ama qui a Fez… lei troppo… femminista».

Repressi, non so come, un moto di rabbia e gli risposi: «Bene, bene… qui a Fez siete degli ingrati. Non avete idea di quante persone vengono a visitare Fez perché hanno letto il libri di Fatima… conosco centinaia di turisti italiani che amano questa scrittrice e che ogni anno vengono a cercare i luoghi in cui visse».

Era una colossale bugia ma non avevo scelta. La guida mi guardò perplesso.

Io incalzai: «Ma tu non hai letto i suoi libri?». Con aria mortificata mi confessò di no. «E allora leggili…― continuai― abbiate più rispetto per questa grande donna che oggi contribuisce alla ricchezza economica di questa città».

Proseguimmo il giro e notai che il suo atteggiamento era cambiato, era come se riflettesse su quello che avevo detto. Dopo la visita alla medina, prima di andar via mi disse: «Signora… io ti prometto che leggerò i libri di Fatima Mernissi». Gli sorrisi e ci stringemmo la mano.

Se andate a Fez, vi prego, raccontate la mia stessa bugia. Forse potrà servire ai suoi concittadini ad onorarne la memoria.

Marrakech

Sempre in Marocco ma a Marrakech vi consiglio di andare a pranzare o cenare al ristorante “Al Fassia” che è gestito solo da donne. Ambiente molto curato e cibo ottimo. Ho inoltre appreso che adesso ne hanno aperto un altro, nella zona moderna della città: si chiama “Amal Women’s Training Center &Moroccan Restaurant”. I proventi sono utilizzati per fornire alle donne marocchine le competenze per imparare un mestiere che le salva dalla strada e dalla miseria. Sarà una mia futura tappa se dovessi ritornare a Marrakech.

Sempre sulle tracce delle donne, dalla capitale del Marocco potete percorrere le strade che vi porteranno ad Essaouira, sulla costa atlantica. Prima di giungere in questa bellissima cittadina di mare io ho fatto una tappa nella regione del Souss, al confine con il Sahara occidentale. Qui cresce la pianta di argan, protetta dall’Unesco, e lì troverete decine e decine di cooperative femminili che la trasformano in olio e prodotti cosmetici. L’argan è sempre stato definito il tesoro dei berberi ed oggi rappresenta il sostentamento economico per migliaia di donne.

Ho passato un paio di ore insieme a loro, mi hanno non solo illustrato le varie fasi della lavorazione ma mi hanno pure coinvolta. Seduta per terra, ho “pestato” i frutti della pianta con dei sassi dalla superficie liscia. Una bellissima esperienza che potete concludere acquistando tanti ma proprio tanti prodotti a prezzi irrisori se confrontati a quelli correnti di mercato da noi. Così vi farete un regalo e al contempo contribuirete solidariamente all’indipendenza e all’emancipazione di quelle donne.

E il viaggio avrà un significato in più.

Fatima Mernissi
La terrazza proibita, vita nell’harem
Giunti Editore. Firenze, 2007
pp. 240

***

Articolo di Ester Rizzo

Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra edit. ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzoLe Ricamatrici e Donne disobbedienti.

Un commento

  1. grazie Ester, l’hai descritto così bene questo tuo viaggio che voglio farlo, perciò regalami qualche minuto del tuo tempo e fammi un itinerario (partenza Bari) e diario da seguire passo passo. Un bacio

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