Anna Maria Speckel, una femminista alla scoperta delle regioni nordiche

Le notizie sulla vita di Anna Maria Speckel sono frammentarie e non consentono una precisa datazione dell’anno di nascita, forse il 1882 o il 1898. Romana, ma di evidenti ascendenze germaniche, si laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Roma; inizia la sua carriera come insegnante e in seguito diventa giornalista. Esperta di architettura, è costantemente impegnata nella diffusione della cultura italiana. Le sue conferenze all’estero hanno una valenza principalmente estetica e riguardano per lo più la cultura e l’architettura classica.

Pur con qualche riserva, è favorevole alla partecipazione femminile nella vita sociale; come militante del Partito fascista, svolge un’importante attività di propaganda delle idee del regime. Alcune notizie sulla sua vita si possono desumere dal carteggio con il relatore della tesi di laurea, il professor Giulio Bertoni: nel luglio 1931 la studente si trova a Glion, presso Montreux, in Svizzera, a causa di «un forte esaurimento»; nell’agosto 1932 sta terminando la stesura della tesi; nel luglio 1933 parte «per un meritato riposo», un’ultima lettera del 1934 informa il professore del suo arrivo in Estonia per una conferenza, su invito della Società Dante Alighieri.

Speckel risulta iscritta all’albo delle giornaliste pubbliciste per gli anni 1931 e 1940; nello stesso periodo ricopre alcuni incarichi di prestigio come delegata per l’Italia ai congressi della International Federation of Business and Professional Women, di cui scrive una nota su Vita femminile e l’articolo “Donne a congresso” sul Giornale delle Donne nel 1931. Per quattro anni è Segretaria generale dell’Associazione donne artiste e laureate; da giornalista collabora saltuariamente con Il Messaggero. Si dedica quindi alla narrativa e il suo romanzo Arianna ottiene il Premio Viareggio nel 1936.
Numerosi gli articoli, soprattutto nel campo dell’architettura: sostiene l’abilità della donna a progettare e realizzare ambienti domestici, «poiché su questo terreno essa apporta il prezioso contributo della sua logica analitica, del suo buon senso e della sua praticità». Definisce le prime architette «madri dell’architettura italiana», che non solo dimostrano «quello che può anche in questo campo la donna italiana» ma anche «come la sensibilità femminile abbia assimilato le nuove tendenze artistiche»; stigmatizza con disappunto la mancata accettazione del progetto di Attilia Travaglio Vaglieri, che nel 1929 vince il premio per la realizzazione del Museo Greco-Romano di Alessandria d’Egitto ma, in ossequio alle leggi islamiche, viene esclusa in quanto donna. Nel proprio Paese, invece, Speckel lamenta soprattutto la discriminazione nel campo dell’ingegneria civile, che ignora i progetti femminili.

Instancabile viaggiatrice, nella primavera del 1934 è a Helsinki per proporre due conferenze, una sulla “Donna italiana nel tempo fascista” alla Società Dante Alighieri, l’altra sulla costruzione delle due città di Littoria e Sabaudia, presso il Parlamento finlandese.
L’anno successivo ritorna a nord: il suo viaggio comprende soggiorni in tutti i Paesi baltici e scandinavi, dove tiene le sue conferenze sull’Italia, come ospite sia delle sedi della Società Dante Alighieri sia di associazioni culturali locali. A Helsinki è invitata a visitare la mostra organizzata dalla Kalevalaseura per celebrare il centenario della prima edizione del Kalevala, il poema fondante della cultura finlandese. Un’ulteriore conferenza in Svezia, a Nörrkoping, viene citata negli annuari della Società Dante Alighieri di Salerno del 1939.

Speckel a Montevideo

Nel 1937 Speckel è in America del Sud, dove promuove la letteratura e la drammaturgia italiana a San Paolo e a Montevideo. La rivista L’Italiano pubblica un lusinghiero commento, che evidenzia la sua azione a favore del regime: «La sua vita è tutta intessuta di viaggi e di magnifica propaganda italiana. Propaganda della nostra cultura, delle nostre affermazioni nel campo intellettuale in special modo per ciò che riguarda l’attuale periodo di fioritura di ogni attività, e che è spesso più efficace di ogni altra perché serve a farci meglio conoscere e meglio farci apprezzare in un campo nel quale ci piace mantenere il posto al quale abbiamo diritto».

Non la ferma la guerra: il 21 marzo 1940 «la simpaticissima signora Speckel» è nelle aule dell’Accademia bulgara di Sofia, dove tiene un’apprezzata conferenza dal titolo “L’anima musicale italiana: il canto popolare”; nel dicembre 1941 è in Ungheria per un ciclo di conferenze di dieci giorni, poi a Madrid per parlare all’Istituto Italiano di Cultura dell’italianità della Dalmazia.
Nei suoi frequenti viaggi in Spagna entra a far parte del circolo culturale di Carmen Conde a Cartagena, come testimoniano corrispondenze e foto dell’epoca. Nel 1941 è impegnata nella scrittura di un nuovo romanzo, di una biografia del Generalìsimo Franco (che non terminerà mai) e di un’antologia italiana di scrittori spagnoli; nel 1942 esce l’edizione spagnola di Mediterraneo Baltico per i tipi di Espasa Calpe, con la traduzione di Cayetano Alcazar.

Il 18 luglio 1944 a Ginevra, nella chiesa di St. Joseph, Speckel sposa Jean-Louis Ferrero, collaboratore letterario del Courrier de Genève: alla cerimonia presenziano il console italiano Coriese e la consorte. D’ora in poi i suoi articoli saranno firmati con il doppio cognome Speckel-Ferrero: tra questi, un pezzo su Corrado Alvaro e uno su Gianna Manzini saranno pubblicati proprio dal Courrier de Genève nel 1951.

Eliminati i toni propagandistici, Speckel continua la sua attività di conferenziera anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: riferisce sull’antica Stabia alla sezione milanese dell’Istituto di Studi Romani nel 1956; è al Lyceum di Firenze nel 1957 con un intervento intitolato “Portogallo, l’Arcadia d’Europa”; infine, il 2 maggio 1968 torna in Finlandia, a Oulu, dove parla del Museo napoletano di Capodimonte. Consulente anche per il cinema, cura il documentario Moda e uniformi femminili del Risorgimento, trasmesso dalla Rai il 25 aprile 1961 per il centenario dell’Unità d’Italia.

Infaticabile traduttrice, la sua attività spazia dall’inglese al francese, con romanzi per ragazzi e per adulti, parte dei quali sono ancora ripubblicati. Uno di essi, Caserme di donne, della francese Tereska Torres, edito nel 1950 e da lei tradotto nel 1954, è accolto con un certo scalpore perché considerato il primo “tascabile” in cui compare una storia esplicita di amore lesbico. Scrittrice ambiziosa, nel 1961 progetta un romanzo storico su Clara Maffei, sua antenata per parte di madre. Traduce pure un saggio sulla musica di Wagner e numerosi altri di argomento divulgativo, turistico, mitologico. È deceduta nel 1973 ed è sepolta al cimitero Flaminio di Roma.

Speckel è una tipica rappresentante di quello che Teresa Labriola aveva definito femminismo latino. Già agli inizi del Novecento la nota avvocata e attivista Labriola aveva rappresentato una figura guida dell’avanguardia femminile, che si proponeva di lottare «in nome e nell’interesse delle donne di tutti i gruppi e di tutte le classi sociali».
Negli anni seguenti si allinea ai cambiamenti politici ed elabora un concetto di femminismo che, come afferma la studiosa Victoria de Grazia, è basato su alcune caratteristiche specifiche: è innanzitutto ‘latino’, in quanto sostiene alcuni concetti-base comunemente attribuiti alla donna italiana, quali la devozione alla famiglia, l’attaccamento alla tradizione, il rispetto per la razza; è inoltre ‘puro’, perché si mantiene in equilibrio fra l’appiattimento socialista e l’individualismo dei movimenti anglo-americani; è, infine, ‘nazionale’, in quanto riconosce agli interessi di Stato e popolo la preminenza sulle aspirazioni femminili. Speckel cercherà non solo di sostenere in teoria, ma soprattutto di incarnare nella propria esperienza questa figura ibrida, tentando di conciliare l’emancipazionismo con la politica fascista.

Il suo unico resoconto di viaggio, dal titolo ossimorico di Mediterraneo Baltico, è pubblicato nel 1937 e si apre con una lunga Introduzione dal titolo “Uomini e paesi del nord”, dove l’autrice enuncia la sua tesi, confermata nella pratica attraverso le tappe dell’itinerario: gli abitanti del nord sono algidi e infelici, l’ambiente inospitale; impossibile, perciò, che questo “mediterraneo nordico” possa reggere il paragone con i popoli e la natura del vero Mediterraneo, dove donne e uomini hanno trovato un equilibrio felice di relazione. Questa argomentazione si basa su alcune convinzioni, prive di fondamento scientifico ma diffuse all’epoca: l’esistenza di “razze” diverse e la loro classificazione gerarchica, l’influenza del clima sul carattere delle persone, l’ereditarietà di determinati tratti individuali. Il viaggio al nord sarà dunque funzionale alla conferma di queste teorie.

I successivi capitoli del libro sono dedicati alle nazioni visitate durante due viaggi, effettuati nel 1934 e 1935 e documentati attraverso i carteggi diplomatici che le forniscono una forma di accreditamento e le programmano gli spostamenti. Nella sua narrazione Speckel adotta costantemente uno stile enfatico, sia per le descrizioni di carattere storico e ambientale, sia negli episodi relativi agli incontri. La sua teoria attraversa come un fil rouge tutto il testo e trova conferma nelle situazioni più disparate, dalla relazione fra il clima e il carattere, agli incontri con gli/le abitanti, alle visite ufficiali. Il viaggio della primavera 1934 comincia su un treno in Lituania, nella vallata di Kaunas, città che allora era la capitale provvisoria a causa dell’invasione polacca e della conquista di Vilnius; Speckel prosegue navigando il Niemen, fiume di confine con la Polonia per sbarcare a Memel, l’attuale Klajpeda, per una breve visita alla Kuriasu Kopos, la lunga striscia di sabbia dove spera di trovare l’ambra che tanto ama.

Raggiunge poi in treno Riga, anch’essa nuova capitale, di cui apprezza il «museo all’aperto» e dove descrive il «bagno finnico», ovvero la sauna, che vede per la prima volta. All’arrivo in Estonia visita Tartu, la città universitaria, quindi Tallinn, la capitale, da dove si sposta in Finlandia. Helsinki viene «conquistata» con l’idrovolante, che le permette una visione d’insieme della città e dei dintorni. Prosegue in auto verso Hämeenlinna e, al ritorno nella capitale, partecipa a un ricevimento, dove incontra il Presidente della Repubblica. Il viaggio riprende in piroscafo verso Stoccolma.

A questo punto la narrazione si sposta all’anno successivo, quando Speckel, a fine febbraio, ritorna a Stoccolma e, da lì, raggiunge Helsinki per l’inaugurazione della mostra sul Kalevala. Al rientro dalla Finlandia visita la capitale svedese e la residenza di Djurgarden, dove incontra il principe Eugenio, esperto collezionista d’arte e pittore lui stesso.
Il viaggio prosegue attraverso la Scania fino a Lund; si dirige poi in Norvegia, dove è sorpresa da un’abbondante nevicata. Da Oslo raggiunge la collina panoramica di Holmenkollen, quindi continua il percorso in treno verso Bergen, per ritornare nella capitale il giorno successivo. L’itinerario si rivolge verso sud per raggiungere lo Jutland e sostare quindi a Copenaghen, dove si concludono il resoconto e l’analisi, che confermano l’incolmabile divario fra nord e sud dell’Europa.

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Articolo di Rossella Perugi

Laureata in lingue a Genova e in studi umanistici a Turku (FI), è stata docente di inglese in Italia e di italiano in Iran, Finlandia, Egitto, dove ha curato mostre e attività culturali. Collabora con diverse riviste e ha contribuito al volume Gender, Companionship, and Travel-Discourses in Pre-Modern and Modern Travel Literature. Fa parte di DARIAH-Women Writers in History. Ama leggere, scrivere, camminare, ballare, coltivare amicizie e piante.

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