Un monumento per Margherita Hack. Parte prima

Uno spazio suggestivo sopra Trieste, l’osservatorio come luogo magico ed evocativo, all’interno una scrivania in funzione, qualche tavolo con PC chiusi, qualche ragnatela, gatti che si aggirano, all’esterno il telescopio domina in un giardino selvaggio e vitale… Camminiamo tra le rose e le foglie e parliamo di ricerca scientifica, di formazione, di donne…
Chi? Margherita Hack e io.
Non riesco a ricostruire la data precisa, erano i mitici anni ‘90, quando prendeva corpo nelle scuole l’attenzione ai progetti sulla differenza di genere, sullo sguardo al femminile, quando nascevano le prime commissioni pari opportunità e si cominciavano a sviluppare su questi temi in Italia e in Europa percorsi di studio, ricerca, confronto. Ricordo di aver portato a casa da quell’incontro con la scienziata, astrofisica, accademica e massima espressione del mondo STEM un’emozionante, ricca testimonianza su cui riflettere, che ho diffuso nelle situazioni di formazione che ho frequentato.
Quanto tempo è passato! Quanto lavoro… È cambiato davvero qualcosa?
Mi trovo a ripensarci oggi che si parla a Milano di un’iniziativa per un monumento per Margherita Hack, in occasione del centenario della sua nascita. Promotori dell’iniziativa sono la Fondazione Deloitte e la Casa degli Artisti, con il supporto del Comune di Milano, Ufficio Arte negli spazi pubblici. Il progetto si propone come occasione per promuovere una produttiva interazione tra arte e società, regalando alla città un’opera densa di senso, che stimoli le nuove generazioni per attrarre e formare talenti femminili. La Fondazione, che si dedica alla realizzazione di progetti di responsabilità sociale nell’ambito della cultura, dell’educazione, della ricerca, attenta alle tematiche di sostenibilità e inclusione, ha in questo specifico caso lo scopo di valorizzare il contributo delle donne in STEM.

Già a luglio 2020, un primo Osservatorio aveva messo in risalto il fatto che solo un quarto degli iscritti a facoltà STEM è donna, con un pesante gender gap per questi profili. La testimonianza di vita di Margherita Hack può diventare un modello per tutte le donne STEM del futuro. Da qui la grande responsabilità di gestione della memoria pubblica, storica e simbolica di Margherita Hack. Proprio alla luce di questo obiettivo una selezionata rosa di artiste italiane e internazionali é stata invitata a partecipare al concorso di idee per la realizzazione dell’opera.
L’artista vincitrice sarà in residenza alla Casa degli Artisti, che le fornirà il supporto necessario alla realizzazione dell’opera. Quest’ultima verrà donata al Comune di Milano dalla Fondazione, che si farà carico anche della sua manutenzione negli anni a venire. Quindi attualmente otto artiste espongono alla Casa degli Artisti i bozzetti tra i quali sarà selezionato quello che darà origine all’opera vincitrice.

Quale sarà e dove verrà collocata? La risposta arriverà mercoledì 9 febbraio in una conferenza stampa alla Casa degli Artisti. Partiamo dalle suggestioni raccolte nell’opening della mostra e prepariamoci a seguire il processo di realizzazione, che si concluderà a giugno. È importante capire quali aspetti della poliedrica personalità della scienziata saranno valorizzati e quale spazio sarà scelto per la collocazione, prestando attenzione a cosa evocano i disegni, i testi, i bozzetti tutti carichi di gestualità, simbologia e passione.
Accanto all’interpretazione della scienziata e del suo operato, è infatti interessante osservare anche i significati del concetto di monumento e le ipotesi per la sua realizzazione e/o istallazione. Elemento comune sono il telescopio e la galassia, quella galassia che Margherita Hack definisce come un grande insieme di stelle in un legame che unisce tutti.

La galassia è rappresentata nel bozzetto di Sissi come massa sulla quale si appoggia il corpo di Margherita, un corpo che alza le braccia verso l’alto, simulando un telescopio. Le sue mani sono strumento naturale di ricerca, per poter iniziare a guardare le stelle senza mezzi tecnici, ma con la forza dell’immaginazione e del sogno. La rappresentazione veicola il messaggio che l’essere umano non è cosa altra rispetto all’universo, infatti non guarda il cosmo dall’esterno, ma dal suo interno.



Anche il bozzetto di Liliana Moro rappresenta Margherita con le mani al cielo a forma di telescopio, ma il corpo scuro, realizzato in bronzo, in uno slancio ascensionale è su una colonna in compagnia di un cane e un gatto, suoi compagni fedeli. Si delinea così il ritratto di una donna amante degli animali, vegetariana, divulgatrice impegnata nella vita politica e sociale.

Una testimonianza inedita e affascinante della passione sportiva della scienziata, è il progetto di Paola Margherita che rappresenta dorato e slanciato il corpo di una giovane atletica, mentre a testa in giù si arrampica su un traliccio, che allude al piede di un radiotelescopio. Nello stesso campo visivo degli osservatori la modellizzazione di una scia che lascia nell’aria un meteorite mentre sta per sfiorare il suolo.



Diversamente dalle altre per Giulia Cenci l’opera dovrà invece essere anti-monumentale e il corpo ridotto a pochi elementi, calchi di ossa umane con un volto dormiente, perché è il richiamo alla sua mente umile, appassionata e indagatrice che si vuole evocare.

Chiara Camoni, per realizzare il suo messaggio che siamo fatti di stelle, richiama lo studio delle stelle binarie nell’immaginare un monumento binario nato dalla fusione di oggetti quotidiani e di un film che sappia interpretare l’approccio dell’astrofisica.

Scultura di Chiara Camoni
Scultura di Chiara Camoni
Scultura di Chiara Camoni

Anche nella scultura astratta di Silvia Vendramel non è il corpo che viene rappresentato, ma gli effetti della luce su lastre di vetro, bronzo e alluminio, ricreando condizioni di significato simili a quelle della ricerca scientifica in cui nulla è dato per scontato.

Scultura realizzata da Silvia Vendramel

Nell’istallazione progettata da Marzia Migliora le stelle possono toccare terra per diventare una pavimentazione da percorrere per osservare, interagire, studiare, mentre in quella di Zhanna Kadrikova il cielo stellato su un grande vetro blu viene illuminato dalla torcia nelle mani di Margherita Hack.

Installazione di Marzia Migliora
Installazione di Zhanna Kadrikova

In copertina. Margherita Hack. Foto Credit Luciano Cotena.

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Articolo di Maria Rosa Del Buono

rbt

Di formazione classica, filosofica, psicologica, iscritta all’albo degli psicologi della Lombardia, sono stata docente dalla scuola secondaria di I grado all’Università e mi sono dedicata alla formazione docenti in ambito istituzionale e associativo, con particolare attenzione ai temi delle Pari Opportunità e della Differenza di Genere. Sono membro del direttivo della Casa delle Artiste di Milano.

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