Nata a Parigi il 12 marzo 1920, Françoise d’Eaubonne cresce in un ambiente profondamente caratterizzato dal conservatorismo religioso: il padre, Étienne Piston d’Eaubonne, è un membro del movimento progressista cristiano Le Sillon e la madre, Rosita Martinez Franco, è figlia di un rivoluzionario carlista.

Trascorre l’infanzia nella città di Tolosa, cercando un clima più favorevole alla salute di suo padre, costantemente malato a causa dei gas tossici inalati durante la Prima guerra mondiale. Dal 1936 al ’39 segue con partecipazione gli eventi della Guerra civile spagnola e la sua famiglia accoglie esuli fuggiti alla dittatura di Franco. Il suo talento per la scrittura si rivela precocemente, quando vince il premio della casa editrice Denoël per il miglior racconto under 13. Dopo aver terminato gli studi universitari da autodidatta, aderisce alla Resistenza francese contro il nazifascismo e pubblica, durante la guerra, la prima raccolta di poesie: Colonnes de l’âme, edita da Lutétia nel 1942.
Nel 1944 s’iscrive al Partito comunista, che lascerà pochi anni dopo per una forte dissonanza sulle tematiche dell’ecologismo, del femminismo e della differenza sessuale.
Negli anni seguenti, persegue contemporaneamente la sua carriera letteraria e il suo attivismo politico: essendo rimasta sola con la figlia dopo il divorzio dal marito nel ’44, decide di affidare la bambina ai nonni, per potersi concentrare sulla costruzione di un percorso professionale. L’episodio mette in luce, nella vita privata di d’Eaubonne, quanto la maternità costituisca per i paradigmi sociali un ostacolo spesso insormontabile all’affermazione lavorativa della donna.

Una vera rivoluzione interiore per d’Eaubonne è rappresentata dalla pubblicazione del saggio Il secondo sesso di Simone de Beauvoir: la lettura del libro le consente di osservare la sua esperienza di donna sotto una lente completamente diversa, e da quel momento la filosofa si assesta su un nuovo centro di gravità da cui analizzare l’esistenza.
Ispirandosi proprio a de Beauvoir scrive il suo primo saggio femminista nel 1951, Le complexe de Diane: un’opera in cui, partendo dalla classicità, analizza le questioni storiche e culturali che hanno portato all’esclusione delle donne dalla politica e in cui introduce inoltre l’idea di una bisessualità originaria e del genere binario come costrutto sociale. La sua formazione politica di stampo marxista emerge chiaramente nel testo, dal momento in cui intreccia inesorabilmente la lotta femminista alla lotta di classe e il destino delle donne come parte di una rivoluzione collettiva.
Nel periodo successivo continua a scrivere romanzi, saggi e poesie, che arricchiscono una vastissima produzione, di oltre cento pubblicazioni.

È nel 1971 che si avvicina definitivamente alla lotta per i diritti delle donne e delle persone omosessuali, partecipando alla fondazione del Mouvement de Libération des Femmes (Mlf) e Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire (Fhar), il primo movimento rivoluzionario che unisce sotto la stessa sigla gay e lesbiche francesi, che, tra l’altro, dà anche un forte impulso alla nascita del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.u.o.r.i). Nello stesso anno prende parte al Manifeste de 343, una dichiarazione pubblicata sulla rivista Nouvel Observateur, in cui 343 donne ammettono di aver avuto un aborto, rischiando di andare incontro a dure conseguenze penali: il manifesto dà un’importante scossa al dibattito sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza e sul diritto di scelta.

Nel 1972, essendo sorto a livello globale il problema dello sfruttamento delle risorse del pianeta, d’Eaubonne comincia a dare una svolta ecologica al suo laboratorio di pensiero, pubblicando il libro Histoire et actualité du féminisme, nel quale analizza lo sviluppo della «fallocrazia» (termine di cui le si attribuisce la creazione) e aggiudica la responsabilità della crisi globale al sistema patriarcale, che impone il proprio potere tanto sul corpo delle donne quanto sulla Terra. Introduce così il nesso tra femminismo ed ecologismo, che caratterizzerà tutta la sua attività politica e letteraria successiva.
Infatti, nel 1973 fonda il Fronte Femminista, diventato nel ’74 il Centro di Ecologia Femminista, un movimento che punta ad affrontare i problemi ecologici nell’ottica di una rivoluzione di genere.
Elabora così il concetto di «ecofemminismo», introdotto nel saggio del ’74 Le féminisme ou la mort, in cui afferma che lo sviluppo del mondo contemporaneo è basato sull’abuso concomitante della natura e della donna procreatrice.
«Da quando l’uomo si impadronì del suolo, quindi della fertilità (più tardi dell’industria) e del ventre della donna, quindi della fecondità, era logico che l’eccessivo sfruttamento dell’uno e dell’altra conducessero a questa doppia minaccia: eccesso delle nascite e distruzione dell’ambiente».(Le féminisme ou la mort, p. 221)
La proposta chiede una redistribuzione del potere, affidando alle donne il controllo demografico e la gestione libera della propria fertilità, dal momento in cui a pagare le conseguenze della procreazione incontrollata sono fondamentalmente sia le donne che bambini e bambine.
«Il primo rapporto dell’ecologia con la liberazione delle donne è la ripresa demografica da parte loro […]. Questa liberazione è già iniziata nei paesi altamente industrializzati che sono obbligati, per motivi di produttività, a concedere alle donne la contraccezione». (Tradotto dal libro collettivo di Michèle Dayras, Liberté, égalité et les femmes?, p. 177)
D’Eaubonne sostiene, in sintesi, che le lotte non vadano affrontate separatamente, ma come un’unica missione rivoluzionaria e, inoltre, supporta la violenza come mezzo d’azione, esprimendo la sua posizione al riguardo nel saggio Contre-violence ou la Résistance à l’État, pubblicato nel 1978. In questo senso, collabora anche con gruppi di estrema sinistra come Fraction armée rouge e Action directe, con l’obiettivo di costruire una società egualitaria, ecologica, femminista e autorganizzata.
L’utilizzo della «controviolenza» come mezzo rivoluzionario si manifesta soprattutto nella lotta al nucleare, quando, il 3 maggio 1975, commette un attentato alla centrale in costruzione a Fessenheim, in Alsazia, facendone esplodere il circuito idraulico e ritardandone l’apertura.

Come risultato di questi anni di attivismo, nel 1978, fonda Ecologie-Feminisme, un movimento che, sebbene non riscuota grande successo in Francia, ottiene un buon riconoscimento internazionale. Perciò, dagli anni Ottanta fino alla morte, d’Eaubonne stabilisce contatti e collaborazioni con collettivi, centri di studio e università estere, continuando a militare per la soppressione del sistema patriarcale con il duplice e inestricabile obiettivo di una rivoluzione ecologica e femminista.
Si spegne a Parigi il 3 agosto del 2005.
Purtroppo, la figura di d’Eaubonne è stata progressivamente dimenticata e le sue parole illuminate hanno avuto una scarsa diffusione tanto in Francia quanto a livello globale: nonostante sia la pioniera del pensiero ecofemminista, gli sviluppi multidirezionali del movimento hanno oscurato la sua filosofia, che, per quanto sicuramente radicata in un contesto storico e sociale oramai lontano da noi, ha avuto la lucidità precoce di analizzare a collegare le varie sfaccettature dell’oppressione patriarcale.
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Articolo di Emma de Pasquale

Emma de Pasquale è nata a Roma nel 1997. Laureata magistrale in Italianistica, è attualmente giornalista pubblicista. Mangia il mondo con occhi curiosi e ama raccontare. Da sempre crede profondamente nel potere della narrazione di restituire fiato alle tante voci soffocate dalla storia.