Concepción Arenal è stata una scrittrice, saggista e femminista spagnola, nonché giurista e sociologa ante litteram.
Nata a Ferrol nel 1820, fece esperienza della dissidenza in tenera età e crebbe rivelando al mondo le ingiustizie derivanti da rigidi costrutti sociali intorno al genere, facendo della sua vita un fulgido esempio di indomita rivendicazione di uno spazio di azione per le donne. A nove anni perde il padre – dissidente contro il regime di Fernando VII – segnato dal carcere cui fu condannato per vendetta dal re. Comincia a studiare da sola francese e italiano ma anche filosofia, attingendo dalle biblioteche di famiglia.

Per tre volte cela la sua identità per accedere ad ambiti negati alle donne. A ventuno anni, vestita da uomo, inizia a frequentare le lezioni di Diritto all’Università Centrale di Madrid. Scoperta, patteggia col rettore la frequenza dei corsi previo il superamento di un esame, che supera brillantemente. L’università non può dunque impedire che l’infinita curiosità intellettuale e la bravura vengano coltivate, ma impone a Concepción diverse restrizioni per la frequenza; in primis, non potrà immatricolarsi o sostenere esami. Sarà la prima donna in Spagna ad accedere ai corsi universitari, diventando poi un’intellettuale preparata e acclamata in tutta Europa, pur senza riconoscimento accademico ufficiale.
Collabora con il giornale La Iberia fianco a fianco col marito, con cui instaura un matrimonio genuinamente paritario e che la supporta e stimola nella sue attività di ricerca e scrittura; dopo la morte di lui, il periodico la licenzia a seguito di una legge del 1857 con la quale si impose la firma dell’autore per ogni articolo. In quanto donna, era sconveniente che firmasse ufficialmente i propri testi. In seguito, risulta vincitrice di un premio letterario che però le viene negato.

In quanto donna. Nel 1860 aveva infatti scritto La beneficenza, la filantropia e la carità usando inizialmente il nome del figlio Fernando. Avendo sorpreso la commissione per la profondità di indagine sui temi trattati, solidamente ancorata a un’osservazione partecipata ma lucida della realtà, la scrittrice riesce a farsi riconoscere il premio, diventando la prima donna a essere premiata dalla Real Academia de ciencias morales y politicas. Affranta dalla morte del marito, si rifugia in Cantabria e sotto la benefica influenza dell’amicizia con Jesús de Monasterio si dedica a un’intensa attività umanitaria.
Tra il 1863 e il 1865 è la prima donna a visitare le carceri femminili in qualità di osservatrice. Questa esperienza confluirà in una serie di scritti a sostegno della revisione del codice penale e del sistema carcerario a favore di un modello che mettesse al centro la ri-educazione del soggetto e non la punizione strictu sensu.

Autrice di Oda a la esclavitud, in cui caldeggia la fine della schiavitù nelle colonie spagnole, si avvicina col tempo a posizioni krausiste, mentre si espande il suo anelito umanitarista e solidale, nutrito di fede tanto quanto di fiducia nella scienza quale strumento di ricerca e miglioramento della condizione umana.
Elabora teorie sulla povertà derivanti dall’osservazione diretta, riflette sull’educazione e in particolare sull’educazione femminile. Nel 1869 pubblica La mujer del porvenir (opera scritta otto anni prima, seguita da una serie di libri di carattere femminista), in cui contesta la subalternità della posizione della donna attaccando gli argomenti a favore della superiorità dell’uomo su basi biologiche.

Pioniera del femminismo, accese dibattiti su argomenti incontestabili per quei tempi (come la disparità salariale, il diritto delle donne a ricevere un’educazione adeguata allo sviluppo delle proprie capacità), lavorando in solitario e senza affiliazioni politiche, ispirata da un genuino senso di solidarietà umana.
Muore a Vigo nel 1893.
Qui le traduzioni in inglese, francese e spagnolo.
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Articolo di Ina Macina

Pugliese di nascita, nomade per scelta, studio questioni di genere con attenzione agli aspetti linguistico-comunicativi. A Barcellona ho intrapreso un dottorato in letteratura. Nel 2016 ho frequentato un master in diversity management. Sono un’attivista ecofemminista, referente per la Puglia e la Catalogna dell’associazione Toponomastica femminile, e collaboro col progetto The climate route. Ho maturato esperienza come giornalista e critica su diverse testate online.