Editoriale. Fra le isole belle una bella più bella

Carissime lettrici e carissimi lettori, 

come si sconfigge il dolore? Forse, se ci si riesce, con la bellezza. Pensando a Ischia, all’ isola verde cantata, dipinta, rappresentata in tanti romanzi e lei stessa scenografia di altrettanto innumerevoli film. Con il suo territorio fragile che ha fatto soffrire e ha dato morte a tanti suoi abitanti.
Si sconfigge il dolore. In un unico modo. Con la resilienza, un termine, che poi si concretizza in atto, ormai entrato nel linguaggio comune, in cui è anche abusato.
É andare oltre. Per farlo bisogna dare bellezza, andare a cercarla. Perché non ostacola il cordoglio, l’affanno per le vittime, ma concorre a stimolare l’indagine sugli accadimenti di oggi e di ieri. 

Guardiamola, ricordiamola Ischia. Con le sue spiagge bellissime, i suoi panorami, le sue terme e il suo mare riscaldato da quest’acqua benefica, nota e scelta dal turismo di ogni parte e che, però, segna anche la fragilità dell’isola. La sua gente ospitale, nonostante tutto.

Nell’isola d’Ischia esiste, tra tanta bellezza, un giardino della meraviglia. Si nomina al plurale: Giardini della Mortella. Sono stati creati nel 1956, nella zona ischitana di Forio, da Lady Susana Walton, una signora argentina moglie del famoso compositore inglese William Turner Walton. A costruire tanta bellezza i coniugi Walton, innamorati dell’isola immersa nel mare di Napoli, chiamarono il più prestigioso degli architetti paesaggisti, Russell Page. Disegnò l’impianto originario del giardino integrandolo fra le pittoresche formazioni rocciose di origine vulcanica. Ne fece un giardino che, accompagnando il terreno, si divide in due parti (da cui la nominazione al plurale): un giardino più basso, la Valle, ed un giardino superiore,la Collina, terrazzato con muri a secco che è l’ultima opera che vide, in vita, William Walton, morto proprio nel 1983, anno della costruzione di questa splendida parte della Mortella. I Giardini si estendono per un’area di circa due ettari e ospitano una vastissima raccolta di piante esotiche e rare, che viene arricchita di anno in anno. Si è detto da più parti che per varietà e ricchezza delle collezioni dei Giardini della Mortella quest’area possa essere considerata alla stregua di un orto botanico. E il resto, l’aggiunta, è cultura: musica, teatro (nel Teatro greco), balletti, visite guidate (da aprile a novembre).

«Il Giardino a Valle è chiuso, intimo, umido e lussureggiante, la Collina è solare, aperta verso il mondo esterno grazie alle molte vedute, coperta da una vegetazione mediterranea, anche se non mancano gli angoli esuberanti e le fioriture prolungate. La Collina è punteggiata da elementi architettonici sorprendenti, spesso intrecciati di significati simbolici e con richiami alla storia e all’archeologia dell’isola. Al giardino superiore si arriva in due modi: salendo per una delle tante scalette che si inerpicano lungo il fianco della collina, oppure dall’ingresso superiore, guidando attraverso il bosco fino al parcheggio degli ulivi».

«Tutto il giardino è disegnato con gusto e abilità, sfruttando al meglio il suggestivo ambiente roccioso ed i panorami sul Mediterraneo, ed è arricchito da fontane, piscine, corsi d’acqua che permettono la coltivazione di una superba collezione di piante acquatiche come papiro, fior di loto e ninfee tropicali. Le varie zone del giardino sono connesse con viali, sentieri, muri a secco, rampe e scalette, che permettono ai visitatori di raggiungere la zona più alta dove si godono splendide vedute sulla baia di Forio. Nel giardino ci sono tre serre tropicali: la Victoria House, dove viene coltivata la Victoria amazonica, la Serra delle Orchidee e il Tempio del Sole». 

Attraverso questa Bellezza è condotto il seme della consolazione e la speranza di superare il dolore per chi è stato distrutto dal fango. Nella Bellezza rimane la forza del ricordo. Che non fa dimenticare e porta a cambiare. 

Per caricare le colpe di questo fango schiantato sulle case di Casamicciola, e costato ancora undici morti, si è fatto il solito balletto di accuse che, come ho letto su un social, rimandano, con tutta la loro carica metaforica, a quei polli nelle mani di Lorenzo Tramaglino di manzoniana memoria: litigano e si beccano tra loro. Dimentichiamo questo osceno della politica tra chi decreta il verdetto sul sindaco, ne esige la galera e lo vuole in manette e chi invece assolve tutti. Poi c’è chi non ricorda i condoni attivati in passato (quello del 2018 e non solo!) e chi non riesce neppure a rivendicare la propria opposizione di allora e farsene un vanto, quello di non aver sostenuto l’oscena decisione del tutto è permesso, che tutto è possibile fare, nonostante i disastri annunciati e poi avvenuti, con tutti i morti pianti. Senza protezione dell’ambiente e del territorio. Ma noi lasciamo, senza dimenticare, in nome della Bellezza. 

«C’era una generosità civile nella scuola pubblica gratuita, che permetteva a uno come me di imparare. Ci ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori». È bello leggere queste parole. A scriverle un grande autore e, secondo me, un grande uomo della nostra contemporaneità: Erri De Luca. Quella appena riportata è una frase importante, di uno scrittore importante, contro le nominazioni di oggi, che sanno di osceno. Non sbagliamo a ricordarlo ancora. Perché la Scuola è inclusione, è il luogo dove ognuno/a deve trovare il meglio di sé e riempire, se occorre, i vuoti, soddisfare la propria personale ricerca del sapere. La scuola non deve escludere, ma non deve punire (il reddito di cittadinanza tolto a chi abbandona) e non deve soprattutto umiliare! Se esiste una scuola che umilia allora non è più quella Scuola della Costituzione. Tutti e tutte, a qualsiasi parte della società appartengano, nella Scuola devono sentirsi in un gruppo di uguali. Tra uguali si può essere umili, ma non sentirsi umiliati/e! perché l’umiliazione sottende una superiorità da parte di chi umilia. 

Erano gli anni di scuola quando leggevamo, soprattutto noi ragazze, Piccole donne (1868) a cui seguiva, appena l’anno dopo, Piccole donne crescono, poi Piccoli uomini e I figli di Jo. L’autrice dei libri era Louise May Alcott. La scrittrice statunitense il 29 novembre avrebbe compiuto 190 anni. Era nata, infatti, il 29 novembre del 1832 a Germantown, una cittadina nei pressi di Philadelphia, in Pennsylvania. La storia delle quattro sorelle March, Meg, Jo, Betty, Amy, è diventata immortale, un successo inaspettato dalla stessa autrice che, pochi e poche lo sanno, non aveva amato né scrivere questa prima opera né le storie successive. Alcott era davvero Jo e le sorelle del libro corrispondevano davvero alle sue sorelle. Un libro che ebbe successo anche oltre la letteratura con numerose riproduzioni teatrali e cinematografiche che si adattano alla contemporaneità. «Le Piccole donne di Alcott rappresentano modelli di donne controcorrente e indiscutibilmente moderni che non necessitano di molte modifiche per adattarsi alle nuove visioni del femminile».

Prima di chiudere una bella curiosità. Non tutti (e qualche volta purtroppo non tutte) ammettono che sia possibile, ma le donne possono essere più brave dei colleghi maschi e essere scelte in numero più consistente per una determinata professione. È quello che è successo nella città della Mela, alla New York Philharmony dove per la prima volta l’orchestra comprende più donne che uomini. Il segreto, spiegano dando la notizia, è stata l’audizione cieca. Vale a dire che i singoli elementi dell’orchestra sono stati scelti ascoltandoli mentre si esibivano dietro un paravento così da capirne solo l’abilità indipendentemente dal genere.

La Bellezza di Ischia. Per l’isola verde hanno scritto, disegnato, fotografato, persino cantato, in tanti e tante. Già i romani ne apprezzavano il clima che usavano per scopi terapeutici grazie alle acque termali. Di Ischia ha parlato Giovanni Boccaccio, nella quinta giornata del Decameron. Poi l’amore di Garibaldi, di Giovanni Verga, quindi i letterati e le letterate contemporanee: da Comisso, a Moravia, da Pier Paolo Pasolini all’amica comune Elsa Morante. E poi Guttuso, Libero De Libero, Truman Capote, Tennessee Wiliams, e Maria Callas. 

Qui sceglierei per voi due poesie splendide e leggere su Ischia e la sua Bellezza che consola. La prima è di Eugenio Montale e si intitola Xenia III (scritta nel 1967), nella raccolta Satura. Il poeta parla dell’isola in pieno fermento vacanziero con gli autobus pieni di turisti tedeschi giunti a Ischia per i famosi bagni termali. Forse a incrementare l’amore dell’isola fu l’amicizia con lo scultore ischitano Giovanni De Angelis che incontrò nel 1954 proprio a Ischia. Modellò un ritratto del poeta che è poi diventato tra le opere più importanti dello scultore. 

Xenia III

Spesso ti ricordavi (io poco) del signor Cap.
L’ho visto nel torpedone, a Ischia appena due volte.
É un avvocato di Klagenfurf, quello che manda gli auguri.
Doveva venirci a trovare.

E infine è venuto, gli dico tutto, resta imbambolato,
pare che sia una catastrofe anche per lui. Tace a lungo,
farfuglia, s’alza rigido e s’inchina. Conferma
che manderà gli auguri

É strano che a comprenderti
Siano riuscite solo persone inverosimili.
Il dottor Cap! Basta il nome. E Celia? Che n’è accaduto?
(Eugenio Montale)

Circa dieci anni prima dell’arrivo nell’isola di Montale giunse a Ischia anche Elsa Morante. Fu Forio ad accoglierla, in modo particolare il famoso Bar Internazionale di Maria Senese tappa obbligata per gli intellettuali dell’epoca. Proprio a Maria Senese è, infatti, dedicata la poesia Alla cara Maria, la caffettiera, «uno dei ritratti più significativi offerti da una delle donne e delle scrittrici più rappresentative dell’epoca».

Alla cara Maria, la caffettiera

Fra le isole belle
una bella più bella
fra le piazzette amate
tra i caffè più ospitali:
Caffè Internazionale di Forio.

E alla cara Maria,
la caffettiera
fra tutte bella e amata
ospitale e galante
resti qui da stasera
questo mio ricordo.
(Elsa Morante)

Con tutta l’anima per Ischia auguro a tutte e a tutti una buona lettura.

Questo primo numero di dicembre è ricco di contributi densi e interessanti. Quale apertura migliore di quella che mostra le due donne di Calendaria, Rosa Luxemburg, la donna oltre la rivoluzione e Catherine Joséphine Conrad, Katia KraftDella prima scopriremo il lato meno conosciuto, l’attenzione alla bellezza della vita, in ogni situazione, della seconda la passione per la vulcanologia e il suo essere «studente per sempre». Ma a un’altra figura femminile, di cui ricorre domani l’anniversario della scomparsa, vogliamo rendere omaggio con l’articolo Nilde Iotti, donna nostra, che ha il pregio di ricordare a tutte noi quanto le dobbiamo, come ci ricorda l’autrice: «Una vita che è una dedica. Alle donne, alla libertà, a questo Paese e al suo movimento in avanti, dopo la stagnazione sociale e politica della dittatura. Una vita singola che ha marcato il procedere collettivo dell’Italia, che l’ha scrollata e l’ha trascinata, prima nascosta nei vestiti e a cavallo di una bicicletta, poi dentro le aule, in calce alla Costituzione, sugli scranni del Parlamento».
Le parole non sono neutre e la nostra rivista, da sempre attenta al linguaggio che veicola il pensiero, anche oggi sottopone alle nostre lettrici e ai nostri lettori una serie di riflessioni che lo dimostrano.
Proseguono le nostre serie: le Viaggiatrici del Grande Nord descrivono in Helsinki, flâneuses nella capitale più giovane la città finlandese che si trasforma, abbandonando, dopo l’indipendenza, l’influenza russa e diventando audace e innovativa nelle sue costruzioni. In Da cuoche a chef Le pioniere della cucina di qualità. Parte prima si raccontano la storia delle Madeleine e la pubblicazione di primi ricettari a firma femminile, la nascita dei ristoranti e dei caffè e molto altro ancora, nel dettagliatissimo resoconto cui ci ha abituate/i, anche su altri temi, in passato, l’autore di questa serie. Di altre pioniere, quelle della costruzione dell’Europa, note e meno note, si occupa Educazione civica europea in ottica di genere. Parte sestal’ultima puntata della serie che descrive il corso omonimo organizzato dalla Società delle storiche e da ArchiviaAnche in campo sportivo eccellono le pioniere. Le indimenticabili dell’atletica leggerada Ondina Valla a Samia Yusuf Omar è l’articolo che racconta le loro imprese. Una serie che ci ha accompagnato a lungo in questi ultimi due anni e di cui abbiamo sentito la mancanza, Fantascienza, un genere (femminile) atterra a Bookcitycon un articolo che ci ricorda che «i romanzi e i racconti della fantascienza si collocano nella storia del proprio tempo, si leggono in controluce rispetto agli avvenimenti contemporanei». E che abbiamo bisogno di un contro-canone non maschile, perché le donne sono le più interessate «a cambiare l’ordine delle cose, a destrutturare stereotipi e pregiudizi, a pensare a un mondo migliore possibile per sé stesse e per l’umanità intera». Non con l’utopia, ma con l’immaginazione.
Non tutte le recensioni sono solo recensioni. Biografia e testimonianza: Il pane perduto di Edith Bruck è davvero qualcosa di diverso e di più rispetto alle impressioni di una lettrice di un libro.
Ma lasciamo le letture e avviciniamoci a una giovane autrice che illustra un tema nuovo: un bando destinato ai Neet nel dettagliato articolo Il bando Onlifeun modo per superare il gap nelle competenze digitali che vede l’Italia al diciottesimo posto sui 27 Stati dell’Unione Europea.
Donne resistenti e resilienti di ieri, di oggi e di tutti i tempi è l’articolo che ci presenta il progetto che ha vinto il Premio Scuola in verticale al IX Concorso “Sulle vie della parità” di Toponomastica femminile, un progetto che ha coinvolto classi e docenti di più scuole e da cui c’è molto da imparare.
Chi ci segue sa che Calendaria è un calendario al femminile in cui da tre anni cerchiamo di rendere visibile, nel solco della mission della nostra associazione, tutto quello che le donne hanno fatto per il bene delle nostre comunità nei vari campi del sapere. Calendaria 2023 è dedicata alle donne che hanno vinto il Premio Nobel e che spesso abbiamo chiamato “Nobeldonne”. Una Nobel “di ferro” e una biblioteca di gomma ci racconta una di loro, a cui è stato assegnato il Premio Nobel per la pace, la prima Presidente della Liberia, una “Lady di ferro” che ci piace molto di più di quella inglese.
Chiudiamo, come sempre, con una ricetta deliziosa, Tortino di fave e cicoria, , «un piatto povero, semplice, essenziale, e anche molto facile da preparare, che regala un incontro di sapori indimenticabile», augurando a noi tutte e tutti buon appetito.
SM

***

Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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