Le sorprendenti scoperte di Mary Leakey, archeologa

Centodieci anni ci separano dalla nascita dell’archeologa e paleontologa inglese Mary Douglas Nicol, che vide la luce a Londra il 6 febbraio 1913 e morì a Nairobi, in Kenya, il 9 dicembre 1996. La sua celebrità si deve soprattutto a una scoperta eccezionale: è merito suo e del marito Louis Leakey, infatti, se abbiamo un reperto unico e basilare per la paleontologia: il primo cranio di ominide, un Australopithecus boisei, ritrovato nel 1959 nella gola di Olduvai, culla dell’umanità nel cuore dell’Africa. 

Cranio di Australopithecus boisei

Il padre era il noto pittore paesaggista Erskine Nicol che amava viaggiare per trarre continue ispirazioni, così fin da piccola Mary si spostò in Europa e in terre lontane e affascinanti, come l’Egitto. Fra i libri che lesse da bambina e senz’altro stimolarono la sua fantasia ci furono Alice nel paese delle meraviglie e Robinson Crusoe, romanzi avvincenti che comprendono avventure, esplorazioni, sorprese continue, proprio come quelle che accompagneranno la sua vitaDurante un soggiorno nella regione francese della Dordogna si appassionò all’archeologia e agli scavi, incuriosita dai ritrovamenti in siti locali di scheletri di Uomini di Cro-Magnon; visitare la grotta di Pech-Merle con i pittogrammi antichissimi le aprì tutto un mondo e determinò il suo futuro. Alla morte del padre rientrò a Londra nel 1926 e riprese studi regolari, anche se certo non si distinse come alunna modello: tutt’altro. Ragazza anticonvenzionale e ribelle, venne espulsa due volte da scuole cattoliche e si dovette ricorrere a più di un tutore privato per darle un minimo di formazione. Non riuscì ad essere ammessa all’università, in compenso seguiva le lezioni di Geologia e di Archeologia all’University College di Londra come uditrice; conobbe così il prof.Mortimer Wheeler che la incoraggiò e la portò con sé in alcune campagne di scavi quando era appena diciassettenne, mettendone a frutto l’abilità nel disegno. Insieme lavorarono per circa due anni nel sud dell’Inghilterra, in un sito del Neolitico presso Hembury Dig.

Tanzania. Targa sul luogo della scoperta dell’Australopiteco

Mary si fece apprezzare per i suoi schizzi e fu contattata dall’archeologa Gertrude Caton Thompson che le affidò nel 1933 le illustrazioni del suo libro The Desert Fayum, a cui altri seguirono. All’Università di Cambridge incontrò il paleontologo britannico Louis Seymour Bazett Leakey (1903-72) con il quale collaborò come disegnatrice scientifica per la sua pubblicazione Adam’s Ancestors; fra i due nacque una relazione che, dopo il divorzio di lui, condusse al matrimonio nel 1936. Da allora la famiglia, che stava crescendo con la nascita dei tre figli Jonathan, Richard e Philip, visse sempre più a lungo in Africa, in Tanzania, nella piana del Serengeti, proprio dove avvenne la scoperta epocale. “Ziny” (schiaccianoci), come fu scherzosamente chiamato per la potenza della dentatura e delle mandibole, fu datato un milione e 800.000 anni fa. Si trattava all’epoca del meglio conservato e più antico resto di ominide ritrovato. In questo luogo una lapide ricorda l’evento. 

In precedenza, nel 1948, Mary aveva scoperto nell’isola di Rusinga (Kenya) il primo cranio fossile di Proconsul, un primate che si era estinto nel Miocene, vissuto ben 20 milioni di anni fa, antenato comune di umani e scimmie. Negli anni Sessanta la studiosa si stabilì definitivamente in Tanzania, mentre il marito, impegnato in ricerche altrove e nel reperimento di fondi, sporadicamente la raggiungeva. Nel 1964 trovò altri reperti straordinari: quattro frammenti di cranio di Homo Habilis. Anche questa fu una scoperta scientifica fondamentale perché si dimostrava l’esistenza di una specie umana precedente all’Homo Erectus, in grado di lavorare la pietra scheggiandola. I reperti ebbero ciascuno un nome, variamente legato a personaggi noti del tempo: Cindy, George, Johnny e Twiggy e dagli studi effettuati si comprese che la loro capacità cranica era di 650 cm cubi, ovvero maggiore rispetto agli ominidi coevi. Dal 1972, morto il compagno, fu Mary a gestire come unica responsabile le attività di scavo. Dal 1974 si dedicò con il suo team alla ricerca di impronte fossili e due anni dopo ne rintracciò un gran numero, riferibili ad animali, impresse nella cenere vulcanica di Laetoli, un sito archeologico a circa 45 km. da Olduvai; nel 1978 avvenne l’eccezionale séguito quando scoprì due intere file lunghe circa 27 metri di impronte di piedi perfettamente conservate.

Mary con il calco di una impronta di piede

Si tratta della cosiddetta “passeggiata di Laetoli” con orme di un uomo, una donna, un bambino che è divenuta patrimonio dell’Umanità e protetta con un apposito piano di conservazione dal 1996. Nella cerimonia di conclusione dei lavori Mary, ormai anziana, era presente, insieme alle tribù Masai che vivono nella zona; verrà a mancare pochi mesi dopo. Le impronte sono l’evidente prova che gli ominidi di 3 milioni e mezzo di anni fa camminavano in posizione eretta e un anello significativo a dimostrazione delle teorie di Darwin.  Sono anche la testimonianza concreta che gli esseri umanoidi erano bipedi ben prima (almeno un milione e mezzo di anni) di imparare a lavorare la pietra, attività che non si è dunque legata alla loro andatura. 

Si deve segnalare poi che, nella brillante carriera, la studiosa, precisa, scrupolosa e dotata di un intuito fuori del comune, scoprì pure 15 specie animali, dette il nome a un nuovo “genere” e creò un sistema di classificazione delle pietre rintracciate nell’area di Olduvai. Nel 1983 Mary Leakey lasciò le ricerche sul campo e si ritirò a vivere a Nairobi, fino alla morte avvenuta a 83 anni. La sua figura è particolarmente interessante e un modello per le ragazze e le giovani generazioni: pur non essendosi mai laureata, e dunque priva di titoli accademici, tuttavia il suo lavoro da autodidatta fu tale da condurla a scoperte importantissime, in piena autonomia dal marito, che era un paleontologo famoso, mentore di Jane Goodall, la più grande esperta di scimpanzé, e fautore delle teorie darwiniane. Non dimentichiamo che era mamma di tre bambini che la seguivano ovunque nei viaggi, nelle esplorazioni e sul campo, tenuti all’ombra di un telone, come mostrano varie fotografie, sempre affiancata dagli amatissimi dalmata.

Durante gli scavi con il marito, un figlio e i cani

Oggi la comunità scientifica internazionale tende a anteporre il suo ruolo rispetto a quello del noto e carismatico marito. Ben più che una curiosità è sapere che il secondo figlio della coppia, Richard (1944-2022), a sua volta, spinto dalla medesima passione dei genitori, ha fatto un’altra scoperta affascinante: lo scheletro quasi completo del cosiddetto Ragazzo di Turkana, un ominide bambino vissuto un milione e 600.000 anni fa. La passione è poi passata a sua moglie Meave e tramandata alla generazione successiva, con la figlia Louise, che continuano insieme a operare in Africa; oggi esiste la Leakey Foundation con sede a San Francisco che ha lo scopo di finanziare la ricerca e di valorizzare i giovani talenti.
Nel centenario della nascita a Mary Leakey è stato dedicato il Doodle di Google in cui è raffigurata con i suoi cani mentre scopre le impronte.

Nello stesso anno un francobollo inglese la commemora, insieme ad altre cinque personalità che hanno dato lustro al Paese. Una scuola superiore per ragazze presso Kikuyu, intitolata a suo nome, in seguito fu dedicata pure alla madre di suo marito, Mary Bazett Leakey. Nel videogame Civilization VI ha il ruolo di una grande scienziata che chi gioca può reclutare per accrescere le proprie competenze e il punteggio. Assai utile e piacevole il “corto” animato realizzato dal New YorkTimes in collaborazione con l’Howard Hughes Medical Institute’s BioInteractive, reperibile facilmente su internet, che ne ripercorre le tappe della vita e ne ricorda le scoperte “dal vivo”.Di seguito si riporta l’elenco dei prestigiosi riconoscimenti ottenuti, cominciando con le quattro lauree honoris causa: Honorary D.Sc., Università di Witwatersrand, 1968; Honorary DSSc, Yale, 1976; Honorary D.Sc., Università del Michigan, 1980; Honorary D.Litt., Oxford, 1981; medaglia d’oro della Società delle Geografe, 1975; medaglia d’oro Linneo della Reale Accademia Svedese, 1978; Elizabeth Blackwell Award, 1980; medaglia Hubbard della Società Geografica Nazionale, 1962, insieme al marito; medaglia Prestwich della Società Geologica di Londra, 1969, insieme al marito.

Le sue principali pubblicazioni scientifiche: Excavations at Njoro River Cave (con il marito Louis Leakey), 1950; Olduvai Gorge: Excavations in Beds I and II, 1960–1963, 1971; Olduvai Gorge: My Search for Early Man, 1979; Africa’s Vanishing Art: The Rock Paintings of Tanzania, 1983; nel 1984 è uscita l’autobiografia Disclosing the Past. In Italia è stato edito nel 2008 un bel libro illustrato di Cristiana Pulcinelli, rivolto a lettrici e lettori giovanissimi, intitolato Alla ricerca del primo uomo. Storia e storie di Mary Leakey.

Copertina di Disclosing the past

Grazie, Mary, per tutto quello che hai fatto per la scienza e per l’umanità.

In copertina: Doodle di Mary Leakey.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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