In Italia una donna su tre subisce violenza nel corso della sua vita, un dato che invita a riflettere se si considera che, com’è tristemente noto, il numero dei femminicidi nel nostro Paese è in continuo aumento. Proprio a fronte di tale recrudescenza, negli ultimi tempi stanno nascendo un po’ ovunque numerose associazioni o Centri Anti Violenza (Cav) che vanno ad aggiungersi a quelli già operativi da anni sul territorio e che rappresentano una vera e propria ancora di salvezza per le donne vittime di maltrattamenti. I dati attuali sono allarmanti: dall’inizio del 2022 si contano oltre 20 donne uccise, con un trend che negli anni è sempre stato in costante aumento: nel 2021 ci sono stati 118 femminicidi, di cui 102 perpetrati in ambito familiare-affettivo e di questi 70 per mano del partner o ex partner, 116 nel 2020 e 111 nel 2019.
I numeri parlano da soli sul preoccupante incremento del numero delle vittime, spesso lasciate sole dalle Istituzioni e da chi avrebbe potuto tendere una mano e, forse, salvarle dalla furia del carnefice.

Ne parliamo con Tiziana Cucci, avvocata civilista, socia e componente dell’area legale dell’associazione La Forza delle Donne di Bari, che ci racconta la realtà nella quale opera insieme ad altre colleghe che, gratuitamente, hanno messo le loro competenze e il loro tempo a disposizione delle donne che hanno trovato la forza e il coraggio di chiedere aiuto.
«La Forza delle donne é un movimento nato in Puglia, precisamente nel V municipio di Bari, grazie alla tenacia della presidente, avv. Krizia Colaianni, con l’obiettivo di tutelare a 360 gradi le donne vittime di violenza. È un’associazione no profit prettamente al femminile, ma anche sostenuta da tanti uomini, che persegue lo scopo prioritario di contrastare la violenza di genere e tutelare, mediante le tre aree di riferimento legale, psicologica e medica, le donne che si rivolgono all’associazione in quanto vittime di violenza domestica e/o psico-fisica, maltrattamenti e stalking, fornendo loro un supporto di tipo morale, legale e psicologico sia attraverso un gruppo Whatsapp di mutuo aiuto, sia attraverso gli sportelli di ascolto attivi nei municipi di Bari-Palese e di Bari-Picone-Poggiofranco».
Prosegue l’avv. Cucci: «La nostra associazione – che è altresì rappresentata in Basilicata, nel Lazio e da poco anche in Sicilia – è composta da un team di nove professioniste che operano in maniera determinante proponendo iniziative di sensibilizzazione e di formazione in tutte le sue forme, attraverso la realizzazione di progetti ad hoc». Un importante obiettivo raggiunto risale all’estate post primo lockdown, quando l’associazione partecipa alla seduta della Commissione delle Pari Opportunità presso il Comune di Bari, unitamente all’Associazione Giuriste Italiane della stessa città, per la sottoscrizione del Patto per non lasciare sole le donne, un accordo nato per contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme e la discriminazione sul posto di lavoro, documento che è stato approvato all’unanimità: la sottoscrizione di tale patto risulta tanto più importante se si considera che è stata la prima volta che un progetto di tale rilevanza è stato votato in modo così condiviso presso il Comune di Bari. Successivamente, nel medesimo contesto comunale, è stato presentato il Protocollo Zeus, un accordo di portata nazionale che mira a bloccare la violenza sul nascere, quando ancora gli episodi non si sono cristallizzati come reati, prevedendo l’intervento diretto su chi agisce con violenza, cioè rieducando e riabilitando l’autore di condotte violente attraverso un percorso specifico che parte dall’ingiunzione-obbligo di seguire un trattamento, inserita nell’ammonimento destinato al soggetto maltrattante.
«La nostra associazione nasce circa 5 anni fa nel quartiere di S.Spirito – racconta ancora Cucci – con l’intento di mettere fine a una realtà che registrava un crescente aumento di numero di donne maltrattate fisicamente e psicologicamente per mano di un uomo, che spesso detiene il potere economico e soprattutto, come diciamo noi, le chiavi di casa. L’associazione ha la sede primaria proprio nella zona di S. Spirito, in Via F.lli Mannarino n. 45 e questa bella e grande realtà conta oggi circa 150 fra socie e soci. Tengo inoltre a precisare che noi non siamo un Centro Anti Violenza, ma una associazione che va avanti grazie ai contributi di chi si associa e alle offerte di terzi». «Nel marzo dello scorso anno – prosegue Cucci – abbiamo partecipato a un bando pubblico del Comune di Bari per l’assegnazione di un bene immobile confiscato alla criminalità organizzata e, nel dicembre 2021, la presidente Colaianni è stata convocata per la firma del relativo contratto di locazione. L’immobile si trova a Bari, in Via Calefati n. 410 e proprio qui, a partire dal mese di gennaio di quest’anno, è nata la sede secondaria dell’Associazione di cui sono stata ufficialmente nominata referente anche per aver istruito la pratica necessaria alla partecipazione di questo bando con la valida collaborazione di altre due persone associate, la dott.a Angelica Sciannimanico e il dott. Giuseppe Colaianni, entrambi componenti dell’area legale della nostra associazione. Il nostro è un team composto da professioniste, suddivise nell’area legale, medica e socio-psicologica, che offrono il proprio contributo del tutto gratuitamente. Le socie sono anche mamme e single, lavoratrici e disoccupate che vivono il nostro territorio e alcune di loro, che noi definiamo “socie risorse”, sono donne maltrattate, abusate o ignorate che si sono associate dopo aver superato un passato difficile grazie al nostro supporto e che oggi aiutano le altre per affrontare quella vita che per loro non è stata facile: donne che hanno un passato difficile e donne che purtroppo vivono tale situazione ancora nel presente, che chiedono aiuto per liberarsi dell’aguzzino e una tutela soprattutto legale per loro e per i propri figli e figlie, in particolare se minorenni». «Noi le assistiamo gratuitamente – continua l’avv. Cucci – laddove possibile con un’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato e al nostro intervento si associa quasi sempre l’assistenza psicologica e purtroppo, a volte, anche quella sanitaria. Abbiamo cercato di far comprendere a queste donne quanto il modo migliore per cambiare le cose fosse iniziare da se stesse perché, se guardare indietro faceva troppo male e guardare avanti faceva loro troppa paura, esse hanno scelto comunque di farlo potendo contare sul supporto dell’associazione. Così hanno ritrovato altre donne, hanno iniziato a sentirsi più comprese, più forti e mai più sole, riconoscendo nell’aiuto condiviso la chiave giusta per ritrovare in sé stesse il coraggio perduto».

Sappiamo, purtroppo, che il fenomeno della violenza sulle donne ha registrato un sensibile aumento durante il lockdown e per questo chiediamo all’avv. Cucci di fornirci dei dati relativi all’associazione che rappresenta: «Se consideriamo i dati dall’8 al 15 marzo 2019, le chiamate al 1522 (il numero verde antiviolenza e stalking) sono state 1104, mentre nello stesso periodo di quest’anno ne abbiamo registrate 496. Purtroppo il dato in ribasso è dato dal particolare periodo che l’Italia attraversava e difatti, al diminuire delle telefonate, non è corrisposta però la diminuzione dei casi di violenza sulle donne: questo dato scaturisce dalla impossibilità delle donne di chiedere aiuto, perché costrette a vivere nella stessa casa con il proprio aguzzino, compagno, marito convivente. Inoltre, la dichiarata pandemia per il Covid 19 non ha permesso l’allontanamento del maltrattante da casa, con conseguenze gravi e a volte gravissime per la maltrattata». I dati del VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, che mette in relazione i numeri dei primi 10 mesi del 2020 con lo stesso periodo del 2019, riportano che le donne uccise nei primi 10 mesi del 2020 sono una ogni tre giorni. Durante i mesi del primo lockdown, l’80,8% delle vittime viveva con il proprio assassino e l’isolamento, la convivenza forzata, l’impossibilità di sottrarsi materialmente alle violenze uscendo di casa unitamente all’instabilità del periodo hanno reso le donne e i loro figli e le loro figlie ancora più esposte alla violenza domestica, e i dati hanno confermato le loro paure. Precisa l’avv. Cucci: «Le associazioni come la nostra avevano lanciato l’allarme fin dal primo lockdown, proprioconsiderando che la quarantena avrebbe coinciso con un aumento delle violenze.

La forza delle donne, durante il periodo del lockdown, ha attivato un numero verde attraverso cui al mattino forniva un aiuto di tipo psicologico e il pomeriggio metteva a disposizione il team di professionisti dell’area legale. L’associazione è stata inoltre inserita nell’elenco dei centri collegati al numero verde 1522 come riferimento per le donne sul territorio pugliese». La forza delle donne collabora anche con le scuole, e proprio quest’anno è partito un bellissimo progetto che si chiama A scuola con La forza delle donne, realizzato dalle referenti della Basilicata, che coinvolge gli alunni e le alunne delle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado grazie alla collaborazione dei Comuni e delle Commissioni pari opportunità che permettono alle professioniste dell’associazione di incontrare i/le giovani e con loro parlare di temi importanti quali la parità e la violenza di genere, il bullismo e il cyberbullismo, il catcalling, l’uso dei media e dei dispositivi informatici che potrebbero coinvolgere i/le minorenni e di spiegare anche che i genitori corrono il rischio di essere imputati in processi penali per la responsabilità che esercitano nei confronti dei propri figli e figlie minori.

Un altro aspetto imprescindibile riguarda l’importanza di fare rete, come ci spiega Tiziana Cucci: «Oltre a essere presenti nelle scuole, organizziamo incontri sul tema della violenza di genere anche con professionisti e tecnici della materia e collaboriamo con altre realtà che contrastano ogni giorno, come noi, la violenza di genere e tutte le forme in cui essa può manifestarsi. Collaboriamo e partecipiamo inoltre anche a eventi organizzati da altre associazioni che hanno obiettivi simili al nostro e siamo presenti sui principali social, che possono entrare facilmente nelle case in cui la violenza domestica si consuma e permettono quindi un ascolto e un aiuto immediati a chi ne necessita. In sinergia con altre associazioni presenti sul territorio e nazionali, La forza delle donne collabora poi per alimentare una responsabilità collettiva e supportare quel mutamento culturale necessario per contrastare ogni forma di violenza: fare rete e fare squadra è necessario per raggiungere chiunque e ovunque». E aggiunge: «Le donne dovrebbero guarire ritrovando e rinforzando la capacità di amarsi e non di farsi amare a tutti i costi, denunciando già al primo schiaffo perché prodromico ad azioni più gravi e a reagire con il giusto sostegno alle aggressioni verbali e non. Le donne sono persone esattamente come gli uomini, non vi è alcuna differenza, se non quella prettamente strutturale e fisica, e a loro è dovuto il medesimo rispetto». Conclude l’avv. Cucci: « I consigli più immediati che noi forniamo alle donne che si rivolgono a noi sono principalmente quelli di recarsi presso familiari o rivolgersi a persone di estrema fiducia, chiamare il numero verde 1522, raggiungere i Centri Anti Violenza, cercare aiuto nella persona che è più avvicinabile se non vicina perché possa allertare le associazioni, le autorità o i servizi sociali più prossimi cui chiedere immediatamente un aiuto concreto e tutelante che, molto spesso, può salvare la vita delle donne che si trovano in una condizione di pericolo per la propria incolumità e per quella dei propri figli e delle proprie figlie».

Contatti dell’associazione:
- numero unico per le due sedi di Bari: 329.5885354
- pagina Facebook: https://www.facebook.com/associazionelaforzadelledonn/
- profilo Instagram: #laforzadelledonne
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Articolo di Serena Del Vecchio

Laureata in Giurisprudenza e specializzata nelle attività didattiche di sostegno a studenti con disabilità, è stata docente di discipline economiche e giuridiche e ora svolge con passione la professione di insegnante di sostegno. Ama cantare, leggere, camminare, pensare, suonare la chitarra e ha da poco intrapreso lo studio dell’arpa celtica, strumento che la aiuta a ritrovare pace e serenità interiore.