L’educazione civica come motore di cambiamento nella scuola

«Il fondamento dell’educazione civica è di fornire la consapevolezza che la dignità, la libertà e la sicurezza non sono beni gratuiti come l’aria, ma conquistati.» Aldo Moro

Cenerentola ha conquistato il Principe: finalmente la disciplina di Educazione civica, a cui da sempre era stato affibbiato l’appellativo del personaggio della favola, entra a pieno titolo nel curricolo delle scuole della Repubblica, dopo un percorso ad ostacoli durato sessant’anni. L’aveva voluta fermamente, per le scuole medie e superiori, nel 1959, Aldo Moro, quando era titolare del Dicastero chiamato allora, in ossequio alla Costituzione, della Pubblica Istruzione. Da molti anni l’aggettivo pubblico è sparito nel nome del Ministero. Un segno dei tempi. Quanta visione in quell’uomo politico che, come tutte le persone lungimiranti, era destinato a non essere compreso dai contemporanei e a divenire il capro espiatorio di una stagione iniziata con la strategia della tensione e conclusa con gli Anni di piombo. Mi piace pensare che, se si potesse tornare indietro con la macchina del tempo, come nel film Sliding doors, il professore di diritto penale che aveva partecipato alla Costituente avrebbe potuto rimanere alla Pubblica Istruzione, invece di farsi carico della guida di molti Governi italiani e della Presidenza del suo partito, la Democrazia Cristiana. Chissà, forse la nostra storia e quella della scuola italiana avrebbero potuto essere diverse. Questa disciplina fondamentale per la formazione del cittadino e della cittadina ha avuto un percorso travagliato. Affidata alle/gli insegnanti di storia, ad essa erano destinate alcune ore del programma da parte dei/lle più volonterosi/e, magari nelle ultime ore della mattinata. Nella mia esperienza di studente ricordo che a inizio anno si cominciava bene, poi l’ossessione del programma, che purtroppo ancora oggi caratterizza il corpo docente, sommergeva anche il più appassionato dei/lle insegnanti. La Costituzione poteva essere ignorata del tutto nei due indirizzi di studi deputati allora a «formare le classi dirigenti del domani», i Licei classico e Scientifico e nessuno se ne scandalizzava. Negli anni si erano poi alternate circolari sull’importanza della cultura costituzionale, dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole e responsabile, con alterne fortune. Convegni e corsi di formazione, frequentati spesso dalle solite persone appassionate, erano stati organizzati un po’ in tutte le parti d’Italia senza che però l’educazione civica acquisisse uno status proprio all’interno del curricolo scolastico. Nel 2003 la disciplina si chiamò Educazione alla convivenza civile e dal 2008 Cittadinanza e Costituzione, affidata in parte ancora ai e alle docenti di storia, con qualche incursione nel diritto, nei corsi in cui tale insegnamento era previsto. Di tematiche di cultura costituzionale poche persone coraggiose avevano cominciato a parlare costruendo percorsi interessanti nell’area dei Progetti, con una buona risposta da parte delle classi. Anche in questo caso però tutto era lasciato alla buona volontà degli individui e quindi poteva capitare che in un corso si parlasse di tematiche come la storia delle mafie, i diritti umani, i diritti delle donne o si aderisse a progetti come Il quotidiano in classe e in altri corsi non si svolgesse nulla di tutto questo. Per alcuni/e docenti troppi riferimenti all’attualità e alla cronaca politica potevano creare imbarazzo e preferivano rifugiarsi nel porto sicuro del loro Manuale. Anche Cittadinanza e Costituzione seguì inizialmente la sorte di “storia ed educazione civica” e solo dallo scorso anno è entrata a pieno titolo nei percorsi da presentare all’Esame di Stato, con un buon livello di interesse da parte degli e delle allieve, ancora purtroppo guardato con sufficienza dai docenti tradizionali, che tendono a considerare tutto ciò che non è nel programma meno importante e meno professionalizzante. L’introduzione dell’educazione civica è legge dal 20 agosto del 2019 ma è divenuta obbligatoria nel presente anno scolastico. Nel giugno di quest’anno sono state pubblicate le Linee guida del Ministero dell’istruzione che l’hanno prevista anche nella scuola dell’infanzia, «con l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile», oltre che nel primo e nel secondo ciclo. La legge ha posto «a fondamento dell’educazione civica la Costituzione italiana, norma cardine del nostro ordinamento ma anche criterio cui uniformare, diritti, doveri, comportamenti finalizzati a promuovere il pieno sviluppo della persona e la partecipazione di tutte dei cittadini e delle cittadine all’organizzazione politica economica e sociale del Paese». L’aspetto più innovativo della legge risiede nella trasversalità di questo insegnamento, che non è riconosciuto come esclusivo di una disciplina, ma comune a tutte. Finalmente si smetterà di delegare ad una sola figura lo sviluppo di alcune tematiche, col rischio di identificarla come “l’esperto/o di” e di etichettarlo/a come l’insegnante antimafia o l’insegnante della legalità o l’appassionato di Costituzione, come se queste tematiche e i valori ad esse connessi fossero “un pallino” del docente, con conseguenze sia sulla percezione della loro importanza da parte delle e degli studenti, che sull’insegnante stesso. L’orario dedicato a questo insegnamento è di 33 ore scolastiche, distribuito tra vari docenti sulla base del percorso scelto, senza ore aggiuntive. Per questioni di spazio mi soffermerò sulla scuola secondaria superiore, dove spero che l’educazione civica possa diventare lo strumento grazie al quale si riuscirà a far lavorare e valutare insieme docenti da sempre poco abituati a farlo. Il team di ogni consiglio di classe sarà coordinato dal/la docente di diritto, nei corsi nei quali è presente e da un altro o altra docente laddove il diritto non c’è. Sarà possibile, nelle scuole in cui è presente un insegnante di diritto in potenziamento o in organico dell’autonomia, prevedere la compresenza dello stesso in Consigli di classe che ne richiedano la partecipazione al percorso di educazione civica individuato collegialmente. E questo/a docente entrerà a far parte a pieno titolo del Consiglio di classe. Nella legge del 2019 «ogni disciplina è, di per sé, parte integrante della formazione civica e sociale» di ciascun alunno/a. Questa non è un’affermazione da poco. La competenza, squisitamente didattica, in questa materia rientra tra quelle esclusive del Collegio dei docenti, che ne affiderà l’insegnamento a uno o più docenti che si propongono o che siano indicati dal Consiglio di classe. Ottima la scelta di attribuire al Collegio, composto da professionisti e professioniste della didattica, questo compito, riconoscendo il ruolo fondamentale di quest’organo collegiale nella scuola. I tre nuclei concettuali attorno a cui potranno costruirsi percorsi di educazione civica sono la Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale. Le linee guida li declinano in modo dettagliato, prevedendo non solo lo studio della Carta fondamentale della Repubblica, ma, tra i tanti, anche l’Unione Europea e l’Onu, gli Enti territoriali, l’educazione ambientale, la conoscenza e la tutela del patrimonio e del territorio, l’Agenda 2030, la dignità del lavoro, il rispetto per l’ambiente e gli animali, i beni comuni e tutto il tema riguardante «la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente dei mezzi di comunicazione virtuale». Ogni scuola è chiamata ad aggiornare il curricolo, inserendovi questa disciplina. Molte scuole hanno costituito una Commissione ad hoc. Una buona pratica sarà quella di coinvolgere, dopo un intervento di illustrazione della legge e delle Linee guida in Collegio da parte della Commissione stessa, i consigli di classe che si pronunceranno sulle tematiche da trattare nel presente anno scolastico. Questo coinvolgimento dal basso eviterà che la materia sia subita e calata dall’alto; al contrario, invoglierà i singoli consigli a scegliere percorsi su misura delle classi. Il lavoro della Commissione sarà quello di esaminare quanto deciso dai Consigli di classe e costruire un curricolo di istituto, che si definirà compiutamente nell’anno scolastico 2023/24 a cura del Ministero. Anche sulla valutazione di questa materia sarà necessario un lavoro “dal basso”, che suggerirà gli indicatori e una griglia di valutazione elaborata collegialmente. In questi primi tre anni le scuole lavoreranno da sole e il Ministero le monitorerà. Una serie di ottimi spunti di lavoro sono contenuti nelle schede didattiche di Parole_o_Stili consultabili sul sito omonimo, di cui abbiamo già parlato in precedenti articoli. Le case editrici si stanno attivando con webinar di formazione, conferenze, schede e percorsi strutturati sui temi delle Linee Guida. Le idee e i materiali reperibili in rete sono ormai moltissimi, anche sulle tematiche care a Toponomastica femminile. Sta alla creatività dei consigli di classe prendervi spunto ed esprimersi, utilizzando le metodologie e gli strumenti più vari, per far emergere le competenze di cittadinanza attiva delle nostre e dei nostri studenti, in percorsi che si spera portino a un cambiamento nel modo di insegnare, educare e valutare nella scuola.

Articolo di Sara Marsico

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Abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLIL. È stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donne. È appassionata di corsa e montagna. 

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