«Quaderno proibito» di Alba de Céspedes 

Alba Carla Lauritai de Céspedes y Bertini (1911-1997) nacque a Roma mentre suo padre Carlos Manuel de Uspader y Quesada era ambasciatore di Cuba in Italia. Di famiglia borghese ma progressista, partecipò alla Resistenza attraverso la radio con lo pseudonimo di Clorinda. Nel 1944 fondò la rivista letteraria Mercurio che annoverava importanti collaborazioni con grandi scrittrici e scrittori del Novecento, come Sibilla Aleramo e Natalia Ginzburg, ma anche Alberto Moravia ed Ernest Hemingway. Nel 1948 pubblica sulla rivista un articolo di Natalia Ginzburg Il pozzo delle donne, al quale risponderà con una lettera indirizzata alla scrittrice. Questo carteggio è stato pubblicato nella rivista letteraria Tuttestorie n.6/7 1992 e negli anni ha sempre stimolato un intenso dibattito all’interno del pensiero femminista. Il livello di consapevolezza della condizione femminile è profondo e lo scambio tra le due donne di grande attualità.

Alba de Céspedes scrisse Quaderno proibito nel 1952, se ne celebrano dunque i settanta anni, e il romanzo fu pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Mondadori due anni dopo. Ci furono ristampe successive sempre per Mondadori. Ho appena finito di rileggere, dopo cinquant’anni, il libro nell’edizione degli Oscar del 1970, con in copertina Giovane donna all’interno, acquaforte di Domenico Cantatore. L’immagine raffigura una donna moderna nei tratti, dentro una casa, sullo sfondo una città; è seduta composta ma non sembra essere lì, è altrove. E infatti l’opera racconta in forma autobiografica come nasce e cresce una coscienza femminile per la conquista della propria identità. Quando uscì, fu inserito da una parte della critica fra i libri “rosa” ma era molto di più, infatti ebbe un suo ruolo nel percorso dell’emancipazione femminile italiana.

Il diario raccoglie i pensieri e le considerazioni quotidiane di una moglie e madre che, rigorosamente di nascosto, scrive quello che succede nella sua famiglia. Tanto per cominciare il quaderno su cui scrive era stato acquistato di domenica, quando nelle tabaccherie era proibito vendere cancelleria, e lei se lo era portato a casa nascosto sotto il cappotto. Colei che racconta la sua storia si chiama Valeria ma è “mammà” per tutti in famiglia, non solo per i figli ma anche per il marito. Siamo agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento. Valeria vive a Roma e lavora come segretaria presso uno studio commerciale. Vuole migliorare il livello economico del nucleo familiare e far studiare Mirella e Riccardo. Sua madre non ha avuto bisogno di avere una professione ma lei è contenta di uscire di casa, di trovare un suo spazio di espressione e di identità. Il marito si chiama Michele.

È un sognatore, avrebbe voluto fare altro, il suo lavoro in banca gli va stretto. Delega le responsabilità del quotidiano alla moglie nella cura della casa e dei figli come del resto era consuetudine di allora. Il ménage familiare procede nell’osservanza dei riti festivi e delle stagioni. Il pensiero di uscire dai cliché assegnati al suo ruolo di moglie e madre a volte attraversa la mente di Valeria ma non è mai trasgressione consapevole. Anche quando affiora un sentimento amoroso, il senso di responsabilità verso il coniuge e i figli ha la meglio. Sembra che qualcosa di dirompente possa succedere per la forza dell’innamoramento che spezza i confini del consentito, ma è solo un breve ristoro. Tutto torna come prima, come deve essere. Lei è una donna sposata, ormai grande, di quarantatré anni. La vita vissuta l’ha imprigionata nel ruolo assegnatole dalle regole sociali introiettate, anche se a volte vacillanti. Il tono del libro sembra talvolta scadere in romanticherie ottocentesche ma mai perde il filo di ciò che ci vuole trasmettere. È a Mirella, la figlia femmina, che la scrittrice del diario consegnerà il testimone di una emancipazione non senza dolore e conflitti.

«A pensarci bene mi sembra che questa sia la causa dell’inquietudine di Mirella: la possibilità di non ubbidire. È ciò che ha cambiato tutto, tra padri e figli, tra uomo e donna» (p. 66). E allora vedremo che il processo di cambiamento generazionale, e per quel che ci riguarda tra uomini e donne, segnerà il crollo delle impalcature tradizionali della famiglia. Bisognerà aspettare ancora molti anni per poter parlare di diritti e di liberazione femminile. Qualcuna/o potrebbe dire che ha anticipato di vent’anni un dibattito sulla condizione della donna all’interno della famiglia. Non è così. Il percorso di emancipazione femminile parte da lontano e non è ancora finito. Possiamo invece affermare che Quaderno proibito ha segnato un punto importante in questo percorso. Molte lettrici si sono sentite rappresentate e in qualche modo capite nella loro amara vita domestica.

Il testo si legge tutto di un fiato: aspetti l’avvenimento successivo, quello che accadrà a Mirella o a Riccardo e ai loro amori giovanili. La Rai ne propose nel 1980 uno sceneggiato in quattro puntate per la regia di Marco Leto, con gli ottimi interpreti Lea Massari nelle vesti di Valeria e Giancarlo Sbragia nel ruolo di Michele e si può trovare in rete nella sua versione completa. Peccato che il romanzo non sia più in libreria da molti anni, l’ultima ristampa di Mondadori risale al 1980. Venne pubblicato insieme ad un altro racconto della stessa autrice dal titolo: Nel buio della notte, in copertina l’attrice Lea Massari. Ci furono poi una edizione in lingua inglese nel 2004 ed una in lingua spagnola nel 2017. Dopo una fugace ricomparsa nel 2006, bisognerebbe proporlo di nuovo come è avvenuto per un altro libro della stessa scrittrice e cioè Dalla parte di lei che Mondadori ha ripubblicato nel 2021. Al momento si può cercarlo in biblioteca o con più successo nei mercatini di libri usati. Magari se ne occuperà la casa editrice Cliquot, attenta alle opere letterarie mai tradotte prima o da tempo introvabili e che ha appena pubblicato nel mese di febbraio di quest’anno un vecchio lavoro della stessa autrice: L’anima degli altri, uscito la prima volta nel 1935, con la prefazione di Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e nota conduttrice radiofonica.

Alba de Céspedes
Quaderno proibito
Oscar Mondadori, Milano, 1970
pp. 256

***

Articolo di Luciana Marinari

Insegnante di scuola primaria per quasi quarant’anni, ha conseguito nel 2010 il Master Insegnare italiano agli stranieri presso la facoltà di Lingue di Urbino. Studiosa del pensiero della differenza, ha frequentato seminari di lettura e scrittura con Gabriella Fiori, studiosa di Simone Weil. Relatrice a incontri culturali sul tema della differenza, ha pubblicato articoli su riviste specializzate. Insegna italiano per stranieri presso il comune di Senigallia (AN) dove risiede.

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