Margherita Hack: «È così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste».
Il cielo per gli antichi rappresentava una grande volta dove erano inserite le stelle poste tutte alla stessa distanza dalla Terra e quindi al centro dell’Universo, a cui diedero nomi di fantasia derivati da miti e leggende. L’astronomia è una scienza di antichissime origini, si occupa delle leggi fisiche e chimiche che governano l’universo, ne studia la genesi e l’evoluzione. Osservare le stelle è qualcosa di magico, mi riporta alla mia adolescenza, quando trascorrevo le vacanze estive in campagna lontana dal frastuono e dalle luci della città. Le giornate scorrevano con un ritmo lento, immersa in quel silenzio connesso con l’ambiente naturale inondato dal profumo dei fiori, alternato da piacevoli suoni come lo strido della cicala, il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli. Era bello godersi al calar della sera l’aria fresca e il respiro del vento, sdraiata sul prato osservavo ammaliata il cielo stellato, quei piccoli puntini luminosi suscitavano un’infinità di emozioni, non riuscivo a distogliere gli occhi felice di perdermi in quell’incantesimo.
Margherita Hack è la scienziata che più di tutte mi ha sempre affascinata, ammiravo la sua determinazione, lo spirito libero, la spontaneità, l’anticonformismo, l’ilarità; esponeva concetti difficili anche in maniera semplice così da essere comprensibile anche per i non addetti ai lavori; mi sarebbe piaciuto fare con lei una lunga chiacchierata per parlare di stelle e altro, perché la sua chiarezza e il suo sorriso riempivano l’anima. Una grande donna per le conoscenze scientifiche, la coerenza dei propri ideali, le passioni, peculiarità che l’hanno accompagnata nel corso della sua vita, diceva: «Dobbiamo essere combattive non timide».
Hack è la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, ha svolto un’importante attività divulgativa per far conoscere alle nuove generazioni i misteri e le bellezze dello spazio, dando un notevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di parecchie categorie di stelle; in breve è stata una delle menti più geniali della comunità scientifica italiana il cui nome è connesso per la sua grandezza alla scienza astrofisica mondiale.
Margherita Hack nasce a Firenze il 12 giugno 1922, da Roberto di origini svizzere e religione protestante, e da Maria Teresa Poggesi, fiorentina e fede cattolica. Il padre aveva il diploma di contabile, si è costruito una buona cultura scientifica da autodidatta, leggendo i testi dell’astronomo francese Camille Flammarion; la madre aveva il diploma di maestra e quello delle Belle Arti, ha insegnato e lavorato anche come impiegata al telegrafo. Tra il 1926 e il 1927 il padre è stato licenziato a causa delle sue idee socialiste, così si sono trasferiti in una casa più modesta; la madre allora mette a frutto le proprie competenze e comincia a fare copie di miniature al museo degli Uffizi vendendo ai turisti un ricordo tangibile della loro visita. Margherita intanto impara a leggere da sola e nell’ottobre del 1928 è ammessa alla seconda elementare della scuola San Gaggio.
Gli amori della sua vita sono il marito Aldo De Rosa e i gatti, per questi piccoli animali organizza una stanza per l’accoglienza e l’adattamento dei nuovi arrivati e un comodo letto.
A Firenze frequenta il liceo classico, nel 1940 a causa dello scoppio della guerra, non si svolgono gli esami di Stato e quindi è giudicata matura in base ai risultati ottenuti durante l’anno scolastico. Antifascista convinta, durante il liceo vede i suoi compagni e i professori cacciati dalla scuola conseguenza delle leggi razziali del 1938; il 10 giugno 1940, quando l’Italia entra in guerra, strappa la bandierina italiana attaccata alla bicicletta, il suo mezzo di trasporto preferito. Dopo la maturità si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Firenze, delusa dalle prime lezioni si trasferisce alla facoltà di fisica; partecipa nel maggio del 1941 ai campionati sportivi nazionali universitari e diviene campionessa di salto in alto, salto in lungo ai Littoriali, ma per parteciparvi deve prestare giuramento di fedeltà al fascismo, di cui si vergognerà per il resto della sua vita. Al terzo anno universitario segue un corso di astronomia, tenuto da Giorgio Abetti (1882-1982), esperto di fisica solare e direttore dell’osservatorio astronomico di Arcetri vicino Firenze, in particolare segue con molto interesse le lezioni dell’assistente, Mario Gerolamo Fracastoro (1914-1994).
Nel febbraio del 1944 gli chiede la tesi ed egli le suggerisce di studiare una classe di stelle variabili chiamate Cefeidi; le insegna a usare il telescopio, a fotografare e a sviluppare lastre, attività necessarie per un astronomo; le sue prime osservazioni le esegue con un piccolo telescopio di 30 cm di diametro posto sul terrazzo dell’osservatorio di Arcetri. Si laurea in fisica con 101/110 il 15 gennaio 1945, successivamente pubblica l’articolo di ricerca nel quale riassume i risultati della tesi di laurea, nella rivista scientifica Memorie della Società Astronomica Italiana.
Dopo il 25 aprile 1945 Hack dirige dei corsi di matematica e geometria presso l’Istituto di ottica a Firenze e nell’estate del 1946 vince una borsa di perfezionamento che le permette di continuare gli studi presso l’osservatorio di Arcetri. Nel 1948 si aprono i concorsi statali e Fracastoro, dopo diciotto anni di assistente, è promosso al ruolo di astronomo e Hack è nominata assistente incaricata al suo posto; comincia a interessarsi di una particolare categoria di stelle, le Be che presentano delle righe nel loro spettro causate dalla forte rotazione. Nel 1950 vince il concorso per assistente alla cattedra di astronomia ha così inizio la sua carriera accademica; nel 1952 ottiene una borsa di studio presso il centro di ricerche tra i migliori d’Europa, l’Institut d’astrophysique di Parigi, lavora con Daniel Chalonge (1895-1977) a un progetto di studio per la classificazione degli spettri stellari.
Nel 1954 riesce ad avere la libera docenza presso l’università degli studi di Firenze, nello stesso anno si trasferisce a Merate, dopo pochi mesi merita ancora una borsa di studio in Olanda, trasferitasi a Utrecht studia la struttura delle atmosfere stellari con Marcel Minnaert (1893-1970), direttore dell’osservatorio. I successi continuano, nell’agosto del 1955 partecipa a Dublino all’Assemblea dell’unione astronomica internazionale (Iau) divenendone membro ufficiale; qui incontra Otto Struve (1897-1963) discendente di una famiglia di astronomi russi, che le propone di lavorare con lui a Berkeley, in California, durante questo periodo si reca a Pasadena conosce i più famosi astrofisici dell’epoca quali Walter Baade (1893-1960), scopritore di diverse popolazioni stellari nelle galassie.
Nel 1962 è invitata ad Ankara da Edberg Adriaan Kreiken (1896-1964), direttore dell’osservatorio astronomico, per tenere un corso di astrofisica e qui intrapende una collaborazione con astronomi turchi. Nell’ottobre dello stesso anno, si reca a Princeton per continuare a lavorare al libro che pochi anni prima ha iniziato con Struve, Stellar Spectroscopy che porterà a compimento dopo la morte del coautore e poi pubblicato dall’Osservatorio astronomico di Trieste tra il 1969 e il 1970, in due volumi. Proprio a Trieste, nel 1964, vince la cattedra di professora ordinaria, prima donna in Italia a ricoprire questo ruolo, l’inizio non è facile in quanto deve confrontarsi con l’ostilità di Ettore Leonida Martin (1890-1966), direttore dell’osservatorio che aveva sperato di far assegnare la cattedra a un suo allievo, ma Hack ha il totale appoggio di Paolo Budinich (1916-2013) fisico, fondatore del Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) e della Scuola superiore di studi avanzati a Trieste (Sissa). Qui insegna astronomia fino al suo pensionamento avvenuto nel 1997, contemporaneamente ricopre il ruolo di direttrice dell’osservatorio astronomico triestino. Dal 1966 al 1979 organizza vari congressi internazionali, fonda la rivista bimestrale L’Astronomia, divenendo socia corrispondente dell’Accademia dei Lincei e nel 1987 socia nazionale.
In seguito alla riforma universitaria che istituisce i dipartimenti, nell’anno accademico 1984-85 fonda il dipartimento di astronomia di cui assume la direzione. Dal 1989 è garante scientifico del Centro italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (Cicap).
Margherita Hack segue le maggiori scoperte avvenute durante il secolo scorso, la sua popolarità e l’attività di divulgazione crescono enormemente; i suoi campi di ricerca sono diversi: spettroscopia ed atmosfere stellari, composizione chimica delle stelle magnetiche, classificazione ed evoluzione delle stelle O, perdita di massa delle stelle, stelle peculiari Ae-Be, rotazione stellare, cromosfera e corona solare, binarie interagenti, stelle simbiotiche, variabili cataclismiche, astronomia ultravioletta e dello spazio, radioastronomia.
Nel 1997 si mette in pensione, durante la direzione dell’osservatorio triestino deve lottare sempre con la burocrazia, ed è felice di lasciare il suo posto a Giorgio Sedmak, vincitore della cattedra di professore ordinario a Trieste in tecnologie astronomiche. Nominata professora emerita dell’università di Trieste, continua a dirigere il Centro interuniversitario regionale per l’astrofisica e la cosmologia (Cirac); è membro delle più prestigiose Società fisiche e astronomiche e dei gruppi di lavoro dell’Esa e della Nasa. Inoltre, partecipa a diverse conferenze soprattutto per le conoscenze specialistiche e scientifiche, nonché a vari temi dalla politica, al nucleare, ai diritti umani e a quelli degli animali. È autrice di circa 400 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali consultabili nell’archivio della Nasa e di molti libri di divulgazione astronomica, fra tante: Normal Stars, Stellar Spectroscopy e Cataclysmic variable and related objects con Constanze Ladous, Nsa Sp-507, 2011 e di altre personali fra cui: I miei affetti, i miei valori, le mie passioni Laterza 2005; La mia vita in bicicletta, Ediciclo 2011; Hack! Come vedo io il mondo, Barbera 2012.
Lavori e ricerche le valgono anche, nel 1994, la Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca e la divulgazione scientifica e, nel 1995, il premio Internazionale Cortina Ulisse, ancora nel 1998 riceve la medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura. Ma i riconoscimenti non arrivano solo dal mondo della fisica e dell’astronomia, infatti dal 2002 è presidente onoraria dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e nel 2005 si iscrive all’Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica; a favore dell’eutanasia dice: «la vita e la morte appartengono all’uomo e non a Dio». Il 12 agosto 2010 viene premiata come personaggio gay dell’anno per la sua attività a favore dei diritti civili e del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Donna molto generosa non accetta mai compromessi, agisce sempre con forte senso etico e grande tolleranza verso i diversi, un aspetto che la spingerà a lottare contro ogni ingiustizia sociale.
Margherita Hack non ha timore della morte tanto che fa suo il pensiero di Epicuro: «Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi»; a tal proposito dice «Quando sarò morta le mie molecole svolazzeranno per tutta l’atmosfera terrestre».
Il 29 giugno del 2013 inizia a svolazzare tra le sue amate stelle, nella quale la ricorderemo e guardandole la sua luce continuerà a riflettere nel cielo stellato.
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Articolo di Giovanna Martorana

Vive a Palermo e lavora nell’ambito dell’arte contemporanea, collaborando con alcuni spazi espositivi della sua città e promuovendo progetti culturali. Le sue passioni sono la lettura, l’archeologia e il podismo.
Bellissimo articolo, leggendolo sono ritornata con i ricordi alle estati in campagna dai nonni, la sera al buio con la testa all’insù a guardare le stelle. Meritava Margherita Hack un ricordo così ben scritto. Complimenti
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