Il Coordinamento Teologhe Italiane (Cti) nasce da una necessità ben precisa: valorizzare le studiose che si occupano di teologia, in numero sempre crescente ma ancora molto poco rappresentate nel panorama ecclesiale e culturale italiano, e valorizzare gli studi di genere nei diversi ambiti teologici. Associazioni di questo tipo sono presenti in Europa già da molti anni e, come in altri campi, solo di recente l’Italia sta recuperando la voragine che la separa dal resto del continente in fatto di inclusività. Il Cti si dedica alla propria missione con costanza e passione, e quest’anno propone nella sua terza edizione il corso “Teologia delle donne”, incentrato sulla questione ambientale.
La motivazione dietro la scelta di questo argomento è ben espressa dalla presidente, la dottoressa Lucia Vantini, nel suo articolo sul sito Settimananews: «Non serve essere persone esperte per capire l’importanza di tutto questo: la crisi ambientale si è resa oggi percepibile a chiunque e sempre più spesso viene registrata dalla cronaca perché accade qualcosa. È ancora vivida in noi l’immagine della Marmolada che perde un pezzo del suo ghiaccio, travolgendo vite umane innamorate della montagna. E noi, mentre imparavamo che cos’è un seracco e perché si può staccare, ancora una volta abbiamo dovuto riconoscere lo stile sbagliato con il quale stiamo abitando il mondo e fare i conti con la nostra mancanza di cura verso quella terra che, secondo il libro della Genesi, ci è stata affidata come un giardino da custodire e da coltivare».
E sul ruolo delle donne in questa discussione, aggiunge: «Perché da tempo, anche se in una genealogia sapienziale spesso interrotta o comunque emarginata, molte di loro hanno posto la questione ecologica in una chiave differente e originale, soprattutto per l’intensità delle connessioni messe in campo. Proprio per queste connessioni le eco-teologie delle donne non sono né saperi neutri né eco-femminismi di stampo unicamente filosofico-politico.
Si tratta di percorsi sapienziali sensibili alle differenze – di genere ma non solo –, che intrecciano senza timore questioni varie e solo apparentemente distanti: il tema delle origini, il senso profetico e solidale dei testi biblici, il problema di una tecnica ingovernabile, le “seconde possibilità” che Dio non fa mancare all’umanità, i diversi modelli degli eco-femminismi, l’impronta politica della misericordia e le strade battute dalle donne affinché la vita non venga più usata come moneta di scambio».

Da qui nasce il titolo del corso di quest’anno: Eco-teologia delle donne. Temi, contesti e pratiche. Rivolto a chiunque voglia avvicinarsi alla teologia delle donne, si prefigge di far conoscere e approfondire le prospettive bibliche ed ecologiche da parte del mondo femminile. Il corso si articola in dieci lezioni online pubblicate ogni giovedì, e ognuna affronta un suo tema specifico.
La prima lezione, un’introduzione, è stata registrata proprio da Lucia Vantini, che ci guida fra i concetti dell’eco-teologia usando la metafora del filo di Arianna che permise a Teseo di uscire dal labirinto del Minotauro. Le chiavi di lettura principali da tenere in considerazione durante il corso sono tre:
–Visione sistemica: avere una visione dell’insieme e non dei singoli fatti. L’eco-teologia non si occupa solo del malessere del pianeta, ma anche di come questo influenza il malessere dei popoli, delle singole comunità, dei rapporti fra i generi, dell’economia. È illusorio pensare che l’umanità sia separata dal resto del creato.
–Vulnerabilità: abbandonare la retorica moderna che ci vuole forti, invincibili e imperturbabili, e tornare ad accettare che siamo vulnerabili e che chiedere aiuto non è un peccato. Troppo spesso pensiamo che vulnerabilità sia sinonimo di debolezza mentre è esattamente il contrario: è la consapevolezza della fragilità della vita, della sua finità, che ci permette di essere più consapevoli dei legami fra di noi e di prevenire disastri ancora più grossi. L’esperienza della pandemia ci ha ricordato più che mai quanto siamo connesse/i e quanto poco basti per far crollare le nostre sicurezze, per far cadere qualunque indifferenza verso il prossimo, come le nostre azioni influenzino il mondo.
–Il mondo ci parla: è insito in noi osservare cosa ci circonda a partire dal presupposto di come vorremmo sfruttarlo, ma raramente ci soffermiamo a pensare che le nostre esigenze verso uno stesso oggetto siano diverse da quelle altrui. La psicologia parla di “percezione ecologica”, ossia della consapevolezza, mentre si percepisce il mondo, che il proprio è solo uno dei tanti punti di vista. Il mondo non esiste semplicemente per essere fagocitato dai nostri bisogni, non basta contemplare: è imperativo esercitare anche un atteggiamento di cura, saper ascoltare cosa il mondo ci sta dicendo e non rinchiuderci in una bolla contemplativa.
L’intento del corso è attivare visioni creative, re-immaginare un altro mondo possibile e non limitarsi a demonizzare atteggiamenti sbagliati. In questo intreccio di storie e libri, di contributi di teologhe diverse fra di loro, possiamo recuperare la figura di Dio come una tessitrice che intreccia sapientemente i vari elementi del mondo per darci una visione d’insieme che sta a noi cogliere. Un lavoro certo non semplice, gli ostacoli da affrontare sono tanti e tutti di natura diversa fra loro, a partire dai pregiudizi verso l’altra/o e sulle nostre convinzioni. Ma è tenendo a mente la propria vulnerabilità e parzialità che saremo in grado di superarli tutti.
L’intervento della dottoressa Vantini si conclude citando una poesia di M. Riensiru, contenuta nel saggio di Elizabeth Green Tra gemiti e speranza che è stato alla base del corso:
«Dio è seduta e piange,
la meravigliosa tappezzeria della creazione,
che aveva tessuto con tanta gioia,
è mutilata, è strappata a brandelli,
ridotta in cenci;
la sua bellezza è saccheggiata dalla violenza.
Dio è seduta e piange.
Ma guardate,
raccoglie i brandelli, per ricominciare a tessere.
Raccoglie i brandelli delle nostre tristezze, le pene,
le lacrime, le frustrazioni
causate dalla crudeltà, dalla violenza,
dall’ignoranza, dagli stupri, dagli assassinii.
Raccoglie i brandelli di un duro lavoro,
degli sforzi coraggiosi, delle iniziative di pace,
delle proteste contro le ingiustizie.
Tutte queste realtà che sembrano piccole e deboli.
Le parole, le azioni offerte in sacrificio,
nella speranza, la fede, l’amore.
Guardate! Tutto ritesse con il filo d’oro della gioia.
Dà vita ad un nuovo arazzo, una creazione ancora più ricca,
ancora più bella di quanto fosse l’antica!
Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza
e con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno
sul volto bagnato di lacrime.
E ci invita a non offrirle soltanto i cenci
e i brandelli delle nostre sofferenze e del nostro lavoro.
Ci domanda molto di più.
Di restarle accanto davanti al telaio della gioia,
e di tessere con lei l’arazzo della nuova creazione».
Per approfondire: Coordinamento Teologhe Italiane.
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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.