Allison Robertson e Rosa-Nellie Toti. Di madre in figlia

«Vivere guardando il mare è un privilegio». Ed è la bellezza del mare e del Levante ligure, con le sue linee sinuose e i suoi colori sfumati, che virano dall’azzurro al verde, dal carminio all’arancio, a ispirare da ormai quasi quarant’anni Allison Robertson, artista e artigiana della ceramica (il confine è labile: lei si definisce artigiana, io vedo in lei l’artista) con bottega nella bella città di Levanto.

Allison Robertson all’interno della bottega ‘Dolce Stil Novo’ di Levanto nel giugno 2022. Foto di Laura Coci

«Sono nata a Perth, in Scozia, ho studiato lingua e letteratura inglese all’Università di Edimburgo, ma a scuola, da sempre, la mia materia preferita era arte: il giorno in cui c’era questa disciplina ero felice… Appena finita l’Università, sono venuta in Italia, perché un’amica mi aveva detto che mi avrebbe aiutata a trovare lavoro come insegnante di inglese, come in effetti è stato. Avrei voluto viaggiare: in Africa, in Giappone… invece mi sono fermata alla prima tappa, in Italia. Era il 1984, avevo ventidue anni: ho vissuto per qualche anno a Milano, insegnando (ho scoperto, poi, che non mi piaceva) e facendo anche altri lavori, tra Italia, Francia, Inghilterra. Mi sono fermata a Levanto quando ho conosciuto Beppe: lui lavorava come ceramista dalla fine degli anni Settanta, aveva già la bottega, e io ho iniziato a decorare e a dipingere maioliche: vedevo che le cose che facevo piacevano, agli altri e a me stessa. Era il 1990 circa».

Da Levanto Allison non si è più spostata (vive a Legnaro, piccolo borgo dell’entroterra), anche dopo che i due figli, Rosa-Nellie e Samuele, hanno intrapreso vie differenti: la prima, trent’anni, risiede a Milano (e di lei si dirà oltre); il secondo, ventotto, insegue ora l’onda perfetta sulla costa orientale dell’Australia, dopo aver insegnato surf per alcune stagioni a Levanto. Grazie alla conformazione della sua baia e dei suoi fondali, nella città ligure si formano infatti onde eccezionali per il Mediterraneo, che la rendono, appunto, meta privilegiata dagli amanti del surf. E non solo. «Il Mediterraneo d’inverno non è più freddo del Mare del Nord in estate, e mentre il wild swimming, cioè il nuoto selvaggio, è un concetto noto, e perfino popolare in Gran Bretagna e altri paesi ancor più freddi, non è comune in Italia». Allison, rinviando a un testo scritto per il sito di un’amica (http://www.adurmi.it/gli-orsi-polari-di-levanto-inverno-20202021/), ricorda come, in un certo senso, il mare le abbia salvato la vita durante il secondo lock-down, nell’autunno 2020, quando era consentito praticare sport individuale all’aria aperta e quando «un piccolo gruppo di donne a Levanto si è trovato libero, nel mare aperto».

Da mondo rappresentato nelle proprie maioliche, il mare è divenuto per Allison e le sue compagne (donne differenti per provenienza, professione, età, «nessuna molto giovane, nessuna molto vecchia») il mondo nel quale immergersi per divenirne parte, trasformando tristezza e solitudine in occasione di incontro, di incontri. E infatti: «Presto ci sono stati incontri sottomarini con un grande polpo, una piccola murena, un enorme banco di muggini e una perfida medusa». Creature marine che occhieggiano e guizzano da ciotole e piastrelle, tazze e piattini, che popolano ‘Dolce Stil Novo’, la bottega di Allison e Beppe, che già dal nome richiama i caratteri di musicalità e originalità propri di quel movimento poetico tra Due e Trecento toscano.

«Il tema delle mie opere è sempre il mare: traggo ispirazione dai colori della Liguria e del mare, amo i pesci e le creature marine, e l’opera prediletta è sempre l’ultima, quella che per ultima è uscita dal forno. Utilizzo la tecnica tradizionale della maiolica italiana, ma la reinterpreto a modo mio, e alla fine la mia opera non è una sola, ma tutta la bottega, nel suo insieme, le sue mensole riempite di oggetti che quasi quasi mi dispiace vendere… Sì, quando andrò in pensione potrò dedicarmi alla ceramica senza preoccuparmi poi di venderla…».

Ed è bello vedere Allison, sessantenne dallo sguardo limpido e dall’«anima giovanissima», raccontare con entusiasmo della manifattura della maiolica o dell’abbraccio del mare. «È vero –dice di sé – ho coniugato passione e professione. Sì, quella gioia che provavo il mercoledì mattina quando a scuola c’era arte, oggi la provo tutte le mattine, perché so che devo decorare le tazze, devo aprire il forno…».

Particolare di un piatto decorato da Allison.
Archivio Allison Robertson
Allison nel laboratorio della bottega, intenta a decorare una tazza in ceramica, nel giugno 2022.
Foto di Claudia Köhler

E ancora, nel bellissimo scritto Gli orsi polari di Levanto (o per meglio dire Le orse polari): «In tutti gli stili, abbracciamo le acque fredde. A volte chiacchieriamo, a volte nuotiamo in silenzio. A volte svaghiamo, a volte nuotiamo forte. Se il mare è calmo stiamo più tempo in acqua e nuotiamo più lontano; se il mare è mosso nuotiamo vicino alla riva, giochiamo nelle onde». Donne che non hanno dimenticato le bimbe che le abitano: «Noi sentiamo da dentro quello che prima vedevamo solo da fuori. Ci buttiamo nel mare invernale con i suoi profumi, sapori, mille colori e movimenti, le sue sfumature e le sue luci. Il cielo ci tocca, l’acqua ci circonda, la terra ci aspetta, il freddo ci avvolge. Il nostro respiro è profondo, il sangue scorre, il cuore batte. Facciamo le bracciate e il mare ci abbraccia. Tutto è grande e siamo solo noi. Prendiamo forza».

Vetrina con oggetti in ceramica realizzati da Allison. Archivio Allison Robertson

Una forza che unisce cuore, mente, mano, attraverso l’attività artistica: «Non mi considero un’artista, ma un’artigiana: ripeto e ripeto lo stesso gesto e lo stesso tratto, e non mi dispiace: lo trovo molto zen», dice Allison, e allora le faccio notare, appunto, che il confine tra l’una e l’altra è quanto mai labile, e che per quanto, per esempio, lei riproduca lo stesso tema – stella di mare, onda, gatto nero, sardina, cuore pulsante, gabbiano, ippocampo – nessuna delle sue deliziose mattonelline è mai del tutto uguale a un’altra. «Sono un’artigiana – insiste – mi è sempre piaciuto e mi piace lavorare con le mani. Non ho una spinta espressiva…». Non è vero, naturalmente, perché tutto ciò che Allison fa esprime la bellezza della vita.
«Quando andavo a scuola, in Scozia, ma non solo, il talento artistico non era minimamente considerato. – dice– Certo, mi piacciono tantissimo la lingua e la letteratura inglese, ma non era possibile che seguissi la mia inclinazione artistica. Per mia figlia Rosa-Nellie è stato diverso. Con lei c’è una strana simmetria: ha frequentato il liceo artistico (un’ottima scuola, che le ha dato un metodo rigoroso e una cassetta degli attrezzi per esprimersi), poi ha viaggiato (e ha vissuto in Vietnam, Etiopia, Bangladesh…) e ora risiede a Milano, ove insegna inglese, ma ha sempre il taccuino in borsa per disegnare. Sì, direi proprio che lavorando nella bottega in qualche modo l’ho influenzata».

E infatti Rosa-Nellie Toti è un’illustratrice originale e sensibile, dall’anima ecologista e ironica.

«Quando ero bambina disegnavo molto: con i miei genitori e mio fratello abitavamo in campagna, nell’entroterra sopra Vernazza – soltanto poi ci siamo trasferiti a Levanto – e non avevamo la televisione: qualcosa dovevo pur fare!». Rosa-Nellie vive ora a Milano (e neppure qui ha la televisione!), lontana, dunque, dal mare.

Rosa-Nellie Toti nel 2021.
Archivio Rosa-Nellie Toti

«I miei hanno un negozio di ceramiche, e anche se mio fratello non ha la passione per l’arte, ne eravamo letteralmente circondati: a Vernazza Beppe aveva il laboratorio, con l’argilla, il tornio, il forno… E anche noi davamo una mano». Rosa-Nellie ricorda in modo nitido, se non il primo, uno dei primi disegni: l’illustrazione per una breve lirica su Vernazza – una delle Cinque Terre – scritta dalla propria insegnante della scuola primaria, «case, cielo e mare», le prime ammiccanti e coloratissime. «Disegnavo cani e gatti e giocavo con bamboline di carta che pure disegnavo e ritagliavo… La scelta di frequentare il liceo artistico mi ha permesso di sviluppare la mia inclinazione e i miei genitori l’hanno appoggiata, come sempre. Ricordo l’aula di scultura, di cui mi sono innamorata a prima vista: grande, luminosa, con molte piante e busti in gesso… E ho capito che mi sarebbe piaciuto andare in quella scuola, nella quale ho frequentato l’indirizzo quinquennale di Rilievo e catalogazione dei beni culturali, ottenendo il diploma nel 2011». La sintonia con Allison è evidente entrando nella bottega di questa («Sicuramente il tema del mare ci accomuna» dice Rosa-Nellie, che ama rappresentare balene e creature marine, visibili in https://www.instagram.com/rosie_nellieposie/), eppure ciascuna ha un proprio stile peculiare: più impressionista e luminoso la prima, più calligrafico e irridente la seconda.

Tavola realizzata da Rosa-Nellie nel 2017 con all’interno una citazione di Mark Twain: «Tra vent’anni ti pentirai più delle cose che non hai fatto, che di quelle che hai fatto. Quindi sciogli le cime, salpa dal porto sicuro, cattura i venti nelle tue vele. Esplora, sogna, scopri».
Archivio Rosa-Nellie Toti

Rosa-Nellie si esprime infatti attraverso piccoli quadri realizzati combinando lapis, inchiostro e acquerello (trasposti su cartolina ma anche su cotone grezzo, a realizzare borse e zaini): meduse e polpi, per esempio, sono riprodotti con precisione da biologa marina, quasi che dalle proprie immersioni subacquee («una delle mie passioni») la giovane tragga materia per la propria arte, alla quale, per altro, affida messaggi puntuali, in forma di piccoli mantra o di arguzie folgoranti che illustra. Accanto a una guizzante coda di sirena, che incanta e fugge, e a due minuscoli crostacei si legge: Mermaids lose no sleep over the opinions of shrimp [Le sirene non perdono il sonno per le opinioni dei gamberetti], espressione comune che Rosa-Nellie ha fatto propria «dopo una qualche delusione amorosa»; o, ancora, si legge l’ideale nuvoletta di pensiero (Suckers!) al di sopra del magnifico polpo rosa che lei stessa ha donato a Worldrise, organizzazione che sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino (https://worldrise.org/ars_maris/ars-maris-rosa-nellie-toti/). Suckers è un gioco di parole che Rosa-Nellie, in occasione del nostro incontro in bottega, illustra con consapevolezza di bilingue: il primo riferimento è alle ventose che in doppia fila si trovano sulle otto braccia del mollusco, il secondo a quegli idioti (per non dir di peggio, il vocabolo appartiene allo slang) degli esseri umani che inquinano e avvelenano il mare, perché «l’ecologia e la salvaguardia dell’ambiente, in particolare quello marino, sono temi che mi importano», dice l’artista. La quale, a proposito dell’utilizzo della lingua italiana o di quella inglese, aggiunge: «Le parlo indifferentemente, anche se l’uso dell’una o dell’altra dipende dal contesto, dalla lingua da cui sono circondata. Se sono arrabbiata, devo dire, insulto in italiano, perché le parolacce italiane sono ineguagliabili, invece l’inglese si addice maggiormente ai giochi di parole ed è una lingua più internazionale, perciò la utilizzo perché così il mio messaggio raggiunge più persone».
Così come per il ridente pianeta blu già pubblicato in Vitamine Vaganti all’interno del pezzo conclusivo della serie Fantascienza, un genere (femminile), sotto al quale si legge il gioco di parole (davvero impossibile da tradurre): Earth without art is just Eh! (https://vitaminevaganti.com/2022/06/11/fantascienza-un-genere-femminile-verso-linfinito-e-ritorno/).

Disegno a china realizzato da Rosa-Nellie ad Hanoi nel 2015. Archivio Rosa-Nellie Toti

Explore, dream, discover! [Esplora, sogna, scopri!] Il triplice imperativo (da Mark Twain) ben rappresenta Rosa-Nellie: «Dopo aver finito il liceo ho scelto di viaggiare. Ho vissuto in Scozia (a Edimburgo) e qui mi sono perfezionata grazie a un breve corso di arte, centrato sulla natura morta; poi in Francia (sulle Alpi), ove ho acquisito professionalità come educatrice; quindi sono stata tre anni in Vietnam (nella capitale Hanoi) e ho frequentato un corso specialistico per diventare insegnante di lingua inglese, un campo nel quale ci sono moltissime opportunità di lavoro, ma anche un minicorso di laquer (lacca), una tecnica artistica asiatica tradizionale, che consiste nella stratificazione di vernici su legno o metallo; e ancora in Etiopia (pure nella capitale Addis Abeba), ove ho lavorato come terapista per bambini autistici, come in Bangladesh (a Chittagong, e qui ho conosciuto Federico)».

La lingua materna, l’attenzione all’infanzia, la passione per l’arte connotano dunque la vita della giovane, mentre la scelta di spostarsi frequentemente ne ha determinato la modalità espressiva privilegiata, l’acquerello: «per chi viaggia è la tecnica più facile, la pittura a olio non è travel friendly, mentre l’acquerello richiede soltanto una scatolina con dodici colori e un pennello». Dalle stagioni trascorse nel sud est asiatico, Rosa-Nellie ha portato con sé il progetto di un libro illustrato, una fiaba ecologista per piccoli lettori e piccole lettrici, in lingua inglese e in rima, iniziato ma non concluso; «in passato – racconta – ho lavorato a progetti soprattutto per bambini, basati sul metodo Montessori, di apprendimento attraverso l’esperienza, mescolando lingua inglese, espressività artistica, attività sensoriale, ora invece sono più focalizzata sull’accademico, sto frequentando due master di teacher training: in pratica si tratta di insegnare agli insegnanti come insegnare la lingua (inglese, naturalmente!)». Il che non significa, però, rinunciare all’espressività artistica, mantenuta come spazio interiore al quale dedicarsi, mai come obbligo e per questo non trasformata, non ora almeno, in attività professionale.

Tavola realizzata da Rosa-Nellie ad Addis Abeba nel 2018. Archivio Rosa-Nellie Toti

«Spostarsi frequentemente comporta un po’ di solitudine e di difficoltà nel costruire relazioni durature, per questo, dopo alcuni anni, sono tornata alla base, prima a Levanto e ora a Milano»: Let your weird light shine bright so that other weirdos know where to find you [Lascia che la tua luce bizzarra splenda brillante cosicché gli altri bizzarri sappiano dove trovarti]: è proprio in un momento di solitudine che Rosa-Nellie ha disegnato il suo coloratissimo faro weird. «Tutti i miei viaggi mi hanno lasciato un bagaglio di esperienze, forse difficile da esprimere in poche parole, ma certamente tutto di cose buone: cibo, musica, caffè, persone, avventure, albe e tramonti, culture diverse, mari, cascate, giungle, città…». E per il futuro? «Riprendere i viaggi, soprattutto per poter vivere più vicina al mare».
Quel lungo amore per il mare che va di madre in figlia.

In copertina: vetrina della bottega Dolce Stil Novo di Levanto, con ceramiche di Allison Robertson e cartoline e oggetti di Rosa-Nellie Toti, nel giugno 2022. Foto di Laura Coci.

***

Articolo di Laura Coci

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Fino a metà della vita filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano, negli anni della lunga guerra balcanica ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Già docente di letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Scrive ascoltando Coltrane e crede nella forza e nella bellezza del camminare.

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