C’è stata un’epoca in Italia in cui ci si divideva in opposte tifoserie: o Coppi o Bartali; o Callas o Tebaldi. Sono cresciuta in una famiglia di coppiani e tebaldiani, ecco perché oggi, nel centenario della nascita, voglio ricordare Renata Tebaldi.
Renata Ersilia Clotilde Tebaldi era nata a Pesaro il 1° febbraio 1922. Il padre Teobaldo apparteneva a una vecchia famiglia marchigiana, faceva il violoncellista di professione ma era anche un noto dongiovanni.
La madre, Giuseppina Barbieri, era di Langhirano, paesino a 24 chilometri da Parma. Il matrimonio, celebrato nel 1920, durò pochissimo. Renata aveva appena tre mesi quando la madre tornò con lei in braccio a Langhirano dai suoi.
A tre anni Renata fu colpita dalla poliomelite. Seguirono cinque anni di cure e di tormenti per recuperare la salute. Per renderle sopportabili quelle dolorose terapie era stata un po’ viziata dai parenti perciò, come ebbe poi a raccontare la stessa Renata, era diventata una bambina insopportabile. Forse fu per questo che un giorno una compagna di scuola per farle un dispetto le rivelò che il padre non era morto, come le avevano fatto credere in famiglia, ma era vivo e risiedeva in un’altra città. E così Renata conobbe il padre, si ricompose per lei la famiglia, ma sorsero di nuovo incomprensioni e gelosie tra i coniugi e Teobaldo si trasferì a Parma con una nuova compagna. Renata si riconciliò col padre solo nel 1960, tre anni dopo la morte della madre.
A dieci anni Renata cantava in chiesa, ma soprattutto le piaceva studiare il pianoforte.
La maestra di piano, sentendola cantare, intuì la grande attitudine di Renata per il canto e la convinse a presentarsi all’esame di ammissione al conservatorio di Parma. Renata aveva solo diciassette anni, un anno in meno dell’età prescritta, ma superò brillantemente la prova e fu ammessa al corso del maestro Ettore Campogalliani, uno degli insegnanti di canto più rinomati del tempo.
Nel 1940 un’altra importante svolta. A Natale Renata si era recata con la madre a Pesaro per far visita a certi parenti. Una zia di Renata, colpita dalla voce della nipote, fece in modo che venisse ascoltata dalla soprano Carmen Melis che, dopo il ritiro dalle scene, si era dedicata all’insegnamento nel Conservatorio Rossini di Pesaro. Melis cominciò a fare pressione sulla madre affinché Renata continuasse gli studi a Pesaro. Lo stesso direttore del Conservatorio, Riccardo Zandonai, dopo aver ascoltato Renata cantare, disse alla signora Giuseppina: «Mettere intralci alla carriera di una voce così sarebbe un errore, direi quasi un delitto.». E così Renata fu ammessa a Pesaro.
Nel 1942 il conservatorio fu costretto alla chiusura a causa della guerra, ma Renata non rinunciò al suo sogno e pur tra mille difficoltà continuò a studiare e a cantare, sempre seguita e consigliata da Melis.
Da sfollata ritrovò un amico d’infanzia Antonio Pedretti, che studiava per diventare medico. I due ragazzi si fidanzarono, ma quando Antonio le chiese di scegliere tra lui e la carriera, Renata scelse la carriera.
Il debutto ufficiale di Renata fu a Rovigo il 23 maggio 1944, ma l’incontro più importante per la sua vita professionale fu quello con Toscanini che, dopo un’audizione, scelse lei, giovane soprano quasi sconosciuta, per il concerto inaugurale della Scala ricostruita. Durante le prove, volendo ottenere un certo effetto, Toscanini disse ai tecnici e al regista: «Questa voce d’angelo dovete farmela scendere dal cielo». Da allora Renata Tebaldi fu per tutti “voce d’angelo” .
Quel concerto dell’11 maggio 1944 fu trasmesso per radio dalle stazioni italiane e da quelle straniere di Berna, Parigi, Londra e New York. Dagli Stati Uniti arrivarono 24 importanti critici musicali, la piazza di fronte alla Scala era gremita di gente che non era riuscita ad entrare e così era in piazza del Duomo, dove il concerto veniva trasmesso dagli altoparlanti.
Dopo la sua partecipazione a un simile evento la carriera di Renata prese il volo e ben presto diventò la regina della Scala. Iniziò anche una serie di tournée in Italia e all’estero, sempre accompagnata dalla madre, da Ernestina Viganò, la Tina, sua fedele ammiratrice, governante e amica e dall’inseparabile cagnolino New.

Sempre diretta da prestigiosi maestri, sempre affiancata da partner di eccezionale talento, nei più importanti teatri tra l’entusiasmo del pubblico Renata Tebaldi fu Aida, Leonora, Violetta, Manon, Mimì, Tosca, Liù, Adriana, Desdemona, Margherita e tante altre eroine del melodramma.
La sua voce? Alcuni giudizi: La voce della Tebaldi è paradisiaca, è una di quelle voci che ti entrano nell’anima, che ti vanno direttamente al cuore; è una voce pura, chiara, luminosa. Quando canta la Tebaldi, tutto è sereno, splende il sole… pare che da essa si sprigioni il profumo della primavera (Arturo Toscanini); Una delle voci più intensamente liriche e più pure della storia della musica (Michele dall’Ongaro); Nessuna voce è più femminile, più terrena, più morbida e sensuale di quella della Tebaldi (Mario Del Monaco); Una voce leggendaria, apprezzata per la smaltatura preziosa, la flautata soavità degli attacchi, l’avvincente calore degli impasti, e il fraseggio impostato sulla flessibilità, ricco di suggestive legature e smorzature delicatissime, suoni trasparenti “soffiati”, da far pensare ai miracoli di Murano(Eugenio Gara); La signora Tebaldi è il tipico soprano italiano del genere che suol dirsi lirico spinto: genere che esclude la ‘coloritura’ e quasi sempre (non sempre) gli sconfinamenti nel campo espressionistico, ma che ha a disposizione un assai vasto repertorio di opere tradizionali. Voce bellissima, tale voce, tale il temperamento di Renata Tebaldi: qualità rare oggi. E qualità alle quali soccorre un talento di attrice che sa riempire autorevolmente la scena e imporsi come una ‘presenza’ (Eugenio Montale).

Poi fece la sua comparsa sulla scena una cantante greca, Maria Callas, con una voce non perfetta ma dalla grandissima estensione, un forte temperamento e una notevole presenza scenica.
Scoppiò la rivalità tra le due primedonne, alimentata soprattutto dai giornalisti e dai fan.
Renata era al massimo delle sue possibilità vocali e all’apice della sua carriera, ma, secondo lei, l’atmosfera della Scala era diventata irrespirabile.
Queste le sue parole: «Non c’è dubbio che alla Scala tutti i dirigenti erano per Maria, ma io decisi che non volevo soffrirne e accettai l’offerta di Bing che da anni mi chiedeva di andare al Metropolitan». E così il 6 gennaio 1955 Renata la madre e Tina si imbarcarono a Napoli dirette a New York.
Una decisione saggia.
Ai giornalisti di New York che le chiedevano dei suoi rapporti con Maria Callas rispose che non c’era rivalità. «C’è ampia possibilità di lavoro per ognuna di noi, anche perché abbiamo voci diverse. Io sono un lirico spinto, non un soprano coloratura». E gli americani apprezzarono moltissimo questa “primadonna senza bizze”.
Il debutto al Met fu con l’Otello, accanto a Mario del Monaco, uno dei più grandi Otello di tutti i tempi, ma l’interpretazione di Tebaldi fu talmente memorabile che i giornali scrissero: «In questo caso l’opera dovrebbe intitolarsi Desdemona».
Ben presto divenne “Miss Sold Out“, “Miss Tutto Esaurito”, per circa vent’anni Renata fu la regina incontrastata del Met.

Sul piano sentimentale Renata non fu fortunata, un po’ come la sua rivale. Quando Maria fu lasciata da Onassis fu travolta dal dolore e alla fine ne morì. A troncare la difficile relazione col maestro Arturo Basile fu invece la stessa Renata. Fu una decisione difficile, ma lei non voleva più soffrire.
Quando nel 1972 Paolo Grassi lasciò il Piccolo per la Scala si ripromise «di pagare in parte il debito morale che la Scala aveva con Renata, quando la Scala, fra Callas e Tebaldi, scelse Callas, diventando il teatro della Callas e costringendo sostanzialmente la splendida Renata alla via di un esilio glorioso, ricco, strepitoso, ma pur sempre esilio». (Paolo Grassi, Quarant’anni di palcoscenico).
E così nel 1974 Renata tornò alla Scala e si ristabilì definitivamente in Italia.
Il 23 maggio del 1976 Renata Tebaldi tenne alla Scala una serata di beneficienza per i terremotati del Friuli. Concesse ben sette bis e alla fine fu sommersa dai fiori, dagli applausi e dall’affetto del pubblico.
Fu il suo ultimo concerto. Poi si ritirò dalle scene.
«Quel che dovevo dare l’ho dato: non ho rimpianti.»
Trascorse i suoi ultimi anni sempre con Tina e New tra Milano e San Marino.
Si spense il 19 dicembre 2004.
Una volta un giornalista le chiese: «Chi è la più grande cantante del secolo?». E lei seria: «Naturalmente sono io – e poi aggiunse sorridendo – sono alta un metro e 75. Lei conosce un soprano più alto di me?».
No, noi non conosciamo ancora oggi soprani più “alti”, se mai qualcuna, ma solo qualcuna, alla sua altezza.
A Hollywood nella celebre Walk of Fame c’è una stella dedicata a Renata Tebaldi.
Nel 2004 a San Marino si è costituita la Fondazione Renata Tebaldi con lo scopo di promuovere ogni due anni un concorso vocale intitolato alla cantante.
Nel 2013 è stata sviluppata la prima app per ipad sulla lirica ed è dedicata a Renata Tebaldi.
Nel 2014 è stato inaugurato a Busseto il Museo Renata Tebaldi.
L’11 ottobre 2020 a Busseto, è stata inaugurata la Passeggiata del Melodramma, con la posa delle prime tre pietre, dedicate a Giuseppe Verdi, Arturo Toscanini e Renata Tebaldi.

Ci sono strade intitolate a Renata Tebaldi a Parma, a Lecce, a Rimini, a Cordova, in Spagna. Ci sono giardini a suo nome a Roma e a Milano.

In questo la batte Maria Callas che ha tante più intitolazioni, ma solo perché è più conosciuta, le sue vicende hanno riempito pagine e pagine di giornali e anche chi non si intende di musica lirica conosce il personaggio Maria Callas. Cerchiamo allora di impegnarci affinché sul piano della toponomastica la partita tra le due dive si concluda in pareggio. Come? Facendo in modo che il nome di Renata Tebaldi, la ineguagliabile voce d’angelo, sia sempre più conosciuto.
Sul piano musicale oggi non ha più senso la contrapposizione Callas-Tebaldi. Sono due primedonne diverse ma grandi tutte e due, come le rose che sono state a loro dedicate, la rosa Callas e la rosa Tebaldi, sono diverse ma non possiamo dire qual è la più bella: sono entrambe bellissime.

In copertina. Renata alla piccola Scala, 1974.
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Articolo di Paola Spinelli

Ex insegnante, ex magra, ex sindacalista, vive a Perugia alle prese con quattro gatti e i suoi innumerevoli hobby, ma è in grado di stare bene anche senza fare niente.