Come superare il divario di genere nella odonomastica: l’esempio virtuoso di Guspini

Esiste in Sardegna un comune, neppure tanto popoloso (11 mila abitanti), in cui sta avvenendo un fenomeno unico in Italia: in soli tre anni la locale odonomastica ha visto passare i nomi femminili da 6 a 50, un record al momento insuperato. Ma come è stato possibile? Chi ha voluto questa svolta clamorosa? Quali energie si sono accordate nel processo? Chiunque, come noi, operi attivamente al fine di ridurre gradualmente il divario fra intitolazioni maschili e femminili, sa quanto sia difficile convincere le Amministrazioni, sa quanta pazienza e diplomazia si debbano mettere alla prova, sa di quanto tempo e dedizione si debba disporre, per ottenere risultati modesti, e comunque gratificanti. Eppure a Gùspini, cittadina dell’antica subregione del Monreale (provincia Sud Sardegna), si sta procedendo a ritmo serrato e non si ha intenzione di fermarsi.

Foto di Agnese Onnis

Bisogna, come quasi sempre accade, partire da una donna, una donna speciale: Daniela Ducato. Per chi ancora non la conoscesse, vanno date alcune informazioni essenziali: la rivista americana Fortune l’ha premiata come imprenditrice più innovativa d’Italia, ma in precedenza aveva ricevuto in Svezia il titolo di imprenditrice più innovativa d’Europa nel settore industria green; successivamente è stata nominata Cavaliera della Repubblica e definita «campionessa mondiale di innovazione» da parte del presidente Sergio Mattarella. Per il New York Times i prodotti delle sue filiere sono tra le 10 innovazioni che possono salvare il pianeta, scelti tra i simboli iconici dell’Esposizione Universale della XXII Triennale di Milano. Questa donna straordinaria, che è pure insegnante di musica e continua a vivere nella sua Sardegna, premiata da Legambiente già nel 2008, è diventata famosa per aver contribuito alla realizzazione delle filiere Edizero, in cui si ottengono, con industria a km zero, 120 prodotti rinnovabili petrol free, i cui brand (edilana, edilatte, editerra, edisughero, geolana, salvamare, terramia, per citarne alcuni) sono evocativi della materie prime contenute e hanno ottenuto la menzione d’onore al Compasso d’oro 2018. Ci voleva una persona così lungimirante e tenace, che pensava al progetto da trent’anni, per coinvolgere l’Amministrazione comunale e vedere la realizzazione del suo sogno, grazie alla delibera del 5 giugno 2019 che prevede nomi esclusivamente femminili per un intero quartiere. A Gùspini, infatti, esiste un’area industriale, la prima al mondo certificata pesticide free, in cui le vie erano anonime o indicate banalmente da numeri, laboratori, capannoni. Ora tutto è cambiato e continua a cambiare.

Foto di Agnese Onnis

Ma quali sono i nomi prescelti in una lista così varia e ampia? Non è possibile citarli tutti, ma nella maggior parte stupiscono positivamente per l’originalità e la cura con cui sono stati individuati, in ogni parte del mondo e in ogni settore della scienza, della tecnologia, della politica, della cultura in senso lato. Tralasceremo dunque i più noti, da Maria Sklodowska Curie a Nilde Iotti, da Margherita Hack alle sarde Eva Mameli Calvino, Francesca Sanna Sulis, imprenditrice (Vitamine vaganti n. 83) e Maria Lai, artista (Vv n. 7), già presenti negli spazi urbani, in Sardegna e nel continente, grazie a vie o giardini, e ci soffermeremo su alcuni casi davvero emblematici che grazie all’ingegno, alla fantasia, alla creatività hanno portato a svolte illuminanti.

Elinor Ostrom (1933-2012) è stata una politologa statunitense insignita del Premio Nobel per l’economia, prima donna a ricevere il riconoscimento in questo specifico ambito. Esperta in cause collettive, trust e beni comuni, ha utilizzato un approccio nuovo, tanto da far nascere un idoneo settore di studi.

Rachel Louise Carson (1907-64), biologa e zoologa, con il libro di grande successo Primavera silenziosa lanciò il movimento ambientalista mondiale; la morte prematura non le consentì di assistere alla messa al bando del famigerato Ddt. Nel 1980 le è stata assegnata alla memoria la Medaglia Presidenziale della Libertà, il massimo riconoscimento civile negli Usa.

Margaret Eloise Knight (1838-1914), definita “la più famosa inventrice del XIX secolo”: dopo aver progettato un macchinario apposito, nel 1870 fondò una azienda per produrre i sacchetti di carta per la spesa, in uso ancora, specie negli Usa; brevettò pure altre invenzioni utili in casa, fra cui lo spiedo girevole.

Sarah Elisabeth Goode (1855-1905), afroamericana, è stata anche lei una inventrice statunitense a cui si devono due brevetti geniali. Per sfruttare al meglio lo spazio limitato dei piccoli appartamenti creò un letto pieghevole che, una volta chiuso, si poteva usare come scrivania; in seguito inventò il letto ribaltabile che rientrava all’interno di un armadio.

Grace Murray Hopper (1906-92), matematica, informatica e, a fine carriera, contrammiraglia della marina Usa, ha ideato il linguaggio di programmazione Cobol, utilizzato ancora oggi in molte applicazioni software di tipo bancario. È stata la prima a usare il noto termine bug per indicare il cattivo funzionamento di un computer, dopo aver estratto una falena dal suo.

Foto di Agnese Onnis

Paskedda Selis Zau (1808-82), a seguito della infelice legge dei Savoia che in Sardegna abolì i terreni collettivi e impose la proprietà privata, vedova povera con 10 fra figlie e figli a carico, guidò la rivolta popolare del 1868 a Nuoro con il motto “torraus a su connottu” (torniamo al conosciuto); in piazza Su Connottu ricorda l’evento una lapide sul muro dell’ex-municipio preso d’assalto dalla folla. Una piazza le è stata dedicata il 5 maggio 2019 nello storico quartiere di Santu Pedru.

Elena Valentini Luzzatto (1900-83), prima italiana laureata in architettura nel 1925 presso la Regia scuola superiore di architettura di Roma; lavorò come libera professionista presso l’Ufficio Tecnico del comune di Roma e fu una pioniera dello stile Razionalista. Fu a capo della progettazione delle case popolari gestite dall’Ina-casa realizzate fra l’altro in Sardegna.

Le donne del popolo Yao della provincia di Hunan crearono, nella prima metà del XX secolo, una scrittura sillabica fonetica segreta (Nü shu, ovvero “scrittura delle donne”) per non farsi capire dagli uomini in una società fortemente maschilista; questa rappresentò anche una straordinaria semplificazione (circa 700 simboli contro gli oltre 70.000 del cinese tradizionale) per venire incontro alle molte analfabete.

Nel 2004 è morta l’ultima donna che si serviva abitualmente di questa lingua, dai caratteri sottili e tondeggianti.

Ma apporre una targa, afferma Daniela Ducato, non basta: ogni mese, davanti a uno degli edifici industriali del quartiere, vengono organizzati eventi con letture a tema per far conoscere le tante donne formidabili che hanno compiuto grandi cose, con l’intento primario di coinvolgere le giovani generazioni e le scuole. «È importante capire da dove può partire un’innovazione che cambia il mondo», ha dichiarato.

Daniela Ducato

A marzo sarà la volta del ricordo pubblico di Rose Montmasson, detta Rosalia, la moglie di Francesco Crispi poi ripudiata, che fu l’unica donna a prendere parte, da vera coraggiosa patriota, alla spedizione dei Mille (anche se altre poi si aggregarono in Sicilia).
Come se non bastasse questa incredibile iniziativa, il 25 settembre 2020 altri due spazi di Gùspini sono stati intitolati a donne: un giardino pubblico alla partigiana, traduttrice e poeta Joyce Lussu (Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti in Lussu) e una piazza a Nadia Gallico Spano, madre costituente e promotrice della questione femminile ritenuta “il” problema centrale della nuova Italia repubblicana.

Prima di concludere, vanno citate altre scelte lodevoli avvenute in Sardegna in tempi recenti, di cui fu data notizia in un articolo comparso su ImPagine (13.6.2018): a Ploaghe (SS), grazie a un progetto regionale finanziato rivolto alle scuole, con il coinvolgimento comunale, sono state intitolate quattro vie a Maddalena Lai, insegnante di dottrina a cui si deve la ricostruzione della chiesa della Madonna di Valverde, Maria Francesca Canu, prima donna maestra elementare e prima patentata nel paese, Caterina Angela Uleri, detta Mammai, indimenticabile ostetrica condotta, Eva Mameli Calvino, insigne botanica, figlia della ploaghese Maria Maddalena Cubeddu. A Villamassargia (Sud Sardegna) nello stesso periodo si procedette alle intitolazioni alla citata Nadia Gallico Spano, all’antropologa Luisa Orrù e alla maestra tessitrice Fanny Trastu (vedi anche Vv n.32). A Borutta (SS) fu stabilito il ricordo della grande cantante Maria Carta (Vv n.80), della prima sindaca italiana Antonia Bartoli (detta Ninetta), sindaca del paese dal 1946 al ’58, e di Gemina Fernando di Pozzomaggiore, scrittrice e traduttrice. Un’altra iniziativa meritevole, pur risalente al 2012 e ancora in corso, vide l’adesione del comune di Olmedo (SS) al progetto di Toponomastica femminile “8 marzo, 3 donne, 3 strade” e l’individuazione tramite esplicita delibera di ben 19 nomi: fra questi Antonia Mesina (la martire ragazzina di Orgosolo), Graziella Campagna (uccisa dalla mafia a 17 anni), Edvige Carboni (mistica laica, venerata come beata), Grazia Dore (poeta, scrittrice, giornalista), Clara Zetkin (esponente socialista e fautrice dell’emancipazione femminile), Mafalda di Savoia (morta nel lager di Buchenwald nel 1944), insieme a note scrittrici, personaggi della politica e madri costituenti.

Con il 35% delle sue vie intitolate a donne (e che donne!) Gùspini ha ottenuto nel 2021 il primato mondiale, come sottolinea giustamente orgogliosa Daniela Ducato, mentre il dato italiano più recente vede tuttora una media del 4/5 % con un indice di femminilizzazione del 7,9. Cosa aggiungere? Speriamo che molte Amministrazioni comunali, altrettanto lungimiranti e aperte al cambiamento, ne seguano l’esempio.

***

Articolo di Laura Candiani

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Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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