Con il termine Medioevo si indica, nella storiografia occidentale, l’età compresa tra la fine del mondo antico e gli inizi dell’età moderna, ovvero il millennio tra il V e il XV secolo.
Tra gli intellettuali italiani vi fu la convinzione che l’antichità classica e il mondo contemporaneo fossero momenti di alta civiltà separati da una parentesi barbarica, definita “età oscura”. La discussione sul Medioevo era impostata sulla dicotomia fra “romano” (o latino) e “germanico”, accentuando o diminuendo il retaggio dell’antichità o delle innovazioni germaniche, nei campi dell’evoluzione storica, sociale, politica, religiosa, economica, a seconda che in quel campo o in quella regione prevalessero l’elemento etnico romano o germanico ritenuti portatori di due culture ben distinte e coerenti al loro interno.
La fine del mondo romano evoca le genti barbariche, e proprio qui emerge l’interrogazione più controversa, quella che più di tutte ha capovolto il processo di revisione spostando l’interpretazione dal negativo al positivo o quantomeno al neutro. I barbari, anzi i Germani, furono visti non solo come i distruttori di Roma, ma anche i “costruttori” del Medioevo; dunque la definizione di “età oscura” derivò dal risalto che venne dato alle invasioni barbariche e alla rovina del mondo romano.

Importanti sono stati gli studi di Giovanni Tabacco con la sua idea del Medioevo come risultato del connubio latino-germanico; egli indagò in maniera neutra l’incontro tra l’eredità delle grandi civiltà sedentarie del Mediterraneo e il dinamismo delle genti seminomadi, fino a quella del mondo latino-germanico a opera dei Carolingi. Alla base dei suoi studi c’erano sempre i due modelli di “romano” e “germanico”, invece proprio questi ultimi sono ormai superati.
L’avvio a una svolta epocale è stato, nel 1961, il libro Formazione e struttura interna delle stirpi di Reinhard Wenskus, studioso tedesco; fino a quel momento si pensava che i popoli barbari fossero legati tra loro da vincoli biologici, da una stessa lingua, cultura, tradizione, diritto. Egli studiò la cosiddetta etnogenesi, cioè i processi di formazione delle varie etnie nell’età tardoantica e altomedievale, mettendo in risalto la loro comune tradizione, basata sui miti di origine, dalla quale derivavano le istituzioni, le leggi, la religione; dunque era un fattore soggettivo storico e non biologico-naturale come il sangue o la discendenza che definiva “nuclei di tradizione”, collegati a una dinastia, i quali riuscirono con la forza delle armi e un capo vittorioso a unire nel corso del tempo gruppi sempre più grandi e di origine eterogenea.
La ricerca storica negli ultimi decenni ha ribaltato quasi totalmente l’immagine del Medioevo tradizionale, che però rimane ancora ben viva nell’opinione comune. Tale attenzione ha modificato non solo l’approccio alle fonti (con lo studio sempre più metodico dei reperti archeologici), ma anche alle ricerche della comunità scientifica europea e americana.
Di fatto, il Medioevo fu l’epoca in cui avvenne la nascita delle nazioni moderne, come Francia, Inghilterra, Spagna, in cui l’Europa maturò le condizioni di un grande sviluppo, anche se in alcune zone fu un periodo di regresso, ma varie parti limitrofe, come mondo arabo e impero di Bisanzio, incrementarono la loro prosperità; d’altronde, il lascito della cultura romana attraverso il diritto e le istituzioni fu fatto proprio dalle popolazioni diffuse in tutta Europa e intorno al Mediterraneo.
La caduta dell’Impero Romano diede vita a quei popoli di etnia diversa che divennero gli Europei e crearono gli Stati dell’Europa occidentale; elemento principale di unificazione religiosa e culturale fu il Cristianesimo che travolse i valori del mondo antico.
Nei primi secoli del Medioevo si svilupparono lente ma importanti trasformazioni politiche, ideologiche e sociali. Durante il tardo impero l’economia era diventata stagnante, il commercio diminuiva, le città perdevano la loro vitalità e in molte zone l’aristocrazia si ridusse a vivere nelle tenute di campagna affidandosi al lavoro dei coloni e alla protezione di servi armati, situazione che si aggravò con le invasioni provenienti da luoghi non sottoposti al predominio romano, impoverendo i ceti medi (artigiani e commercianti), i quali dovevano sfamare le moltitudini di immigrati in città provenienti dalle campagne in seguito alla crisi dell’agricoltura. I tentativi da parte dei regni romano-barbarici di riproporre il modello romano basato sulla tassazione di cui la fonte di reddito più importante era l’imposta sulla terra e sul lavoro agricolo fallirono. La gerarchia era sempre più debole e scomposta nella sua struttura dai legami personali di dipendenza instaurati dai possessori fondiari. A partire dal VI secolo, la forte instabilità dello Stato e il venir meno di un sistema centralizzato di tassazione, di spesa pubblica e ridistribuzione come quello che il governo imperiale aveva gestito per secoli, implicarono una determinata ridefinizione degli status symbol: l’aristocrazia altomedievale (re compresi) era molto più povera rispetto a quella tardoantica; non solo disponeva di meno risorse da investire, ma il progressivo rallentare dei commerci e dei contatti la orientò a identificarsi con l’etnia dominante, dei popoli germanici, longobardi, franchi e goti, tanto da far ritenere che le migrazioni e le incursioni estese per secoli non produssero nessun turbamento. Interpretata attualmente come il primo vero momento di cesura con il passato, questa trasformazione ha il suo apice nel VII secolo, come testimonia il mutamento qualitativo delle evidenze archeologiche, che prevalentemente si riferiscono ai complessi cimiteriali: in Italia tra la fine del VI e la prima metà del VII secolo si moltiplicarono le sepolture con ricchi corredi di armi o gioielli e in parecchi casi costituirono le uniche testimonianze materiali di un sito. Il cambiamento qualitativo dei corredi tombali corrispose a una dispersione delle necropoli che, dal sec. VI in Italia e dalla fine del sec. V in Gallia, non sono più un fenomeno urbano, né il rituale funerario ha un controllo ecclesiastico; le necropoli concentrate in zone esterne della città furono abbandonate e sostituite da necropoli di medie e piccole grandezze, disseminate in area rurale oppure all’interno dei perimetri urbani.
Questo periodo coincise, anche se in tempi diversi, in altre parti d’Europa con la scomparsa della documentazione scritta, come strumento avvalorante delle transazioni economiche: in Gallia nel sec. VI, nell’Italia longobarda nel sec. VII, nella Britannia tra i secoli VI e VIII. La ripresa della documentazione scritta si colloca nel sec. IX e ovunque è associata con il trasferimento delle proprietà fondiarie da gruppi familiari o dai beni del fisco regio a enti ecclesiastici, grazie a un orientamento spontaneo delle aristocrazie, in Italia con l’avvento dei Carolingi nel regno longobardo nel secolo VIII, in Gallia e in Britannia un secolo prima con la politica delle donazioni regie a conventi e monasteri.

L’Europa del Medioevo presentava insieme i caratteri germanico e cristiano e il centro dell’influenza politica e militare si spostò definitivamente dall’area mediterranea a quella continentale.
Gli imperatori della dinastia carolingia tentarono di strutturare il sistema feudale di dominio tramite due cariche pubbliche: i comites (conti) e i missi dominici, nella struttura amministrativa vi erano gli episcopati e le abazie. Si rafforzò il rapporto fondato sul legame di fedeltà personale e di affetto reciproco che esisteva tra un capo e un guerriero e il suo seguito.
Il periodo storico del Medioevo, da più punti di vista molto interessante, è quello in cui venne lentamente creata l’Europa, avvenne lo sviluppo di una civiltà comune nelle varie regioni del continente; fu l’età di Carlo Magno e della cavalleria, delle crociate e dei Templari, dell’espansione del Cristianesimo e dell’affermazione del potere del papa su tutta la cristianità.
I regni barbarici posero fine su tutta l’Europa occidentale al dominio di Roma, ciò incoraggiò l’imperatore bizantino Giustiniano a riconquistare i territori perduti. La parte delle conquiste che durò più a lungo fu l’Italia, infatti a Ravenna si insediò un esarca (viceré) che governò un territorio di dimensioni variabili per due secoli, dal 552 al 751. L’esarca governava in nome dell’imperatore “romano” di Costantinopoli, infatti il territorio attorno a Ravenna si chiamò Romània, “terra dei Romani”, contrapposto alla Longobàrdia, “terra dei Longobardi”; da questi due termini derivano i nomi attuali di Romagna e Lombardia. Ai Bizantini nel centro-nord d’Italia rimasero Venezia e alcune posizioni marittime; Roma, città del papa, fu collegata con la capitale politica tramite un corridoio fortificato attraverso le vie Flaminia e Tiberina. Nel Mezzogiorno il ducato longobardo di Benevento si estese in Campania, Apulia, Basilicata e Calabria interrompendo le comunicazioni terrestri tra Roma e le province meridionali. La divisione tra Nord e Sud nella seconda metà del secolo VII fece sì che i territori bizantini del Meridione vennero annessi alla provincia di Sicilia.
Sotto la pressione dei Longobardi cadde Ravenna nel 751 e ciò segnò la fine dell’esarcato d’Italia. La Roma papale scelse la protezione dei re franchi e nel giorno di Natale dell’800, durante una cerimonia in San Pietro, Carlo Magno fu incoronato supremo sovrano dell’Occidente: nasceva così il Sacro Romano Impero che era più piccolo di quello antico, i sudditi erano tutti cristiani, il suo centro non era più a Roma ma più a nord ad Aquisgrana (oggi Aachen, in Germania), la sede preferita del sovrano. Era un’istituzione con sistema diarchico, basato su due poteri: quello del papa e dell’imperatore, il loro fine comune era quello di assicurare pace e ordine al popolo cristiano sul piano internazionale, ma lo stretto connubio tra istituzioni ecclesiastiche e politiche fu pure la causa del conflitto delle investiture dei due sogli.
L’Impero di Carlo Magno comprendeva la Francia, la Germania, la Spagna settentrionale e l’Italia centro-settentrionale. Dal punto di vista culturale era un mosaico di popoli differenti per lingua, cultura, diritto, perciò il sovrano promosse una rinascita culturale imponendo il latino come lingua ufficiale; per la diffusione della cultura riunì gli uomini più istruiti che diedero vita alla Schola palatina ad Aquisgrana, divenuta modello per altri centri di studi. In queste scuole i maestri stessi iniziarono a scrivere manuali utili all’insegnamento e s’intraprese anche la copiatura di antichi manoscritti grazie al paziente lavoro degli amanuensi e alla nuova scrittura più lineare, detta carolina.

L’incremento quantitativo e qualitativo della documentazione scritta durante il sec. IX nei territori dell’Impero carolingio segnò l’accordo politico tra le élite laiche ed ecclesiastiche che ufficializzò la parola scritta come principale strumento di controllo e di asseverazione della proprietà e della trasmissione della terra.
A Carlo Magno succedette nell’814 Ludovico detto il Pio, re dei Franchi e dell’Impero carolingio (814-840); questi, dopo la nascita dell’ultimogenito, cambiò la spartizione dell’impero, ma ciò provocò due guerre civili che si conclusero nell’843 con il trattato di Verdun, con la divisione in tre parti: Italia, Francia e Germania. L’unità politica rimase, quindi, più nelle parole che nei fatti, perché ebbe breve durata.
Nei secoli successivi vi furono nuove invasioni da parte dei Normanni, degli Ungari da est e dei Saraceni attraverso il Mediterraneo e, alla fine, la collaborazione iniziale tra l’Impero e la Chiesa lasciò il posto a un’aspra lotta di supremazia. Nonostante questo chiaro fallimento, l’ideale di Carlo Magno non venne perso, in quanto il titolo di imperatore del Sacro romano impero fu attribuito fino al 1806.
All’inizio dell’ XI secolo in Europa si ebbe un’imponente crescita demografica ed economica che condusse alla colonizzazione di ampie regioni, allo sviluppo urbano e alla ripresa dei commerci. La presenza araba trasmise all’Occidente tecniche, gusti, forme artistiche che arricchirono il bagaglio culturale delle popolazioni europee, si pensi alla numerazione, all’algebra, alla chimica, alla geometria, all’astronomia… Gli scontri e gli scambi tra i popoli diedero vita a un intreccio utile che fece del Medioevo, dal punto di vista culturale, un’epoca aperta e ricettiva.
La ripresa dell’economia in Occidente spinse i mercanti a frequentare i principali porti musulmani, procurandosi tutte quelle merci che facevano affluire dall’Oriente e dall’Africa: sete, pietre preziose, spezie, piante aromatiche, legname pregiato, ceramiche, metalli e oro; l’Occidente, non avendo molto da offrire, esportava schiavi, armi e lana inglese. Nonostante i contatti commerciali, le barriere culturali e mentali di questi due mondi sono ancora oggi alla base di tanti pregiudizi che seminano odio e violenza.
La Chiesa stabilì con autorità la sua ideologia con due atti contrapposti verso diverse realtà religiose e culturali: la rottura con la Chiesa greco-ortodossa dell’Europa dell’Est (scisma d’Oriente, 1054) e lo scontro con l’Islam (le crociate che presero l’avvio nel 1096); queste posizioni furono accentuate da una crescente intolleranza religiosa tra mondo islamico e cristiano, dall’intervento dei Normanni con l’esclusione definitiva dei possedimenti bizantini dall’Italia meridionale, e dalla conquista di Costantinopoli da parte dei crociati. La presenza cristiana in Terrasanta durò, a fasi alterne, fino al 1291 quando i musulmani riconquistarono San Giovanni d’Acri.

Lo sviluppo urbano dell’Europa non avvenne in modo uniforme, nell’Italia settentrionale e centrale e nella Francia meridionale le città si svilupparono come in età romana mentre nell’Italia meridionale la riconquista dei territori che nel passato erano stati occupati da Arabi e Bizantini impose un confronto con modelli urbani diversi la cui eredità non fu del tutto cancellata.
Nel Medioevo l’architettura cambiava a seconda delle aree geografiche e dei loro climi, nel Nord Europa le avversità spinsero a realizzare i tetti con una forte pendenza; nelle aree del Sud si usava invece un solaio. Spesso alle case erano unite le botteghe artigiane; i nobili, che continuarono a vivere nelle campagne, in città costruirono case-torri come simbolo di potenza e ricchezza economica, di cui esempi importanti si possono ammirare a San Gimignano. In una seconda fase, attratti dallo stile di vita cittadino e dalla possibilità di incrementare il proprio patrimonio, si spostarono nei nuclei urbani e la casa- torre divenne residenza, organizzata con intorno un cortile, mentre una strada principale tagliava l’abitato, fitto di stretti vicoli, e collegava le due porte d’accesso poste ai lati opposti delle mura. Intanto nascevano le tipiche tre piazze, dedicate rispettivamente al potere politico (con il palazzo comunale), al potere religioso (con la cattedrale), al potere economico e giuridico, con il mercato e i vari palazzi destinati all’ amministrazione della giustizia.

Nel Medioevo si dava molto rilievo ai simboli, alla moda e alle calzature. L’abbigliamento maschile di base era quasi uguale per tutti: una camicia abbondante, usata sia di notte sia di giorno, i pantaloni erano lunghi fino alle ginocchia e aderenti, in vita si indossava una cintura dalla quale pendevano diversi oggetti, fra cui una borsa per il denaro e talvolta un piccolo pugnale o spadino; per uscire si utilizzava un mantello per ripararsi dal freddo e dalla pioggia. I nobili portavano il cappello a punta o un berretto di feltro o pelle; i loro capelli erano accuratamente tagliati e il viso accuratamente rasato. Le donne ricche indossavano abiti colorati e sontuosi, e apprezzavano in particolare i gioielli; le vesti avevano lunghi strascichi di stoffa preziosa e l’eleganza imponeva che si indossasse una cintura di cuoio intrecciato, di seta o di lino, allacciata effettuando un primo giro all’altezza della vita, e poi un secondo giro all’altezza dei fianchi, infine si lasciavano cadere le estremità in due strisce uguali fino a terra. La pettinatura variava a seconda dell’età, ma i capelli erano sempre molto lunghi e raccolti. Le calzature rappresentavano, come scrive Virtus Zallot, il valore sociale: le persone che facevano parte dei ceti bassi calzavano zoccoli o ciabatte, i contadini usavano gli zoccoli in sughero o di legno, utilizzati spesso anche dai ricchi per evitare che si sporcassero le calze lungo le strade fangose. Le donne calzavano diversi modelli a seconda delle circostanze: le pianelle che, diversamente dal loro nome, erano calzature altissime e raggiungevano anche l’altezza di 50 cm., tanto che per camminare le eleganti dame dovevano essere accompagnate e sostenute; i sandali si portavano solo a casa perché il piede coperto era simbolo di castità, mentre le fiorentine calzavano solamente zoccoli allacciati con strisce in cuoio nere. Particolare predilezione si ebbe verso i colori, ai quali erano attribuite virtù apotropaiche.

Il Medioevo è stato il periodo dei castelli che si trovavano ovunque, in posizione elevata. Fu un’età di intensa religiosità malgrado le superstizioni e le credenze pagane; fu l’epoca dei monasteri e delle grandi cattedrali, degli stili romanico e gotico, i cui capolavori ci lasciano tuttora pieni/e di meraviglia. Fu una vera e propria officina di invenzioni e trasformazioni: l’astrolabio, le carte nautiche, la bussola permisero a chi viaggiava di muoversi con maggiore sicurezza; tra gli oggetti legati al gioco si ricordano le carte e gli scacchi, già diffusi precedentemente in India e nel mondo arabo; l’orologio meccanico consentì di calcolare i tempi in quanto tutte le ore divennero di uguale lunghezza.
Il Medioevo rappresenta dunque l’identità culturale delle moderne nazioni europee, con le sue opere letterarie e il differenziarsi delle lingue, con i magnifici centri storici, le imponenti cattedrali, i castelli, i monasteri, l’arte e la filosofia.
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Articolo di Giovanna Martorana

Vive a Palermo e lavora nell’ambito dell’arte contemporanea, collaborando con alcuni spazi espositivi della sua città e promuovendo progetti culturali. Le sue passioni sono la lettura, l’archeologia e il podismo.
Bellissimo articolo, l’ho letto tutto d’un fiato. Completo, semplice e comprensibile. Secoli di storia raccontati con dovizie di dettagli, compreso l’abbigliamento e l’assetto delle città. Brava come sempre Giovanna Martorana
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