La realtà ri-creata. Tiziana Robbiani. Sprazzi di vita 

Dopo aver frequentato numerosi corsi di fotografia, tra i quali il corso Donna fotografa della maestra di fotografia Giuliana Traverso, una delle più interessanti e prestigiose fotografe contemporanee, Tiziana Robbiani ha espresso la sua creatività soprattutto nell’unione di immagini e parole poetiche, volte anche all’impegno sociale, con attenzione ai problemi e ai bisogni soprattutto delle persone svantaggiate. È stata insignita, nel settembre 2021, della Benemerenza Civica della Città di San Donato Milanese, con questa lusinghiera motivazione: «Dotata di spiccata sensibilità, ha saputo esprimerla attraverso la fotografia e la scrittura, forme espressive utilizzate per affrontare problematiche sociali da lei particolarmente sentite come la violenza contro le donne, la disabilità e le diverse forme di discriminazione. Il suo contributo creativo in queste tematiche ha ricevuto diversi riconoscimenti ed è stato oggetto di pubblicazioni ed esposizioni, fornendo spunti di riflessione a molte persone». 
Incontriamola per sentire dalla sua voce il racconto di ciò che l’ha indirizzata alla fotografia etica. 

Qual è il percorso esistenziale che ti ha portata a essere quella che sei? 
Raccontare un percorso di oltre 70 anni non è semplice. Anni di luce e di buio. Momenti di cammino e attimi di sospensione come se la vita si fermasse per qualcosa di superiore alla volontà umana. 
Porte che si chiudono causando dolore e disperazione e porte che si riaprono alla speranza. Stanchezza infinta… ma nonostante tutto la forza della vita non ti permette di arrenderti e vai avanti. Curiosità, voglia di conoscere, di sapere, di scoprire, di capire, di costruire. 
Voglia di combattere, di esserci, nonostante la stanchezza; voglia di gustare la vita in tutte le sue sfumature dalle profondità della solitudine e del dolore all’altezza dei cieli dell’amore e della gioia. 
A 14 anni non avevo nessuna certezza, ero piena di dubbi e di domande, penso che avrei potuto diventare qualunque cosa, ma fortunatamente ho incontrato persone che mi hanno aiutato a non cadere in una vita vuota e senza senso. Ho conosciuto il Francescanesimo e anche se contestavo il San Francesco che predicava agli uccelli o che parlava con il lupo, ero attratta dalla radicalità del suo messaggio di semplicità, dalla potenza del suo amore sino all’abbraccio al lebbroso, dal suo desiderio di fare del bene, di condividere la sua vita con gli altri, di combattere le ingiustizie. 
La nascita di mia figlia, piccola persona con tanti limiti, mi ha trascinata in un mondo parallelo. Ho capito cosa significa essere invisibili, non essere viste, ascoltate, considerate come persone, ma semplicemente giudicate e manovrate come esseri non pensanti. 

La mia esperienza con le persone tossicodipendenti e malate di AIDS mi ha insegnato l’assoluta importanza della coerenza fra ciò che si è e ciò che si dice. Noi viviamo sempre con una maschera adattata a ogni occasione. ma ho capito che soltanto essendo autentiche si può essere motivo di cambiamento. 
L’esperienza col cancro mi ha permesso di capire la mia fragilità, la fragilità dell’essere umano e quindi l’importanza di lavorare per l’essenziale, per ciò che conta davvero senza tanti fronzoli con i quali riempiamo il nostro mondo, forse proprio per non doverci scontrare con i limiti della nostra umanità. 
Ho percorso tante strade, ho sempre cercato di crescere come persona, di esserci, di fare la mia parte anche a livello sociale. Ho vissuto cercando di rispettare fondamentalmente due semplici insegnamenti: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, che poi è anche la regola d’oro di ogni religione; “Fai agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. E l’altro insegnamento evangelico: “Non giudicare”. Ho cercato di dare testimonianza e di impegnarmi socialmente sia in prima persone che come artista. Le mie mostre contengono sempre fotografie di denuncia sociale per richiamare l’attenzione sui problemi delle donne, delle persone con disabilità o tossicodipendenti, sull’omosessualità e sul razzismo. 
Amo la semplicità, che non significa banalità. 

Il filosofo tedesco Hans Küng diceva che la vera fede è quella nata bambina, poi studiata, approfondita e cresciuta nella vita, ma alla fine tornata alla “fede della nonna”, fede fatta di abbandono totale senza domande e con il raggiungimento di una serenità assoluta. 

Che cosa rappresenta la fotografia nella tua vita? 
Ho iniziato a fotografare, penso come tutte e tutti, per fissare dei ricordi, delle immagini, poi ho “sentito” che dentro una fotografia c’è molto di più. Ho cominciato a cercare di fermare sulla carta non cose, paesaggi, ma sensazioni, emozioni. Un’immagine può colpire al cuore in maniera profonda, può imprimere in noi messaggi che cambieranno il nostro cammino, il nostro modo di vedere, di ricordare. 

A volte basta una foto per raccontare una storia, un periodo storico, un avvenimento. Per me la fotografia è sempre stata un po’ il mio giardino segreto, dove rinchiudermi per stare bene. Essere in camera oscura e veder apparire l’immagine sulla carta è un’esperienza quasi mistica. 

Inoltre ho scoperto che potevo usare la fotografia per richiamare l’attenzione e sensibilizzare le persone sui problemi sociali, per cercare di fare la mia parte, anche se piccola per cambiare il mondo. Quindi direi che la fotografia per me è un’esigenza, una risposta alla mia fame di bellezza e di giustizia sociale, ma anche il mio linguaggio, il mio modo di essere e di comunicare con il mondo. 

Ti sei espressa sia con la scrittura creativa (vedi il bellissimo racconto Al bivio, premiato in un concorso letterario), sia con la fotografia, sia con il connubio fra le due forme espressive: è sempre stato così o c’è un momento in cui hai “scoperto” questa modalità di ri-pensare, ri-creare la tua realtà? 
Fin da adolescente ho sempre scritto. Ho riempito quaderni e quaderni di riflessioni, pensieri, domande. Scrivevo però esclusivamente per me. Mi serviva per riflettere e la scrittura permetteva alla mia mente di espandersi, di scoprire sempre cose nuove, di pormi sempre mille domande. 
Poi ho iniziato a fotografare e a preparare mostre, scoprendo il grande messaggio della fotografia. La fotografia è una forma di linguaggio che colpisce molto velocemente la mente e il cuore delle persone, prima di ogni parola, ma noi siamo più abituati alle parole allora ho pensato semplicemente di abbinare all’impatto diretto della fotografia la scrittura come approfondimento, arricchimento dell’emozione provata. 
Un passaggio diretto dall’emozione del cuore/pancia alla potenza della mente che ampia gli orizzonti. 

Pensi che l’Arte abbia anche il compito di migliorare la società o che ne debba essere svincolata e autonoma? 
Eterno dilemma. Non credo di avere io la risposta. 
Credo che l’arte abbia origine dal cuore, dalla parte più profonda dell’essere umano e quindi sia un linguaggio per trasmettere emozioni e sentimenti forti, per arricchire lo spirito e quindi nella sua indipendenza da ogni altro limite e condizionamento debba trasmettere bellezza. 
Ma cos’è la bellezza? Credo sia soprattutto armonia e fonte di vibrazioni. La bellezza rinfresca l’anima, porta alla gioia e quindi contribuisce a migliorare e a fa star bene l’essere umano. 

Hai navigato nei diversi ambiti artistici, della formazione scolastica e del volontariato… dove pensi ci sia più bisogno di interventi pubblici per cambiare ciò che non va? 
In ogni ambiente ho trovato lo stesso problema probabilmente perché le varie realtà sono composte comunque da persone, non sono realtà astratte. Purtroppo, frequentando i vari ambienti ho notato che manca totalmente l’apertura mentale e la capacità di mettersi in ascolto e spesso non c’è comunicazione fra le parti interessate. Ognuna/o pensa di conoscere la risposta al problema, la soluzione migliore, ma sempre senza aver saputo mettersi in ascolto del bisogno vero e profondo dell’altra/o. Si decide la soluzione in base al proprio modo di pensare, di vedere le cose. 

L’esperienza che ho vissuto in prima persona riguarda la disabilità, quindi userò quest’ambito per spiegarmi meglio, ma vale per ogni ambito. Si parla tanto di integrazione, inclusione, ma a tutti gli effetti spesso non si agisce nella maniera giusta. Per fare un esempio: si sono creati parchi gioco bellissimi per disabili…. ma è questa la vera necessità di bimbi e bimbe disabili? È questo che chiedono? O forse avrebbero preferito avere un seggiolino dedicato su una giostra “normale”, in un “normale” parco giochi, oppure una semplice giostra ma all’interno di un parco frequentato da tutti e tutte? Tuttavia non si è mai chiesto ai bimbi/e con disabilità o ai loro genitori, spesso considerati per riflesso, disabili anche loro. 

Noi continuiamo a creare meravigliosi ghetti dorati, convinte e convinti (forse in buona fede) di far felici queste persone con esigenze speciali, ma forse il loro primo bisogno è quello di stare con gli altri e le altre, con le cosiddette persone normali/normodotate (ma esistono? E chi sono?). 
Personalmente non credo esista la “normalità”, ma finché creiamo posti solo per disabili, non possiamo parlare di inclusione. Capisco che sono “elementi di disturbo”, perché ci mettono davanti ai nostri limiti e ci costringono a riflettere sulla nostra fragilità umana. 
Premetto che ringrazio le Associazioni che si occupano di persone con disabilità perché senza di loro per le persone con disabilità, e per noi genitori, la vita sarebbe molto più difficile. Mi rendo conto però che finché c’è bisogno delle Associazioni per disabili, della festa della donna, delle quote rosa, di festeggiare il gay pride o di sfilare contro il razzismo, l’umanità non ha ancora imparato nulla sul concetto di uguaglianza. 
Solo con una nostra apertura e maturazione mentale (e di cuore) forse le Istituzioni (ribadisco composte da persone) potranno cambiare le cose, ma credo che la strada sia ancora lunga. 

In copertina: fotopoesia di Tiziana Robbiani, dalla raccolta Si può vincere, 2009. 

Queste le precedenti conversazioni della serie: La realtà ri-creata 
Clelia Mori. Il corpo che non tace
Franchina Tresoldi. Città in arte
Margherita Argentiero. Il valore della scelta

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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.

10 commenti

  1. Come sempre è il cuore di Tiziana che parla. le difficoltà sono tante ma lo è anche la tua forza per affrontarle, giorno dopo giorno. Un abbraccio.

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  2. Tiziana Robbiani, un esempio di forza e di coraggio. Una artista che attraverso le immagini filtra la sensibilità dei suoi sentimenti. Tiziana leggere e racconta la vita attraverso l’obiettivo. Per chi ha la ventura di conoscerla può ritenersi fortunato per il messaggio di arte, cultura e coraggio che riceve grazie Tiziana. Anna di Salerno

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  3. Tiziana Robbiani un prezioso esempio di coraggio. Tiziana attraverso la fotografia riesce a trasmettere il senso e l’amore per la vita. Il suo orizzonte spazia fra la realtà delle donne e la natura, coniugando arte e poesia.

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  4. Parole e immagini che non hanno bisogno di commenti o chiarimenti… Tiziana trasmette emozioni e sentimenti profondi che ci parlano di una vita straordinaria, che ha molto da insegnarci. Grazie infinite

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  5. Bellissimo leggerti e vedere alcune delle tue splendide foto💞Anche chi non ti conosce potrà trovare in questa bella intervista numerosi spunti di riflessione…grazie🙏❤😘

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  6. Conosco Tiziana e la sua famiglia da molti anni e so con quale tenacia e onestà intellettuale ha affrontato tutte le prove che la vita le ha imposto. Solo una persona con un grande sentimento morale può accettare e viverle come doni. Non penso a Lei solo con ammirazione e rispetto…. è un esempio per tutti noi. E un caloroso grazie anche a chi è riuscita a trasmettere intatto il suo sentire.

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