Dieci anni fa, il 31 ottobre, moriva Gae Aulenti (Palazzolo dello Stella, Udine, 1927 – Milano, 2012), architetta salita alla ribalta internazionale in un’epoca in cui il mestiere era quasi del tutto in mani maschili. L’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprimeva il cordoglio per la sua scomparsa, ricordandola come: «protagonista di primo piano della storia dell’architettura contemporanea, altamente apprezzata in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio storico e dell’ambiente urbano».
Gae Aulenti, che deve il suo nome alla nonna Gaetana, nasce da padre di origini pugliesi e madre napoletana di origini calabresi, in una famiglia di professionisti e intellettuali. Laureatasi al Politecnico di Milano nel 1953, comincia a collaborare con Ernesto Nathan Rogers, come redattrice e grafica di Casabella, una rivista in prima linea nel promuovere il superamento della visione razionalista del Modernisti. A partire dal 1960 allo IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, è assistente del prof. Giuseppe Samonà, e poco dopo dello stesso Ernesto Nathan Rogers presso la cattedra di Composizione Architettonica al Politecnico di Milano. Alla fine degli anni ’60 firma due negozi Olivetti, a Parigi e a Buenos Aires, associando il suo nome a una delle aziende più all’avanguardia del tempo.

Animata da uno sguardo internazionale, viaggia molto per conoscere le tradizioni e le potenzialità dei luoghi. Accompagna i suoi progetti con un profondo lavoro di ricerca letteraria, storica, artistica, scoprendo così le radici nascoste di un contesto, nell’intento di valorizzare il passato aprendo contemporaneamente al futuro. Inizia a lavorare in un’Italia distrutta dalla guerra e, contrapponendosi al razionalismo imperante, abbraccia il Neoliberty, recuperandone la dimensione artigianale e la cura del dettaglio. Oltre ai molti esperimenti nell’ambito della grafica e del disegno di scenografie, la sua attività si concentra soprattutto sul design, sull’architettura d’interni, sull’allestimento di showroom e mostre, sul restauro e progettazione di spazi pubblici.

Il più famoso tra gli oggetti disegnati da Gae Aulenti è probabilmente la lampada Pipistrello (1965), prodotta da Martinelli Luce, nata per il negozio Olivetti di Parigi. La lampada, che fa parte delle collezioni permanenti del MoMA, deve il suo nome insolito alla forma del diffusore in metacrilato opale bianco, che dividendosi in falde evoca le ali del pipistrello. Consta di tre parti, la base, il braccio telescopico, che permette alla lampada di allungarsi, e il diffusore, l’elemento che spicca maggiormente. Adriano Olivetti e Gianni Agnelli, di cui ristruttura l’appartamento milanese in Brera (1970), diventando poi l’architetta di famiglia, sono i due committenti fondamentali per il lancio della sua carriera, tra gli anni ’60 e ’70.
Intanto partecipa ad alcune grandi mostre, che la consacrano tra le figure protagoniste della sua epoca: nel 1964 la XIII Triennale di Milano, e nel 1972 la storica esposizione The New Domestic Landscape al MoMA di New York. Dal 1976 al 1978 collabora con Luca Ronconi a Prato al Laboratorio di Progettazione Teatrale.

Portano la sua firma numerosi oggetti diventati vere e proprie icone: la Poltrona 4794 per Kartell, la Sedia a dondolo Sgarsul per Poltronova, celebre per la modernità di forme e volumi, la Sedia pieghevole April per Zanotta, che è la rivisitazione della poltrona da regista, la Serie Locus Solus, il Tavolo da lavoro Gaetano, la Sedia Tripolina. Nel 1979 le viene affidata la direzione artistica della Fontana Arte, con cui progetta lampade e oggetti d’arredo, tra i quali Tavolo con ruote (1980) e Tavolo Tour (1993)

Ispirato a un carrello industriale utilizzato per il trasporto di vetri, il Tavolo con ruote sostituisce il piano di legno del carrello con una spessa lastra in vetro molato, a cui vengono fissate le rotelle. È così che la sostituzione di un semplice elemento trasforma la natura dell’oggetto e la sua destinazione d’uso. Tavolo Tour rappresenta la declinazione successiva del Tavolo con ruote. È un pezzo sorprendente: dotato anch’esso di ruote, ma in questo caso sono di bicicletta.
A partire dagli anni ’80, e nei decenni successivi, segue una sequenza di ristrutturazioni di edifici di grande pregio, quasi tutti a funzione museale. Il Musée d’Orsay (1980/86) a Parigi è certamente la sua realizzazione più celebre. Gae Aulenti conserva qui la struttura originaria della stazione ferroviaria, la Gare D’Orsay, col risultato che l’antica volta a botte in ferro, dalla caratteristica trama a cassettoni floreali, dialoga con i volumi dei nuovi spazi espositivi, rivestiti in arenaria chiara a sottolineare la luminosità dei dipinti impressionisti della collezione. L’architetta utilizza geniali accorgimenti tecnici, come le bocchette dell’aria condizionata, e per l’illuminazione delle oltre 4000 opere sfrutta, oltre a quella artificiale, la luce naturale che proviene dalla volta in vetro e metallo.

Risalgono alla stessa epoca l’allestimento del Musée National d’Art Moderne al Centre Pompidou di Parigi (1985), e la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia (1986).

Quest’ultimo, acquistato dalla FIAT nel 1983 e rimesso alle sue cure, è smontato e rimontato in pochi mesi: Aulenti conserva in parte le murature, in parte le sostituisce con mattoni dell’epoca, nasconde impianti tecnici di ogni genere, compresi sistemi di allarme e di climatizzazione.
Nel 1990 lavora a un nuovo accesso alla stazione fiorentina di S. Maria Novella e nel 1992 al progetto per il Museo Nacional d’Art de Catalunya di Barcellona.
Nel 1999 si inaugurano a Roma, in tempo per il Giubileo del 2000, le rinnovate Scuderie del Quirinale, le vecchie Scuderie Papali, che originariamente servivano come rimessa per carrozze e cavalli, adattate poi ad autorimessa. L’intervento ha consentito di recuperare un’opera architettonica di straordinaria posizione urbana e destinarla ad importante spazio espositivo (circa 1.500 m²). Attualmente è una delle sedi romane più visitate per mostre d’arte temporanee.

Nello stesso anno a Milano Spazio Oberdan diventa un’area espositiva di 700 m², che può ospitare mostre d’arte e un auditorium dedicato alla poetessa milanese Alda Merini.

Sempre a Milano, nel 2000, risistema Piazzale Cadorna, ridisegnando lo spazio urbano e la stazione, facciata compresa. Al centro di questo massiccio intervento urbanistico pone una fontana e una scultura realizzata appositamente da una celebre coppia di artisti americani: Claes Oldemburg e Coosje van Bruggen.
La sorprendente scultura, Ago, filo e nodo, divisa in due parti ricongiunte idealmente nel sottosuolo, è un richiamo alla metropolitana, il mezzo degli spostamenti rapidi più usati all’interno della città, e inoltre è un omaggio alla laboriosità milanese e, soprattutto, al mondo della moda, che ha in Milano uno dei principali centri mondiali.

L’estetica per Aulenti non è mai a discapito della funzionalità: così nell’Asian Art Museum di San Francisco, del 2003, avanguardistiche soluzioni antisismiche consentono all’edificio di oscillare fino a un metro e mezzo senza danni alle ceramiche e alle porcellane esposte.
Per l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, a cui lavora nel 2005, pensa a una facciata in marmo e lacca rossa. L’edificio consta di dodici piani più due interrati che ospitano un auditorium e una biblioteca.

La struttura attuale in vetro, metallo e cemento ha una facciata a forma di grata dipinta di colore rosso lacca, colore che richiama il rosso di cui sono colorati i palazzi imperiali e i templi, in tutto il paese.

Con il restauro del cinquecentesco Palazzo Branciforte di Palermo, (2008/2012) Aulenti valorizza e rende estremamente funzionali gli spazi. Al pianterreno è ospitata la collezione archeologica della Fondazione Sicilia, e al primo piano la grande biblioteca, e le sale che ospitano le collezioni numismatica e filatelica, e sculture di importanti artisti dell’800 e del ‘900.
Nel termovalorizzatore di Forlì (2008) l’architetta mostra che anche nella progettazione di un edificio industriale è possibile sperimentare e compiere innovazione tecnologica nel design. Così progetta un edificio svuotandolo dei canoni classici dei grigi capannoni industriali, donandogli una veste architettonica completamente nuova, senza rinunciare a quello che è considerato uno dei suoi marchi di fabbrica, il rosso laccato.

L’aeroporto San Francesco d’Assisi (2011) che sorge, a metà strada tra Perugia e Assisi, non è un anonimo aeroporto, ma otto padiglioni con copertura verde rame, segnalati da contrafforti di cemento armato rosso, e ulivi a fare ombra alle macchine nel parcheggio, un albero ogni due automobili.
Piazza Mario Pagano a Potenza, completata nel 2012, è tra le sue ultime opere.

Innumerevoli e meritatissimi sono stati i riconoscimenti assegnati a Gae Aulenti, dal titolo di Chevalier de la Legion d’Honneur conferitole da Mitterand a quello di Cavaliere di Gran Croce, al prestigioso Premio Imperiale per l’architettura conferitole dalla Japan Art Association di Tokyo, fino all’ultimo, la Medaglia d’Oro alla carriera, che ci ha tenuto molto a ritirare personalmente alla Triennale del 2012, in quella che sarebbe stata la sua ultima uscita.

Il 7 dicembre 2012, appena poco più di un mese dalla sua morte, viene inaugurata e intitolata a suo nome la nuova grande piazza circolare situata al centro del complesso della Torre Unicredit di Milano.
In copertina: fotografia di Gae Aulenti.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.