Contro l’ideologia gender

Oggi si tende, erroneamente, a considerare vinta la battaglia per l’uguaglianza tra i generi e ad affermare l’avvento di una societàpost-femministaˮ, di una società cioè in cui il femminismo non è più necessario grazie alla capacità di riconoscere le disuguaglianze e all’apertura verso il ristabilirsi degli equilibri. Tuttavia, nonostante questi progressi, le donne continuano a non godere di una situazione di parità e nuove forme di contrasto all’uguaglianza tra i generi ne ostacolano i risultati auspicati.

Genderˮ è una parola inglese che è entrata a far parte del vocabolario italiano e viene utilizzata nel linguaggio comune. Tale parola presenta una traduzione specifica nella lingua italiana che è “genereˮ. Il ventaglio dei vari significati di genere si è aperto a cominciare dagli anni Cinquanta quando, nell’ambito medico degli studi riguardo gli intersessuali, si ritenne più opportuno l’utilizzo del termine “genereˮ al posto del termine “sessoˮ in riferimento all’identità sessuale di una persona. Da allora, le scienze umane e sociali hanno adottato e utilizzato quest’ultimo significato per caratterizzare un nuovo filone di studi. Infatti, scopo degli studi di genere è proprio quello di rivoluzionare il modo di concepire il genere, il sesso, la sessualità e l’identità. Indagando il modo in cui le norme storicamente sono state perpetuate e prodotte dalle varie culture come fossero dettate dalle leggi di natura e abbiano creato, nella stragrande maggioranza dei casi, le subordinazioni sessuali tra uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, il termine genere è diventato il punto centrale di tutto questo ambito disciplinare. Pur inglobando al loro interno un vasto campo di concetti, idee, metodi, ricerche, teorie, approcci, tutti gli studi di genere presentano un fondamentale punto in comune: la dimostrazione che le norme sul genere e sulla sessualità che caratterizzano le culture e le società sono l’esito dei rapporti di subordinazione e dominazione perpetuati nel tempo e assimilati come manifestazioni della natura umana.

La tradizionale convinzione circa la diversità naturale dei gruppi sessuali rischia di essere debellata grazie alla diffusione di questi nuovi concetti e studi, che diventano così di fondamentale importanza e valore per tutta la società. Si vuole comprendere quali e quanti sono gli aspetti del sesso e della sessualità determinati non dalla biologia ma dalle norme sociali, culturali, storiche e politiche. Il punto di partenza di tutto questo filone di studi è dato dall’analisi delle costruzioni sociali che si basano sull’essere di genere maschile o femminile. Da quando le minoranze sociali hanno cominciato a problematizzare i motivi per cui il non appartenere al genere maschile o il non riconoscersi nel desiderio eterosessuale coincidesse con la discriminazione, si ha avuto un’evoluzione culturale. Gli studi sviluppatisi intorno a questo tema hanno permesso, grazie all’assimilazione dei loro risultati scientifici, l’identificazione e la conquista di quei diritti civili portatori di uguaglianza sociale tra i generi e le categorie sessuali.

Gli studi di genere, formati dalla vasta gamma delle ricerche femministe, gay, lesbiche, queer, trans, intersex e intersezionali, costituiscono la possibilità di realizzare che le ineguaglianze sociali, in tutte le loro manifestazioni, non discendono dall’ordine di natura, immutabile e incontestabile, ma da quella cultura patriarcale inculcata e tramandata di generazione in generazione, comprendente tutte le norme storiche, politiche, culturali e sessuali che condizionano la nostra esistenza. Grazie all’avvento di questo nuovo filone di studi, le minoranze sociali hanno potuto riscattare la propria posizione sociale e continuano a respingere la condizione di oppressione culturale in cui si trovano. Il fatto che ogni persona possa veicolare e manifestare diverse identità, significa che anche il sesso e il corpo hanno la stessa possibilità di rendere dinamici e fluidi i loro confini di significato, poiché nessuna identità, come nessun corpo o sesso, può definirsi interamente uniforme agli altri. Tale rivelazione serve a dis-fare tutti quei concetti e quelle definizioni comunemente ritenute “normali” e “naturaliˮ, come quello dell’eterosessualità, e a svelarne un significato di esclusivo rifiuto verso ciò che non rientra nei paradigmi sociali fino ad ora tramandati. Ciò non può significare sostituire la norma eterosessuale con quella omosessuale. Gli studi di genere non si occupano di negare le differenze biologiche e fisiologiche tra le persone, ma analizzano gli stereotipi di genere.

In Italia, la corrente degli studi di genere non è ben accetta, tanto che la possibilità della loro diffusione in ambito scolastico e legislativo suscita l’opposizione di centinaia di migliaia di soggetti e famiglie. L’opposizione agli studi di genere viene definita, polemicamente, come la battaglia contro l’“ideologia genderˮ, descritta come il problema principale da fronteggiare per far sì che non venga corrotto lo stato sociale occidentale e mondiale. Tale preoccupazione ha causato una vera e propria mobilitazione politica.
Tra i promotori di questa mobilitazione però, pochi sanno spiegare, in modo rigoroso e scientifico, in cosa consiste e cosa comporta l’“ideologia genderˮ.
Come viene esplicitato nel corso del lavoro, i maggiori oppositori all’ “ideologia genderˮ sono le frange più estreme del cattolicesimo, appoggiate dalla gerarchia vaticana, e i gruppi politici di destra.
Ribellandosi a quanto affermato dagli studi di genere riguardo la costruzione storica e sociale dell’asimmetria tra i sessi, e negandone la valenza teorica, i “no-genderˮ intendono bloccare la circolazione nelle scuole e nella legislatura di teorie scientificamente provate e riconosciute, affermando che queste comporterebbero l’indistinzione tra i sessi, la divulgazione dell’omosessualità e della transessualità (come se l’orientamento sessuale possa essere l’esito dell’educazione!).

Uguaglianza di genere non significa che tutte le persone sono uguali nel fisico come nella psiche. Riconoscere l’uguaglianza di genere non significa obbligare al cambio di sesso, insegnare la masturbazione nelle scuole, concedere che l’identità o l’orientamento sessuale cambi in base ad un capriccio. L’”ideologia gender” è potuta emergere e diffondersi grazie alla disinformazione generale sul tema e al sorgere di timori ad essa collegati, trasmessi dalla contemporanea discussione politica circa le riforme giuridiche da attuare per eliminare le discriminazioni sociali a carico delle minoranze sessuali e dalla possibilità di introdurre l’analisi di tali argomenti all’interno dell’educazione scolastica.

Introdurre gli studi di genere nell’educazione scolastica non significa altro che introdurre lo studio dei concetti di democrazia e di rispetto reciproco tra tutte le persone, qualunque sia la loro identità, genere e sesso. Riconoscere l’estensione dei diritti civili anche alle minoranze sessuali non ne comporta la riduzione per chi già ne gode pienamente. Autodeterminarsi nel genere e nella sessualità dev’essere possibile per ogni essere umano. I movimenti “no-genderˮ non sono altro che movimenti antidemocratici, perché vorrebbero impedire la realizzazione dei principi fondamentali e universalmente riconosciuti della democrazia.

Qui la pubblicazione della tesi integrale: https://www.toponomasticafemminile.com/sito/images/eventi/tesivaganti/pdf/207_DiCaro.pdf 

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Articolo di Michela Di Caro

Originaria di Matera, vivo a Firenze da 15 anni. Studente, femminista, docente di sostegno di Scuola secondaria di II grado, sono fisioterapista libera professionista e mamma di tre piccole donne.

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