Una Nobel “di ferro” e una biblioteca di gomma

Nel 2011 Ellen Jhonson Sirleaf ha ricevuto il premio Nobel per la Pace insieme ad altre due donne africane, la liberiana Leymah Gbowee, pacifista e avvocata per la tutela dei diritti delle donne, e l’attivista politica yemenita Tawakkul Karman.
Ellen è nata a Monrovia, capitale della Liberia il 29 ottobre del 1938 e ha conseguito una laurea in Economia negli Stati Uniti D’America. Ritornata in patria si occupò attivamente di politica arrivando alla guida del Ministero delle Finanze nel 1979. Poco dopo fu costretta all’esilio in Kenya, a causa di un colpo di stato.
Nel 1985 ritornata in Liberia si candidò al Senato. La sua opposizione ai “Signori della Guerra” le costò arresti, detenzioni e nuovamente l’esilio. Lei non si arrese e finalmente, nel 2005, fu eletta Presidente della Liberia ottenendo così un primato: la prima donna del continente africano Presidente di uno Stato.

Nel 2010 riuscì, grazie ad accordi internazionali, ad azzerare il debito estero della Liberia. Il suo sogno, più volte dichiarato in varie interviste, è quello di trasformare la sua nazione in un «faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo». La sua linea politica è stata chiara e finalizzata a ricostruire politicamente, socialmente ed economicamente il suo Paese devastato da una guerra civile durata ben 14 anni.
In questo processo di ricostruzione la difesa dei diritti delle donne ha sempre avuto un posto prioritario. Ellen è sempre stata promotrice di politiche per fornire istruzione gratuita alle giovani, le più penalizzate perché costrette a interrompere gli studi a causa di matrimoni e gravidanze precoci. Così leggiamo nella motivazione del Premio Nobel «… ha promosso lo sviluppo economico e mobilitato le donne organizzate nelle minoranze etniche per portar fine alla guerra nel Paese e ha lavorato per migliorare l’influenza delle donne in Liberia»; quel premio fu dedicato a tutte le sue connazionali.

È stata spesso definita “Signora di ferro” per il suo carattere inflessibile. Ancora oggi a ottantacinque anni continua l’impegno per la parità di genere e la leadership femminile. Nel 2021 con il lancio della campagna “Have her back” esorta tutti gli uomini del suo Continente ad attuare impegni concreti e costanti per combattere la sottorappresentanza femminile nelle posizioni apicali del settore pubblico e privato.

Una campagna abbracciata anche da altri Capi di Stato come quelli della Costa d’Avorio, della Sierra Leone, del Sudafrica e della Nigeria.
Nel Maggio del 2022 ha lanciato un progetto che è stato definito: «Una biblioteca di gomma per celebrare le donne». Ellen intende realizzare, a Monrovia, una biblioteca presidenziale con relativo centro di documentazione dedicato alla storia e alla cultura delle donne. Un progetto sicuramente ambizioso per la cui realizzazione sono state chiamate due tra le più affermate architette africane contemporanee: la nigeriana Mariam Kamara e la sudafricana Sumayya Vally.
La biblioteca dovrà diventare un “contenitore” in cui si organizzeranno anche mostre e convegni a tema. Il progetto prevede che la biblioteca si affaccerà sull’Oceano Atlantico e per la sua costruzione saranno utilizzati materiali locali tra cui la gomma liberiana. La gomma è un materiale, come ben sappiamo, di elevata elasticità in grado di cambiare forma se si attua l’azione di una forza esterna. Ed è questa grande forza femminile che ne darà l’impronta.
Un ulteriore regalo alle donne africane da una “Lady di Ferro”.

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Articolo di Ester Rizzo

Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) nel corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzoLe Ricamatrici, Donne disobbedienti Il labirinto delle perdute.

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