Il febbraio di Toponomastica femminile

Febbraio è il mese in cui si festeggiano le lingue materne. Un giorno all’anno per ricordare, tra le altre cose, che ogni due settimane una lingua muore. Fra di esse, la lingua ona, parlata dagli e dalle abitanti della Terra del Fuoco, ha avuto come ultima rappresentate una donna, Ángela Loij. Loij viveva alla fine del mondo e parlava un idioma che era, ormai, alla fine della propria esistenza. Questo popolo, ora scomparso, venerava un dio supremo chiamato Pemaulk. E Pemaulk, nella lingua ona, significava “parola”.
Le lingue si abitano. E noi di Toponomastica femminile ne abbiamo una assoluta consapevolezza. Anche per questo, tra le nostre innumerevoli attività, c’è quella di educare, soprattutto le nuove generazioni, all’utilizzo di un linguaggio paritario e inclusivo.
Il nostro febbraio si apre il giorno 1 quando, a Lodi Vecchio, si è tenuto un incontro per parlare della nostra associazione e di Calendaria 2023. All’evento, intitolato Lungo strade di parità. Origini, limiti e contraddizioni di un’urbanistica che parla solo al maschile, ha preso parte la vicepresidente Danila Baldo.

Il giorno 3 febbraio Toponomastica femminile ha incontrato gli alunni e le alunne dell’istituto secondario di primo grado di Fabrica di Roma per una conferenza – dibattito sulla questione di genere. L’evento, che si è replicato martedì 14 per parlare delle donne vincitrici di Nobel, si pone a conclusione di un lavoro attento e prezioso portato avanti, dall’inizio dell’anno scolastico, dalle insegnanti e dagli insegnanti della scuola.
Il 10 febbraio, in occasione del Giorno del ricordo, Treviso si è svolta la cerimonia di intitolazione della pista ciclopedonale a Norma Cossetto.
Nella stessa giornata, presso l’ateneo Uniud di Udine, nel campus del Rizzi sono state inaugurate le mostre Le Nobel per la Medicina e Le Nobel per la Scienza. Entrambe le esposizioni rimarranno fruibili fino al 10 aprile.
Giovedì 16 febbraio, in Piazza Castello a Lodi, si è tenuto il flash mob One Billion Rising OBR, in contemporanea con migliaia di piazze in tutto il mondo, per un San Valentino diverso, all’insegna del rispetto. La parola chiave di quest’anno è stata “libertà”. OBR è l’invito a unirsi, a sollevarsi e a reagire, tutte insieme, attraverso i continenti come una grande ‘ola’ umana e planetaria che dice basta alla violenza contro le donne, sulle note di Break the chainSpezza le catene.
Sabato 18, alle ore 16:00, sempre a Lodi, presso il Teatrino Giannetta Musitelli, c’è stato l’incontro con l’autrice Maria Pia Trevisan per la presentazione del suo libro Ho danzato nel tempo. L’introduzione è stata fatta dall’assessora alla Partecipazione Mariarosa Devecchi, mentre la scrittrice è stata intervista da Danila Baldo. Ha accompagnato l’incontro la musica popolare dell’ensemble De Terra.
Martedì 21 febbraio si è svolto, presso MakeHub, il primo salotto di Toponomastica femminile del gruppo di Licata, dal titolo Leggere donna:un reading sui primati delle donne, con letture, ascolto, riflessioni.

E un altro salotto si è svolto, giovedì 23, all’interno del ciclo dei Salotti virtuali di Tf. Il Salotto romano si è occupato di sociologia e, soprattutto, di sociologhe, tentando così di colmare il vuoto dovuto all’assenza di scienziate rilevanti, non presenti nella narrazione manualistica accademica delle diverse branche del sapere.
Sempre Giovedì 23, a Montefiascone, in provincia di Viterbo, Maria Pia Ercolini e Mauro Zennaro sono intervenuti alla manifestazione I gatti non vanno in paradiso. Le donne non possono scrivere le opere di Shakespeare, una serie di eventi e conversazioni sulla figura della donna nelle arti, nelle scienze, nelle professioni, nella politica.
Il giorno 25 febbraio, a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, è stata inaugurata l’esposizione della mostra Le Madri della Repubblica; presente, con un intervento, Paola Malacarne. La mostra, esposta a cura della sezione Rotari Club di Rosignano Solvay, è stata oggetto di riflessione da parte degli e delle studenti degli Istituti Comprensivi E. Solvay e D. Alighieri per i quali sono state previste specifiche visite guidate. L’inaugurazione è stata poi arricchita dai canti dell’associazione musicale Schola Cantorum e dall’esposizione dei disegni delle scuole sugli articoli della Costituzione.
Nella stessa giornata, Maria Chiara Pulcini ha partecipato all’evento Caschi Rosa, al mercato Trionfale di Roma.
Infine, lunedì 28 febbraio, Sara Marsico ha tenuto un corso di formazione ai docenti e alle docenti dell’istituto onnicomprensivo di Merate su come rendere attraente lo studio della Costituzione. Esso, che si pone a conclusione di una serie di incontri sulle Madri Costituenti, è nato da una espressa richiesta fatta dagli insegnanti e dalle insegnanti, ed è stato organizzato da Toponomastica femminile in collaborazione con l’associazione Ora basta.

Il febbraio di Toponomastica femminile si chiude qui.

L’ultimo giorno di questo mese, nell’anno 1652, morì a Venezia Elena Cassandra Tarabotti. Come molte donne della sua epoca, poiché non era ritenuta adatta al mercato matrimoniale — era zoppa — venne chiusa in convento contro la sua volontà. Lì, divenuta suor Arcangela, scrisse opere di denuncia attraverso le quali si scagliò contro l’usanza, così terribile eppure così comune, di obbligare le donne a prendere voti. Tutti i suoi scritti, La Semplicità Ingannata, La Tirannia paternaL’Inferno monacale e Il Paradiso monacale, L’Antisatira e Che le donne siano della specie degli uomini sono caratterizzati da una modernità assoluta, classificati addirittura come protofemministi. Quasi a dire che le battaglie, che sempre ci sono state, sono ben lontane dall’essere vinte. Questo il passo nel quale Elena Cassandra Tarabotti si rivolge A quei padri e parenti che forzano le figlie a monacharsi:
«In gratia, non mi burlate se io, con penna di candida colomba, quasi funesto corvo v’auguro nel vostro Inferno i precipici etterni: sovengavi che, ne’ primi tempi, Iddio benedetto mandava li angioli dal Cielo e suoi più cari servi della Terra ad annonciar agli huomeni perversi i giusti Suoi furori. Io, più che Angela in quanto al nome e serva indegna di Sua Divina Maestà, inspiraratada Lui con mottivi di pura verità, vi predico i fulmini del Suo sdegno. Non ridete per ché io sia femina per ché anco le Sibille predissero la morte di Christo e Casandra, se ben tenuta forsenata dal populo, previde e con detti veridici esclamò e pianse per le strade la destrutione delle troiane mure. Ma lasciamo questo per ché io non ho humore di Sibilla né voglio che mi stimate pazza: accettate quello che è di già vostro, non havendo altri architetti l’Inferno Monacale che il Diavolo e le vostre tiranie. Vi dedico dunque quel’Inferno, a cui perpetuamente condanate le vostre visere, per preludio di quello che dovete goder etterno, restando di voi, scandalizzata sempre, più che Angela, Madre della Donzella Del’Inferno Monachale».
Potessi, Elena Cassandra, ti abbraccerei.

Al prossimo mese.

***

Articolo di Sara Balzerano

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Laureata in Scienze Umanistiche e laureata in Filologia Moderna, ha collaborato con articoli, racconti e recensioni a diverse pagine web. Ama i romanzi d’amore e i grandi cantautori italiani, la poesia, i gatti e la pizza. Il suo obiettivo principale è quello di continuare a chiedere Shomèr ma mi llailah (“sentinella, quanto [resta] della notte”)? Perché domandare e avere dubbi significa non fermarsi mai. Studia per sfida, legge per sopravvivenza, scrive per essere felice.

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