Riscoprire le saghe familiari

Se c’è una cosa di cui sarò per sempre grata a Stefania Auci, straordinaria autrice de I leoni di Sicilia (Editrice Nord, 2019), è che il suo immenso talento narrativo ha rispolverato l’amore di tutte noi lettrici e lettori per i romanzi storici e le saghe familiari, un genere che da anni non viveva un’epoca d’oro come quella attuale. Dopo i due strepitosi successi letterari di Auci sulla vita dei signori e delle signore Florio, ambientata a Palermo, pare che l’Editrice Nord abbia messo a segno un altro bel colpo con la pubblicazione di Al di qua del fiume (Agosto 2022), romanzo di ambientazione storica, molto ben scritto dall’autrice Alessandra Selmi, che narra le vicende della famiglia Crespi e di alcune famiglie operaie.

Nel testo si alternano, in un intreccio per nulla forzato, fatti politici e sociali passati alle cronache a far da sfondo a vicende umane e personali di personaggi in parte reali e in parte inventati, tutte legate dall’unico grande fil rouge che è il villaggio di Crespi d’Adda. Chi, come me, ha potuto visitare il sito, nel comune di Capriate San Gervasio, provincia di Bergamo, scorrendo il romanzo si ritroverà a camminare nei padiglioni della fabbrica di cotone, tra le piccole ville con giardino destinate ai lavoratori e alle lavoratrici più meritevoli, nel piazzale della scuola, sulla collina che conduce alla casa del prete e a quella del dottore. Quello che però, ai tempi della mia visita al villaggio operaio, mi era sembrato un sogno di democrazia, pari opportunità e giustizia (complice anche la guida, che ne esaltava le virtù e la lungimiranza), nel romanzo appare invece una macchina creata ad arte per intrappolare le vite e le energie di chi è povero, addomesticarle e renderle mansuete. Nulla di ciò che chi appartiene alla famiglia Crespi fa è senza secondo fine. Nessuna miglioria portata alla fabbrica ha uno scopo diverso dal maggior profitto. E se è vero che Cristoforo Crespi paga, rispetto ai salari dell’epoca, con una certa equità i propri operai e operaie, è propenso a mescolarsi tra le loro file e a parlare il loro dialetto (sempre però con abiti ben distinti e il ruolo del padrone) e soccorre con ogni mezzo chi incorre in infortuni o incidenti sul lavoro, lo è altrettanto che non vi è dono o concessione che non sia orchestrata ad hoc per evitare malcontenti o rivolte, molto in voga tra esponenti della classe operaia di fine Ottocento.

In questo contesto sospeso tra sogno di modernità e rifiuto di superare le differenze sociali, si alternano storie prepotentemente umane, piene di passioni spesso illecite, invidie, ripicche, persino omicidi a sangue freddo, a dipingere uno stato di natura quasi ferina, che sopravvive più potente di ogni conquista della tecnica, dove il bisogno di uscire da fame e povertà prevarica ogni proposito di rettitudine. Solo la fede in Dio e il rispetto dei valori antichi costituiscono un’ancora di salvezza per la coscienza di chi, dentro il romanzo, continua a vivere il proprio destino come il volere di Colui che tutto muove. Splendide le figure secondarie, direi quasi romantiche, dell’oste della locanda e della maestra del villaggio, capaci di esprimere al meglio quello spirito di benevola apertura verso il prossimo che tanto ha caratterizzato le nostre nonne e i nostri nonni, cresciuti senza altro da offrire che la propria genuina e semplice umanità. 

Attraversando l’Oceano, troviamo ad arricchire il genere delle saghe familiari anche Jalna, il primo di una serie di tre romanzi, tutti ambientati tra il 1854 e il 1954, la cui autrice canadese, Mazo de la Roche, rappresenta una figura interessantissima nel panorama delle scrittrici del Novecento. Recentemente riedito da Fazi Editore (Luglio 2019), questo romanzo fu scritto e pubblicato quasi un secolo fa, nel 1927, quando la sua autrice aveva già 48 anni. Figlia unica di commercianti canadesi, Mazo de la Roche trascorse la sua infanzia tra un trasloco e l’altro, sempre immersa in un mondo di immaginazione che si costruiva sulla scorta dell’assidua lettura dei libri di Lewis Carroll. Quando Mazo aveva sette anni, i suoi genitori adottarono la cugina Caroline Clement, di un anno più grande, rimasta orfana, che divenne la sua compagna per il resto della vita. Insieme adottarono e crebbero anche due bambini, conducendo una vita riservata e protetta, nonostante il successo mondiale che i testi di Mazo riscuotevano. De la Roche è stata la prima donna a vincere l’Atlantic Monthly Prize, proprio con Jalna, nel 1927. Da allora il suo talento fu inarrestabile e riconosciuto universalmente, tanto che si calcola che i romanzi della saga, pubblicati in oltre 190 edizioni in lingua inglese e tradotti in più di 90 lingue, abbiano venduto oltre 11 milioni di copie. Jalna, alla fine degli anni Venti, fu secondo solo a Via Col Vento tra i Bestseller più venduti.

Il nome che dà il titolo al romanzo è quello della tenuta degli Whiteoak, una famiglia di origine inglese trasferitasi in Canada, lungo l’Ontario. Tre generazioni convivono sotto lo stesso tetto, all’ombra dei pini e delle betulle del boschetto, tra i nitriti dei cavalli delle scuderie e i gelidi inverni del Nord: dalla centenaria Adeline, indiscussa matriarca, al piccolo Wakefield, allegro monello di dieci anni, passando per l’affascinante capofamiglia Renny. Tutti/e conoscono i propri ruoli e rispettano il proprio posto nella gerarchia familiare, persino il pappagallo Boney, fino a quando due nuore, entrambe in maniera del tutto improvvisa, giungono a rompere gli equilibri faticosamente conquistati dai membri del clan Whiteoak. Pur essendo stato scritto nei tardi anni Venti, questo sorprendente testo possiede tutta la potenza narrativa dei grandi romanzi di fine Ottocento. La finezza psicologica, la capacità introspettiva, l’abile descrizione degli stati d’animo e dei contesti sociali di cui l’autrice è capace, fanno gustare ogni pagina, regalando profondità alla lettura, senza mai indulgere a uno stile stucchevole o pedante.
Se siete amanti del genere, vi affezionerete profondamente ad alcuni personaggi della saga; altri ne odierete, per altri ancora proverete pena. Impossibile rimanere impassibili di fronte a un carosello umano così ricco e variegato da portare in scena un intreccio di passioni senza esclusione di colpi.

Alessandra Selmi
Al di qua del fiume
Nord Editore, Milano 2022
pp. 496

Mazo de la Roche
Jalna
Fazi Editore, Roma 1927
pp. 381

***

Articolo di Chiara Baldini

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Classe 1978. Laureata in filosofia, specializzata in psicopedagogia, insegnante di sostegno. Consulente filosofica, da venti anni mi occupo di educazione.

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