Muore all’età di novant’ anni, il 4 aprile del 2020 a Senigallia, Giovanna Fiorenzi, detta Giò, grande scultrice e artista marchigiana, vincitrice di numerosi concorsi nazionali.
Nata a Osimo, il 22 aprile 1930, studia all’Accademia delle Belle Arti di Roma, allieva di Pericle Fazzini, da cui apprende a superare la realtà per enfatizzarne le qualità espressive. Inizia la carriera artistica giovanissima, a vent’anni. Per realizzare le sue opere si serve di svariati materiali: ceramica, gesso, bronzo, marmo, cemento e ferro battuto. In un’intervista lei stessa ha spiegato questa sua particolare predilezione: «La scelta del materiale dipende dal tipo di scultura. Il marmo è bellissimo ma non sempre adatto. La fusione è una meta molte volte irraggiungibile per il costo eccessivo. Il ferro battuto è molto affascinante lavorarlo, anche se, nel mio caso, necessita della collaborazione di un fabbro paziente. La ceramica e il cemento sono materiali più semplici, quasi familiari, con i quali mi trovo sempre molto bene». La prima mostra personale, tenutasi a Roma nel 1957, è presentata dal suo maestro, Pericle Fazzini.

Lavora dividendosi tra Roma e Marzocca di Senigallia, in provincia di Ancona, il paese fondato dal padre, Ubaldo Fiorenzi, conte di Montecerno e agronomo, che alla fine degli anni Trenta aveva deciso di farne un ameno luogo di villeggiatura. Qui vive e qui ha anche il suo laboratorio, nonostante gli impegni la portino frequentemente a Roma. La sua intensa e prolifica attività si divide tra arte sacra e arte pubblica. Molti i suoi lavori di arte sacra presenti in diversi edifici religiosi. La figlia, Adriana Zucconi, così ricorda: «Mia madre aveva una grande fede e ha realizzato tante opere di arte sacra che sono ospitate in molte chiese italiane. In particolare era molto legata alla Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano ad Ancona, tant’è che si sposò nell’altare laterale, davanti al Trittico, la sua opera in ceramica colorata».

La sua Sacra Famiglia è stata esposta in occasione delle festività natalizie sotto il grande albero di piazza Roma a Senigallia, all’interno di una bacheca piramidale: è un gruppo scultoreo realizzato in gesso, in cui i personaggi sono diversi dalla solita iconografia; l’artista infatti ha colto un attimo di intimità della famiglia nel gesto di san Giuseppe che insieme a Maria accudisce il piccolo Gesù.

«La fede di Giò Fiorenzi ha ispirato le sue opere di arte sacra – ha spiegato lo storico dell’arte Claudio Paolinelli – basta vedere il Crocifisso bronzeo e i bassorilievi sul fonte battesimale che, sicuramente, ha realizzato dopo aver studiato i testi sacri. Ha saputo sposare la tecnica ceramica con la fede, come ci mostra anche il Trittico del Sacro Cuore, con il Cristo affiancato da Santa Teresa e da San Giuseppe. La particolarità è che l’artista ci mostra la potenza del cuore di Gesù, senza rappresentarlo. Le figure appaiono inondate di luce e, anche se il cuore non è rappresentato, tutto porta al centro, alla figura di Cristo».


Eremo di San Silvestro a Fabriano


A Jesi vince il concorso per la realizzazione di un bassorilievo da apporre all’ingresso del Circolo Cittadino: eseguito in ceramica a colori, è inaugurato nel dicembre 1957. Anche nelle sale interne dell’edificio sono tuttora appesi molti quadri firmati dall’artista senigalliese.
Nella piazza centrale di Chiaravalle un gruppo scultoreo in cemento raffigura una madre che tiene per mano due bambini, posizionata davanti all’ingresso principale della scuola elementare di via Leopardi, ora Istituto Montessori.

ll monumento alla Resistenza di Ancona, in bronzo, opera di Pericle Fazzini, inaugurato il 17 ottobre 1965, si trova all’interno del parco del Pincio, il cui cancello in ferro battuto all’ingresso è opera di Giovanna Fiorenzi.

Suoi bassorilievi sono nell’edificio della Banca d’Italia di Pescara, nel Provveditorato alle Opere Pubbliche di Ancona, nella Sede centrale dell’Enpas di Napoli, nella Cassa di Risparmio di Roseto degli Abruzzi, nella Banca popolare di Ancona, nella Cassa di Risparmio di Potenza.

Una particolare attenzione psicologica si evidenzia nei suoi ritratti, tra i quali quelli del corridore Luigi Fagioli e di Francesco Fiorenzi nei Giardini pubblici di Osimo, di Liano Rossini al Palasport di Ancona (Palarossini) e di Luca Orciari e Ubaldo Fiorenzi a Marzocca.





Numerosi suoi ritratti, sculture, collage, quadri in carta tagliata e schizzi sono stati esposti in mostre e appartengono a collezioni private. All’interno dell’Atelier della Ceramica di Senigallia la scultrice ha contribuito poi alla formazione di tante giovani artiste.
A Marzocca nel 2013 riceve il premio “La Sciabica”, che prende il nome da un’antichissima rete a strascico: il premio, istituito nel 2004 dall’omonima compagnia teatrale amatoriale, consiste in un lavoro della scultrice Giò Fiorenzi, assegnato ogni anno a personalità che hanno rappresentato le Marche in tutti i campi, dallo sport alla cultura.

Ad Ancona segnaliamo ancora gli imponenti bassorilievi nell’aula magna del Liceo Savoia e quelli sul bancone dell’ex caffè “Tazza d’oro” sul corso.

Il suo linguaggio figurativo dimostra una sensibilità moderna, aderente alle più avanzate ricerche plastiche, e tende alla sintesi dei volumi e all’equilibrio dinamico delle composizioni.
In copertina. Foto di Giovanna Fiorenzi.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.