Il salotto casertano va in vacanza 

Il 14 luglio è andato in onda, sul canale YouTube di Toponomastica femminile, l’ultimo salotto casertano prima delle vacanze, con il quale abbiamo voluto rendere omaggio a una categoria di professioniste/i e a una materia scolastica entrambe troppo neglette: la professione dell’insegnante e la materia “trasversale” di Cittadinanza e Costituzione, che oggi è tornata a chiamarsi “Educazione Civica”.  
Una professione difficile e, ripeto, negletta quella dell’insegnante, che come tutte le professioni – e perché no i mestieri – può essere svolta a vari livelli: dipende dalla “vocazione”. Sì, perché per “insegnare” bisogna “sentirsi chiamate/i” a farlo. Una professione essenziale, fondante e di grandissima responsabilità. Una professione che forgia menti, coscienze, o come si usa dire, le cittadine e i cittadini di domani. E proprio di cittadine e cittadini di domani si occupa una materia scolastica altrettanto difficile e, ripeto, negletta: l’Educazione Civica.  
Io lo ricordo alla scuola media, tra i tanti libri, quello di Educazione Civica, parlo di circa 50 anni fa: una copertina verde e bianca, tra i testi obbligatori da associare ai manuali di storia. Rimasto intonso (non i manuali di storia, però)! Mai preso in considerazione dalla prof. di italiano-latino-storia-geografia (all’epoca il latino era già opzionale, ma i miei vollero che lo studiassi, fortunatamente!) e troppo difficile da leggere per una ragazzina di 11 anni.  
Ma vi sto raccontando di epoche lontane, tante riforme della scuola fa! Mentre una delle ultime riforme, quella disegnata dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, pubblicata il successivo 21 agosto, ha introdotto, nel primo e secondo ciclo di istruzione, l’insegnamento “trasversale” dell’Educazione Civica nelle scuole di ogni ordine e grado. Parliamo di Costituzione, ambiente e patrimonio culturale. Degli elementi fondamentali del diritto; delle Istituzioni nazionali e internazionali, oltre che di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile. Non è roba da poco!  
Formare al senso della cittadinanza è un compito istituzionale di importanza primaria, fondamentale, tanto che Pietro Calamandrei ebbe a dire: «Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale […] La coscienza dei cittadini è la creazione della scuola, dalla scuola dipende come domani sarà il Parlamento, come funzionerà domani la Magistratura, cioè quale sarà la coscienza e la competenza degli uomini che saranno domani i legislatori, i governanti e i magistrati». 
Ma la riforma del 2019 che vede i temi dell’Educazione Civica divenire materia “trasversale” fa molto discutere gli/le addette ai lavori: i programmi “ufficiali” già di per sé sono complessi da svolgere nell’arco dell’anno e non sempre si ha tempo e possibilità di portare avanti anche quelli “trasversali”. Inoltre, c’è da dire che l’argomento è talmente complesso e al limite del “noioso” da dover essere trattato, necessariamente, da professioniste/i del settore in modo interattivo, sollecitando e coinvolgendo l’interesse delle classi.  
Di fatto, succede che le nostre e i nostri studenti escono dalla scuola senza aver coscienza e conoscenza dei loro diritti e dei loro doveri, della complessità delle nostre istituzioni e del loro funzionamento. 

Nel dibattito relativo a questa riforma, ci hanno guidato due toponomaste, Cinzia Battista e Sara Marsico. Entrambe profonde conoscitrici della materia giuridica, costituzionale e del diritto internazionale.  
La prima, in qualità di presidente dell’associazione nazionale dei dottori in scienze politiche (Andisp), ci ha parlato della sua esperienza nella scuola secondaria come “esperta esterna”. L’Andisp sta per firmare con il Miur un protocollo d’intesa per l’insegnamento di questa complessa materia nelle scuole. Infatti, in particolare nelle primarie, nelle secondarie di primo grado e nei licei, non sono previste cattedre di diritto. 
Sara Marsico, abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, e già docente di discipline giuridiche ed economiche, specializzata nell’insegnamento del diritto e delle relazioni internazionali in modalità Clil – tra l’altro è stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano – ci ha introdotto nel significato di “insegnamento interattivo”, e ha notato che «forse istituire una disciplina a sé, vista l’eterogeneità delle situazioni scolastiche non sarebbe male».  
Gli obiettivi di questa disciplina sarebbero il favorire la presa di coscienza, da parte della nostra gioventù, del senso e valore del testo costituzionale su diritti umani e diritto all’istruzione come strumento di promozione umana e sociale. Presa di coscienza che dovrebbe, poi, comportare lo sviluppo di azioni di cittadinanza attiva nella scuola e sul territorio in merito a pari dignità sociale, legalità e storia delle mafie, cittadinanza europea, cittadinanza culturale, cittadinanza e sport, cittadinanza economica e digitale, diritti degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro, diritto alla salute e all’ambiente. 

«La critica più forte è verso il Ministero e lo Stato, che non spendono per formare docenti e lasciano tutto alla iniziativa e alla buona volontà di singole/i, mancando così di visione del futuro», dice Sara. A sottolineare come la Scuola, con la esse maiuscola, e l’Istruzione non sono mai state nel cuore dei nostri governanti, anzi «negli ultimi trent’anni sono state oggetto di tagli e riforme e di un’aziendalizzazione chiamata da ultimo “buona scuola”, in modo indecoroso e sfrontato». 
Una critica che può essere rintracciata già in un articolo di Marsico, apparso su Vitaminevaganti del 10 ottobre 2020, dal titolo L’Educazione civica come motore di cambiamento nella scuola. Articolo scritto all’indomani del varo della legge 92/2019, in cui Sara afferma: «Cenerentola ha conquistato il Principe: finalmente la disciplina di Educazione civica, a cui da sempre era stato affibbiato l’appellativo del personaggio della favola, entra a pieno titolo nel curricolo delle scuole della Repubblica, dopo un percorso a ostacoli durato sessant’anni. L’aveva voluta fermamente, per le scuole medie e superiori, nel 1959, Aldo Moro, quando era titolare del Dicastero chiamato allora, in ossequio alla Costituzione, della Pubblica Istruzione. Da molti anni l’aggettivo pubblico è sparito nel nome del Ministero. Un segno dei tempi. […] Questa disciplina fondamentale per la formazione del cittadino e della cittadina ha avuto un percorso travagliato. Affidata alle/gli insegnanti di storia, a essa erano destinate alcune ore del programma da parte dei/lle più volonterosi/e, magari nelle ultime ore della mattinata. […] La Costituzione poteva essere ignorata del tutto nei due indirizzi di studi deputati allora a «formare le classi dirigenti del domani», i Licei classico e scientifico e nessuno se ne scandalizzava. […] Nel 2003 la disciplina si chiamò Educazione alla convivenza civile e dal 2008 Cittadinanza e Costituzione, affidata in parte ancora ai e alle docenti di storia, con qualche incursione nel diritto, nei corsi in cui tale insegnamento era previsto. Di tematiche di cultura costituzionale poche persone coraggiose avevano cominciato a parlare costruendo percorsi interessanti nell’area dei Progetti, con una buona risposta da parte delle classi. Anche in questo caso però tutto era lasciato alla buona volontà degli individui». 
Nel 2020 Marsico e Battista speravano in una metamorfosi, oggi, a tre anni di distanza, valutano gli effetti di questa riforma e sembra esserci ancora molta strada da fare. 
Si è “cittadine e cittadini attivi” se si conoscono le regole a fondamento dello Stato e il funzionamento delle istituzioni del territorio in cui si risiede. Quindi, questa negletta e “travagliata” materia dovrebbe essere insegnata con l’alfabeto e le tecniche di scrittura e lettura e del far di conto.  
Ad esergo del suo articolo dell’ottobre 2020 Sara mette una frase di Aldo Moro: «Il fondamento dell’educazione civica è di fornire la consapevolezza che la dignità, la libertà e la sicurezza non sono beni gratuiti come l’aria, ma conquistati». 

Ricordiamo i sacrifici che hanno comportato la conquista di questi beni “non” gratuiti! Nell’arco di quest’anno i nostri salotti hanno tentato di farlo, in particolare ricordando le faticose conquiste conseguite delle donne, a partire dall’antichità, con Ortensia e le altre, passando per il Risorgimento, attraverso l’esperienza delle sorelle Caracciolo di Forino, la Resistenza e le Costituenti, con figure come Teresa Noce, Angelina Merlin, o europeiste come Ursula Hirschmann. Poi con Tina Anselmi, Miriam Mafai e le donne che hanno difeso questa nostra Repubblica in base alle idee della Costituzione, sacrificando la loro vita ai valori della democrazia e del diritto, come le tre insegnanti vittime a piazza della Loggia il 28 maggio 1974, lasciando il testimone a chi oggi si occupa di formazione alla ricerca della verità e della giustizia, come Benedetta Tobagi e le stesse Sara Marsico e Cinzia Battista

Ci sarebbe tanto ancora da dire e da riflettere. 
Io mi ripeto ogni giorno le parole della Mafai: «Non abbassare la guardia, non si sa mai». In particolare in questo momento storico: istruiamoci! E qui concluderei con una frase di Gramsci: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza»(L’Ordine Nuovo, n. 1, 1919). 
Non dimentichiamo che per secoli, e a tutt’oggi, l’analfabetismo e l’ignoranza costituzionale/istituzionale diffusa sono stati, e sono, funzionali a una gestione non democratica dei governi.  
Riscopriamo, come suggerisce Marsico, citando Wislawa Szimborka, «Il senso di partecipare!» 

Vi aspettiamo il 22 settembre con un libro uscito recentemente a firma di Daniela Brogi, per i tipi di Einaudi, nella collana Vele, dal titolo Lo spazio delle donne, 12 euro e formato perfetto per l’ombrellone o il relax in campagna/montagna: intanto leggetelo così ne parleremo insieme.  

Buone vacanze a tutte e a tutti! 

***

Articolo di Fosca Pizzaroni

PIZZARONI 200X200

Archivista in pensione, ha insegnato storia delle istituzioni contemporanee nelle Scuole di Archivistica Diplomatica e Paleografia e svolto docenze per l’Università la Sapienza di Roma, di Padova, Mediterranea di Reggio Calabria e per l’Imes Sicilia. Ha collaborato con la Protezione Civile all’analisi storica delle calamità naturali avvenute dall’Unità d’Italia in poi, attraverso saggi e mostre.

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